Il mediano inglese ha salutato con un messaggio commosso la sua nazionale
Danny Care si ritira dal rugby internazionale
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Questi 100 cap valgono come almeno 300 rispetto ad una nazionale di 1/2 livello.
Va riconosciuto a Danny Care di aver raggiunto, a 36 anni, l’obiettivo di aver riguadagnato la Nazionale.
Probabilmente sarebbero stati ben più di 101, i caps, se non fosse stato fatto fuori da EJ (a quanto pare, per aver espresso contrarietà alla gestione dell’australiano). Gli va inoltre riconosciuto di essersi ripreso la maglia con coach successivo, Borthwick, che oltre ad essere un ex pupillo di EJ proviene dalla panchina di Leicester dove ha avuto successo con un gioco diametralmente opposto a quello degli Harlequins di Care.
Insomma, se l’è ripresa a furia di prestazioni e non altro.
Assolutamente, anche se non va dimenticato che Mitchell non era ancora “esploso” fino ad 1-2 anni fa (con EJ che chiamava Heinz e Robson, buonissimi giocatori ma il Mitchell di oggi è altra cosa IMO) con Ben Youngs sempre prima scelta (lui che di caps ne ha quasi 130) e van Poortvliet giovane promessa ma tagliata fuori da un bruttissimo infortunio pre mondiale francese.
Pero’ indubbio che Care sia riuscito a convincere Borthwick (anche il giocare con Smith nel club immagino aiuti) davanti a giocatori come Spencer o Randall (che personalmente non mi fanno impazzire ma che in attesa del ritorno di van Poortvliet si giocheranno il suo posto). Ad maiora Danny.
Vero, va però ricordato che van Poortvliet (ok l’emozione dei debutti) ha però palesato una serie di incertezze per le quali si tornava volentieri al sempre affidabile Ben Youngs. E’ facile che comunque si sarebbero portati dietro il buon Danny Care a reggergli il pannolone.