Milleduecento maglie per raccontare emozioni e storie di rugby

Nato in sordina, quasi per scherzo, oggi il Museo del Rugby oggi raccoglie migliaia di memorabilia da ogni dove. Di Marco Pastonesi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. San Isidro 26 Febbraio 2013, 23:50

    Di solito non commento mai qui, anche se leggo sempre le bellissime storie che Marco ci propone. Ho avuto modo di vedere in due occasioni parte della collezione del museo del rugby: in uno stand per un evento di promozione per il 6N 2011 e in un altro stand di fronte allo Stadio Olimpico prima del TM di Novembre scorso Italia-NZ. Quanta emozione di fronte a quelle maglie! Spero di vederlo presto al completo ad Artena!
    Come non dimenticare il campo (spesso infangato) di Colleferro! Noi tranquilli ragazzi romani delle giovanili del CUS Roma sentivamo la pressione della trasferta ogni volta che dovevamo affrontare quei famelici ragazzi paesani! E sul campo ce le davamo sempre di santa ragione, ma noi ne prendevamo decisamente di più…poi però al terzo tempo erano ragazzi cordialissimi e ci offrivano spesso abbondanti piatti di pasta e carne fatta alla brace…quel campo poi dove sono cresciuti “nanni” Raineri, Giusti, Onori…
    Colgo l’occasione qui per fare i complimenti a Marco, con il quale ho avuto il piacere di scambiare poche battute al meet & beer, per tutti gli articoli passati che ci ha regalato. Per me i più belli sono stati quello su Genova (su Pinocchio e il Nano) e sul Ruanda. Su Genova perchè, dopo Roma, è una delle mie città italiane preferite, ed è particolare ricavare storie di rugby da una città che è conosciuta soprattutto per il calcio e per le sue tradizioni marinare. Anzi speriamo che il rugby genovese ci regali qualche altro campione dopo Bollesan e Rivaro..per ora Castello ha figurato bene con la nazionale u.20 e il Calvisano, speriamo abbia futuro il ragazzo..sul Ruanda perchè è davvero impensabile, quanto stupefacente, che a Goma, poco oltre il confine all’interno della RDC, si possa parlare di rugby, in una terra devastata da una delle più disastrose guerre dimenticate…bravo Marco!

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