Secondo Clive Woodward serve cambiare marcia, soprattutto nel controllo degli allenamenti, per garantire la sicurezza dei giocatori
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A mio modesto, modestissimo, parere, purtroppo il nostro sport, su questo aspetto, ha preso una china che è quasi impossibile risalire. Pensate solo ai placcaggi. Ai miei tempi (che brutta espressione…) l’avversario con la palla veniva aspettato, placcato all’altezza delle cosce e cadendo noi all’indietro lo si trascinava a terra sfruttando la sua energia cinetica. Oggi è “un altro sport”! L’avversario con la palla non lo si aspetta più: gli si va addosso con tutta l’energia possibile, lo si agguanta all’altezza del tronco e lo si butta a terra ma sulla SUA schiena. E questo per conquistare 1 metro (dico: 1 metro!) di terreno. E questo è solo un esempio. Saluti. Dimenticavo: Buon Natale a tutti!
insegnano ai giocatori a correre più veloci, arrivare più sparati, abbattere l’avversario invece che seminarlo, ore ed ore di pesi ad aumentare masse,beveroni irriconoscibili a sostenerle…e poi ci vengono a dire che occorre controllo soprattutto negli allenamenti?? perchè nelle partite si è più gentili, s’intende…quanta ipocrisia!
Se non si portano i pesi a livelli normali non se ne esce più…rapporto altezza/peso in ragione del ruolo svolto ed attenzione massima a come viene portato il placcaggio
Per me già qualche soluzione c’è: abbassi l altezza massima consentita per il placcaggio (alla cintura) e fai controlli antidoping molto severi, e vediamo cosa succede… gioco più veloce e di evitamento anziché scontro!
Ps mi fa un po’ sorridere Woodward, memoria corta, proprio la sua nazionale del 2003 aveva lavorato un sacco in palestra per aumentare la massa muscolare della parte alta del corpo e impattare in modo differente in attacco…. Tindall e Cohen dice nulla?
Impattare in difesa volevo scrivere, sorry
ecco
Il placcaggio deve essere portato alla cintura. Così facendo le mani rimangono libere per gli offload, il gioco non è più soffocato e diventa conveniente giocare per trovare buchi, piuttosto che sfondare facendo gli autoscontri. Si elimina insomma il (nefasto) contributo portato dal rugby league di soffocamento del gioco avversario e si ritorna ad un gioco di corsa.
E se si torna ad un gioco di corsa dei trequarti, anche il fisico deve necessariamente cambiare.
Che si pesi 120 chili di muscoli tirati o 70 chili di pancetta flaccida da impiegato, la testa è sempre la stessa. Non ha muscoli, non è più dura, non va a birra.
Certo, una buona preparazione aiuta a contenere le accelerazioni angolari responsabili della concussion, ma ormai la strada e quella, e a quei livelli non importa che tu sia Nadolo o McKensie: se ti arriva addosso un giocatore di rugby professionista, può capitare che finisci in ospedale.
Si potrebbe immaginare un limite di peso complessivo o per reparto, non tanto per eliminare i colossi, ma quanto per favorire un altro tipo di gioco.
Il contatto fisico è alla base di questo bellissimo sport. Alla base, appunto. Non dev’essere tutto.
anche…perchè come detto pure da @Maggi se ho meno chili da spostare avrò più birra nelle gambe e potrebbe scattare nella mia psiche di provare a guizzare nel pertugio piuttosto che allargarlo a testate, cambierebbe naturalmente tutto e vedremo più Kolbe e meno Nadolo
Le partite possono anche ridursi a 2 in un anno, ma se in quelle due partite i giocatori si trasformano in uomini verdi di due metri e mezzo di altezza e 180 kg di peso, allora siamo di nuovo punto e a capo. La cosa principale da fare per cominciare è andare a farsi un giro nei campionati più ricchi e valutare il perché i giocatori hanno masse muscolari paragonabili a culturisti. Una volta chiarito questo si potrà ragionare sul numero di partite o di sostituzioni.