Il CT degli Azzurrini ci parla dell’ultimo torneo in Galles, ma anche del coraggio di osare e della fretta di ottenere risultati
L’Italia Under 18 vista dal suo allenatore: intervista a Mattia Dolcetto
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Ottima intervista, tutto molto interessante dalle domande alle risposte! C’e da dire che tra U16 e U18 molto ragazzi vengono spostati nei vari ruoli ma è una cosa che accade da sempre (giustamente aggiungo) anche 30 anni fa quando stavo io in U15/U17!
Io torno alla carica: qualcuno sa dove posso trovare le 3 partite del Festival Six Nation dell’U18? È passato un morsetto e secondo me da qualche parte dovrebbero esserci!
Garazie
Idee chiare e ben spiegate, spero possa crescere anche Dolcetto come allenatore, arrivando magari ad una delle due franchigie.
“Anche la domenica, quando si va a vedere la partita di campionato” quando, dove? Mai visto.
Il fatto che tu non li veda non significa che non abbiano visto le partite. Io ad esempio so per certo che assistono.
Sono contento che ci sia qualcuno che ha delle certezze. Sicuramente la selezione per accedere alle accademie zonali non dipende solo dalle qualità del singolo. In questo paese profondamente democristiano non si può evitare di convocare un elemento di quella o di quell’altra regione,
Io non conosco più le dinamiche di selezione da un po’ di anni, qualcuno mi può dire come avvengono attualmente eventuali selezioni per le accademie? Sono dell’opinione che occorra un lavoro capillare di osservazione in giro per l’Italia, da nord come a sud, perché sicuramente i giocatori schierati saranno i migliori allo stato attuale, come afferma Dolcetto, ma magari ci sono dei grandissimi talenti che giocano in squadre e società minori che forse non vengono nemmeno presi in considerazione. E’ ancora così come avveniva fino a una decina di anni fa o sono cambiati i criteri?
In teoria. I tecnici regionali U16 dei vecchi centri di formazione, che dovrebbero conoscere i ragazzi del loro territorio già dai 14 anni, indicano i prospetti che, durante la primavera, vengono visionati dagli allenatori delle varie accademie di competenza in 5/6 allenamenti fra di loro e quindi accertatane la disponibilità da parte del ragazzo e della famiglia convocati. Sul fatto poi che taluni elementi validi ma cresciuti dopo vengano dimenticati nessun dubbio.
bella intervista e punti interessanti da seguire, così ad occhio, da esterno, direi che finalmente sono migliorati preparatori e selezionatori anche sotto l’aspetto dell’approccio al gioco ed i risultati cominciano a vedersi, la dimostrazione che era meglio provare a creare i formatori, prima di creare i giocatori, con un notevole risparmio di tempo e di denari, l’ennesimo tassello che si sistema per inerzia di cui qualcuno si prenderà merito non c’entrandoci nulla
ah, complimenti ai ragazzi ed a dolcetto!
Da questa intervista si deduce che il lavoro di Aboud e dei suoi collaboratori sta andando avanti in maniera ottimale. Noi da fuori non ci rendiamo conto di tutto quello che loro fanno e spesso qualcuno indugia in giudizi frettolosi e fondati sulle proprie sensazioni. Bene, avanti così.
Intervista davvero ottima.