Lo storico mediano d’apertura ha vinto due scudetti con L’Aquila e vestito la maglia della Nazionale
Lutto nel rugby italiano: ci ha lasciato Ennio Ponzi, aveva 72 anni
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Un grande di un’altra epoca, classe e joie de vivre…. Ma perché “biancoverdi”? L’Aquila è sempre stata neroverde. Non è mica Treviso
Refuso incommentabile ai limite dell’offensivo verso una grande realtà come L’Aquila.
Lo dico da trevigiano, nostalgico degli sfottò e della simpatica rivalità con gli amici aquilani, e grande estimatore dell’aquilano Ponzi “che sa calciare anche gli…”.
Forse il più grande calciatore che ho mai visto giocare, alla pari di Bettarello e Dominguez che però calciavano altri palloni…
Riposi in pace. Un saluto a tutti gli altri grandi.
…legato al mio avvicinamento al rugby! Vivevo in una città “senza rugby” ma intorno al 1970 mi arrivava agli occhi qualche spezzone di partita avventurosamente filmato e trasmesso dal Telegiornale Sport dell’epoca e così ebbi modo di incuriosirmi a questo sport. Prestai attenzione alle programmazioni televisive per riuscire a vedere qualche partita e lessi che sarebbe stata trasmessa la partita di Coppa Europa tra Italia e Cecoslovacchia in un qualche pomeriggio di sabato o domenica, dell’autunno 1973…credo. Non so come, ebbi modo di appropriarmi dell’uso del televisore per qualche ora e mi accorsi che la telecronaca era limitata al secondo tempo e che il primo era terminato 3-0 per i cecoslovacchi. Nel secondo tempo le azioni si susseguivano ma sembrava tutt’altro che facile riuscire a risalire la china in un campo che mi par di ricordare, pesante e dove molte azioni si perdevano proprio quando iniziavano a dare la sensazione di poter diventare pericolose. A ripresa inoltrata venne fischiato un fallo in favore dell’Italia intorno alla linea di metà campo, forse poco oltre. Percepii un’atmosfera che sembrava quella che precedeva un calcio di rigore nel football, quasi fosse la vera e probabilmente irrepetibile occasione per riportarsi in parità. A me, da inesperto e magari per scaramanzia, sembrava molto lontano, ed ero scettico. Il cronista, sono convinto fosse Paolo Rosi, altra buonanima che mi ha fatto innamorare del rugby, disse che sarebbe andato a calciare l’aquilano Ponzi, specialista al piede. Dopo che ebbe calciato e nel momento in cui la palla doveva aver percorso 20 metri se non meno, la folla cominciò a rompere il silenzio e il mormorio si alzò sempre più in un modo che iniziò a far sperare anche il sottoscritto, fino a che si aggiunse anche la voce di Rosi che disse il fatidico: “…centra i pali”. Finì così, tre a tre e mi bastò per essere contento e per legarmi a vita al rugby. Con questo ricordo esprimo le condoglianze a chi gli era vicino!