L’arte del drop: i migliori 20 di sempre a livello internazionale

Wilkinson, Dominguez, Porta, Botha e tanti altri: quando è il genio a fare la differenza

ph. Sebastiano Pessina

Sul fatto che il rugby sia uno sport altamente spettacolare dubbi non ce sono, con le infinite possibilità che l’alternanza mani-piedi per giocare il pallone garantisce. Ci sono praticamente infiniti modi per una squadra in possesso palla di provare a colpire e superare la difesa e segnare punti a tabellino, come ben sappiamo. Uno di questi è il drop, un calcio rimbalzante verso i pali, un’arma che nella storia di ovalia è stata così importante da decidere due Coppe del Mondo (1995 e 2003) sulle nove giocate, sbloccando due partite inchiodate sul pareggio e regalando la gioia più grande a Sudafrica e Inghilterra. Andiamo allora a vedere chi sono stati i migliori 20 realizzatori di drop a livello internazionale, scoprendo così una classifica in grado di regalare diverse sorprese e anche una bonus track assolutamente meritevole di citazione. Anche se non è in classifica, andiamo a rivedere il drop di Joel Stransky che ha deciso la finale del Mondiale 1995 tra Sudafrica e Nuova Zelanda fissando il risultato finale sul 15-12 dopo i supplementari:

Primo, tanto per cambiare davanti a tutti, è Jonny Wilkinson che nelle sue 97 presenze con la maglia inglese ne ha sparati ben 36 di palloni tra i pali. Il più importante è senza dubbio quello nella finale iridata del 2003 contro l’Australia, ma la sua carriera è disseminata di calci intelligenti capaci di fare tutta la differenza del mondo quando serviva. Tra l’altro 8 di quei 36 drop furono segnati nella Coppa del Mondo 2003: andiamo a rivederli tutti, dal primo all’ultimo (e più importante).

Al secondo posto troviamo Hugo Porta, il più forte argentino della storia di ovalia, che ne ha segnati 28 (26 coi Pumas e 2 con i Jaguars sudamericani contro il Sudafrica), talento straordinario capace col suo piede di regalare ai biancazzurri la ribalta negli anni ‘70 e ‘80. Al terzo posto, a quota 23 (21 con la Nazionale e 2 coi Lions) troviamo Rob Andrew, inglese come Wilkinson e che come lui è stato capace di affondare l’Australia: nel Mondiale del 1995 fu un suo drop a eliminare i Wallabies nei quarti di finale. Al quarto posto, con grande piacere, si legge il nome di Diego Dominguez: il nativo di Cordoba ha inchiostrato in maniera decisiva il 34-20 dell’Italia contro la Scozia nella gara inaugurale del 6 Nazioni, segnandone ben 3 di drop.

Quinto posto per Naas Botha, sudafricano dotato di un calcio potentissimo e dalla media clamorosa: 18 drop in 28 partite, una statistica che va presa con l’asterisco. Durante la sua carriera con gli Springboks (1980-1992) i sudafricani venivano puntualmente rifiutati dalle altre squadre per via dell’Apartheid, dunque sono pochissimi i match riconosciuti in quel periodo. Sesti a pari merito lo scozzese Parks e soprattutto Stefano Bettarello con 17 calci in mezzo ai pali: il rodigino, primo italiano di sempre a giocare coi Barbarians, ha vestito la maglia azzurra per 55 volte tra il 1979 e il 1988. Scorrendo la classifica troviamo ottavi Lescarboura e O’Gara (130 caps con l’Irlanda) con 15, il gallese Jonathan Davies con 13, e poi Sanchez (Argentina), Albaladejo (Francia) e Rutherford (Scozia) a 12. A pari merito con 11 ci sono Arbizu, e i transalpini Guy e Didier Camberabero: un caso? No, perché sono padre e figlio. Chiudono la lista dei droppatori in doppia cifra, con 10, lo scozzese Chalmers, i gallesi Jenkins e John, l’All Black Mehrtens, il Campione del Mondo 2007 Morne Steyn, e due esponenti di movimenti relativamente competitivi come il rumeno Nichitean e il canadese Ross.

Abbiamo però parlato di una “bonus track”, che non può che essere Jannie de Beer. Magari non conosciuto da tutti, anche perché non riuscì mai a trovare grande spazio nella nazionale sudafricana di fine anni ‘90, il nativo di Welkom ha disputato solo 13 partite con la maglia degli Springboks, ma in una di queste è stato semplicemente “l’arte del drop”. Parigi, 24 ottobre 1999, quarti di finale della Coppa del Mondo contro l’Inghilterra: lui e il suo piede destro prendono a picconate la Nazionale di sua maestà, segnando 5 drop (record, ovviamente, in una singola gara iridata) e contribuendo al 44-21 finale.

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