Sei Nazioni 2017: le designazioni arbitrali

Per gli Azzurri esordio con Doyle. Due impegni per il nostro Marius Mitrea

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Fabruz 8 Dicembre 2016, 17:21

    Non so come venga gestito il sistema di promozione degli arbitri, ma credo proprio che Mitrea sia pronto per una designazione da primo arbitro

  2. fan5712 8 Dicembre 2016, 17:47

    Purtroppo rappresenta comunque la federazione italiana..chissà se qualcuno in Fir ha mai fatto domande su questo argomento?! Non lamentiamoci poi se per arbitrare l’Italia ci mandano sempre arbitri esordienti..

  3. jazztrain 8 Dicembre 2016, 18:36

    Chiedo scusa alla Redazione, volevo postare questo articolo tradotto in italiano (non da me) apparso su Planet Rugby che riguarda la Romania…

    Ho pensato di postarlo qui perché si parla di 6 Nazioni B, campionato che seguo con grande interesso…

    Mi scuso con tutti voi….

    ROMANIA: SULLA CRESTA DELL’ONDA MA TENUTA NELL’OMBRA

    Sul sito Planet Rugby è uscito un interessante articolo riguardante la nazionale e più in generale il rugby della Romania e noi, sempre attenti verso l’estero e le tematiche meno popolari, abbiamo deciso di rielaborarlo e trarne alcune riflessioni.

    Questo 2016 è stato un anno grandioso per la nazionale rumena, in termini di risultati ma non solo. I test match autunnali sono appena finiti e gli “Oaks” hanno vinto tutte le tre gare disputate, contro Usa, Canada e Uruguay: l’unica nazionale, insieme all’Inghilterra e alle Tonga, a chiudere imbattuta i November Internationals (per la precisione, aggiungiamo anche la Germania). E il bilancio annuale è encomiabile, con 10 vittorie su 11 partite: la macchia risale all’ultimo match del “Six Nations B” perso a Tbilisi contro la Georgia. L’aspetto che però colpisce è che questo sia stato l’anno della sperimentazione e della ricostruzione per la nazionale est europea. Dopo la RWC 2015, conclusasi in modo soddisfacente con una vittoria sul Canada, una sconfitta di 10pt con l’Italia e due sconfitte tutto sommato contenute con Francia e Irlanda, alcuni veterani hanno dato l’addio, in primis il leggendario flanker Tonita, ed è stato così il momento di provare nuovi giocatori. Favorito dal fatto che il Six Nations B del 2016 non avesse alcun importanza ai fini delle qualificazioni mondiali, coach Howells ha così potuto far ruotare ampiamente i giocatori, riuscendo a schierare addirittura 50 elementi. Un numero enorme che testimonia abbastanza bene il buono stato di salute del rugby rumeno e che non ha appunto impedito di conseguire un ottimo bilancio in termini di risultati.

    Ma c’è di più, e per i più esperti è un aspetto che impressiona. Si è notato un evidente cambiamento nel modo di giocare. Il rugby rumeno e di conseguenza la sua nazionale è stato per lunghi anni contraddistinto da un gioco basato quasi esclusivamente sul pack, che in effetti è sempre stato di spessore: pertanto si potevano ammirare ottime fasi di conquista, con mischie dominanti e carrettini da touche, duri scontri fisici vicino al punto d’incontro, una difesa rocciosa. Dal punto di vista dell’attacco e specialmente del gioco dei tre quarti, ben poche cose brillavano: ci si limitava a tanti calci di spostamento, penetrazioni verticali, poca fantasia e un handling scarso. Si sta ora scorgendo un nuovo stile di gioco, impensabile fino a poco fa. E le nazionali di Usa e Canada ne sono rimaste decisamente scottate, dal momento che, oltre a essere inferiori “davanti” come da programma, sono state battute anche “dietro” e questo è apparso incredibile in primis ai tifosi di casa. Si è quindi visto uno stile di gioco totale e spettacolare, moderno ed efficace. Questa piccola rivoluzione potrebbe essere di vitale importanza per la Romania e farle fare quel salto in più che ancora non riesce alla Georgia, squadra con una delle più forti mischie al mondo ma decisamente carente lungo la linea arretrata e in generale nel gioco al largo.

    Tanti sono i giocatori da menzionare, anche se la forza della squadra è per noi il collettivo, tenuto insieme da una mentalità umile e decisa. Il bomber Vlaicu, l’estremo Fercu, i mediani di mischia Calafeteanu e Surugiu, il saltatore Popârlan, il pilone Lazăr sono quelli più in vista. Certo, negli ultimi anni sono stati naturalizzati alcuni stranieri che hanno favorito il mantenimento/innalzamento del livello e questo fattore, considerato necessario, non ci vede pienamente convinti; d’altronde una tale politica è stata seguita in maniera molto più massiccia dalla nazionale italiana in tempi non sospetti. Ma quale può essere il segreto di un tale successo della Romania negli ultimi anni? Secondo Planet Rugby, e noi siamo assolutamente d’accordo, dietro a tutto c’è la Superliga, il campionato domestico. Sebbene sia formato da 7 squadre e debba convivere con problemi purtroppo non sconosciuti a noi in Italia, è un torneo di alto livello. Salvo un club, tutti sono professionistici e vi militano quasi tutti i nazionali e numerosi stranieri di qualità che considerano ormai la Romania come un Paese importante per mettersi in mostra e cimentarsi col rugby europeo. Insomma, facciamo un paragone? Niente a che vedere con l’Eccellenza italiana! Ricordiamoci che l’anno scorso Timişoara ha distrutto Rovigo, Fiamme Oro e Calvisano nella Qualifying Competition e si è guadagnata la prima storica partecipazione alla Challenge Cup, estromettendo di fatto i club della massima serie italiana che fino a quel momento avevano sempre avuto un posto. I migliori giocatori rumeni si trovano in patria e infatti pochi membri della nazionale militano all’estero: questo aiuta non solo lo sviluppo e la competitività, ma anche e soprattutto l’interesse per il campionato da parte dei tifosi.

    In tutto ciò, le note dolenti non mancano poiché appare evidente che la Romania sia purtroppo snobbata dalla World Rugby. I dati dei match internazionali che è chiamata a svolgere sono imbarazzanti se si pensa che la cosa più importante per una nazionale “emergente” è quella di confrontarsi anche con rivali di fascia superiore in modo da poter testarsi e crescere. Nel 2016 la Romania è stata l’unica nazionale del Tier 2 (cioè di seconda fascia) a non sfidare una nazionale del Tier 1 (la prima fascia) ed è da più di dieci anni che questo non avviene, escluse le gare ai Mondiali. Una mancanza di considerazione da parte di chi decide gli accoppiamenti per i test match internazionali che appare ingiustificata e che costringe nell’ombra una nazione rugbistica di grande tradizione e che vuole costruirsi un futuro da protagonista.

  4. carpediem 8 Dicembre 2016, 18:48

    O’Keeffe, questo qua non mi ricordo di averlo mai sentito, da dove salta fuori?

  5. Dusty 8 Dicembre 2016, 21:15

    Pensavo che Mitrea dopo aver ben diretto alcuni test match (due o tre non ricordo) fra squadre importanti si era guadagnato il diritto di arbitrare almeno una partita del prossimo 6N invece farà il secondo GdL in due partite. Sinceramente non capisco e soprattutto temo che questo sia un treno perso forse definitivamente. Mi spiace perchè è un ottimo arbitro assolutamente a livello dei migliori.

  6. And 9 Dicembre 2016, 02:41

    il + in forma di tutti è Gauzere ma arbitra solo una partita (la nostra). O’Keefe è il NZ, la matricola del lotto, e ce lo mandano a noi. Raynal al momento mi sfugge, credo sia inglese. Clancy è stato fatto fuori o si è ritirato?

  7. carneade 9 Dicembre 2016, 09:53

    Purtroppo manchiamo di peso politico all’interno dei Boards delle varie competizioni. In World Rugby ci sono Gavazzi e Saccà (rari test di Tier2); 6N Gavazzi e Saccà (vedi articolo); in EPCR ci sono Gaetaniello e Rinaldo (gare solo x Mitrea); in Pro12 Pavanello e Cantoni (ancora gare solo x Mitrea).
    Il fatto poi che le squadre italiane non facciano altro che prendere batoste e perdano sempre, persino nella 3 coppa, non aiuta certo a “pretendere” qualche gara in più, anzi dobbiamo ringraziare di essere ancora seduti al banchetto.
    Raynal è francese; O Keefe arbitra in Super Rugby.

  8. malpensante 9 Dicembre 2016, 11:18
  9. fabiogenova 9 Dicembre 2016, 11:26

    Se non ora, quando?

  10. carneade 9 Dicembre 2016, 12:52

    Giusta e corretta osservazione.
    Sarà difficile avere in futuro una situazione così favorevole per Mitrea: arbitra regolarmente in EPCR E Pro12, e dopo I mondiali c’è stato un po’ di ricambio generazionale. Gli spazi si sono creati.
    Purtroppo non basta solo la bravura in campo: ci vogliono anche delle pressioni politiche “sensate” nelle opportune sedi.
    E qui si evidenzia il problema.
    Da quando gli arbitri (3-4 anni fa) sono stati posti sotto Ascione e non a diretto riporto di Gavazzi (come era invece con Dondi), ci sono stati parecchi “casini” in Italia. Possiamo quindi aspettarci che alla FIR interessi spendersi per gli arbitri italiani all’estero, se non si curano neanche dell’Italia?

Lascia un commento

item-thumbnail

Sei Nazioni femminile: Inghilterra ancora rullo compressore, l’Irlanda si rialza

Red Roses mai in difficoltà contro la Scozia malgrado un altro cartellino rosso, il Galles cade a Cork

14 Aprile 2024 6 Nazioni – Test match / 6 Nazioni
item-thumbnail

Due Azzurri nel XV ideale del Sei Nazioni 2024

Reso noto il Team of the Championship, dove l'Irlanda la fa da padrona e l'Italia ha più giocatori dell'Inghilterra

item-thumbnail

Scozia: fiducia in Gregor Townsend, nonostante tutto

Il capo allenatore rimane al suo posto, ma la federazione ha fatto intendere di non essere troppo soddisfatta dell'ultimo Sei Nazioni

item-thumbnail

Sei Nazioni femminile: la classifica dopo il secondo turno, balzo dell’Italia

La vittoria in Irlanda rilancia le Azzurre, e non solo nel ranking

item-thumbnail

Sei Nazioni Femminile: la sanzione disciplinare a Sarah Beckett dell’Inghilterra

La giocatrice inglese si era resa protagonista di un intervento scorretto ai danni di Michela Sillari