Zebre: 3 stranieri in epoca celtica da cui ci saremmo aspettati di più

Tre giocatori che, nonostante una bella carriera, non sono riusciti a confermarsi con la franchigia di Parma

ph. Sebastiano Pessina

Nel corso del decennio celtico delle due franchigie italiane, sono sbarcati a Parma e Treviso diversi giocatori stranieri, ognuno con il proprio bagaglio esperienziale.

Alcuni sono stati in grado di lasciare un segno tangibile, altri invece si sono rivelati meno incisivi. Abbiamo raccolto in una breve lista i 3 giocatori passati dai due team italiani dai quali ci saremmo aspettati qualcosa in più, in rapporto alle aspettative alla viglia del loro sbarco nel Belpaese. Dopo quelli targati Benetton, è il turno dei 3 zebrati.

Mils Muliaina
Purtroppo il centurione All Blacks, campione del mondo nel 2011 con la maglia dei “Tutti neri”, non poteva mancare in questo articolo. Arrivato a Parma nella stagione 2015-2016 con grandi attese, il trequarti classe 1980 delude, non riuscendo mai a integrarsi con la squadra e con la realtà italiana.
Un’eta avanzata e una carriera lunga e, giocoforza logorante, non l’hanno aiutato ad abbracciare l’avventura con la franchigia multicolor, fatta alla fine di 11 presenze fra Pro14 e Challenge Cup e una meta (nel video dal minuto 02:12).


E’ mancato tutto quello che ci si poteva attendere da un giocatore così: esperienza, un extra boost tecnico da addizionare all’allora roster del XV del Nordovest e l’idea di portare all’interno del gruppo zebrato un po’ di background “Made in All Blacks”.
Esordì con i parmensi nel dicembre 2015 contro gli Ospreys salutando qualche mese dopo per attraversare l’oceano e andare a giocare nella Major League Rugby con il team di San Francisco.
Di certo però sul suo occhio rugbystico nessuno poté contraddirlo: in un’intervista vecchia quasi cinque anni predisse infatti tre nomi per il futuro della nazionale italiana indicano Carlo Canna, Edoardo Padovani e Tommaso Boni, che però a suo dire avrebbero dovuto imparare ad applicarsi sotto pressione.

Kameli Ratuvou
Il fijiano (26 caps internazionali totali includendo quelli con la rappresentativa delle Pacific Islanders, 6 ndr) arriva alla corte delle Zebre nel 2013/2014, dopo aver totalizzato un centinaio di presenze in sette stagioni e 34 mete con la maglia dei Saracens, preceduto da una grande aura positiva.
Ala moderna in grado di ricoprire però ulteriori ruoli nello scacchiere tattico riservato agli avanti (dal centro all’estremo), il nativo di Moala non parte neanche male nella sua esperienza italiana – trovando anche una più che discreta continuità d’impiego – ma piano piano va spegnendosi. Alla fine per lui le presenze saranno 21, di cui 17 da titolare, con una sola meta messa però a referto.
Ratuvou si perde, fa fatica: non riesce a trovare la dimensione giusta per mettere in moto le caratteristiche elusive ed esplosive del suo stile di gioco impantanandosi nelle sabbie mobili sia del Pro12 sia della Heineken Cup. Nel video seguente l’unica meta da lui segnata con le Zebre:

“Cercavamo uno straniero con queste qualità che potesse portare la propria esperienza al gruppo dei nostri giovani trequarti. Abbiamo deciso – disse al momento di trasferimento il ds dell’epoca Roberto Manghi –  di puntare su un giocatore che ha molta esperienza nel campionato inglese. Dopo diverse stagioni a Londra il ragazzo ha molta voglia di confermare il suo valore a livello internazionale anche con la maglia delle Zebre e di mettersi alla prova in un campionato nuovo ad un’età giusta.” Ciò che poteva essere alla fine non è stato, nè per i tecnici nè per i sostenitori della squadra con base a Parma e il rimpianto è stato molto grosso.

Kurt Baker

Tra i giocatori che al loro arrivo presentavano un curriculum importante, Kurt Baker può certamente dire la sua. Nel momento del suo sbarco a Parma, a fine agosto 2016, l’estremo/ala neozelandese poteva vantare quattro stagioni con gli Highlanders (dove non riuscì a ritagliarsi troppo spazio), otto anni in NPC con grandi numeri, oltre a una lunga militanza con gli All Blacks Seven (di cui è stato anche capitano) e tre tour con i Maori All Blacks. Insomma, le premesse per aver scoperto un signor trequarti c’erano tutte nella stagione 2016/17 delle Zebre, allenate da Gianluca Guidi e reduci da una stagione nella quale erano riuscite a chiudere 11esima in classifica davanti alla Benetton Treviso, guadagnandosi tra l’altro la partecipazione alla Champions Cup. In questo video rivediamo alcune delle sue giocate prima dell’arrivo a Parma:

Sbarcato da pochi giorni in Italia, Baker fu subito schierato partendo da titolare nelle due trasferte di Swansea e Newport, due sconfitte (la prima molto dura) prima di infortunarsi e rimanere fuori praticamente due mesi. Per rivederlo in campo infatti fu necessario aspettare la sfida di Edimburgo di fine ottobre, dopo 11 match, quindi furono altre cinque le sue partite consecutive entrando nei XV, durante le quali però riuscì a marcare una sola meta (contro i Wasps nell’ultima gara di Champions Cup) a fine gennaio 2017. A febbraio però i problemi fisici si fecero ancora sentire, e Baker fu costretto a saltare altre sei partite, tornando in campo solo parzialmente (23 minuti totali) nelle ultime due sfide dell’allora Pro12. In totale furono 11 per lui le presenze in quella stagione, con il poco invidiabile record di 11 sconfitte e 2 sole mete marcate, probabilmente troppo poco per chi sembrava poter essere in grado di fare la differenza nella linea dei trequarti parmigiani.

A fine stagione Baker voleva tornare in patria non rispettando il contratto firmato con le Zebre (che in quell’estate 2017 stavano cambiando “forma”, passando pienamente sotto il contratto federale), dunque la sua situazione non fu delle più semplici, al pari di quella di Padovani e dell’altro straniero Koegelenberg. Baker comunque rientrò in Nuova Zelanda andando a giocare con Manawatu, e le tensioni sul suo recesso anticipato svanirono. Il nulla osta per liberarsi, quasi ottenuto con la forza, venne concesso e così dopo una sola stagione terminò la sua, poco fortunata, avventura italiana.

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