L’amaro weekend di Benetton e Zebre

L’analisi dell’ultima giornata di Pro14 delle due italiane. Treviso ha pagato gli sforzi di Dublino, ma nulla è perduto (anzi)

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ph. Ettore Griffoni

Nell’analisi della superba prestazione di Dublino, la scorsa settimana, tra le altre cose, avevamo sottolineato come probabilmente non ci fosse mai stata una partita del Benetton più intensa, fisica, sfiancante e dagli impatti così duri come quella giocata contro il Leinster. Una gara, però, quella in terra irlandese, che a distanza di sole sei serate si è fatta sentire oltremodo sui ragazzi italiani, che hanno pagato un prezzo probabilmente inevitabile per lo sforzo profuso alla RDS arena, sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

Se l’approccio ad entrambe le frazioni di gioco, infatti, è stato favoloso, col passare dei minuti, la squadra, al netto dei meriti di un avversario superbo come Munster, è apparsa meno reattiva e meno lucida, su tutto il fronte, rispetto alla versione migliore dei Leoni, disseminando qua e là nel match troppi errori “gratuiti” per poter pensare di vincere contro la squadra di Van Graan.

Va detto, però, che non è affatto facile, soprattutto quando manca uno storico a certi livelli (il Benetton lo sta costruendo ora, con grande perizia), riproporre con continuità lo standard più alto nelle proprie corde, ancor più con poco tempo di recupero, ed al termine di una settimana in cui la pressione e le attenzioni attorno ai biancoverdi, dentro e fuori dal campo, sono cresciute esponenzialmente.

“Non è forte chi non cade mai, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi”

Le battute d’arresto e le notizie negative non sono mancate nel corso di questi mesi, ma tranne in rarissimi casi, ogni delusione è stata vissuta come un’opportunità di crescita, attraverso l’analisi lucida dei dettagli negativi, e la conseguente voglia/necessità di rivalsa immediata. Infilare nel proprio bagaglio esperienziale una serata simile, ad una dozzina di giorni dalla decisiva battaglia di Parma, senza aver di fatto subito alcuna ripercussione negativa in graduatoria (in ottica playoff), al netto del fastidio inevitabile per il ko, potrebbe paradossalmente rivelarsi un fattore in più per l’intenso finale di stagione.

Zebre, tutto secondo pronostico

Che per le Zebre sarebbe stata una partita complicata, invece, era intuibile fin dall’annuncio di 23, al venerdì pomeriggio. E come in tutte le altre sfide in cui i bianconeri schieravano delle formazioni emergenziali o comunque senza diversi titolari: in stagione si possono ricordare i match contro Cardiff (37-0), Munster (7-32), Ospreys (43-0) e Ulster (54-7), per citarne alcuni.

Il copione è quasi sempre stato lo stesso, con i ducali presenti nel match con un buon piglio e ben concentrati, ma praticamente senza scampo fin dal primo minuto e senza soluzione per fare la marea che li stava per travolgere in ogni occasione. Di questa squadra non si può dire che manchi l’impegno, la caparbietà nel voler restare in partita fino a quando c’è una minima possibilità di farlo: anche a Llanelli, prima di crollare nell’ultimo quarto d’ora, le Zebre hanno cercato di restare dentro il proprio piano di gioco sia in attacco sia in difesa con lodevole ostinazione, ma senza particolari risultati.

Le Zebre però non sono state capaci di ancorarsi a nulla, né tatticamente né tecnicamente, e al Parc y Scarlets hanno vissuto sulle folate individuali di Padovani e Giammarioli e poco altro. Dal punto di vista fisico poi l’avanzamento è stato blando, per non parlare delle fasi statiche pressoché inesistenti, come purtroppo avviene regolarmente quasi da inizio stagione, che hanno contribuito a far schizzare alle stelle il contatore dei falli subiti (17). Non poteva esserci una debacle più prevedibile, insomma.

Gli altri temi del weekend

Fattore Monigo

Marco Lazzaroni, da sommelier (in questo caso d’emozioni), ha caratterizzato l’atmosfera meravigliosa presente all’interno dell’impianto trevigiano parlando senza mezzi termini di “romanticismo ovale” nell’aria. Il colpo d’occhio, l’entusiasmo e il coinvolgimento di entrambe le tribune, di certo, sono stati di prim’ordine nel nordovest della città. Uno scenario degno di nota, che ha sospinto, pur in una serata spigolosa, un encomiabile Benetton Rugby e mostrato sul proscenio del Pro14 quale sia il tasso di passione ovale di una città, di una provincia e di una regione che vivono di rugby. Riuscire a riproporre, nel prossimo futuro, tante serate con medesimo tasso di riempimento è uno degli obiettivi dei Leoni.

Il momento magico di Tuva

Dopo un brillante avvio di stagione, Ratuva Tavuyara ha vissuto un periodo di appannamento, ormai superato di slancio. Il trequarti isolano, infatti, si è presentato alla volata finale dell’annata in condizioni psico-fisiche eccellenti e, a distanza di pochi giorni dalla stratosferica marcatura contro Leinster, si è confermato come l’uomo più in palla nell’attacco dei Leoni. Innumerevoli sono state le situazioni in cui ha battuto il primo ed anche il secondo difensore, sfoggiando sempre soluzioni diverse per bruciare l’intervento avversario, creando sempre scompiglio anche per la notevole capacità di riciclare l’ovale con perizia anche nei modi, nei momenti e nelle posizioni più impensabili. La sua verve sarà fondamentale anche nella partita di Parma.

Giovane di belle speranze

Filippo Alongi, pur con pochi allenamenti alle spalle con le Zebre, non ha sfigurato nella sua prima mezzora a livello professionistico della carriera. A 19 anni passare dalla Serie A al Pro14 con un triplo salto mortale potrebbe essere traumatico anche solo per dieci minuti, ma il giocatore cresciuto ai Titani ha mantenuto un buon livello di intensità nonostante tutto, pur soffrendo in mischia (ma con l’andazzo generale sarebbe stata un’impresa spiccare).

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