Troncon ricorda Grenoble 1997: “Quel gruppo voleva cambiare le cose, e ci è riuscito”

Il mediano di mischia di quell’Italia ricorda un match memorabile: “Quella partita non la vincemmo quel giorno, ma nei 3 anni precedenti”

Troncon ricorda Grenoble 1997: "Quel gruppo voleva cambiare le cose, e ci è riuscito" ph. Sebastiano Pessina

Troncon ricorda Grenoble 1997: “Quel gruppo voleva cambiare le cose, e ci è riuscito” ph. Sebastiano Pessina

Quando si pensa a Francia-Italia la memoria non può non andare alla storica sfida di Grenoble del 1997, quando l’Italia conquistò la Coppa Fira battendo i transalpini 40-32. A distanza di 27 anni, quella partita resta ancora un ricordo indelebile nella storia del rugby italiano, come raccontato da Alessandro Troncon, mediano di mischia di quell’Italia e attuale allenatore dell’attacco del Benetton, ai canali ufficiali della FIR: “È quasi strano che una partita di quasi 30 anni fa venga ricordata ancora così tanto, per noi fu una grandissima gioia, un tatuaggio indelebile”

“Nell’immaginario collettivo è stato il momento in cui l’Italia ha dimostrato di essere competitiva a livello europeo. Battere quella Francia, che aveva appena fatto il Grande Slam, a casa loro e giocando una grande partita rappresenta un ricordo importante per tutti, me compreso ovviamente: è giusto che venga ricordato, anche se in realtà il nostro percorso iniziò ancor prima. Quella partita non l’abbiamo vinta quel giorno, ma nei 3 anni precedenti” racconta Troncon, che poi spiega come iniziò quel percorso.

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“Avevamo vinto 3 volte consecutive contro l’Irlanda, 3 volte contro la Scozia, avevamo rischiato di vincere a Twickenham” racconta Troncon: “Nel 1994 poi avevamo fatto una grande tournee in Australia, all’epoca i Wallabies erano i campioni del mondo in carica e noi andammo vicinissimi a batterli: purtroppo un giovane mediano che non capiva nulla di rugby giocò un calcio di punizione veloce a 5 metri dalla linea di meta sprecando un’occasione, e quel giocatore ero io (ride, ndr). Eravamo 20-11 per noi e mancavano 15 minuti, avremmo potuto segnare altri 3 punti e invece finì 23-20 per loro. Al di là di questo, i risultati ci davano fiducia ed eravamo competitivi con tutti. Solo con gli All Blacks abbiamo sempre subito a livello mentale, e di conseguenza anche sul piano del gioco, ma con tante altre squadre eravamo estremamente competitivi, se non superiori”.

Il segreto di questo successo stava in una preparazione tecnica e atletica assolutamente “avanti” rispetto ai tempi, che aveva portato l’Italia ai vertici: “Era l’inizio di un professionismo ‘velato’, con George Coste avevamo iniziato a concentrarci solo sul rugby, anche grazie al sostegno della Federazione. Eravamo estremamente avanti per i tempi per quanto riguardi allenamenti, sia a livello tecnico che fisico”.

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“Avevamo allenatori di altissimo livello come Isaia Di Cesare, purtroppo scomparso” prosegue l’ex mediano di mischia: “Eravamo seguiti davvero in quasi tutti gli aspetti, avevamo lo psicologo dello sport, una cosa molto avanti per i tempi. Quello era un gruppo vero che voleva provare a cambiare qualcosa, e ci è riuscito” conclude Troncon.

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