In un’intervista il presidente rossoblu tocca diversi temi interessanti, tra cui i tagli alla rosa e la collaborazione con il Benetton
Da dove riparte Rovigo? La visione del presidente Nicola Azzi
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“Mi piacerebbe che la Rugby Rovigo diventasse una sorta di Accademia per i giovani in orbita Benetton – spiega Azzi – Ne guadagnerebbero tutti. Così dovrebbe essere per ogni squadra veneta di Eccellenza”.
Così dovrebbe essere per ogni squadra veneta di Eccellenza!
FINALMENTE!!!
Molto bene. ECCELLENZA SOLO UN VIVAIO X FRANCHIGIE! Ottimo, penso che questa sia una resa, visto le scarse risorse riservate al campionato Eccellenza. Brava la FIR, un progetto veramente lungimirante. Nazionale a pezzi, Pro 14 che con tutti i milioni dati finalmente un piccolo risultato. Campionato Eccellenza ormai definitivamente F I N I TO
Questa è la strada obbligata per il Rovigo e, più in generale, per le squadre venete. Valorizzare i giovani e il territorio, collaborare con il Benetton, ridurre le spese. Speriamo tutto questo venga messo in pratica, in attesa che da lassù qualcuno si degni di accorgersi dell’esistenza di un campionato italiano.
Mi sembrano parole molto sensate che esprimono una visione aperta e propositiva e ancor più apprezzabili poiché arrivano dopo pochi giorni da una bruciante sconfitta . Adesso vediamo cosa ne seguirà pero i presupposti sembrano buoni.
Svilire un campionato non sono parole sensate, ma dovute x sopravvivere! Si continua a GESTIRE DENARO e non il RUGBY. Pallacanestro palazzetti pieni, pallavolo idem, il RUGBY dov’é? A già a vincere una qualche partita in Pro,
Negli altri paesi celtici il campionato nazionale ha esattamente questa funzione: fungere da vivaio per le Squadre del Pro14. Non vedo perché da noi debba essere diverso… a vedere i risultati degli ultimi anni forse siamo noi che sbagliamo… ma forse, eh
“Un altro passaggio rilevante dell’intervista riguarda il rapporto del Rovigo con il Benetton Treviso, visto che alcuni dei nuovi acquisti sarebbero stati indicati proprio dal club del Pro14”, a questo punto spero in qualche partita da permit player per Matteo Canali.
https://www.rugbymeet.com/it/news/mercato/arrivi-e-partenze-da-rovigo-julien-nibert-e-thor-halvorsen-nel-mirino-dei-bersaglieri
In generale é tutto molto condivisibile (tanto che pare strano non ci sia un progetto Dogi in corso, con tutte queste ottime idee 😉 ) peró é difficile non notare che, negli anni, Rovigo predica la collaborazione e l’integrazione tra tutti quando gli mancano i soldi e non viceversa.
Sicuramente una coincidenza!
Basta accademie! Una franchigia e soldi risparmiati spalmati a tutte le società Eccellenza! Marketing x prodotto rugby! Rilancio di questo sport! Ormai la nazionale é il pretesto x una bella gita a Roma! NON SI PUÒ SCENDERE PIÙ IN BASSO DI COSÌ!
Infatti . Adesso predicano collaborazione , quando loro sono sempre stati i primi ad opporsi a collaborazioni con chi non accettasse un ruolo di subordinazione .
buon ultimo ci arriva anche rovigo; sia chiaro che non critico, ma fino a quando i soldi e la competitività c’erano, a rovigo volevano, giustamente, la possibilità di andare a livelli superiori, finita la festa, si fa quello che il petrarca, esempio non riferimento, fa da 7/8 anni con la concorrenza dell’ottimo valsugana che insiste nello stesso bacino.
rovigo era già disponibile ad una collaborazione, ma previo ritorno economico e di visibilità, altre società venete è un pezzo che collaborano, magari con dei paletti, con treviso, più per ritorno sportivo (ma tenersi in pancia 7/8 eccelleltici fa comodo anche economicamene) che economico, quindi nel polesine si adeguano.
discorso dogi: basta prese per il cuxo, rovigo e petrarca avevano proposto una opzione seguibile, san donà aspettava disponibile, l’unica contraria mogliano, a quel punto treviso pone condizioni irraggiungibili, più che inaccettabili, da parte delle altre, ed il giochino finisce lì; o la fir dà il titolo al comitato regionale (altra realtà pronta a costruire i dogi) e i club dovrebbero adeguarsi (ovvero una vera franchigia), oppure rispettate i nomi dei “defunti”
In ottica rodigina o veneta non saprei dare un giudizio ma in ottica di rugby italiano la situazione mi pare si stia facendo preoccupante e proprio ora che qualche risultato di crescita giovanile pare esservi. Ho notato che diversi giocatori che per età e capacità potrebbero essere ancora validi nel Pro14 e anche come “costituenti del gruppo” azzurro, lasciano il rugby professionale e continuano solo a livello di passione e mi vengono in mente Jacopo Sarto, Amenta e altri in questi ultimi anni, quando questi sarebbero invece i giocatori che, in una specialità con un professionismo solido, permettono di mantenere alto il livello delle competizioni nazionali che fa da traino per la formazione di giocatori di livello internazionale (oltre a essere talvolta loro stessi, come già detto, dei giocatori internazionali “di rinforzo e di concorrenza”. Tra l ‘altro mi chiedo quanto diminuisca l’entusiasmo nei giovanissimi dotati che però avranno la prospettiva o di entrare in quelle poche decine di giocatori italiani che vivono di rugby per quella che è la durata di una normale carriera sportiva o, se non vi riescono, l’estremo opposto di doversi cercare un altro lavoro ben presto. Qui si parla spesso, a partire dal sottoscritto, di fare in modo che i giovani usciti dalle giovanili trovino posto in prima squadra a buon livello ma se i 25enni o poco più già smetteranno, i giovani non troveranno più chi possa insegnargli qualcosa sul campo. Tutta una reazione a catena verso il basso costituito da un primo campionato nazionale che si avvierà a essere di livello pressoché completamente amatoriale. Insomma, parliamo di grandi cose tipo inserire l’Italia tra le grandi ma stiamo rischiando di veder crollare le fondamenta di tutta la baracca.
c’è gente che non aspetta altro (domestic amatoriale), pensando che questo alzi il livello del rugby italiano…
Domestic italiano professionista solo sulla carta direi . Non è necessario essere professionisti per essere professionali , con ciò non auspico un ritorno al dilettantismo del nostro campionato nazionale , ma non lo vedrei neanche come un problema , la cosa che manca è il livello .
Veramente sulla carta il domestic italiano é sempre stato amatoriale. Per questo non ci sono contributi pensionistici, per esempio.