Come si coltivano i talenti nel rugby inglese

Terzo appuntamento con Francesco Dimundo Strength & Conditioning Coach per Worcester Warriors

Francesco Dimundo Strength & Conditioning Coach per Worcester Warriors RFC

Francesco Dimundo Strength & Conditioning Coach per Worcester Warriors RFC

Terzo appuntamento con Francesco Dimundo Strength & Conditioning Coach per Worcester Warriors RFC e ricercatore (PhD) per la Birmingham City University (UK) per scoprire come funziona l’identificazione, la selezione e il processo crescita del talento nel rugby professionistico inglese. Dopo il primo articolo in cui ci ha parlato del primo fattore (peso/altezza), il secondo dove ha analizzato i fattori 2 (forza, potenza, resistenza e velocità) e 3 (l’esposizione al gioco, l’allenamento della tecnica e della tattica nel rugby e il tempo passato a praticare altre attività sportive) in questa terza puntata Francesco ci illustrerà gli ultimi tre elementi fondamentali: data di nascita, specifici aspetti psicologici-comportamentali e, infine, i fattori socio-economici.

Selezione e crescita: “l’X-Factor” del modello anglosassone – Parte 3/3

Fattori 4 e 5 – Gli Inglesi sono nati ovali

Due fattori importanti tenuti in considerazione da allenatori e tecnici coinvolti nella formazione delle squadre suddivise per fascia d’età (es. u15, u16, u18, senior academy, prima squadra xv) dei club professionistici di rugby inglesi sono: (a) data di nascita e (b) specifici aspetti psicologici-comportamentali. Infatti, data la fisicità richiesta dallo sport, i nostri studi sviluppati tra università inglesi e club di premier, hanno messo in evidenza la tendenza degli allenatori a scegliere (consciamente o inconsciamente) i giocatori nati nei primi mesi dello stesso anno (fenomeno conosciuto come “relative age effect”). Un vantaggio di 5 o 6 mesi è spesso correlato ad un maggiore sviluppo antropometrico, fisico, psicologico e maturazionale. Questo “ideale” vantaggio è maggiormente evidente nelle fasce d’età più giovani e si differenzia tra ruoli.

Basare però una selezione solo su questo fattore può essere svantaggiosa, dal momento che tutti i giocatori che presentano una “crescita lenta” vengono inizialmente scartati e non tenuti in considerazione per i successivi step formativi. Ne consegue che i club investono in una porzione più ristretta di giovani atleti senza comunque avere certezza che questi possano giungere a firmare un contratto in Prima Squadra XV [per saperne di più confronta la letteratura: Talent Identification and Development in Male Rugby Union: A Systematic Review (Dimundo et al.2021) o guarda l’abstract del 2019).

Si pensi che un’indagine internazionale sugli atleti podisti olimpionici ha rivelato che meno del 2% di essi erano stati selezionati in tenera età per praticare lo sport in cui gareggiavano, mentre la stragrande maggioranza proveniva da selezioni successive avvenute in tarda età. L’identificazione dei giocatori ai Worcester Warriors tiene in conto di questo ricorrente “bias” e perciò il processo di selezione nel club coinvolge tecnici e specialisti di vari settori (es. manager, scout, allenatori, strength & conditioning coach, sport scientist, psicologi sportivi, docenti universitari, …).

Il club affronta questo aspetto analizzandolo attentamente e sviluppando misure individuali che mirano al raggiungimento di obiettivi a medio e lungo termine. Sulla base di recenti ricerche, il team effettua un vero e proprio monitoraggio di questi fattori che possono essere gestiti ed utilizzati per ottenere vantaggi sia prestativi che economici nel medio e lungo termine (guarda l’intervista fatta per Warm up).

Fattore 6 – Professionismo e chance

Come in ogni altro aspetto della vita, anche nello sport bisogna avere fortuna. In questo ultimo paragrafo, parleremo dei fattori socio-economici che influenzano la selezione e la conseguente crescita del talento rugbistico nello scenario inglese.
I nostri studi hanno rilevato che giocatori non appartenenti a strutture che orbitano nel sistema di club professionistici, difficilmente verranno selezionati per partecipare a programmi di allenamento élite. Atleti residenti in città lontane dai centri d’eccellenza rugbistica sono penalizzati in quanto ostacolati logisticamente. Questo aspetto fornisce un elemento di privazione che si ripercuote sulle chance di selezione nei club d’eccellenza. Attenzione però: anche la dimensione della città può essere un fattore di rischio ovvero di opportunità. Dai risultati delle più recenti analisi scientifiche si evince che le cittadine più grandi e popolose possono sì fornire più chance ma talvolta ne forniscono troppe distraendo il giovane da una routine di allenamento necessaria al raggiungimento dell’eccellenza sportiva.

Infatti, la dimensione della città influenza i rapporti allenatore-giocatore (es. città più grandi = rapporti più freddi, città più piccole = rapporti più temperati) e la sfera psicologica-emotiva dell’atleta (città più grandi = più competizione > maggiore dropout > più alto rischio di giocatori scartati a parità di potenzialità in termini di talento). In Inghilterra la consapevolezza di questi fenomeni fa sì che scuole, college e università rappresentino da un lato la soluzione ad un possibile divario di opportunità, dall’altro un ambiente ottimale per la formazione di una vera e propria forma mentis. Per limitare maggiormente un possibile “senso di abbandono” da parte del team nei confronti dei talenti rugbistici d’interesse nazionale, i tecnici dell’England RFU visitano frequentemente i club di Premier affinché possano essere mantenuti alti standard di gioco. Sulla base di ciò i Worcester Warriors hanno creato una fitta rete di strutture satellite (es. club, scuole primarie e secondarie, palestre…) con lo scopo di migliorare il prezioso processo di selezione e crescita dell’atleta. Sfruttando tutte le variabili che influenzano il sistema del “talent identification and development”, i Worcester Warriors riescono ad ottenere un vantaggio prestativo ed economico, quasi a “km 0”.

Francesco Dimundo

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