“Vi prego, non pagate i giocatori”

Gareth Davies, presidente della federazione gallese, ha mandato un messaggio ai propri club di base, incitandoli a uno sviluppo sostenibile

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Hrothepert 17 Aprile 2020, 11:37

    Quello che dovrebbe essere fatto anche in Italia, il professionismo, roba soltanto per le due franchigie e il resto completamente amatoriale, così da avere un movimento più facilmente sostenibile, con più risorse per formatori stranieri, formazione, rugby giovanile, di base e per far diventare le nostre franchigie realmente professionistiche e professionali!!!!

    • Sandokan 17 Aprile 2020, 13:38

      Quello che bisognerebbe fare anche in Scozia…
      Il problema poi e’ che le franchigie si lamentano che il livello del domestic e’ troppo basso e che non ci sono giocatori pronti da portare ad un livello superiore… cosa ovvia: se non sei pagato, devi lavorare, non puoi allenarti come un professionista e non puoi reggere i ritmi di gioco dei professionisti. Quale sara’ la soluzione al busillis?

      • Ventu 17 Aprile 2020, 15:51

        Hai ragione, l’unica cosa per uscire da questo impasse è avere un grande bacino di utenti, così c’è competizione per le franchigie e iniziano a circolare più soldi. Problema non facilmente risolvibile

  2. fido 17 Aprile 2020, 15:02

    gli Usa possono essere criticabili per tanti aspetti ma per lo sport sono il paese di riferimento: il college, ovvero le università sono la chiave di tutto. Giochi, ti istruisci, con una borsa di studio non spendi e hai sbocco poi nel professionismo, che sia basket ma anche scherma o nuoto.
    Se poi non sei un fenomeno e non avrai sbocco nel professionismo grazie alle tue capacità sportive hai frequentando una università costruendoti un futuro lavorativo.
    In italia ben 1 ora di ginnastica, alle elementari fatta dalla maestra di italiano.
    e con questo dico tutto.
    Finchè non si capirà che l’istruzione (compresa quella fisica) è un bene su cui investire e non tagliare il nostro mondo, non solo sport, sarà sempre peggio.

    • Ventu 17 Aprile 2020, 15:49

      Concordo sull’ora di ginnastica e sullo sport, però non idealiziamo troppo gli USA, quando vai a fare sport all’università ne esci che ne sai quanto ne sapevi prima da quanto mi dicono.

      • fido 17 Aprile 2020, 15:52

        questo te lo do per certo, conosco la figlia di un’amica che per meriti sportivi (golf) ha effettuato là tutta l’università, livello imbarazzante!però appena esci , lei ha un master in management sportivo, ti chiamano in tanti per lavoro. Lei ha provato la carriera prof, ma se fallisce non avrà problemi a trovare un lavoro, ovviamente negli USA, in italia quella laurea non è nemmeno riconosciuta

        • mistral 17 Aprile 2020, 18:38

          …scusate se mi intrometto nel vostro discorso, ma paragonare la realtà scolastica USA e nostrana è impossibile: decalaggio delle età, con il college a sedici/diciassette anni, la laurea a venti, max ventuno a confronto del nostro ciclo che prevede il dilploma a diciotto/divciannove e la laurea magistrale a ventiquattro se sei bravissimo ma in media a ventisette/ventotto… discorso economico: l’università in USA costa un fottio in dollari, se non hai una borsa di studio (e non sono solo quelle per meriti sportivi) devi avere un papi o una mami con il portafoglio azionario ben dotato, e solo dalle università migliori esci con una prospettiva di lavoro più che dignitosa, dalle altre puoi dedicarti all’insegnamento (che negli USA, soprattutto a livello college non è che sia il massimo delle aspirazioni) o una carriere impiegatizia in qualche società, ma hai comunque ventidue/ventitre anni… da noi, se non esci dalla Bocconi (che ti costa comunque un fottio in euro) e se non sei un supergenietto del politecnico, puoi aspirare ad un posto in un call-center o prenderti una bici e portare pacchi in giro, con una preparazione media (sia umanistica che scientifica) pari a quelle del mai compianto ministrodalle mani pulite, laureato in legge e illetterato di altissimo livello, e di anni ne hai ormai ventisei e oltre…

          • aries 17 Aprile 2020, 19:56

            Bello caustico!

    • Sandokan 18 Aprile 2020, 06:45

      La Barbini, pur andando all’ISEF (che e’ tutto dire…), per giocarsi il Sei Nazioni ha perso un anno all’università…. 🙁

  3. Mr Ian 17 Aprile 2020, 18:50

    Questo è un discorso un pò particolare, da un lato non si vogliono pagare gli amatori, dall’altro però spingiamo sempre più per una formazione di atleti che possano competere il più possibile per l alto livello.
    Magari il talento che fino a 18 anni ha investito nello sport e poi gli succede qualcosa che gli tappa le ali, magari si ritroverà a fare il mestierante dello sport semi pro e verosimilmente prenderà uno stipendio da operaio;
    La questione non è poi così facile da affrontare, almeno che Davies non si riferisca a situazioni particolari, pagamenti in nero o mosse per aggirare certe regole..
    Alla fine il problema del finto professionismo, è qualcosa che ci afflige tanto anche in Italia

  4. Interza 17 Aprile 2020, 21:22

    Bravo ! Cominciamo a tornare indietro. Il professionismo ha fallito ! Il mio sport non mi piace più

  5. breda120 18 Aprile 2020, 08:51

    Penso che questa sarà la giusta strada anche per l’Italia e che mi auguro il Consiglio avrà il coraggio di prendere. 2 Franchigie professionistiche con giocatori sotto contratto con la Federazione. Una accademia che permetta di far crescere 20 ragazzi ogni anno in modo professionale di cui solo 4/6 di loro accederanno poi alle franchigie.
    Il resto solo community rugby con i club che smettono di creare stupide illusioni a dei ragazzi che per neanche 1000 euro/mese si spostano da casa abbandonando qualsiasi percorso di studio/professionale.
    Per incentivare ad andare in questa direzione basterebbe togliere i contributi federali al top12 e dichiarare bloccate per 2 anni promozione e retrocessioni in modo da togliere qualsiasi incentivo ad aspirazioni che non siano di puro merito sportivo. Viceversa premiare con i soldi risparmiati i club per la loro attività di base incentivandoli ad investire sui loro settori giovanili.
    Questo Consiglio Federale è stato spesso messo in discussione e criticato ma se avesse davvero il coraggio di fare una rivoluzione di questo tipo si sarebbe meritato l’ammirazione mia e , credo , di tanti altri.

  6. Fischio 19 Aprile 2020, 13:17

    Io penso, che questa idea di non pagare i giocatori, in Italia sia di difficile attuazione e, mi riferisco chiaramente solo al Top12, mentre per le altre categorie sono completamente d’accordo. In primis l’Italia non è il Galles. Il Galles è più o meno grande come la Lombardia, conpoco più di 3.000.000 di abitanti, dove tutti giocano a Rugby e la maggior parte dei ragazzi aspirano ad affermarsi ad alto livello. Hanno quattro franchige con rose molto ampie e,lautamente pagate, alimentate dal domestic, per lo più amatoriale, senza sorta di vincoli nel momento in cui un giocatore deve salire o scendere da una franchigia. Il Rugby è lo sport Nazionale, insidiato solo marginalmente dal soccer. Il calcio gaelico convive. Parliamo quindi di una realtà completamente diversa . Credo che se in Italia dovessimo arrivare a questa ipotesi, il “livello” del nostro maggior campionato nazionale, peggiorerà sensibilmente, visto che saranno giocatori dopolavoristi, che non potranno allenarsi nel miglior modo possibile. La base da cui le nostre sole due franchige pescherà, inevitabilmente diminuirà prima nei numeri e poi nella qualità dei giocatori. E’ impossibile pensare ad un alto livello basandosi solo sul futuro dei ragazzi che sono in Accademia. Sul fatto del finto professionismo a 1.000 euro al mese, è un finto problema, perchè sta nell’intelligenza dei ragazzi capire che a più di 30 anni non puoi basare la tua vita su così poco ma capire prima se sei un giocatore che può sfondare, ammesso che anche i ragazzi nelle franchige possano tutti campare di sport per tutta la loro vita.

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