Sei Nazioni 2018: Italia, in Irlanda per fare il possibile

È la trasferta più dura per gli Azzurri, in campo a Dublino per continuare a crescere. Calcio d’inizio alle ore 15:15

italia

ph. Sebastiano Pessina

Dublino non è mai stata molto tenera con l’Italia in tempi recenti. Anzi, più precisamente l’Irlanda. Non che altrove o con altre squadre le cose siano andate molto meglio, ma gli ultimi confronti con i Verdi hanno sempre riservato notevoli batoste agli Azzurri dopo la grande vittoria del 2013 all’Olimpico, ad eccezione della partita di Coppa del Mondo a Londra. Nelle altre sfide, l’Italia ha subito 48 punti a partita segnandone appena 8 di media, con la ciliegina sulla torta della sconfitta casalinga più pesante di sempre nel Torneo rimediata lo scorso anno, quando Stander&co. banchettarono di fronte a un’Italrugby impotente.

Rispetto a quel drammatico pomeriggio romano, i rapporti di forza tra le due squadre sono rimasti invariati. Joe Schmidt sta continuando a rifinire la sua creatura, inserendo giovani come Stockdale e Ryan e provando a sfruttare maggiormente le qualità tecniche dei suoi avanti. Diverso il discorso per Conor O’Shea (alla sua prima in Irlanda da CT italiano) che dopo un 2016/2017 costruito verso secondo determinati dettami strategici e tattici ha cambiato pelle agli Azzurri perlomeno per quanto riguarda il piano di gioco, come evidenziato dall’esordio contro l’Inghilterra di una settimana fa.

Com’è cambiata l’Italia

Proprio la debacle di un anno fa è stata una delle concause che hanno portato lo staff tecnico italiano a rivedere i programmi per il futuro. Le linee guida generali prevedevano la conquista del territorio avversario attraverso il gioco tattico al piede, in modo da portare pressione ai ricevitori per poi instaurarsi nella metà campo altrui.

La contemporanea presenza in campo di Canna, McLean e Padovani avrebbe dovuto facilitare gli schemi di uscita dai 22, ma sia i calci sia la rete difensiva non erano efficaci a sufficienza per disturbare le risalite del campo degli irlandesi, che hanno potuto avere sempre piattaforme d’attacco sicure.

Trecentosessantaquattro giorni dopo, gli obiettivi dell’Italia sono cambiati. L’ovale resta in aria per molto meno tempo rispetto al passato: semplificando, meglio un contrattacco palla in mano che un calcio a tutti i costi, (perlomeno nei casi in cui non sono presenti rischi eccessivi), meglio tenersi il possesso che cercare di recuperarlo, come ha spiegato Giampiero De Carli in un’intervista a All Rugby.

Una scelta per il momento produttiva, che ha portato ad un miglioramento dei movimenti offensivi e ad un utilizzo diverso (e più consono al rugby moderno) del pacchetto di mischia. Giocare insieme, in questo senso, può solo contribuire ad una migliore assimilazione di concetti e princìpi di gioco, al momento piuttosto simili a quelli sviluppati dal Benetton Treviso, con tante cariche a stringere la difesa e allargamenti rapidi solo quando c’è la certezza di poter sfruttare l’eventuale superiorità numerica.

Più in generale, è migliorata la confidenza degli Azzurri con l’ovale, e anche la capacità di compiere le scelte adeguate contro le difese avversarie. Il percorso in ogni caso resta ancora lungo, soprattutto nella velocizzazione dei palloni in uscita dai punti d’incontro, e in questo la trasferta a Dublino potrebbe riservare ancora dolori.

Il controllo dell’Irlanda

Forse più dell’Inghilterra, del resto, il peggior cliente possibile per gli Azzurri nel Sei Nazioni è proprio la squadra di Joe Schmidt: impeccabile nel gioco tattico con Murray e Sexton, abili a punire ogni errato posizionamento alle spalle della linea, manipolatrice in attacco con i ben noti raddoppi e i continui incroci, asfissiante nell’erodere metri alla difesa e nel tenere il pallone per tante fasi senza mai commettere errori. Nel breakdown, poi, Leavy, O’Mahony, Henderson, Best e Furlong saranno rebus difficili da risolvere per l’Italia.

La pioggia caduta a Parigi – e un’ottima difesa francese – non ha permesso all’Irlanda di sviluppare le proprie trame offensive nella prima giornata, ragion per cui dai Verdi sarà lecito attendersi una grande voglia di ricordare al pubblico irlandese di cosa sono capaci. E se il meteo (su Dublino è previsto qualche piovasco) si esprimerà negativamente a riguardo, Sexton&co. non avranno grossi problemi a lavorare l’Italia ai fianchi per punirla con sadico cinismo, come avvenuto nel 2017, potendo contare anche su fasi statiche di livello superiore.

Gli Irish, infatti, dovrebbero avere la superiorità in mischia chiusa considerando anche il mismatch Furlong-Quaglio e seconde linee dal peso specifico maggiore, mentre quantomeno in rimessa laterale la partita potrebbe essere più equilibrata.

Per gli Azzurri sarà necessario proporre anche una difesa più convincente rispetto a quella di una settimana fa, che sappia adattarsi meglio all’avversario e – perché no – togliere spazio all’attacco come accaduto soltanto in brevi frangenti all’Olimpico. Molto della prestazione italiana passerà da lì, perché come ha sottolineato Parisse “non dobbiamo concedere punti facili nei primi 20 minuti, restando così a contatto”. Per il maggior tempo possibile, aggiungiamo noi; come contro l’Inghilterra, sarà anche una gara di resistenza, considerando anche il giorno in meno a disposizione dell’Italia per recuperare dalle fatiche del debutto.

Cosa tenere d’occhio

Chi, se non Matteo Minozzi? L’estremo delle Zebre ha ben impressionato al suo esordio da titolare, mettendo in mostra una buona sicurezza sulle palle alte e doti offensive non comuni ai suoi predecessori con la maglia numero 15. Con Murray e Sexton in giro, è facile presumere un altro test importante per il folletto padovano, questa volta soprattutto a livello di copertura del campo.

Oltre al senso tattico di Minozzi, i Verdi difficilmente non stuzzicheranno anche il canale difensivo tra Boni e Bellini, in cui Anthony Watson ha seminato il panico nei primi venti minuti a Roma.

In terza linea, invece, Braam Steyn riconquista la maglia da titolare e la sua presenza fisica potrà essere di aiuto alla squadra. Nello stesso reparto è stato confermato Sebastian Negri altra nota lieta per le sue abilità nel trattare l’ovale a contatto e nel guadagnare sempre quei centimetri fondamentali affinché la squadra possa dare continuità al gioco. Una delle cose che l’Italia dovrà necessariamente provare a controllare.

Calcio d’inizio alle ore 15:15, diretta tv su DMAX.

Le formazioni

Ireland: 15 Rob Kearney, 14 Keith Earls, 13 Robbie Henshaw, 12 Bundee Aki, 11 Jacob Stockdale, 10 Johnny Sexton, 9 Conor Murray, 8 Jack Conan, 7 Dan Leavy, 6 Peter O’Mahony, 5 Devin Toner, 4 Iain Henderson, 3 Tadhg Furlong, 2 Rory Best (c), 1 Jack McGrath
16 Sean Cronin, 17 Cian Healy, 18 Andrew Porter, 19 Quinn Roux, 20 CJ Stander, 21 Kieran Marmion, 22 Joey Carbery, 23 Jordan Larmour

Italy: 15 Matteo Minozzi, 14 Tommaso Benvenuti, 13 Tommaso Boni, 12 Tommaso Castello, 11 Mattia Bellini, 10 Tommaso Allan, 9 Marcello Violi, 8 Sergio Parisse (c), 7 Braam Steyn, 6 Sebastian Negri, 5 Dean Budd, 4 Alessandro Zanni, 3 Simone Ferrari, 2 Luca Bigi, 1 Nicola Quaglio
A disposizione: 16 Leonardo Ghiraldini, 17 Andrea Lovotti, 18 Tiziano Pasquali, 19 Federico Ruzza, 20 Maxime Mbanda, 21 Edoardo Gori, 22 Carlo Canna, 23 Jayden Hayward

Daniele Pansardi

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