Il fenomenale trequarti azzurro racconta come abbia fatto ad arrivare in alto pur partendo da un fisico assolutamente normale

Ange Capuozzo: “Sono la dimostrazione vivente che il rugby è anche dei piccoli”. PH Sebastiano Pessina
Ormai non si contano le teste fatte girare da Ange Capuozzo, fenomeno azzurro che dopo un clamoroso 2022 è stato votato come “Rivelazione dell’anno” nei recenti Awards di World Rugby. Il 23enne nativo di Grenoble anche in Francia ha raggiunto livelli importanti macinando mete e successi con Tolosa, e L’Equipe si è interessata a lui con un angolo di lettura diverso.
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Nell’intervista pubblicata oggi sul quotidiano transalpino Ange Capuozzo è stato intervistato parlando soprattutto delle sue dimensioni fisiche, quasi da mosca bianca in un mondo di giganti: 177 centimetri per 71 chilogrammi e mezzo. “Spero – ha detto Capuozzo – di portare un po’ di freschezza nel rugby e soprattutto la speranza a quei ragazzi che sentono di non poterci giocare per le loro dimensioni fisiche. In questo sport c’è bisogno di tutti, da quelli enormi a persone normali come me”.
Il trequarti rossonero (inteso come Tolosa) si definisce un ragazzo normale – come dimensioni – che se la cava grazie alla sua velocità, alla sua tecnica e alla velocità, tutti elementi che gli permettono di compensare qualche mancanza fisica.
Relativamente al fatto di giocare, sostanzialmente sempre, contro avversari molto più grossi come mai Capuozzo ha voluto insistere a testa bassa con il rugby pur sapendo di avere un fisico del genere? “Deriva tutto dalla mia esperienza di vita, sono stato un adolescente che è maturato tardi e lottava duramente per spiccare su un campo da rugby. Da ragazzo magari mi sentivo meno muscoloso o forte di altri che avevano già la barba o caratteristiche fisiche più definite, ma per me è stata una scuola formativa e di crescita questo bisogno di dare sempre il massimo”.
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Ange Capuozzo quindi vuole dimostrare, e ci sta riuscendo anche molto bene, che il rugby è davvero uno sport per tutti: “Ogni bambino che sogna di poter giocare a questo sport deve poterlo fare indipendentemente dal suo fisico. Ognuna delle 15 posizioni in campo richiede doti fisiche e psicologiche diverse, ma alla fine sono tutte complementari”.
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