Serenità e reazione: un 27-41 che fa meno male di altre volte

Nel momento più difficile arriva una prova di orgoglio delle Zebre. Videointervista a Jimenez e Bellini (e i complimenti di Young)

zebre rugby champions cup

ph. Luca Sighinolfi

Preso in termini assoluti, 27-41 può essere un risultato pesante. Ma considerando squadre e contesto, lo è un po’ meno. Anzi, decisamente meno. Nella settimana del cambio di allenatore e di capitano, nel generale contesto di difficoltà ed incertezza, contro una squadra come i Wasps che schieravano una formazione di assoluto spessore, con un centro e un’ala fuori ruolo, questo 27-41 (al seguente link gli highlights) assume un significato diverso. Sia chiaro, il divario in campo c’era, eccome, e le sei mete subite sono lì a testimoniarlo. Ma aver chiuso avanti nel punteggio la prima mezzora, aver chiuso il match marcando (a proposito, quarta meta di Ruzza in Europa) e l’aver saputo costruire in un paio di occasioni un momentum di gioco positivo e propositivo, danno la sensazione che la squadra abbia avvertito dentro di sé una qualche scossa, mentale prima ancora che tecnico/tattica. E le parole dei protagonisti lo confermano.

 

 

Dai Young: i nostri errori merito della pressione delle Zebre

Non è contento a fine gara il Director of Rugby delle vespe Dai Young. Demerito dei suoi (“nei primi venti minuti abbiamo sofferto in mischia e non abbiamo rispettato le situazioni, commettendo errori e dando alle Zebre possesso e territorio”), ma merito anche dei bianconeri. “L’aggressività messa in campo dalle Zebre non mi stupisce – racconta a fine match – piuttosto siamo noi a non essere stati bravi come avremmo dovuto. Ma questo è anche merito degli avversari: questa era la loro occasione per creare scompiglio nel Girone, anche alla luce delle voci sul posto garantito in Champions. Se non abbiamo giocato bene è per la pressione che abbiamo subito e che ci ha portato a commettere errori, specie nei set pieces”.

 

 

Victor Jimenez: il vero obiettivo è il cambio di mentalità

Parlando degli ottanta minuti del Lanfranchi, per il tecnico argentino l’aspetto più positivo dal punto di vista puramente sportivo e tattico è stato quello di non sbandare e non far scappare via in maniera eccessiva e pesante gli avversari. E sul 13-34 con cui si è entrati nell’ora di gioco, il pericolo era concreto.

 

 

Ma in una settimana “difficile” in cui tante cose e tante critiche “hanno toccato da vicino” la squadra, il vero obiettivo di giornata non era tanto quello del punteggio quanto piuttosto quello del carattere. Un cambio di mentalità, anche in ottica Sei Nazioni sia per i giocatori internazionali che saranno impegnati nel torneo sia per quelli che resteranno in squadra ad affrontare i durissimi mesi di febbraio e marzo. Obiettivo che per coach Jimenez è stato raggiunto.

 

 

 

Mattia Bellini: serenità e libertà di giocare

Gli infortuni dei vari Castello e Afamasaga, hanno costretto il giovane trequarti classe 1994 e alla prima stagione in Pro12, ad adattarsi a centro. E dopo la meta contro Connacht, Bellini si è ripetuto anche contro i Wasps, offrendo una prestazione di sicuro convincente. Assieme a lui abbiamo parlato della reazione avuta dalla squadra nonostante momenti in cui la luce si è spenta, dell’importanza che questa prestazione può avere sul gruppo (“nell’ultimo periodo ci eravamo un po’ separati dopo Treviso e dopo Edimburgo”) e della ritrovata serenità e libertà di giocare.

 

https://www.youtube.com/watch?v=JgFoCaaa-RY

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