Il ritorno del Nations Championship, il futuro apparentemente inevitabile del rugby internazionale

A Dublino World Rugby chiede alle federazioni di convergere sul progetto di un nuovo torneo internazionale

nations championship

Nations Championship – ph. Paul Faith / AFP

Si torna a parlare di Nations Championship. O meglio: si torna a parlare di una nuova competizione internazionale per selezioni nazionali che dovrebbe rimpiazzare gli attuali test match estivi ed autunnali con un torneo che si svolge ogni due anni. La prima bozza di questo torneo, impropriamente soprannominato, per il momento, Nations Championship, venne affossata nel 2019.

Martedì 10 maggio però World Rugby presenterà alle federazioni, in assemblea a Dublino, una nuova, decisiva proposta, chiedendo loro di approvarla informalmente entro la fine della settimana per poi votarne l’effettiva realizzazione il prossimo novembre. Lo rivela il Times, con un articolo in esclusiva firmato da Alex Lowe e Will Kelleher, i due principali reporter di palla ovale dell’importante quotidiano inglese.

Il Nations Championship sarebbe dunque una competizione organizzata in due divisioni. La principale vedrebbe 12 squadre: le sei del Sei Nazioni, le quattro del Rugby Championship, le Fiji e il Giappone. Sotto, con un meccanismo di promozione e retrocessione rispetto alla prima serie, le nazionali emergenti: USA, Canada, Samoa, Tonga, Uruguay, Cile, Namibia, Georgia, Romania, Spagna, Portogallo e Olanda.

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La prima edizione potrebbe partire già nel 2026 e tenersi negli anni pari, in modo da non essere mai concomitante con la Rugby World Cup o il tour dei British & Irish Lions. Si giocherebbe nelle finestre internazionali attuali, a luglio e a novembre. Ogni nazionale incontrerà una volta sola le sei squadre dell’altro emisfero, con le compagini di livello più basso nel ranking mondiale che potrebbero dover giocare su campo neutro per limitare spostamenti lunghi e faticosi.

Secondo un esempio riportato dallo stesso Times, l’Inghilterra, l’Irlanda e il Galles potrebbero giocare a luglio contro Nuova Zelanda, Australia e Giappone in trasferta, mentre Italia, Scozia e Francia sfiderebbero Sudafrica, Argentina e Fiji, con questi ultimi che dovrebbero adattarsi a giocare in uno dei primi due Paesi. A novembre, sfide incrociate: Nuova Zelanda, Australia e Giappone in tour in Italia, Scozia e Francia e Sudafrica, Argentina e Fiji a visitare Inghilterra, Irlanda e Galles.

Dopo queste sei gare, le due squadre meglio classificate raggiungerebbero una finalissima e si terrebbero i due playoff di promozione/retrocessione con la serie inferiore, da giocarsi in un quarto weekend autunnale.

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Questo sarebbe uno dei più grossi punti interrogativi al momento: le finestre internazionali permettono attualmente di spalmare le partite solo su tre fine settimana, World Rugby dovrà lavorare con la Premiership e il Top 14 per trovare un accordo che garantisca di ricavare un weekend extra.

L’altra questione calda sul tavolo è la divisione degli introiti fra le squadre coinvolte. Attualmente, chi ospita un test match internazionale si tiene il 100% dei guadagni, ma è un sistema che richiede un cambiamento.

Sempre secondo il Times, le proiezioni economiche sui futuri introiti del Nations Championship supererebbero del 40% quelli dei test match attuali.

La nuova competizione ha ricevuto anche l’approvazione della IRP, International Players’ Association, coinvolta fin dall’inizio nella progettazione del torneo.

“Questo modello non è perfetto – ha detto il responsabile del player welfare della IRP Conrad Smith, l’ex centro degli All Blacks – Ci sono ancora dettagli da definire, ma se vogliamo crescere sul serio il gioco a livello globale non possiamo permettere che gli interessi commerciali si mettano in mezzo e ci impediscano di fare la cosa giusta.”

Lorenzo Calamai

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