British & Irish Lions: il dilemma del numero 9

Con Ben Youngs che ha rinunciato, si riaprono le possibilità per una convocazione in vista del Sudafrica

Dopo il ritiro di Ben Youngs (nella foto), per i Lions c’è un dilemma a numero 9 – ph. Sebastiano Pessina

Il mediano di mischia è un ruolo altamente specializzato. Oltre ai ruoli di prima linea è forse l’altro dove serve una preparazione specifica per poterlo interpretare, ancora di più rispetto al regista principale della squadra, il mediano di apertura.

Questa precisazione iniziale non tanto per rivangare certi piccoli dolori azzurri targati Nick Mallett, quanto per andare a posare lo sguardo sulla situazione del numero 9 in casa British & Irish Lions a soli 3 giorni dalla diffusione delle convocazioni per il tour in Sudafrica del prossimo luglio.

La notizia che Ben Youngs ha rinunciato a far parte della spedizione per motivi familiari ha infatti gettato una nuova luce su una questione già piuttosto discussa: chi dovrebbe far parte del lotto dei mediani di mischia chiamati da Warren Gatland?

A scanso di imprevedibili sorprese i mediani convocati saranno 3, proprio per la succitata alta specializzazione richiesta dal ruolo. Conor Murray e Gareth Davies sembrano sicuri di potersi guadagnare due degli slot a disposizione, ma sul terzo infuria battaglia fra gli opinionisti, gli esperti, i tifosi.

Lions, il numero 9: i protagonisti

Danny Care

Immediatamente dopo la pubblicazione della notizia della rinuncia di Ben Youngs, i social network inglesi si sono riempiti di tifosi uniti nel sostenere la candidatura del 34enne Danny Care, già da qualche anno pensionato dalla nazionale inglese (ultima presenza nel 2018), ma ancora anima e cuore degli Harlequins che combattono ai piani alti della Premiership.

Care porta in dote i suoi 84 caps, la grande forma di questa stagione (15 presenze, 8 mete e 1 drop in campionato) e le caratteristiche del suo gioco: un ottimo box kick, un passaggio pulito e una grandissima rapidità nel bruciare la prima guardia avversaria e gettarsi in campo aperto. Forse l’accelerazione non è più quella dei giorni migliori, ma l’esperienza gli permettere di essere ancora letale nel cogliere il minimo passo falso dell’avversario.

Secondo i bookmaker inglesi, Care è il favorito per essere il terzo mediano di mischia della spedizione.

Ali Price

Price ha giocato nel 2021 quello che è probabilmente il suo miglior Sei Nazioni della carriera. Compirà 28 anni fra qualche giorno, è intraprendente e fantasioso, ha 34 presenze in nazionale ed è probabilmente l’opzione che dà più sicurezza al terzetto: in Murray, Davies e Price, Gatland avrebbe a disposizione le tre prime scelte per le squadre nazionali che fanno parte dei Lions, tolta ovviamente quella inglese rappresentata da Youngs.

Price offre anche un’ottima intesa in partnership con Finn Russell, indipendentemente dal fatto che i due possano o meno essere la prima scelta nella serie vera e propria contro gli Springboks. Nel caso di Price non sembrerebbe questo il caso.

Kieran Hardy

In un Sei Nazioni dove il Galles, nonostante la vittoria, non è riuscito a schierare con continuità uno dei suoi tre mediani di mischia, infortunati a diverse riprese, Kieran Hardy è forse quello che si è distinto per la qualità delle proprie prestazioni, prima di dover abbandonare la nave per uno stiramento nel match contro l’Inghilterra.

Hardy è un po’ un late bloomer: è arrivato alla ribalta vera e propria solo a 25 anni e non è mai stato la vera e propria prima scelta neanche agli Scarlets, dove si è spesso diviso il ruolo proprio con Gareth Davies. In questa stagione in particolare il suo minutaggio con la franchigia gallese è assai scarso: 230 minuti spalmati in 8 presenze, solo 2 da titolare.

Tuttavia sul palcoscenico internazionale ha dimostrato maturità, intraprendenza e completezza a livello di skills, oltre a buone doti di fisicità che completano il quadro, rendendolo ancor più appetibile visto il tipo di impresa che attende i Lions.

John Cooney

Una delle prospettive più intriganti è quella della convocazione di John Cooney, il metronomo di Ulster più volte scartato senza evidenti ragioni da Andy Farrell.

Messo KO da un placcaggio non esattamente regolamentare di Nemani Nadolo all’inizio del secondo tempo della semifinale di Challenge Cup contro i Leicester Tigers, Cooney non dovrebbe comunque avere problemi fisici a limitarlo e la sua assenza è apparsa una delle ragioni del crollo verticale degli irlandesi nel match di venerdì sera.

Rispetto agli altri del lotto, Cooney è un mediano più regista, che tende a togliere responsabilità al numero 10 prendendosi del lavoro logistico e tattico in prima persona piuttosto che limitarsi a essere un distributore al servizio del compagno di reparto. Una caratteristica che è al tempo stesso il suo più grosso pregio e limite: da una parte rappresenta un profilo appetibile per i Lions soprattutto nelle gare contro le province sudafricane, e se verranno selezionati solamente due numeri 10 (immaginate che bella sfida contro il Sudafrica A con in mediana Cooney e Hogg); dall’altra tutti i mediani di apertura a disposizione di Gatland tendono a voler essere totalmente in cabina di comando, togliendo parte delle ragioni per tenere in campo il 9 di Ulster.

Ben Spencer

A dirla tutta, non sono in molti a inserire fra i candidati a un posto con i British & Irish Lions il mediano di mischia di Bath, ex Saracens, Ben Spencer. Anzi, forse chi scrive è rimasto l’ultimo a sostenere il 28enne che al mondiale 2019 sedeva sulla panchina inglese nella finale contro il Sudafrica, ma che nei due anni successivi non è mai riuscito a riconquistare la fiducia di Eddie Jones.

Spencer ha un’ottimo servizio dalla base, è rapidissimo e intelligente nell’attaccare in prima persona, ha un fisico piuttosto importante per il ruolo, à la Conor Murray, e una catapulta al posto del piede sinistro (ma oltre alla potenza, c’è molto altro).

A Bath ha giocato forse il miglior rugby della propria carriera piena d’ori, argenti e altri premi ottenuti con i Saracens. Nelle ultime due stagioni ha giocato 28 volte per Bath, segnando 8 mete e piazzando tra i pali in assenza di Rhys Priestland.

Contro Montpellier, nella semifinale di Challenge Cup persa dai suoi, ha dimostrato tutti i propri pregi e limiti: pur essendo uno dei migliori della squadra inglese, la sua mancanza di leadership e di gestione della partita è emersa chiaramente quando Bath avrebbe dovuto modificare il proprio modo di attaccare, togliendo possessi agli avanti e cercando di rendere più rapido il gioco.

Lorenzo Calamai

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