Il c.t. della Nazionale inglese è intervenuto sul tema della formazione dei giovani, a suo dire poco efficiente
Come sempre, Eddie Jones non le ha mandate a dire. Questa volta se l’è presa con il sistema scolastico inglese, colpevole – a suo dire – di formare giocatori troppo “conformi” e troppo deboli caratterialmente, e di conseguenza non riescono a reagire agli imprevisti che accadono sul terreno di gioco.
“Sono giocatori bravi e tosti, lavorano sodo ma sanno fare solo ciò che conoscono. Se sei in un sistema dove arrivi a 15 anni, hai un po’ di abilità e vai ad Harrow, e lì per due anni non fai altro che giocare a rugby, hai una vita completamente chiusa. Quando sul campo le cose andranno male, chi guiderà questi ragazzi che non hanno esperienza su come affrontare certe cose? Questa è la realtà” ha detto il tecnico in un’intervista a I News.
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“Quando siamo in prima linea siamo i più forti del mondo, quando non lo siamo, ci manca l’abilità di trovare un modo per vincere, di risolvere i problemi. Pensa al Manchester United di Ferguson. Ad un certo punto avevano Scholes, Keane, Neville, tutti quei ragazzi. I giocatori guidavano la squadra e Ferguson aveva una disciplina ferrea che li teneva tutti in riga”.
Anche il successo alla Coppa del Mondo 2003, per Eddie Jones, “è stato un evento situazionale, un evento unico accaduto nonostante una cultura che rema contro il rugby. Adesso ai giocatori viene insegnato ad essere conformi”.
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“Si tratta del modo in cui i giocatori vengono educati – continua il tecnico -. Sono qui da sette anni ormai e non ho mai visto bambini in un parco che giocano a rugby. Mai. Zero. Nell’emisfero australe lo fanno tutti, sviluppando le proprie capacità. Questo è il problema”.
“È tutto coaching formale, in un ambiente formale. Ad un certo punto bisognerà far saltare in aria tutto e cambiare il sistema, perché non si formeranno abbastanza giocatori abili” conclude Eddie Jones.
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