“Ce lo meritiamo” – La gioia azzurra dopo uno storico Italia-Francia

Sofia Stefan: “Speriamo di dare un segnale forte”. Il CT Di Giandomenico: “Difficile trovare le parole per commentare un risultato simile”

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ph. Mattia Radoni

PADOVA – L’Italia femminile ha chiuso il Sei Nazioni 2019 al secondo posto nella classifica generale. È un risultato sensazionale, che catapulta le azzurre del rugby nella storia dello sport italiano come prima rappresentativa dell’ovale italiano a raggiungere questo risultato. La vittoria contro la Francia – squadra con giocatrici professionistiche in teoria di caratura superiore e capace di battere la Nuova Zelanda – è già di diritto negli annali della nazionale.

Sofia Stefan si presenta in sala stampa e la sua faccia è l’espressione della felicità. Una felicità cosi vera, cosi grande che si legge in faccia ma che è davvero difficile, a volte, da descrivere con le parole. Domenica Stefan ha festeggiato 50 cap con una meta e con un risultato fantastico, ma le prime parole che dice ai microfoni in conferenza sono per il gruppo. Sono un “ce lo meritiamo” che da solo è il ritratto del motivo per cui queste ragazze sono riuscite ad arrivare cosi in alto.

“È stata dura preparare questa partita. È stata dura vincerla. Ma sapevamo che ce l’avremmo fatta. Prima di uscire dagli spogliatoi ci siamo dette che dovevamo vincere per noi, perché il nostro percorso ci doveva portare solo qui.”

Il secondo posto conquistato dall’Italia (16 punti in totale) è un premio strameritato che arriva al termine di una stagione in cui l’Italia ha giocato sette gare, vincendone cinque (compresi i due test di novembre contro Scozia e Sudafrica), pareggiandone una (e lasciando sul terreno di gioco del Via del Mare di Lecce più di un rimpianto) e perdendo solo contro l’Inghilterra vice-campione del mondo e che sabato sera ha conquistato il Grande Slam battendo 80-0 la Scozia a Twickenham.

Il Torneo era già più che positivo alla vigilia della gara di Padova, ma aver saputo lottare e prendersi addirittura il bottino intero è un ulteriore merito per un gruppo meraviglioso, che ha saputo riaccendere l’entusiasmo di chi ha a cuore il rugby italiano.

“Ci vuole un po’ di tempo per realizzare [di aver raggiunto questo obiettivo], speriamo di dare un segnale forte e importante, che ci dia l’opportunità di metterci in luce per andare avanti, per continuare su questa strada. I due test match di novembre ci hanno aiutato, così come crescere durante il Torneo. Dopo la Coppa del Mondo del 2017 il gruppo si sta riformando in vista della qualificazione alla prossima edizione, perché noi ovviamente lavoriamo per il presente ma soprattutto per il futuro.”

“Ogni volta che ci ritroviamo, miglioriamo un pochino – ha continuato Stefan – Dalla sconfitta contro l’Inghilterra abbiamo preso consapevolezza, ci siamo dette di aver tenuto un tempo contro le finaliste della Coppa del Mondo e di dover fare di più per raggiungerle. Da ogni partita prendiamo qualcosa per migliorare in quella successiva e il ‘segreto’ è anzitutto che ci crediamo sempre. E poi tanta umiltà. Sappiamo che da sole non ci possiamo arrivare e giocare insieme come gruppo ci dà tanta forza. Il nostro gruppo è la nostra forza”.

Com’è stata la partita, dunque

“A inizio secondo tempo abbiamo capito che potevamo vincerla – ha detto poi Stefan – Ci siamo dette nello spogliatoio che dovevamo iniziare forte perché a fine primo tempo avevamo fatto un po’ di fatica. Siamo riuscite a tenere il ritmo alto nella ripresa e questo ha fatto la differenza, sia in attacco sia in difesa siamo state efficaci e ci siamo prese anche tante punizioni. Il pubblico oggi è stato fondamentale come sempre, è il nostro sedicesimo giocatore e siamo consapevoli che in casa siamo più forti perché possiamo contare sul loro sostegno”.

Beatrice Rigoni, centro del Valsugana che a Padova ha giocato davanti al suo pubblico, ha svelato subito al suo arrivo in salat stampa che “un minuto prima di calciare l’ovale sugli spalti per chiudere la gara avevo chiesto all’arbitro quanto mancava alla fine! Non riuscivo a vedere il cronometro sul mega schermo in fondo e continuavo a chiederle «quanto manca? Quaranta secondi? Me lo dice lei quando èfinita?»”

L’Italia è riuscita a gestire la gara al meglio, dando l’impressione di avere sempre le idee chiare su come mettere al sicuro prima la vittoria, per poi pensare a prendersi il punto di bonus offensivo che ha significato secondo posto nel Sei Nazioni.

“Abbiamo solo pensato a fare quello che dovevamo fino alla mia meta. poi ci siamo dette «ce ne manca una, andiamo a farla e arriviamo seconde!» – ha detto Rigoni – Quindi abbiamo deciso di non calciare via l’ovale dopo il loro calcio di ripresa del gioco e di fare tutto il possibile per fare la quarta meta, che poi è arrivata”.

“Il secondo posto vuol dire tanto, perché i sacrifici che ognuna di noi fa si vedono e noi come gruppo lo sappiamo, il campo alla fine da’ il suo verdetto ma noi vogliamo sempre dare il meglio. Il piazzato fallito contro il Galles? Quella gara è stata, nel bene o nel male, un punto di svolta perché per noi quella partita è stata persa, non pareggiata. Alla fine ci siamo dette che noi eravamo un’altra squadra, che si meritava di più di quel pareggio. Nelle partite successive siamo scese in campo per ribadirlo e dimostrarlo”.

Anche Rigoni ha ripetuto poi che “il pubblico è il nostro sedicesimo, anzi ventiquattresimo giocatore in campo e ci dà una carica incredibile. Cerchiamo di rappresentare tutto ciò che di positivo fa il rugby e dopo chi ci vede si innamora e torna sempre, perché siamo capaci di emozionarsi a vicenda. Noi cerchiamo di fare il nostro: ad inizio Torneo ci siamo dette di restare concentrate, di prenderci ogni punto. Siamo arrivate seconde – sognare ci aiuta!”.

Il momento del CT

Per ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato il condottiero di questo gruppo di ragazze meravigliose, Andrea Di Giandomenico, uno dei migliori head coach del panorama rugbistico italiano che ha saputo, con tenacia, determinazione e tanto lavoro raggiungere un obiettivo che il rugby italiano non aveva forse mai pensato davvero di poter centrare.

“È difficile trovare le parole per commentare un risultato simile. Il secondo posto da soli dietro solo l’Inghilterra che ha dimostrato, in questa edizione, di essere davvero di un altro pianeta… Potrei dire che i processi di costruzione della squadra si ottengono anche non andando su in classifica, purtroppo”.

“Finalmente riusciamo a fare in modo che tutto il percorso fatto coincida anche con risultati importanti, come quello di oggi – e forse ancora non ci rendiamo bene conto di quello che abbiamo ottenuto. Noi siamo molto convinti, come staff, del lavoro che portiamo avanti e di avere a disposizione un gruppo di atlete che, spinte da una fortissima motivazione, è aperto nel recepire le idee di gioco che vogliamo sviluppare. È  giusto che questo secondo posto sia per loro, perché lo meritano per tanti aspetti.”

Le Azzurre si sono tenute per la gara finale, come asso nella manica, il capolavoro del Torneo edizione 2019, dando l’impressione di essere sempre in controllo. “La gestione delle gare è uno dei processi di maturazione di cui abbiamo già avuto modo di parlare e fondamentale per una squadra che vuole affrontare un Sei Nazioni da protagonista”.

“All’inizio del Sei Nazioni ci siamo detti di tornare a giocare gara per gara puntando all’efficacia immediata, poi iniziamo a lavorare su cosa vuol dire gestire un torneo o una partita. Oggi (ieri, ndr), dopo aver marcato la meta approfittando di un nostro errore, la Francia ha ripreso fiato: quelle sono le cose in cui dobbiamo ancora migliorare. Ovviamente ho fatto questo esempio per dire che il viaggio non finisce mai, la costruzione di una squadra continua.”

“La Francia ha fatto fare a meno di giocatrici importanti – ha continuato Di Giandomenico – Ma rispetto all’Inghilterra sono un po’ più incostanti e hanno più alti e bassi. Non le abbiamo raggiunte, abbiamo vinto solo la gara. Ogni anno abbiamo la fortuna di misurarci con queste squadre che devono essere il nostro obiettivo. Per raggiungere loro dobbiamo sempre cercare di fare un passo avanti tutte le volte perché è troppo facile parlare di un sstema professionistico.”

“Io non sono contrario – ha spiegato il CT – ma credo sia inutile andare ad affrontare discorsi non sostenibili. Parliamo di quello che abbiamo e che possiamo controllare: possiamo migliorare la preparazione individuale delle ragazze, i test giocati a novembre sono stati importanti, e la gestione delle partite”.

“L’Inghilterra per esempio contro di noi non ha dominato come ha fatto contro altre squadre e possiamo dire che c’e’ del positivo anche in un risultato pesante. Non sempre punteggi e classifica sono lo specchio della prestazione. L’importante è non porsi obiettivi troppo alti. Adesso dobbiamo ribadire queste prestazioni e pensare alla qualificazione al Mondiale che dobbiamo ancora conquistare. Inghilterra e Francia lavorano per vincerlo, noi ci dobbiamo ancora qualificare e questa dev’essere la nostra realtà, sempre puntando al meglio”.

Sul suo personale futuro, Di Giandomenico si è poi espresso così: “Questo è il mio decimo Sei Nazioni e ho sempre ribadito che mi ritengo al servizio del movimento. Dove si riterrà opportuno che io possa essere utile, io sono a disposizione. Mi lusinga il fatto che si sia parlato di me per la nazionale maggiore [maschile], ci mancherebbe, ma il confondere i campi di gioco non mi piace. Ci sono analisi approfondite che vanno fatte in contesti particolari e credo resti una battuta tra di noi” – ha detto infine quando un cronista gli ha fatto notare che ci sono state voci che lo volevano alla guida della nazionale maggiore.

“Il progetto sui cinque anni è un qualcosa che ha funzionato dopo la Coppa del Mondo perché ci ha permesso di avere un ricambio generazionale. Anche la Under 18 ha contribuito in alcuni casi dando occasione ad alcune ragazze di talento di entrare a contatto con il rugby internazionale. Poi, come ripeto sempre, grazie al lavoro fatto dai club noi abbiamo solo il compito di finalizzare”. La chiusura è per le dediche: “In una giornata come questa ci sono tante persone cui vorrei dedicare il risultato ottenuto, ma vorrei fare un grande saluto ad Aldo Aceto (allenatore di rugby, ndr)”.

Matteo Mangiarotti

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