Rugby World Cup 2019 – Le squadre: Giappone

I nipponici hanno grandi ambizioni, ma basteranno la determinazione e il fattore casa per centrare lo storico passaggio del turno?

ph. Eddie Keogh/Action Images

La squadra giapponese è uscita dai test preparatori con molte certezze ma anche con tanti dubbi e paure a seguito della netta sconfitta contro il Sudafrica patita nell’ultimo test, disputato a Kumagaya, una delle 12 sedi delle partite della Rugby World Cup 2019, davanti a più di 22.000 spettatori.

Il messaggio diffuso dalla squadra, sia giocatori che allenatore, e diretto a tutti i fan nipponici dopo la brutta sconfitta per 41-7 subita contro i Boks appena due settimane prima dell’inizio della Rugby World Cup è stato quello di non farsi prendere dal panico, e di restare positivi.

Le convincenti prestazioni che hanno portato alla vittoria nella Pacific Nations Cup 2019 e la meno rassicurante prova di Kumagaya altro non hanno fatto che confermare che la squadra giapponese si trova più o meno nelle stesse acque di quella italiana. Troppo forte per chi sta dietro ma ancora troppo distante da chi sta davanti.

Joseph nel frattempo non ha perso tempo nello schierarsi a difesa dei suoi giocatori, dichiarando di essere orgoglioso della sua squadra: “Quella partita (vs Sudafrica, ndr) è stata un’ottima preparazione per la Coppa del Mondo – ha detto – Era proprio ciò di cui avevamo bisogno”. Il CT ha sottolineato poi come ci siano stati numerosi spunti positivi: uno su tutti, l’ottima tenuta del pacchetto di mischia giapponese contro uno dei pacchetti fisicamente più potenti del mondo. “Sono solo le piccole cose e i dettagli che dobbiamo correggere. A questo livello non si può tralasciare niente, o si viene puniti” – ha concluso.

L’area del gioco che ha mostrato di essere maggiormente esplorabile dagli avversari è invece senza dubbio il gioco aereo. Nell’analisi della sconfitta contro gli Springboks, Joseph ha individuato molto del merito nella netta superiorità sulle palle alte da parte del triangolo allargato sudafricano. “Irlanda e Scozia giocheranno così contro di noi, quindi è un’area del gioco su cui dobbiamo lavorare assolutamente” – ha detto nel post partita.

Ambizioni e obiettivi

L’obiettivo dichiarato è raggiungere almeno i quarti di finale, mai centrati prima dal Giappone. L’intero movimento rugbistico, forte dell’esperienza e dei miglioramenti fatti dalla Rugby World Cup 2015 ad oggi e confidando nella forza del sostegno di tutto il Paese, si trova in un mix di emozioni che oscilla dalla fiducia alla speranza.

Il clima che si respira nella capitale è già molto caldo. Tutti, ma proprio tutti, anche chi non conosce le regole del gioco, parlano di rugby, giocatori e punti di forza degli avversari, mentre le televisioni sono piene di palla ovale: pubblicità, partite, speciali, persino una nuova serie tv incentrata su una squadra aziendale.

Il Giappone si approccia a questa World Cup casalinga con tutta la pressione del giudizio del Paese sulle spalle. Nonostante la loro proverbiale educazione e compostezza esteriore, alla quale tengono moltissimo, i nipponici non si divertono troppo quando perdono, in particolare quando vengono ‘maltrattati’ nel punteggio. A riprova di ciò basta considerare la drastica caduta di popolarità che il rugby ebbe in Giappone a seguito della sconfitta per 145-17 subita dagli All Blacks durante la Rugby World Cup del 1995 in Sudafrica. Ci vollero più di 10 anni affinché l’interesse per il rugby ricominciasse a crescere. Joseph ha detto che lui e i suoi giocatori conoscono benissimo l’importanza di una grande prestazione alla Rugby World Cup, soprattutto per sostenere l’interesse per il rugby tra il pubblico giapponese anche in futuro.

Per tutte queste ragioni, i nipponici hanno fatto i compiti a casa con grande dedizione e, a detta di un veterano come il seconda linea Luke Thompson (al quarto Mondiale quest’anno), tutti i preparativi necessari per raggiungere l’obiettivo di approdare ai quarti di finale sono stati fatti nel migliore possibile dei modi. “Delle quattro squadre di preparazione alla Rugby World Cup di cui ho fatto parte, nessuna era così mentalmente e fisicamente preparata. Non vogliamo deludere nessuno, vogliamo che tutti siano orgogliosi di noi” – ha detto il trentottenne seconda linea nativo della Nuova Zelanda.

Basterà la grande determinazione dei Giapponesi a colmare il gap tecnico con Irlanda e sopratutto Scozia?

Il calendario

Il calendario dei giapponesi, sempre con intervalli di 7/8 giorni tra un match e l’altro, è forse il migliore in termini di giorni di recupero e riposo a disposizione, fattore che può essere molto importante in un torneo così intenso come la Rugby World Cup.

I padroni di casa saranno impegnati nella partita d’apertura della World Cup a Tokyo il 20 settembre contro la non problematica Russia. Dopodiché sarà la volta della partita più proibitiva, quella contro l’Irlanda il 28 settembre. Otto giorni di riposo per preparare la sfida ai verdi sono molti, ma l’Irlanda sarà con tutta probabilità una montagna troppo alta da scalare per i nipponici.

Altri sette giorni di riposo e sarà la volta di Samoa, contro cui l’obiettivo è portare a casa i 5 punti, anche se non sarà certo una passeggiata. Infine, con altri 8 giorni di riposo alle spalle sarà probabilmente il momento della verità: dentro o fuori, non solo per il Giappone, ma anche per gli avversari scozzesi.

Giocatori da seguire

Due dei giocatori senza dubbio più forti della squadra sono la frizzante ala Kenki Fukuoka e il potente ball carrier Amanaki Mafi. Entrambi però si sono infortunati  nella partita con il Sudafrica: Mafi ha problemi alla spalla ma dovrebbe essere disponibile fin dall’inizio del torneo, mentre per quanto riguarda Fukuoka i suoi problemi al polpaccio non sono così gravi come si temeva all’inizio e dovrebbe quindi poter rientrare presto.

La loro assenza sarebbe davvero una tragedia per le ambizioni della squadra che fa davvero molto affidamento sulle qualità di finisher di Fukuoka e sulla capacità di battere l’uomo e mettere la squadra sul piede avanzante di Mafi.

Altri giocatori che metteranno sicuramente la firma sulle prestazioni della squadra giapponese sono, tra i trequarti, l’ala Kotaro Matsushima e i mediani di mischia Yutaka Nagare e Fumiaki Tanaka.

Per quanto riguarda gli avanti il pilone Keita Inagaki è ormai una certezza, viste le sue ripetute ottime prestazioni contro qualunque mischia avversaria. Ultimo, ma non di certo il meno importante, il carismatico e tecnico capitano Micheal Leitch, vero ed indiscusso leader della squadra.

Scenari migliori e peggiori

Nel migliore dei casi, i giapponesi confermano di essere una squadra ormai competitiva e in continua crescita. Archiviano senza problemi la partita inaugurale con la Russia e si prendono i 5 punti anche contro Samoa. Una entusiasmante e coraggiosa partita contro l’Irlanda galvanizza le speranze di tutti, giocatori e tifosi, ma non basta per prendersi lo scalpo irlandese.

Nell’ultima partita contro la Scozia il Giappone sfodera la partita perfetta e si prende la rivincita per l’eliminazione alla Rugby World Cup inglese proprio per mano della Scozia. I quarti di finale sono raggiunti, il Giappone è tra le prime otto squadre al mondo ed un’altra pagina della storia del nostro sport è stata scritta. L’avventura finisce però qui, infranta sullo scoglio All Blacks o Springboks.

Nel peggiore dei casi i nipponici vincono ma non convincono contro una davvero modesta Russia. Contro l’Irlanda non c’è storia, è una lezione di rugby che raffredda le speranze di gloria di tutto l’ambiente. Contro Samoa i giapponesi non riescono ad impostare il loro gioco e a sfoderare la loro velocità e dinamismo, vengono imbrigliati nel rugby da trincea e subiscono la maggior fisicità samoana per tutta la partita, finendo così per perderla.

Con il morale a pezzi la squadra giapponese viene schiacciata senza pietà dalla Scozia e le speranze di gloria dei giapponesi si trasformano in un disastro che avrà pesanti ripercussioni sulle future fortune della palla ovale nel Paese.

La storia del Giappone nella Rugby World Cup

1987: fuori ai gironi (0 vittorie)
1991: fuori ai gironi (1 vittoria)
1995: fuori ai gironi (0 vittorie)
1999: fuori ai gironi (0 vittorie)
2003: fuori ai gironi (0 vittorie)
2007: fuori ai gironi (0 vittorie)
2011: fuori ai gironi (0 vittorie)
2015: fuori ai gironi (3 vittorie)

Le schede delle squadre della RWC 2019

– Canada
– Uruguay
– Russia
– Tonga
– Samoa
– Georgia
– Namibia
– USA
– Sudafrica
– Nuova Zelanda
– Australia
– Inghilterra
– Fiji
– Galles
– Francia
– Irlanda
– Scozia
Argentina

Roberto Neri

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