Li ha raccontati un procuratore, Tom Beattie: c’entrano i salary cap, le regole, l’andamento del mercato e l’attività internazionale degli atleti
I problemi dei giocatori nel trovare un lavoro
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Il giorno in cui gli Stati Uniti decideranno di entrare come si deve e a pieno regime nel rugby di alto livello (economicamente e atleticamente), chi sta in alto nel ranking dovrà iniziare a rivedere i propri calcoli.
Però se vogliamo rendere il rugby professionistico e globale si, servono gli USA, probabilmente anche paesi come la Germania potrebbero, anche solo facendo un po’ come il Giappone senza Sunwolves.
Infatti chi sta in alto nel ranking sta facendo di tutto per impedire che il rugby diventi uno sport veramente mondiale.
E’ sempre colpa dei club, per carita’…. ma io ci vedo anche tanta ipocrisia da parte di WR,. Se, come nel calcio, si fermassero i campionati quando giocano le nazionali allora il problema del rinunciare a giocare per la propria nazione non esisterebbe!
La soluzione sono gli usa… Bravo Tom, tu sì che hai capito… Non un minimo di controllo in più da parte della wru (dato che le federazioni maggiori hanno tutti l’interesse, anche per nazionalizzare) o un calendario meno intricato
I giocatori hanno aspettative di guadagno sempre piu’ alte, i club non hanno le entrate per garantire le aspettative di guadagno richieste dai giocatori e le union nazionali favoriscono regole e incentivi che premino lo sviluppo di giocatori locali.
Speriamo che arrivino piu’ soldi da altre parti, per carita’, ma alla fin fine si puo’ anche accettare il fatto che nel mondo del rugby non si producono abbastanza entrate da soddisfare tutti gli aspiranti professionisti del rugby del mondo, anche se sono bravi.
Sono cose che possono capitare.
E comunque, gli USA sempre di più iniziano ad attrarre sempre più giocatori in pre-pensionamento
https://www.planetrugby.com/steffon-armitage-makes-switch-to-major-league-rugby/
Se poi diventerà una cosa simile al Giappone del rugby (prima dei Sunwolves) o come gli USA del calcio, sarà da vedere.
Il punto chiave è che fare il giocatore professionista di rugby è prerogativa di poche persone.
Questo non solo dal punto di vista tecnico e fisico, ma anche solamente per un discorso di numeri.
I campionati che permettono di essere professionisti (sul serio eh, mica rimborsi spese o stipendi simili ad un operaio poco specializzato) sono Francia TOP 14 e forse Pro D2 alcuni club, Premiership e alcuni club di first division, Pro 14, Super Rugby, qualche provincia neozelandese, qualche club nipponico (anche se lì i giocatori oriundi sono pagati dalle aziende proprietarie).
Non considero la Currie Cup perché credo che il livello degli stipendi sia simile al nostro Pro12 il che è tutto dire.
Facciamo quindi a stare larghi circa 60 club? Mettiamo una rosa media di 36 elementi (anche se non tutti questi avranno contratti di livello)?
Ecco che ci sono circa 2.100 posti da rugbista professionista nel mondo.
Cioè, siamo ai livelli dei giocatori professionisti di polo per intenderci.
Se poi vuoi fare il professionista con un contratto con le cifre del 50′ percentile superiore, allora il numero di posti di dimezza ulteriormente a 1050. Dividi quei 1050 nei 15 ruoli del rugby (semplifichiamo…) e ti trovi in concorrenza con altre 70 persone nel tuo ruolo in tutto il mondo e 60 datori di lavoro che possono scegliere come coprire ciascun ruolo, magari pianificando l’ingaggio di un giocatore nel 50′ percentile contrattuale superiore e uno o due in quello inferiore, oppure magari scegliendo solo giocatori a paga piu’ bassa proprio nel tuo ruolo, per concentrare gli investimenti in altri ruoli.
Non e’ una situazione di mercato fantastica.