Benetton Treviso, il dopo Scarlets: una sconfitta senza alibi e un elogio a Dean Budd

La partita più inspiegabile della stagione. Il capitano quasi in lacrime in conferenza stampa: “Sono senza parole”

ph. Ettore Griffoni

ph. Ettore Griffoni

Ripercorrendo le sconfitte stagionali, non si trovano grandi difficoltà nel definire quella di sabato la partita più deludente dell’anno per il Benetton Treviso. Troppo ampio il divario tra le aspettative e il risultato finale; troppo diversa l’attitudine dei Leoni rispetto ad una settimana fa; troppo impietosi i fischi e i mugugni di un Monigo disilluso da una squadra a tratti inspiegabile per la gestione delle partite e le scelte effettuate in campo. I fisiologici alti e bassi che le franchigie devono mettere in conto nel loro processo di crescita, del resto, non posso essere sempre l’ombrello sotto cui ripararsi da ogni grandinata. Questa volta non possono esserci alibi.

 

Sono gli Scarlets ad aver semplicemente giocato meglio o il Benetton ad aver compiuto diversi passi indietro? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Entrambe le squadre hanno offerto una prestazione estremamente diversa per efficacia e aggressività rispetto a sette giorni fa. E se già a parità di rendimento sarebbero i gallesi a vincere otto volte su dieci, figurarsi con un tale dislivello nell’esecuzione e nel decision making, davvero deficitari per i Leoni nel match di sabato. Una sconfitta, inoltre, che somiglia in maniera preocccupante a quella rimediata  a fine ottobre contro Edimburgo; anche i prodromi erano gli stessi, ovvero una sfavillante partita in Champions Cup (contro Tolone) che aveva alzato sensibilmente l’asticella delle aspettative sulla squadra di Crowley.

 

Le analogie ci dicono soprattutto dell’enorme difficoltà da parte di Treviso nel gestire la pressione di una partita potenzialmente favorevole, oltre che nel non saper preparare al meglio una sfida alla propria portata subito dopo aver sfiorato una vittoria di grande prestigio. Non era successo a settembre e per gran parte del mese di ottobre, ma la nuova (che poi è anche vecchia) tendenza sembra essere questa. Lo stesso principio si può applicare alla sequenza di partite contro Ulster e Leinster, con il successo sfiorato a Belfast seguito da un passivo pesante rimediato contro i dubliners, seppur con più attenuanti visti i buoni momenti avuti durante il match.

 

Il 12-36 senza appello subito dagli Scarlets, però, va oltre anche la semplice mancanza di continuità, perché si fa fatica a credere che la stessa squadra ammirata a Llanelli e capace di rimontare da 21-7 a 21-28 con un uomo in meno fosse la squadra con gli stessi princìpi di gioco di due giorni fa. L’attacco non ha avuto in nessun momento la stessa brillantezza e, nelle rare occasioni in cui un ball carrier riusciva a creare avanzamento, la mediana non è mai riuscita a cavare qualcosa di buono per sé e per gli altri.

 

I gallesi, capita l’antifona, non attendevano altro che l’attimo giusto per affondare il colpo nei punti d’incontro e scavare per recuperare l’ovale, ispirati da un James Davies in formato Nazionale. Quando non riusciva il grillotalpa, era direttamente Treviso a restituire palla agli avversari con in avanti o falli nel breakdown. E le statistiche sull’indisciplina (14 punizioni contro) e sui turnover (19 contro 12) riassumono molto della prova da dimenticare del Benetton, al massimo della sua irriconoscibilità. Nemmeno Braam Steyn, in conferenza stampa, ha trovato risposte ai tanti interrogativi sollevati dalla partita: “Bisogna invece che ognuno si guardi allo specchio per capire se veramente sta esprimendo il massimo in campo e nel preparare la partita. Tutti lavoriamo assieme in settimana per dare il top. Una bruttissima partita, siamo molto delusi, davvero non trovo le parole per spiegarla”. Una cosa è certa: da sconfitte del genere, in cui ci sono ben pochi spunti di riflessione, c’è anche ben poco da imparare. E questo può essere solo un’aggravante.

 

 

ph. Ettore Griffoni

ph. Ettore Griffoni

Dean Budd, la colonna

Al Benetton Treviso, Dean Budd ha offerto gli anni migliori della sua carriera. Anzi, sarebbe più corretto estendere il raggio d’azione all’Italia intera. Il neozelandese è arrivato in Italia nel 2012/2013, diventando quasi da subito uno dei giocatori più affidabili per Franco Smith, Marius Goosen, Umberto Casellato e Kieran Crowley, che ha premiato anche le sue doti di leadership nominandolo capitano. Conor O’Shea, vista la penuria di seconde linee di un certo livello, non ha potuto ignorare le abilità tecniche di Budd e il suo grande spirito di sacrificio, evidenziato anche con il passaggio ormai stabile in seconda linea (lui che ha sempre giocato in terza). Fin dall’inizio della sua esperienza, Budd non ha mai sollevato il minimo dubbio sulla bontà del suo impegno a differenza di molti altri stranieri arrivati in Ghirada, contribuendo sempre al massimo delle proprie possibilità alla causa biancoverde.

 

Contro gli Scarlets, il barbuto 31enne ha dimostrato una volta di più tutto il suo valore in campo e il suo attaccamento al club, dando una prova di forza e sostanza unica tra i suoi compagni. Budd è stato il solo a creare dei reali grattacapi ai difensori gallesi, vincendo sempre l’uno contro uno e guidando la squadra (vanamente) da autentico leader fino all’ottantesimo, quando ha servito pure un assist al bacio per Ioane con un grande offload.. Fin qui nulla di sorprendente, se non fosse per un post gara in cui Budd ha scaricato tutta la tensione e la sua carica agonistica in lacrime di rabbia e di sincero dolore, come racconta La Tribuna di Treviso.

 

Con gli occhi rossi di chi fa fatica a trattenersi, l’azzurro non si nasconde dietro alle classiche dichiarazioni di facciata: “Quasi mi viene da piangere. Sono senza parole, non me l’aspettavo assolutamente – ha detto Budd – Onestamente non riesco a fornire una spiegazione: la sto cercando, ma non ce l’ho. Mi dispiace”. La ferita è profonda, soprattutto perché le debacle più sonore sono sempre arrivate davanti al pubblico amico. “Noi vorremo che Monigo fosse il nostro fortino. Solitamente giocavamo meglio in casa nostra, mentre in trasferta beccavamo 50 punti, adesso sembra che la situazione sia cambiata. È una bruttissima sensazione: come gruppo stiamo cercando di ovviare a tutto questo”. Nella desolazione generale, più che mai il Benetton Treviso dovrà aggrapparsi al proprio capitano.

 

Daniele Pansardi

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