Tre temi fondamentali verso il derby tra Zebre e Benetton Treviso

Il momento delle due franchigie, le diverse filosofie di Crowley e Bradley e gli scontri diretti in chiave azzurra

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ph. INPHO/Billy Stickland

Anche il Benetton Treviso e le Zebre hanno la propria stella cometa, rappresentabile con quel processo sbandierato da tutti e in cui le franchigie non possono fare a meno di credere. Nel lungo viaggio verso un futuro migliore, veneti e ducali arrivano ad una delle tappe più particolari e meno decifrabili in assoluto dell’intera stagione, ovvero il derby – il primo di tre previsti in campionato. La cometa si fermerà momentaneamente a Monigo per entrambe all’anti-vigilia di Natale, a cui entrambe le squadre arrivano dopo sconfitte pesanti – ma anche piuttosto diverse – nell’ultimo weekend di Coppa. Ma quali sono i principali temi della partita?

 

 

1. Turning point in vista?

Le dure parole di Steyn e le rabbiose lacrime di Budd sono sufficienti per comprendere quanto sia stata dolorosa e inaspettata nelle proporzioni la sconfitta contro gli Scarlets. Un tonfo così rumoroso rischia di far perdere certezze ad una squadra che semrava aver imboccato la strada giusta, come dimostrato dalle tante prestazioni positive inanellate finora. In questo senso, il derby arriva al momento giusto per dare la scossa a se stessa e all’ambiente di Monigo, decisamente contrariato durante la brutta recita andata in scena sabato scorso. Comprensibile, visto che le ultime tre partite giocate in casa da Treviso sono state contro Edimburgo (13-24), Leinster (10-36) e appunto contro i gallesi (12-36). Un’altra sconfitta potrebbe inquinare ulteriormente i piani di società e staff tecnico, anche se al contrario un successo stabilizzerebbe di nuovo la situazione in Ghirada. Le motivazioni non mancheranno di certo.

 

Nonostante la pesante debacle per 69-12 contro Gloucester, le Zebre possono permettersi di affrontare la settimana di preparazione con uno spirito meno negativo. Contro il Benetton tornerà in campo la squadra titolare, per almeno undici quindicesimi diversa da quella scesa in campo in Inghilterra e in grado di saper mantenere un livello di gioco sensibilmente alto per ottanta minuti, come già dimostrato contro Connacht a inizio mese e in parte anche nel match di andata contro Gloucester. Quella bianconera non è necessariamente la più forte delle due franchigie italiche, ma è senz’altro quella che arriva meglio alla sfida di Monigo. Sembrerà strano dopo l’ultimo risultato, ma per le Zebre versione 2017/2018 è quantomai fondamentale scindere le riserve dalla formazione titolare. Uscire vittoriosi dal derby potrebbe dare lo slancio giusto ai ducali per la seconda metà di stagione.

 

 

2. Due filosofie a confronto

Nel cercare la strada meno tortuosa verso la personale Betlemme, Kieran Crowley e Michael Bradley hanno scelto due sentieri diametralmente opposti per certi aspetti. Il Benetton Treviso è una squadra più lineare e verticale, ancorata a pochi ma solidi princìpi di gioco in fase offensiva. I Leoni muovono la palla al largo soltanto se in evidente avanzamento, altrimenti puntano a consolidare il possesso e il territorio con cariche più o meno vicine al punto d’incontro. Ai veneti, del resto, i ball carrier di qualità come Barbieri, Budd, Negri, Steyn, Ruzza, Brex e Esposito non mancano; anche lo stesso del resto McKinley è molto abile ad attaccare la linea per vie dirette. Con gli ingressi di Morisi e Ioane la manovra potrebbe diventare più variegata e, anche se l’impianto di gioco sembra essere ormai consolidato, il gioco della trequarti potrebbe beneficiarne. Nelle fasi statiche il Benetton viaggia a corrente alternata ma può contare su delle buone basi, così come in difesa, anche se molto spesso l’attitudine non è stata quella positiva.

 

Il modello scelto dall’irlandese è invece più virtuoso, benché questo non significhi necessariamente più redditizio o vincente. Che le Zebre siano decisamente più gradevoli e divertenti rispetto a qualunque versione di una franchigia italiana in Celtic League, invece, è un dato di fatto. Il movimento perpetuo dell’ovale e la ricerca degli spazi al largo sono i concetti chiave nel diktat di Bradley, che è riuscito a trarre il meglio dalla scarna rosa a disposizione, adatta alle strategie di Bradley. Ad ognuno le proprie terze linee, per esempio: Mbandà, Meyer e Giammarioli (più Licata) sono molto abili nel giocare nei canali esterni e nel proporre linee di corsa interessanti ad una mediana Violi-Canna a proprio agio quando il ritmo deve restare alto. Il rischio di andare fuori giri è sempre molto alto soprattutto in difesa, dove i bianconeri sono generalmente molto aggressivi e cercano di togliere spazio all’attacco; la comunicazione e la copertura reciproca diventano fondamentali, e ogni minima incomprensione può generare buchi invitanti.

 

 

3. Scontri diretti azzurri

Un confronto diretto tra i tanti possibili protagonisti dell’Italrugby potrebbe certamente aiutare Conor O’Shea e il suo staff nella valutazione dei singoli. Che, a loro volta, saranno ulteriormente motivati nello spingersi oltre la propria asticella. In ogni reparto, di fatto, ci sarà una sfida nella sfida:

prima linea: Ferrari non ci sarà, per cui spazio alla lotta per una maglia di riserva in Nazionale tra Chistolini e Pasquali. Lovotti e Bigi possono vantare un cospicuo vantaggio rispetto a Zani e Fabiani, ma soprattutto quest’ultimo ha le potenzialità per scalare le gerarchie

seconda linea: Biagi ha dimostrato di essere in grande spolvero al rientro, e si ritroverà a fronteggiare il pacchetto trevigiano formato da Budd, Ruzza, Lazzaroni e Fuser, ovvero i quattro convocati per i Test Match di novembre

terza linea: i titolari delle sfide con Fiji e Argentina, Minto e Steyn, non potranno essere in campo insieme a causa della squalifica del primo. Da una parte la crescita costante di Negri, dall’altra chi aspira a prendersi una maglia da titolare nel prossimo Sei Nazioni: Mbandà e Giammarioli. Due stili diversi a confronto

mediana: le ultime prestazioni non lasciano molti dubbi a O’Shea se non puntare su Violi e Canna, ma per Tebaldi, Gori, Allan e McKinley le prossime due settimane saranno decisive

centri: Luca Morisi contro tutti. O’Shea potrebbe riservare un occhio di riguardo anche a Bisegni, i cui progressi in fase offensiva sono innegabili rispetto all’annata scorsa.

ali: con l’infortunio occorso a Venditti, è sfida aperta tra Esposito e Bellini. Da seguire particolarmente la loro fase difensiva, visto che entrambi non eccellono nell’uno contro uno

estremo: Hayward vs Minozzi è un duello avvincente anche solo per le caratteristiche dei due giocatori e per la dicotomia ‘italiano vs naturalizzato’ che accende sempre gli animi italici. Il padovano sta preparando il terreno per togliere la maglia azzurra al 30enne neozelandese a colpi di accelerazioni e giocate ad effetto, ma la sensazione è che Hayward rimanga ancora davanti. Edoardo Padovani, intanto, osserva interessato.

 

 

Daniele Pansardi

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