Dopo Worcester Warriors, Wasps e London Irish tremano altre due squadre inglesi
Voragine Premiership: altri due club sull’orlo della crisi?
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Domanda per chi segue la premiership, come è possibile che siano messi così male? Leister Tigers hanno vinto il titolo la stagione passata e hanno venduno l’allenatore a stagione in corsa all’inghilterra per non so più quanti milioni e sono ancora in crisi nera?
Può sembrare una spiegazione banale, ma i costi negli ultimi 10 anni sono saliti in maniera vertiginosa ed i ricavi costanti fino al Covid, dove sono crollati. Imprenditori che hanno preso queste squadre come giocattoli, alla stregua di una tenuta di vino a Bolgheri, ad un certo punto si stancano di versare milioni in un pozzo che sembra non aver fondo.
Essendo bravi imprenditori, capiscono quando è ora di chiudere i cordoni della borsa, anche se consapevoli di quanto possa accadere intorno (giocatori e famiglie da un giorno all’altro senza lavoro).
Il giro di affari e budget delle squadre di rugby non è sufficientemente grande da consentire speculazioni finanziarie come ha fatto la famiglia Glaser con il Manchester United, dove lo ha caricato i debiti.
Ultima considerazione, molto superficiale, ai magnati dei paesi del Golfo, del sud-est asiatico e dell’India il rugby interessa poco.
Forse, diventando partner dei club giapponesi i club inglesi troverebbero una boccata di ossigeno finanziario.
Fermare TUTTE Le squadre minimamente traballanti
C’è gente che ci campa la famiglia
Sta diventando un grave come situazione
Facciamo un discorso ipotetico:
Arriva il governo inglese “blocca le iscrizioni per chi non rispetta alcuni parametri finanziari e il campionato si riduce a 6/7 squadre.
La RFU preferisce avere squadre sfondate di debiti e non far salire l erling SOLO per lo stadio
Società che ad oggi ha una situazione finanziaria super solida
Aiutatemi a capire
Eh, ma appunto, c’è gente che ci campa, lavorando in queste squadre. Se fermi “TUTTE le squadra minimamente traballanti” l’organizzazione va dismessa e non è che quelle ‘sane’ (ammesso che dopo il Covid ce ne siano di pienamente tali) si riassorbano i dipendenti.
Un campionato da “6/7 squadre” sa davvero di coppa amatoriale estemporanea, vuol dire ridurre il tutto a 12+3 = 15 domeniche di rugby inglese… sai mica cosa li pagherebbero per i diritti TV? Ed il tutto crollerebbe.
Piuttosto, che la RFU assuma consulenti di gestione scafati e li piazzi obbligatoriamente come “commissari” con diritto di veto nelle società.
Ti do ragione su tutto
Ma devono intervenire seriamente è una situazione molto pericolosa per tutti.
Ovviamente questo a livello strettamente aperitivo va a cascata a vantaggio degli altri campionati.
Sia per i giocatori che si liberano(vedi fischetti e morisi)
Ma anche che non sceglieranno il movimento inglese(e gallese) per entrare nel professionismo(vedi odogwu e lamb)
Mi aspetto tanti altri che nei prossimi 1/2 anni verrano fuori da questa situazione
gli inglesi sono in un disastro!!!!
non me lo mai sarei mai aspettato!!!
c’e’ del marcio in Danimarca….anzi in Englandia….
davvero!?!?…
C’è qualche rischio per le nostre franchigie secondo voi? Umaga, Minozzi, Fekitoa, anche qualcuno delle Zebre non devono essere stati acquisti così economici
Fekitoa probabilmente e’ l’unico di quelli che citi che ha avuto davvero un peso economico importate per la societa’. Umaga e’ arrivato a zero e immagino anche con un ingaggio inferiore a quello che prendeva prima data la situazione straordinaria in cui e’ arrivato. Gli bastava trovare un posto di lavoro essenzialmente. Anche minozzi e’ arrivato a treviso dopo il fallimento degli wasps.
al di la’ di questi tre comunque penso che il monte ingaggi del benetton sia notevolmente cresciuto negli ultimi anni
È un pensiero che ho anch’io… sia Treviso che le Zebre hanno comprato a mani basse…
Situazione molto complessa, penso che quest’anno sarà l’ultimo anno di una premiership come la conosciamo.
La stagione 2024-2025 sarà l’anno 0 del rugby inglese, e si faranno diversi conti in tasca ai club prima di accettarne l’iscrizione.
Cosa che si dovrebbe fare anche in Italia, ma il nostro movimento a confronto sposta briciole.
Anche se secondo me la direzione dovrebbe essere opposta, anzichè diminuire il numero di squadre per alzare il livello si dovrebbero aumentare per creare riferimento sui territori. Poi però tornano in gioco i problemi economici e la sostenibilità di campionati che finirebbero con partite 70-0.
E’ un cane che si morde la coda, ed evidentemente è così in tutto il mondo.
…in quasi tutto il mondo, come dice Davo più sotto Francia e Giappone hanno situazioni diverse… diciamo che il mondo del rugby si è diviso in due grandi mondi: quello “tradizionale” delle Union britanniche e loro sudditi (e seguaci) che continuano (Inghilterra esclusa) a foraggiare con soldi pubblici il settore, e quello franco-giapponese che ha puntato su un modello di sviluppo molto più attento al privato… l’Inghilterra è rimasta a metà del guado, prigioniera di un bacino di popolazione tutto sommato troppo esiguo per seguire con attenzione (e sufficientemente soldi) calcio, rugby a 15 e rugby a 13… nel calcio arabi, russi etc hanno supplito per il momento… nel 13 mi pare che la situazione non sia così disperata… nel 15 sono arrivati alla canna del gas… mah!
E’ vero che in questo momento mediamente in Francia le cose vanno meglio, ma è uscita da poco la notizia che Grenoble dovrà ripartire dal National per problemi finanziari, e la settimana scorsa ha fatto lo spareggio per il Pro14. Il Giappone è un caso speciale, dopo l’esperimento discretamente fallito dei Sunwolves hanno messo più attenzione al campionato nazionale, che per ignoranza non so che numeri abbia di presenza allo stadio o di seguito di pubblico. Magari sono il futuro ma ne dubito.
Secondo me il modello “corretto” è quello della nuova zelanda ma è inarrivabile per tutti, ha delle franchigie paurose, ha una filiera completa a tutti i livelli, i costi degli ingaggi sono ancora “contenuti” rispetto all’europa e soprattutto trattengono i migliori giocatori per la Nazionale e li lasciano andare a guadagnare quando non c’è bisogno di loro. Il Galles ha provato a seguire lo stesso modello con la catastrofe in atto che tutti conosciamo.
Non sto proponendo soluzioni perchè non ne ho, è però una presa di coscienza che chi è più intelligente di me, e soprattutto ha potere decisionale in merito, dovrebbe già aver avuto. E non siamo tanto distanti dalla situazione Italiana, con le dovute proporzioni ovviamente. Ma se a un club Italiano togliessi per la prossima stagione anche solo 200mila euro, penso che staremmo qui a parlare di Top4.
…non dico che il modello francese sia il futuro, certo ci sono anche lì dei problemi (parli di Grenoble, alcuni anni fa Bourgoin, anche Biarritz ha avuto le sue belle gatte da pelare) ma sono problemi direi fisiologici in un settore che conta (tra top14, proD2 e Nationale che ormai è il terzo campionato ) una cinquantina di club realmente professionistici e professionali, non false società-franchigie variamente statalizzate… non conosco bene quello giapponese, le poche partite di campionato che riesco a intercettare danno comunque un’idea di spalti pieni, e di sponsor muscolosi (!)… il modello neozelandese invece è assolutamente (anche secondo me) improponibile e non esportabile, parte da un concetto culturale che fa del rugby una religione nazionale, può contare sull’apparentemente inesauribile bacino di giocatori che sfornano le isole del Pacifico, ha un marchio di fabbrica che sta alla Rolls-Royce come la Peugeot o la Renault sta al modello Francia… e non tutti possono permettersi la Rolls… una terza via esiste?…
E’ se fosse un modo per uscire dal professionismo spinto? Dai Chiefs erano già arrivate avvisaglie, dalla riduzione della rosa alle presenza sugli spalti..
Forse hai ragione mr. Ian!
Staremo.a vedere…
sarebbe un’idea quella di avere un professionismo dove si arrivi a certe cifre in manire piu’ graduale. Pero’ poi Francia e Giappone sono li’ a fare l’esatto opposto.
Il calcio, prima di arrivare a certe cifre e certo seguito ci ha messo quanti anni di professionismo? tantissimi.
Il rugby e’ diventato pro soltanto da poco rispetto al calcio ma in alcune nazioni si e’ partiti a mille con super ingaggi etc…
io sarei dell’opinione di un professionismo gradualte, con “caps” salariali e di investimento. e poi poco a poco creando seguito e interesse alzarli…pero’ poi se arriva l’imprenditore X che ci investe milioni e poi rompe il giocattolo e’ chiaro che il sistema non regge
DIciamo al Sior Luciano di comprare un paio (di club sto giro)? 🙂
Come dissi…”E’ solo l’inizio…”. Non lo dicevo perché mi facesse piacere, ma perché era chiaro si stesse andando nella direzione attuale.