L’allenatore di Edimburgo fa il punto sulla situazione ovale globale. Mettendo una deadline alla cosa: il Sei Nazioni 2021
Il monito di Richard Cockerill: “Il rugby professionistico è in pericolo”
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a tutti è piaciuta l’auto da corsa, ora nessuno accetta di stare alla pioggia del persistente cattivo tempo, vogliono ingaggi da manager e garanzie da salariati…
non può funzionare così, il rugby dovrebbe insegnare che nella vita non va sempre tutto dritto…
In quello che dici c’è, a mio parere, meraviglioso parallelismo tra rugby e società occidentale attuale. E il conto di questa situazione a chi verrà consegnato?
a noi ovviamente…loro dimostrano di vivere scollegati dalla realtà…
Ma anche tanti di noi vivono scollegati, visto che a loro danno ragione a priori
50% sindrome di stoccolma e 50% paura che gli portino via l’amato giocattolo?!!?!
Musica per le mie orecchie!
Purtroppo il rugby internazionale e quello dei maggiori campionati nazionali deve una buona fetta della sua salute proprio agli incassi delle partite; una voce che in questo periodo viene quasi completamente a mancare. Il rugby professionistico non ha ancora le spalle larghe da poter sopportare a lungo questa situazione ma a quanto pare nessuno ha intenzione di rinunciare ai propri privilegi, al di là di qualche squadra qua e là che ha imposto minimi tagli di stipendio ai giocatori. Qualcuno si farà del male; se è successo da noi con il forzato addio di due squadre dal campionato, figurarsi là (Francia, Inghilterra, ecc.) dove i numeri sono molto più importanti…
È ovvio che le conseguenze della pandemia di fanno sentire anche sul rugby professionistico. É così per quasi tutti i settori dell’economia. Mi sorprenderei del contrario. La soluzione é un inevitabile ridimensionamento dei costi (anche con tagli ai salari, assolutamente), accompagnato da un supporto a livello statale (con sgravi, finanziamenti agevolati e quant’altro). Perché é nell’interesse di tutta la collettività (e quindi dello Stato) che le squadre giochino. Che vita di m… sarebbe se si bloccassero tutti i campionati di tutti gli sport perché una dopo l’altra le squadre falliscono? Capisco che sistemi organizzati su criteri di piena e totale autonomia, gestiti con pure logiche di mercato entrino in crisi e non sappiano che pesci pigliare. Ma onestamente non conosco come sono gestite le federazioni britanniche per essere certo che questo sia in nocciolo della questione.
Lo sport è bello perché i suoi valori e significati sono insiti a priori. Se non riesce a mantenere uno standard professionistico può sempre “semplificarsi” senza perdere nulla di sé. La questione sono gli sciacalli che sulle sport vogliono guadagnare e sono pronti ad affossarlo se questo è nei loro interessi
Se non si può proseguire con il rugby professionistico, che almeno ci diano quello amatoriale!