All Blacks: Aaron Smith e Bauden Barrett vanno in Giappone

Il mediano metterà fine alla sua carriera in maglia nera, mentre l’apertura potrebbe tornare

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Fabfab 7 Febbraio 2023, 16:19

    2023: fuga dalla Nuova Zelanda. Sembra il titolo di un film di fantascienza

    • Unforgiven79 7 Febbraio 2023, 17:30

      Mi chiedo a questo punto anche se la posizione di Ian Foster in prospettiva post-RWC non si indebolisca: costretti comunque a rifondare la squadra, in NZRU potrebbero ritenere il momento adeguato per lanciare Scott Robertson da zero.

  2. Giaps 7 Febbraio 2023, 16:19

    Se sono comprensibili le partenze certe di Barrett (già fece un esperienza in Giappone), e Smith (35 anni sempre in grande spolvero direi), e sono comprensibili le partenze della “vecchia guardia” (Coles, Whitelock), mi lascerebbe sorpreso veder partire giovani come Jordan (talento puro), Fainga’nauku, Blackadder (che ha 27 anni quindi un altra rwc può tranquillamente farla) e dei due Ioane. Forse ha ragione Mo’unga (che credo sia uno dei pochi che ha dichiarato di andare a giocare in Giappone perché ben pagato) quando dice che NZ rugby deve cambiare le regole sull’eleggibilità di giocare con la nazionale neozelandese (parla di caduta degli standard del rugby neozelandese).

    • Unforgiven79 7 Febbraio 2023, 17:29

      Ehm… sì, però il buon Richie deve tenere conto che le squadre giapponesi o francesi non pagherebbero certo la stessa cifra d’ingaggio, tra un All Black abile ed arruolato in Nazionale che sparisce ad ogni finestra internazionale, ed uno in pianta stabile in squadra.
      Si pensi a Tolone ed alle lagnanze su Eben Etzebeth strapagato per troppe poche presenze.

  3. Parvus 7 Febbraio 2023, 16:36

    Giustissime le tue considerazioni giaps

  4. max85 7 Febbraio 2023, 16:38

    dire che è una Caporetto è dir poco mi sembra. Detto ciò ho tante domande e nessuna risposta: ha fatto bene NZRugby a rompere il giocattolo superrugby dopo 25 anni e mandare via le sudafricane? le consideravano poco competitive (d’altra parte l’esodo dei giocatori migliori verso Giappone ed Europa era iniziato parecchio prima in Sudafrica) . Altra cosa: siamo sicuri che con questa diaspora di giocatori non si indeboliscano eccessivamente le franchigie neozelandesi e che ora siano loro a rischio competitività? poi visto che da cosa nasce cosa: cosa diranno i loro partner del superrugby pacific (specie gli australiani) vedendo che il torneo si priverà di così tanto talento? saranno loro a lamentarsi ora? al futuro la sentenza, chi di spada ferisce…

    • max85 7 Febbraio 2023, 16:43

      poi mi si può rispondere che il movimento neozelandese saprà rispondere come quello sudafricano sfornando una bella “camionata” di nuovi campioni che non aspettavano altro che qualche posto si liberasse, però è indubbio che finchè ciò non avverrà il SRpacific 2024 sarà sicuramente di appeal inferiore alle normali aspettative (specie per chi ci fa business tipo le TV che molte volte non sono disposte ad investire la stessa somma su delle “scommesse”)

      • Maxwell 7 Febbraio 2023, 18:23

        Bel risultato per
        ” la prima presidente donna a capo di una federazione di World Rugby”

        • max85 7 Febbraio 2023, 19:42

          esatto, non do’ la colpa a lei ma a anche a coloro che la hanno preceduta per aver rotto e ridimensionato quello che una volta era il top del top del top a livello rugby di club, ossia il Super Rugby! erano inavvicinabili…ora l’affare lo hanno fatto le europee viste le performance televisive, di pubblico agli stadi e di “richiamo sui social” dell URC e della Champions con le sudafricane, nel bene e nel male tutti ne parlano e c’è nuovo interesse

  5. gian 7 Febbraio 2023, 18:44

    Avevo sentito anche di un’intereressamento di Colorno…

    • aries version 2.0 7 Febbraio 2023, 20:47

      😂 ma… senti gian, tu che sei sul pezzo, come fa il top 10 ad andare avanti? Perché io me lo chiedo spesso! Seguo solo le partite sulla Rai perché un’altro abbonamento sarebbe questione da sacra rota, a me il campionato mi sembra di un ottimo livello, qualcuno potrà dissentire probabilmente ma io la penso così. Il fatto è che manca il pubblico in maniera preoccupante! Non penso ci si possa affidare ai mecenati di turno in eterno, un minimo ritorno prima o poi ci dovrà essere ma non mi sembra che il “trend” sia molto incoraggiante. Adesso, se non ricordo male, hanno ingaggiato il guru di turno per provare a promuovere il prodotto ma per ora è silenzio! Boh… A me sembra abbastanza insostenibile sta situazione nel medio/lungo periodo. Dove si andrà a finire?

      • gian 7 Febbraio 2023, 21:27

        Una cosa alla volta e vediamo se riesco a risponderti a tutto.
        Intanto il livello, ci sono 4 squadre che hanno soldi e si possono permettere staff e preparazione degna, restano principalmente delle semipro, ma hanno potenzialità ed un livello degno, diciamo che adesso potrebbero stare in medio bassa classifica pro D2, per andare oltre dovrebbero fare i pro veri, allora a livello potenziale sarebbero delle belle squadre (non per niente stranieri buoni, scesi da URC, ex pro D2, e argentini promettenti danno qualità, ma non fanno la differenza), ma gli manca la professionalità vera; seguono 3 squadre con delle buone rose, ma senza abbastanza soldi per fare un gradino oltre, anche qui qualche bel giocatore, poi tre domestiche strettamente dette, abbastanza sotto; le partite possono essere piacevoli, ma il campionato si gioca, tipicamente, molto chiuso e con tanta prudenza, quindi ancora poco spettacolo, anche perché se non ti alleni 3 volte al giorno, il fiato ed i muscoli per tenere certi ritmi è duro averli. Però agonismo e contatti non da poco.
        Pubblico, bel problema, il rugby et ancora per pochi, le società non spingono, tranne alcune, troppo sul pubblico, è difficile attrarre gente che non conosce le regole (ho sentito ACCOMPAGNATORI di giovanili dire che si annoiano a vedere le partite perché il rugby è troppo complicato e loro lo seguono solo per i figli), a livello mediatico, per anni, il domestico è stato bistrattato e poi la maggior parte degli appassionati, basta vedere in questo sito, tu compreso, senza nessuna acredine, ormai considera il rugby dall’URC in su, e non segue minimamente il rugby più “locale”.
        Si può migliorare? I margini ci sono e qualcosa crescerà, ma non credo che ci sarà chissà che impennata, se non ci saranno risultati a livello più alto. Poi bisognerebbe alzare la professionalità ed il budget, come? O trovi tanti Banzato e Zambelli, ma la vedo dura, o segui l’idea di fare un paio, max, di divisioni, con un 20/25 squadre in tutto, 8/10 in serie A il resto in serie B, con regole sportive ed economiche che siano club o franchigie, tenendo un campionato, sullo stile serie A attuale, dilettanti, con regole stringenti, che giochino per un altro trofeo (scudetto gli uni, coppa Italia gli altri), e allora forse con dei pro veri salirebbe il livello (e potresti richiamare Benetton e zebre, che si portano via una settantina di giocatori di livello) e rinunciare all’URC, che adesso è imprescindibile per avere qualità, ma non è per niente semplice, ci vogliono cento passi prima. Speriamo che dall’anno prossimo cominci il percorso, con, per prima cosa, riprendendo tutti gli appassionati e i media (anche qui senza critiche, anche on rugby nel week end ha fatto uscire millemila articoli sul 6 nazioni e un articoletto neppure così approfondito, con un giorno di ritardo, sulla coppa Italia, competizione secondaria, ma in cui, con le squadre quasi al completo, cercando il risultato, si sono incrociate 6 delle prime 7 squadre del campionato, con risultati interessanti), che hanno, ormai, quasi abbandonato il domestico

        • aries version 2.0 7 Febbraio 2023, 22:24

          Wow che risposta! Adesso , causa sveglia improponibile alle 5, sto andando a dormire ma domani mattina (fresco come una rosa🤦) ci torno sopra…

          • gian 7 Febbraio 2023, 23:15

            Benvenuto nel club, io alle 5 ogni mattina (e non per andare a correre 😉)

          • Fabfab 8 Febbraio 2023, 09:47

            Diciamo che ci sono scelte anche poco comprensibili. Fino all’anno scorso o due anni fa la Fir trasmetteva tutte le partite del Top 10 in streaming gratuito e io all’epoca seguivo abbastanza il domestic anche saltando da una partita all’altra sulla base di quella che sembrava più interessante sul piano dell’equilibrio. Ora non le vedo più. Non le vado a vedere fisicamente perché la squadra più vicina è a 250 km da dove vivo. Il problema pubblico è la vera sfida per tutte le società del Top 10. È soprattutto un problema culturale, il rugby non è seguito se non da pochi appassionati eppure, a livelli di serie B o C i palazzetti sono pieni per il basket e il volley (è vero, si gioca al chiuso, ma non è questo il problema) e non parlo del calcio dove già in quarta serie vedi gli stadi quasi pieni o pieni proprio. Non credo sia un problema di regole che non si conoscono anche se può influire quanto piuttosto l’autoreferenzialità del rugby: si gioca per noi e per i nostri appassionati e tanto ci basta. Il problema è atavico, esisteva alla fine degli anni 70 quando giocavo io e esiste tuttora, con la differenza che prima alcune realtà cittadine vedevano nella squadra di rugby la loro massima espressione sportiva, vedasi L’Aquila e molte squadre del Veneto che attiravano molto pubblico proprio perché era il top che si potesse vedere a livello sportivo. Ma all’epoca non c’erano TV o streaming per seguire le partite e quindi si andava allo stadio, ma soprattutto, perché erano tradizioni radicate. L’ingresso della nazionale bel 6 Nazioni avrebbe dovuto fare da volano per l’intero movimento, ma ricordiamoci che nelle prime partite al Flaminio c’erano più tifosi delle altre squadre che Italiani, specialmente francesi, scozzesi e gallesi. Inoltre, se noi avevamo raggiunto uno step, immediatamente dopo se n’è presentato un altro con il professionismo dei club. E l’unica strada è stata quella delle franchigie che sta funzionando abbastanza a Treviso, sempre in termini di pubblico, un po’ meno a Parma. Ma il punto è che anche le altre squadre di URC non è che abbiano tutto sto gran pubblico, a differenza dei campionati francesi e inglesi che portano allo stadio parecchie migliaia di tifosi, a dimostrazione che un domestic funziona più che un campionato esteso su due continenti dove viene meno la rivalità e il campanilismo. Ma tornando al Top 10, non so quanti spettatori ci siano a Colorno o a Mogliano che sono piccole realtà che, teoricamente, dovrebbero catalizzare quasi tutti gli appassionati di sport un po’ come avviene nei citati basket e volley dove spesso ci sono piccole cittadine che si battono per lo scudetto e riempiono i palasport. Occorre quindi cambiare il modello culturale del rugby rendendolo più appetibile, soprattutto a livello scolastico, più divertente a livello di gioco (perché per un appassionato vedere il Petrarca roccioso e monocorde sarà piacevole, ma per un neofita, al di là della vittoria, può anche essere palloso) e creare un domestic equilibrato portandolo quindi ad un massimo di 6-8 squadre quasi professioniste in base alle risorse. Scusate il pippone, ho scritto di getto e magari facendo anche parecchia confusione

          • gian 8 Febbraio 2023, 12:37

            Ineccepibile

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