Il borsino azzurro dopo Francia-Italia

Chi sale, chi resta stabile e chi scende dopo il terzo turno dell’Italia in Autumn Nations Cup

Borsino azzurro dopo Francia-Italia

Il borsino azzurro dopo Francia-Italia (ph. Sebastiano Pessina)

Francia-Italia ha chiuso la prima fase di Autumn Nations Cup per gli azzurri, ed è palese come si sia trattato di un esame fallito per la formazione di Franco Smith. Al netto delle assenze dei Bleus, che schieravano una squadra senza diversi dei protagonisti della cavalcata quasi vincente del Sei Nazioni 2020, Bigi e compagni sono riusciti a rimanere in partita solo fino al 52′ di gioco, per poi crollare minuto dopo minuto, di certo non solo per il giallo ricevuto da Trulla. Rispetto a quanto visto con la Scozia nella partita d’esordio di Autumn Nations Cup, la proposta offensiva dell’Italia è apparsa ancora più sterile, troppo spesso incapace di avanzare a contatto ed imprecisa nell’esecuzione così importante nel piano di Smith del gioco tattico al piede. Diversi errori, soprattutto nei calci di spostamento, sono costati cari, contro una Francia che è stata assolutamente degna e soprattutto perfetta in difesa, con pochi placcaggi sbagliati e tanta ferocia, visto che per molti dei giocatori in campo era un’occasione unica per mettersi in luce. Se la prestazione di squadra, di cui parleremo nei prossimi giorni, è stata sotto il par, come sono andati i singoli?

Ecco il borsino azzurro dopo Francia-Italia

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Chi sale?

Marco Zanon: Per chi volesse strappargli la maglia numero 13 di dosso, ripassare più avanti. Dopo essere stato tra i migliori contro la Scozia, anche a Parigi il trequarti veneto ha offerto una prova enorme dal punto di vista della solidità. Difensivamente spietato, ha anche dato il la alle (poche) pericolose azioni offensive azzurre, soprattutto nel primo tempo. Sabato arriva un esame altrettanto duro sul campo del Galles, si va in caccia di conferme per guardare al prossimo Sei Nazioni con più ottimismo.

Johan Meyer: Già quando era entrato dalla panchina nelle sfide precedenti aveva fatto intravedere buoni segnali, ma a Parigi Meyer ha approfittato al meglio dello spazio concessogli. Non ci sono Negri e Polledri? Ci pensa il terza linea delle Zebre a lavorare con ferocia e con altrettanta efficacia nei raggruppamenti. Oltre a questo, vanno sottolineate le sue cariche solide, spesso oltre la linea del vantaggio, contro il muro francese, e anche per lui la sensazione è che di polmoni in corpo ce ne siano ben più di due, visto il superbo work rate mostrato.

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Chi è stabile?

Zilocchi & Fischetti: Va detto, ed è questo un bene, che il popolo del rugby italiano sta iniziando ad aspettarsi sempre molto dai due piloni delle Zebre, e della Nazionale. E loro, dopo le tante belle cose fatte vedere contro la Scozia, non hanno deluso nemmeno a Parigi. Nuovamente brillanti, soprattutto nei primi 40′, hanno messo in difficoltà in chiusa la prima linea avversaria, composta da giocatori del super Tolosa, abituati al livello crudele del Top14. Non è mancato, ancora una volta, il lavoro in giro per il campo: cariche avanzanti, difesa, e mani nei raggruppamenti al momento e al posto giusto. Adesso arriva il Galles, altra squadra che fa del lavoro in mischia territorio sacro: un esame durissimo per chiudere il 2020 azzurro della coppia di piloni.

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Chi scende?

Paolo Garbisi: Può sembrare ingeneroso visto che la sola finta magica con la quale ha mandato Canna in meta gli dovrebbe valere ben più di un semplice apprezzamento. Invece, e scommettiamo che anche lui sarà d’accordo, è stata la qualità della gestione al piede (esecuzione, ma anche scelte in almeno un paio di occasioni) a fregarlo. In particolare nell’occasione della prima meta francese. Ma dopo prove pienamente convincenti sembra che sia mancato qualcosa. Anche per lui nel borsino azzurro dopo Francia-Italia, come per i due piloni, le aspettative sono molto alte, e ovviamente non si può chiedere la luna a un ragazzo di 20 anni che ha esordito in Nazionale poco più di un mese fa, con pochissima esperienza celtica, ma è sembrato tutto tranne che il miglior Garbisi quello visto a Parigi.

Marcello Violi: Anche per il numero 9 delle Zebre quella di Parigi non può essere certo una partita da ricordare col sorriso. Qualche errore gestuale, costato la perdita di alcuni possessi non banali, e grande difficoltà nel dare quel brio e ritmo all’attacco italiano. “La nostra palla ha una velocità d’uscita non adeguata al livello internazionale”, ha spiegato Franco Smith nel post gara, e la sensazione è che anche il mediano multicolor ci metta del suo: o l’ovale è pulitissimo, o talvolta finisce per essere letargico nel tirarlo fuori dal punto d’incontro. Arriverà sabato a Llanelli la prima volta dal primo minuto del giovane Varney?

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