Sei Nazioni 2019: l’Irlanda contro tutti

La squadra di Joe Schmidt è la grande favorita. Gli ostacoli? Il calendario e la forma non perfetta di alcuni big

irlanda all blacks

Bundee Aki esce dall’Aviva Stadium dopo Irlanda-All Blacks (ph. Reuters)

Dal momento che molti la danno per favorita per il prossimo mondiale, è inutile dire che l’Irlanda arriva al Sei Nazioni da favorita. Il ruolino di marcia del 2018 non lascia spazio e dubbi: 11 vittorie e una sconfitta, il Grande Slam nel precedente 6 Nazioni, la vittoria della serie estiva in Australia e lo strepitoso novembre con la prima vittoria di sempre in casa sugli All Blacks. Il torneo è solo uno degli obiettivi dell’anno, ma la competizione che si inaugura il primo fine settimana di febbraio è insidiosa. Come ricordò il coach della Nuova Zelanda Steve Hansen al termine della partita dello scorso novembre: “Adesso i migliori sono loro, vediamo come gestiscono la pressione”. Non sarà facile.

Il calendario, ad esempio, ha l’aria di essere molto complicato: l’Inghilterra a Dublino e la Scozia a Murrayfield (dove arrivò una sconfitta nel 2017) alle prime due giornate, poi la trasferta a Roma contro l’Italia come ideale spartiacque prima della volata finale. La Francia all’Aviva Stadium sarà il penultimo atto prima della trasferta a Cardiff contro il Galles, scontro che riserva in genere sempre grandi partite e soprattutto botte da orbi come poche sfide a livello mondiale.

La credibilità e la reputazione costruite nel corso degli anni dalla squadra di Joe Schmidt però sembrano difficile da scalfire un po’ per chiunque. Se i Verdi giocano al massimo, forse solo l’Inghilterra potrebbe avere le qualità per mettere i bastoni fra le ruote a Sexton&co.: lo scopriremo presto, alla prima giornata, ma un’eventuale vittoria inglese a Dublino di questi tempi sarebbe una vera e propria impresa. E questo dice molto della caratura irlandese e in particolare delle capacità che questa nazionale ha nel trovare sempre delle soluzioni adeguate al contesto di gioco. È una squadra molto strutturata, talvolta quasi meccanica, ma armonica come poche.

Punti di forza

L’Irlanda è completa, profonda, con grandissimi campioni, un grande staff e una voglia di vincere che non accenna a diminuire col passare del tempo. Come spiegavamo all’indomani della vittoria sugli All Blacks, uno dei segreti del successo di Joe Schmidt alla guida della nazionale è la costruzione di tanti piccoli vantaggi in ogni zona del campo, anche dove l’Irlanda apparentemente sembra solo in fase di organizzazione o assestamento.

Il playbook dell’Irlanda poi sembra in continua espansione, visto che Schmidt cerca di arricchirlo ogni volta con uno qualcosa di diverso. Il neozelandese è maestro nel ricamare schemi da fasi statiche sempre nuovi, come quelli visti contro l’Inghilterra un anno fa o contro gli All Blacks a novembre, per cui è lecito attendersi ancora altre variazioni che possano sorprendere delle difese sempre più preparate.

La bontà del sistema difensivo è poi certificata dal fatto che Andy Farrell, attuale allenatore della difesa, sia stato promosso come head coach per la prima volta in carriera in vista dell’addio di Schmidt. Un attestato di stima sufficiente a spiegare quanto la visione dell’inglese abbia influenzato la costruzione dell’Irlanda come la conosciamo oggi.

Punti deboli

L’Irlanda è talmente forte che, per indicare i punti deboli, bisogna ricercare nella condizione di alcuni uomini chiave: Sexton e Henshaw sono al rientro da infortuni, Rob Kearney ha un fisico ormai delicato. Il torneo inizierà con problemi in seconda linea: Toner e james Ryan sono a disposizione e in forma, ma nell’ultimo turno di Champions si sono infortunati Tadhg Beirne e Iain Henderson. Per le prime partite sono stati convocati Ultane Dillane e Quinn Roux, in ongir caso si tratterà di un test importante per la profondità della rosa in queste due posizioni.

Qualche problema anche al numero 9. Vero che Conor Murray ci sarà, ma Kieran Marmion non gioca dal match con gli All Blacks e Luke McGrath è indisponibile per tutto il torneo. Per le prime due sfide del 6 Nazioni Schmidt ha convocato John Cooney, capace di cambiare Ulster nell’ultima decisiva sfida del girone di Champions Cup.

Scenario migliore possibile

Inutile nasconderlo: se questa Irlanda dovesse girare al meglio, non potrebbe che arrivare il secondo Grande Slam consecutivo. Cominciare con la terza vittoria consecutiva sull’Inghilterra in altrettante stagioni, inoltre, rappresenterebbe un’ulteriore dimostrazione di forza nei confronti degli acerrimi rivali.

Scenario peggiore possibile

Il calendario dei Verdi è strano, perché li mette subito di fronte all’altra squadra che punta al titolo, l’Inghilterra. In caso di sconfitta in casa alla prima, la trasferta a Murrayfield alla seconda giornata sarebbe delicata. Perdere contro il XV della rosa potrebbe insomma inceppare quella splendida macchina da rugby che è l’Irlanda in questo momento, gettando conseguenze pesante sul resto del torneo e, in prospettiva, sui Mondiali.

Giocatore da seguire

Sono molti i talenti che hanno stupito il mondo negli ultimi due anni. Quello più atteso è però probabilmente Jordan Larmour. Parte come riserva di Rob Kearney, che però ultimamente non garantisce molte partite di seguito. Essendo l’estremo un perno del gioco di Joe Schmidt, Larmour deve mostrarsi in grado di sostituirlo in tutto e per tutto. La pressione su di lui dunque sarà molto alta e dal suo rendimento potrebbero dipendere molte cose, non solo fra febbraio e marzo.

Damiano Vezzosi
Daniele Pansardi

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