Francia: La recherche (o “Alla ricerca della mediana perduta”)

Viaggio nella Francia ovale da una Coppa del Mondo all’altra: un dramma in due volumi

Francia a Twickenham

ph. REUTERS/Rebecca Naden

Cardiff, 2015. Sul prato del Millenium Stadium, al termine di un quarto di finale disastroso contro la pur inarrestabile Nuova Zelanda, si consuma la fine di Philippe Saint-André come selezionatore del XV de France.

Ad ascoltare i giornali, la detronizzazione dell’ex capitano della Francia di vent’anni prima, capace di battere proprio gli All Blacks, si era già consumata quando lo spogliatoio della nazionale transalpina aveva lanciato un ammutinamento nei suoi confronti dopo la netta sconfitta contro l’Irlanda nell’ultimo match del girone prima dei quarti di finale.

D’altronde i risultati della nazionale nei tre anni e mezzo precedenti non sono stati esattamente incantevoli: 45 partite, 23 sconfitte; nessuna vittoria contro Nuova Zelanda, Sudafrica, Galles, Irlanda; record negativi contro Australia e Inghilterra.

Già prima del mondiale inglese, il futuro di Saint-André è segnato: la Federation française si affiderà a quel Guy Novès che in 12 anni a Tolosa ha saputo costruire una dinastia che ha portato al club del sudovest 4 titoli di campione francese (solo una volta fuori dalle semifinali) e 3 coppe europee (con due finali perse). L’obiettivo è rifondare e restituire alla Francia un gioco rispondente alle proprie caratteristiche classiche: una squadra dura, che affronta gli avversari a viso aperto, e offre uno spettacolo effervescente basato sulla continuità del gioco.

Vol.1: Guy Novés, mancanza di spina dorsale

Non un compito facile, quello di Novès, visto anche che nel frattempo il rugby francese, soprattutto quello del Top 14, naviga verso lidi opposti, proponendo un rugby a ritmo inferiore rispetto a quello che si gioca altrove, molto fisico, infarcito di giocatori stranieri e con poco spazio nelle squadre di vertice per i giovani giocatori francesi.

La scelta di Novès però è consapevole: nel 2011, dopo la fine del contratto di Marc Lievremont, la federazione lo aveva cercato per assumere già allora l’incarico, ma il tecnico tolosano aveva rifiutato per stare vicino all’anziano padre.

Nel 2015, invece, quando la FFR annuncia la ricerca di un commissario tecnico per la nazionale. Novès è fra i primi a fornire il proprio dossier, e convince la federazione ad investire su di lui. Il suo primo Sei Nazioni, quello del 2016, è una sorta di audizione generale: sono 30 i giocatori che si alternano nelle 5 formazioni titolari scelte dall’allenatore, che vince alla prima uscita contro l’Italia a Parigi (uno dei grandi rimorsi azzurri, con il drop finale per la vittoria messo fuori da Parisse) e poi con l’Irlanda, per 10 a 9, regalando il primo successo in cinque anni alla Francia.

A giugno la tournée argentina vede un deludente 30 a 19 per i Pumas nel primo test, ma un 27 a 0 per i francesi nel secondo, che sa di riscatto. Anche in questo caso Novès utilizza molti giocatori, ben 23 in due partite, molti diversi da quelli visti al Sei Nazioni. In novembre i risultati passano in secondo piano rispetto allo sviluppo della squadra, anche se nonostante due sconfitti sono tutt’altro che negativi: netto 52 a 8 a Samoa, e poi 23 a 25 contro l’Australia e un incoraggiante 19 a 24 contro la Nuova Zelanda.

Fra novembre 2016 e il Sei Nazioni 2017 Guy Novès sembra avere le idee più chiare sugli interpreti, e infatti il Torneo che la Francia chiude terza è quello dove vediamo la maggiore stabilità degli ultimi anni in termini di formazione, con una spina dorsale ben identificata formata da Guirado tallonatore, un Picamoles in gran forma come numero 8, la coppia Serin e Lopez in mediana e Spedding da estremo.

La Francia ottiene tre vittorie con Scozia, Italia e Galles, va vicina a battere l’Inghilterra e perde di 10 punti con l’Irlanda. Saranno però gli ultimi periodi positivi per Novès come selezionatore: a giugno arrivano tre sconfitte consecutive in Sudafrica, tutte piuttosto nette e per la verità annunciate; a novembre le cose non migliorano contro All Blacks, Sudafrica e Giappone (due sconfitte e un pareggio).

A dire la verità, quest’ultimo è l’unico davvero pessimo risultato della Francia, che ha infilato cinque sconfitte consecutive contro alcune delle squadre più forti al mondo. Il licenziamento di Novès è chiaramente capzioso e prematuro, in un contesto dove si erano probabilmente avvelenate le relazioni fra staff tecnico e federazione presieduta da Bernard Laporte, come dimostrano i successivi strascichi.

A Novès si può forse rimproverare che alla sua Francia comunque mancasse qualcosa: si intravedeva del potenziale, sono stati fatti esordire e ruotare molti giocatori, ma forse a un certo punto è mancata la forza di fare scelte nette soprattutto nella composizione di quella spina dorsale formata dai numeri 2, 8, 9, 10 e 15 di cui si parlava poco sopra. Se a tallonatore e terza centro Guirado e Picamoles hanno monopolizzato gli ultimi anni finanche troppo, tanto da non saper intravedere una vera alternativa a loro due, gli altri ruoli hanno visto un vorticare di singoli e combinazioni senza eguali nelle dirette concorrenti della nazionale francese.

Francia mediana

Quella composta da Antoine Dupont e Romain Ntamack sarà la quattordicesima coppia mediana dalla fine della scorsa Rugby World Cup ad oggi

Si sono infatti visti in soli 2 anni 4 diversi mediani di mischia: Machenaud, Serin, Dupont e Bezy (epurato dopo le prime due partite); 5 diversi mediani di apertura: Lopez, Belleau, Doussain, Thrin-Duc e Plisson;  8 diverse combinazioni fra questi, di cui solo due, quelle fra Serin e Lopez e fra Machenaud e Thrin-Duc hanno giocato insieme più di tre volte, e la seconda comunque non lo ha mai fatto per due volte consecutive. Ad estremo, infine, si sono alternati Spedding, Medard, Dulin, Bonneval e Ducuing.

Vol.2: Jacques Brunel, alla ricerca della mediana perduta

Dopo le turbolenze che investono la nazionale francese nel dicembre del 2017, la scelta di Bernard Laporte ricade su un suo fedelissimo per guidare il XV de France: è Jacques Brunel, il “baffo” del mondo ovale che aveva già allenato l’Italia a livello internazionale con alterne fortune e conquistato uno Bouclier de Brennus con Perpignan.

Lasciata al volo, a metà stagione, la squadra che stava allenando, Brunel entra a Marcoussis con il Sei Nazioni 2018 oramai imminente. Il nuovo selezionatore non può radicalmente cambiare il lavoro del predecessore, ma abbozza qualche novità, come provare a lanciare il giovanissimo Matthieu Jalibert, allenato fino a qualche settimana prima a Bordeaux. Sfortunato, il numero 10 dovrà lasciare il campo con un grave infortunio dopo pochi minuti di gioco.

Si tratta di Francia-Irlanda, la partita dove i parigini rischiano di riuscire nell’imboscata nei confronti dell’avversario, che sarà poi campione del Torneo con il Grande Slam grazie al sensazionale drop da cineteca di Jonathan Sexton.

Brunel riscopre talenti trascurati come Teddy Thomas, porta alla ribalta un altro talento come Arthur Iturria, lancia alcuni giovani della nouvelle vague francese, prodotti di un sistema che a livello giovanile ha cominciato nuovamente a funzionare e a sfornare talenti come i piloni Dany Priso e Cedate Gomes Sa. Dopo il Sei Nazioni viene richiamato in nazionale Morgan Parra, giubilato da Novès e personaggio spesso controverso nello spogliatoio francese.

Il Sei Nazioni 2018 è altalenante: come Novès nel 2016, Brunel coglie solo due vittorie, contro Italia e Inghilterra, ma gli viene ancora concesso il beneficio del dubbio, dato il poco tempo avuto per mettere mano alla squadra. Il guaio, per l’ex CT dell’Italia, è che alle due partite vinte a inizio anno si aggiunge la sola vittoria di novembre contro l’Argentina: la Francia continua a perdere, a non avere una chiara identità di gioco, e ad alternare numeri 9 e 10 senza soluzione di continuità.

In 13 partite, Brunel alternerà ben 6 diverse coppie mediane, e quella che scenderà in campo a Parigi contro la Scozia domani sarà la settima, inedita. E se fino all’inizio di quest’anno sembrava che il tecnico avesse identificato degli attori stabili almeno nella maggior parte degli altri ruoli, le difficoltà recenti sembrano aver fatto saltare totalmente la razionalità delle sue scelte.

Leggi anche: Sei Nazioni 2019: Francia-Scozia, diverse novità nella formazione francese

Mentre dal ritiro della nazionale continuano ad arrivare voci di malcontento nello spogliatoio, di fantomatici “consigli dei giocatori” creati per supportare Guilhem Guirado, non si capisce quale principio diverso dalla vox populi porti Jacques Brunel a ruotare i giocatori uno dopo l’altro, se poi alla fine il problema è chiaramente l’assenza di un disegno condiviso da portare sul rettangolo di gioco.

A otto mesi dalla Rugby World Cup la Francia si ritrova con una squadra quasi acefala, dove Guirado sembra essere l’unico vero e insufficiente leader, e con un bagaglio di esperienza insufficiente ad affrontare una campagna iridata: in terza linea la maglia numero 7 non ha trovato un padrone (specie dopo la mancata convocazione di Gourdon), e la numero 8 ne ha uno che avrebbe bisogno di maggiore concorrenza per dare il meglio di quello che ha; non è chiaro chi sia il mediano di mischia designato, né, a questo punto, se Camille Lopez sia il regista principe; la linea dei trequarti, poi, è praticamente un terno al lotto, dove Gael Fickou è esemplare, essendo partito titolare 18 volte dividendosi in quattro ruoli diversi.

Francia Presenze

Dietro Louis Picamoles, il numero 8 con più presenze è stato Marco Tauleigne (4), già uscito dai radar dopo il Sei Nazioni da carneade dello scorso anno

Sabato allo Stade de France la Francia ha tutte le possibilità di cogliere una vittoria che rilassi i nervi a fior di pelle dell’intero movimento, e una seconda vittoria a Roma il prossimo 16 marzo potrebbe prolungare il periodo di calma fino al mondiale. D’altronde, le potenzialità della squadra ci sono tutte, se è vero che, eccezion fatta per l’ultima apparizione a Twickenham, i francesi sono rimasti in partita in tutti gli incontri giocati. Per arrivare davvero a competere in una Rugby World Cup che vede la Francia nello stesso girone di Inghilterra e Argentina, però, serve una svolta immediata e, soprattutto, delle scelte finalmente forti e nette.

La Francia non può semplicemente attendere che passi novembre per ricominciare a progettare il futuro, guardando alla coppa del mondo 2023 fra le mura amiche: Dupont, Ntamack, Ramos, Bamba e tutti gli altri giovani di questo XV de France possono essere il futuro della nazionale transalpina solo se ci si rende conto che sono, già nell’immediato, il presente.

Lorenzo Calamai

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