Test match 2018: il Vecchio Continente risponde presente

Nell’ultimo novembre prima della RWC dominano le squadre europee: un trend che prosegue da tutto l’anno

ph. Sebastiano Pessina

La vulgata popolare vuole che la Coppa del Mondo di rugby sia un affare per squadre del sud del mondo: solo l’Inghilterra, infatti, è riuscita a scalfire il dominio australe, mettendo le mani sul trofeo nel 2003. Nella storia, per il resto, solo successi neozelandesi, australiani, sudafricani.

Nel 2015, le quattro principali formazioni dell’emisfero australe (Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica e Argentina) occupavano tutti i posti disponibili alle semifinali della Rugby World Cup di quell’anno. Sarà ancora così fra un anno scarso in Giappone?

Le indicazioni degli ultimi test match sembrano indicare un’altra strada: se la chiusura del gap fra le due metà di Ovalia era stata già certificata negli anni scorsi, adesso si può forse parlare di sorpasso delle formazioni europee.

Certo, i test di novembre trovano delle nazionali ospiti che arrivano in Europa stanche e depauperate da una stagione infinita, costrette a trasferimenti continui ed estenuanti. Ciò influisce sui risultati, esattamente come accade per le nazionali europee in giugno. Non dimentichiamoci però che fino a qualche anno fa, pur stante questo fatto, le nazionali australi venivano nel Vecchio Continente a mietere risultati.

La crescita delle migliori squadre europee è quindi innegabile: nel 2018 le formazioni dell’emisfero sud hanno patito un bilancio aggregato di 15 sconfitte e 10 vittorie nei confronti di Irlanda, Galles, Scozia, Inghilterra e Francia.

Il merito delle vittorie europee è principalmente delle home unions, con la Francia che ancora fatica quando deve affrontare le rivali australi. La squadra di Brunel, infatti, al di là della sconfitta patita contro le Fiji nell’ultimo turno del mese, ha vinto soltanto contro l’Argentina, da par suo la più debole delle avversarie, avendo fatto registrare sei sconfitte su sei durante i test match 2018.

Se dopo la RWC del 2015 la rinascita dell’Inghilterra l’aveva portata a rivaleggiare con gli All Blacks per il titolo di migliore squadra al mondo, è l’Irlanda che quest’anno ha impresso il proprio marchio sul mondo ovale, vincendo tutte le partite dell’anno eccetto il primo test di giugno in Australia. Per una formazione che non è mai riuscita a raggiungere le semifinali mondiali un traguardo davvero importante nella preparazione alla prossima coppa del mondo, di cui la vittoria sulla Nuova Zelanda è la ciliegina sulla classica torta.

Per l’Inghilterra invece un bilancio misto: 3 vittorie e 3 sconfitte contro l’emisfero sud nel 2018, ma con la sconfitta di un punto con gli All Blacks che dà tanto coraggio e vigore a Eddie Jones e i suoi. D’altronde, rispetto agli altri, gli albionici hanno dovuto affrontare quattro volte il temibile Sudafrica, finendo con un complessivo due a due sull’anno solare.

Un ragionamento che peraltro vale anche per gli Springboks (record di 4-4 nel 2018), sconfitti due volte da Jones e i suoi, ma anche dal sorprendente Galles, che con nove successi consecutivi è terzo nel World Rugby Ranking, arrivato ai piani alti sottotraccia, ma con una solidità rinnovata e unica a testimonianza ancora una volta del grande valore del lavoro di Warren Gatland e del suo staff.

Contro le avversarie dell’emisfero sud, i gallesi viaggiano con cinque vittorie e zero sconfitte durante l’anno, avendo battuto Sudafrica (2 volte, appunto), Argentina (2 volte, pure) e Australia. La Scozia contribuisce con due vittorie contro l’Argentina al bilancio aggregato di cui sopra.

Gli All Blacks guidano ancora il ranking mondiale e, nonostante la sconfitta, detengono ancora la reputazione di miglior squadra al mondo, ma l’Europa sta arrivando: la Rugby World Cup è più vicina di quanto appaia.

Lorenzo Calamai

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