Rugby World Cup 2019: i migliori giocatori della seconda giornata

Abbiamo scelto per voi gli interpreti più brillanti della settimana appena conclusa al Mondiale

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ph. Sebastiano Pessina

La seconda giornata della Rugby World Cup 2019 è andata in archivio mercoledì con le ultime due partite del programma. Mentre il Mondiale sta andando avanti con il terzo turno, abbiamo ripercorso l’ultima settimana iridata individuando i giocatori che più si sono distinti per le proprie nazionali e che hanno lasciato un segno tangibile in Giappone finora.

Jake Polledri (Italia)
Lorenzo Calamai

Il ragazzo venuto da Bristol incomincia a non essere più un segreto coccolato fra Gloucester e il Bel Paese: quando offri una prestazione del genere sul palcoscenico più importante della palla ovale le cose incominciano a diventare serie. E pensare che Polledri, figlio d’arte ovale, ha dovuto investire tanto su sé stesso per arrivare dov’è adesso, dopo essere stato scartato all’inizio della sua carriera da pro. Contro il Canada è stato meritatamente eletto Man of the Match, dopo essere apparso di un altro pianeta per un’ora e mezzo, intervallo compreso.

Gareth Davies (Galles)
Lorenzo Calamai

Ragazzi, diceva la stampa specializzata in Galles, è assolutamente necessario riportare in patria al più presto Rhys Webb. Nessuno come lui, numero 9 titolare obbligatorio, l’unico che può renderci competitivi.
Gareth Davies deve essersi appuntato il ritaglio di giornale sullo specchio del bagno, e aver riletto il giudizio a lungo in questi mesi, lavandosi i denti al mattino e prima di dormire. Poi, facendo seguito ad una carriera comunque sempre in crescendo che lo ha già legittimato come un mediano di mischia di caratura internazionale, ha completamente surclassato Will Genia nel confronto diretto, oltre a mettere una pressione difensiva pazzesca su ogni passaggio lungo del 9 australiano. Riuscendo anche ad accalappiare l’ovale che ha spezzato la partita in favore dei suoi.

Camille Lopez (Francia)
Matteo Viscardi

Certo, il drop con cui, pronti via, ha risolto la pratica Argentina deve avergli spianato letteralmente la strada sotto il profilo mentale, ma i primi 20′ dell’apertura di Clermont contro gli Stati Uniti sono da cattedratico del gioco al piede: calcetto morbido, dietro la linea difensiva USA, per la prima meta di Huget, prima, cross kick con il contagiri per la marcatura pesante di Raka, poi, per permettere alla Francia di indirizzare il match. Anche nei restanti 60′, nonostante fatichi nel guidare una barca che incassa acqua, continua ad eseguire con pulizia al piede, e pennella un altro cross kick, sempre per Raka (che poi propizierà un’altra marcatura pesante), da stropicciarsi gli occhi.

Julian Montoya (Argentina)
Matteo Viscardi

Dopo una carriera vissuta spesso da numero 2 o, per meglio dire, da numero 16, trascorsa ad attendere l’occasione, alla prima grande opportunità Mondiale (nel 2015 giocò solo contro la Namibia e nell’irrilevante finale per il terzo/quarto posto, ndr) dal primo minuto Julian Montoya si è preso letteralmente il palcoscenico iridato, conquistandosi peraltro un posto da titolare anche nel delicatissimo confronto con l’Inghilterra, in programma sabato 5 ottobre.


Per il tallonatore classe 93′ dei Jaguares, al cospetto degli isolani, tre marcature pesanti ed una performance offensiva a tutto tondo, tra mischia e gioco aperto. Sempre erosivo con le sue cariche, positivo anche nell’apporto difensivo, la partita contro Tonga potrebbe avergli dato un extra boost nel proseguimento della carriera internazionale.

Shota Horie (Giappone)
Daniele Pansardi

Uno dei pilastri della mischia nipponica è senza dubbio Shota Horie, tallonatore completo tecnicamente e capace di fare qualunque cosa su un campo da rugby: correre agile, placcare duro, offload notevoli e anche insospettabili grubber dietro la linea di difesa. Contro l’Irlanda è stato scelto come Man of the Match al termine di una partita totale.

È stato il terzo giocatore del Giappone per palloni portati avanti (13) e ha battuto 2 difensori; in difesa ha compiuto ben 17 placcaggi, sbagliandone solo uno, molti dei quali avanzanti. È un classe 1986, ma non è mai troppo tardi per un contratto in Europa magari, dove meriterebbe senz’altro di giocare.

Manuel Leindekar (Uruguay)
Daniele Pansardi

Volendo scegliere un uruguaiano per rappresentare la passione e l’orgoglio con cui i Teros hanno giocato le prime due partite della Rugby World Cup 2019, con la grande impresa contro le Fiji, si può puntare senza sbagliare troppo su Manuel Leindekar, spilungone di 2 metri classe 1997.

Leindekar, al momento giocatore dell’Oyonnax, ha giocato due partite chirurgiche in difesa, sbagliando un solo placcaggio. In particolare, contro le Fiji non ne ha sbagliato nessuno, mentre l’Uruguay di squadra ne ha mancati ben 48. Fisicamente è già a un buon punto, ma può ancora crescere ulteriormente vista la giovane età. Il futuro è suo.

AJ MacGinty (Stati Uniti)
Daniele Pansardi

Il mediano d’apertura dei Sale Sharks è di fatto il leader tecnico degli Stati Uniti. Nelle prime due partite contro Inghilterra e Francia ha tenuto un livello sempre molto alto di composure e di sangue freddo, che gli ha permesso di districarsi al meglio contro due squadra molto aggressive con le loro difese.

Finora non si è certamente tirato dietro nemmeno in difesa, nonostante le prestazioni degli Eagles non siano state irreprensibili (23 placcaggi in totale e 4 mancati). In attacco ha cercato di far girare la propria squadra come ha potuto, senza mai rinunciare alla ricerca della giocata importante o attenendosi al compitino. E ha prodotto anche alcuni highlights personali notevoli:

– I migliori giocatori della prima settimana

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