Benetton: 3 stranieri in epoca celtica da cui ci saremmo aspettati di più

Non tutti gli acquisti sono riusciti col buco, negli ultimi anni

Benetton Rugby (ph. Alfio Guarise)

Nel corso del decennio celtico delle due franchigie italiane, sono sbarcati a Parma e Treviso diversi giocatori stranieri, ognuno con il proprio bagaglio esperienziale.

Alcuni sono stati in grado di lasciare un segno tangibile, altri invece si sono rivelati meno incisivi. Abbiamo raccolto in una breve lista i 3 giocatori passati dai due team italiani dai quali ci saremmo aspettati qualcosa in più, in rapporto alle aspettative alla viglia del loro sbarco nel Belpaese. Iniziando dal Benetton.

Joe Carlisle

Com’è normale che sia, anche nel rugby tutto va contestualizzato. Riprendendo in mano la stagione 2014/15 dei Leoni, si nota facilmente come fu una delle peggiori nell’epoca celtica: 11esimo e penultimo posto nell’allora Pro12, 19 punti conquistati che permisero di finire davanti alle Zebre (salvando così il posto in Champions Cup come migliore italiana), ma l’abissale distanza di 16 lunghezze dal terz’ultimo posto dei Cardiff Blues. Un’annata difficile per la truppa allora guidata da Umberto Casellato, che aveva individuato in Joe Carlisle uno dei due mediani d’apertura al quale affidare la squadra. Nato a Swindon nel 1987, Carlisle era alla prima avventura fuori dai confini inglesi, nei quali si era anche costruito una discreta reputazione.

Cresciuto nell’academy di Worcester, giocò coi Warriors dal 2007 al 2013, e con loro si tolse anche la soddisfazione di segnare 30 punti in una gara di Challenge Cup contro Rovigo. Una stagione più che solida ai Wasps sembrava il giusto biglietto da visita per l’allora 28enne inglese, pronto a debuttare in maglia biancoverde nel Pro12. La fiducia per lui non mancò, tant’è che fu titolare in quattro delle prime cinque partite stagionali di Treviso, rivelatesi però quattro sconfitte anche abbastanza nette. Furono 29 i suoi punti segnati nelle prime uscite, quindi venne riproposto da Casellato solo a novembre, dove complice la finestra internazionale le rose delle franchigie vengono svuotate.

80 minuti in campo (senza punti) nel pareggio per 24 a 24 contro Leinster, e non bastò la sua fiammata contro Cardiff per espugnare l’Arms Park: la sua unica meta stagionale unita a due piazzati e due conversioni gli permisero sì di segnare 15 punti, pochi però contro i 36 dei Blues. Col passare delle partite poi la fiducia nell’inglese diminuì, tant’è che da dicembre a maggio mise insieme solamente altre quattro presenze, marcando tre punti contro Ulster e praticamente niente d’altro. Una stagione decisamente incolore la sua, nella quale non riuscì ad agire da direttore d’orchestra di una banda comunque non straordinariamente a tempo.

Nei 680 minuti complessivi disputati, Carlisle non riuscì a ripetere quando di buono fatto nelle sue esperienze inglesi, e al termine della stagione il suo contratto non venne rinnovato, dandogli così il via libera per rientrare alla “base” firmando con i London Welsh. Una sola, complicata annata per lui a Monigo, dove sicuramente è stata tutta la squadra a non brillare, raggiungendo il poco invidiabile traguardo di 18 sconfitte in 22 partite stagionali.

Tom Palmer

Arrivato a Treviso nell’estate del 2015 con un’eco di grandi aspettative, visto un curriculum di assoluto rispetto, il seconda linea internazionale inglese (42 caps con la Nazionale della Rosa), non riesce a lasciare un grande ricordo di sè in maglia biancoverde. Molto purtroppo l’ha fatta anche la tarda età con la quale è arrivato in Ghirada: 36 anni e una lunga e gloriosa carriera fra Wasps, Stade Francais e Gloucester vincendo anche un titolo d’Oltremanica, una Champions Cup e una Challenge Cup.
Quel contributo d’esperienza che si pensava potesse giungere dalla cifra tecnica di Palmer arrivò in modo quasi cattedrarico, ma diluito, fisiologicamente, anche alla luce dell’anagrafe.

Il britannico diede un contributo prezioso alla touche trevigiana – dell’allora squadra di Umberto Casellato -, ma nelle 18 presenze archiviate alternò eccellenti prestazioni a qualche performance anonime.
Una scelta di vita, quella di arrivare in Italia, che sicuramente lo appaga dal punto di vista personale ma che non gli offre i medesimi riscontri sul campo; con lui che, chiusa l’esperienza nella Marca, nel 2016-2017 trova spazio a Bordeaux come joker medical. A molti rimane un po’ di amaro in bocca per averlo visto tardi in Veneto.

Simboliche e un po’ profetiche due frasi di uno spaccato della sua vita a Treviso dopo qualche mese:

“In Italia mi sto trovando veramente bene […] e tutti in questi mesi trascorsi al Benetton Rugby mi hanno sempre fatto sentire il benvenuto”.
“Al Benetton Rugby abbiamo molti giocatori giovani con un potenziale enorme e sono veramente felice di vederli maturare. Hanno sempre voglia di imparare e di migliorarsi, questo gli permette di essere in grado di eseguire quanto richiesto”.

In quella stagione i Leoni arrivano ultimi, all’epoca dodicesimi in un torneo celtico ancora senza la presenza sudafricana. Toccato il fondo, tuttavia, ripartono alla grandissima negli anni a venire, proprio con quei giocatori giovani e di potenziale a cui Palmer faceva riferimento: arrivano così a cascata il 10° posto del 2017, il 9° posto del 2018 e i playoff del 2019.

Joe Maddock

Il trequarti neozelandese – che vanta in carriera anche 8 apparizioni, ed altrettante mete, con la maglia dei Maori All Blacks – è uno dei colpi di mercato più intriganti dei Leoni in vista della stagione d’esordio nel torneo celtico.

Il compatto oceanico sbarca nella Marca, reduce da sei brillanti annate agonistiche al Recreation Ground di Bath, dove – dal 2004 al 2010, dopo l’esperienza di inizio carriera con i Crusaders – si rivela come uno dei migliori attaccanti della squadra britannica e di tutta la Premiership.

A Treviso, nell’unica stagione con la maglia dei Leoni, archivia undici apparizioni complessive, ma non riesce quasi mai ad incidere come negli anni precedenti. Un trend “negativo” che il formidabile kiwi non inverte nemmeno ai Sarcens, dove chiude una gloriosa carriera nel 2013.

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