Verso le elezioni: seconda parte dell’intervista ai candidati alla Presidenza FIR

Tra i temi Mondiale 2023, futuro del Sei Nazioni, equilibrio tra professionismo e dilettantismo e Progetto Scuola

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Dopo la prima parte dell’intervista ai candidati alla Presidenza FIR pubblichiamo quest’oggi le risposte alle restanti sette domande. Questa seconda parte esce con quelle del Presidente in carica, Alfredo Gavazzi, e di Marzio Innocenti espressione del movimento Pronti al Cambiamento. Luigi Fusaro, attraverso il suo legale, ci ha fatto pervenire una richiesta di rettifica nella quale precisa di non aver mai rilasciato interviste alla nostra testata (rettifica pubblicata in calce alla prima parte delle interviste). Teniamo a ribadire che le risposte sin qui pubblicate ci sono pervenute da fonti da ritenersi, per il loro ruolo, assolutamente attendibili e che si sono accreditate come tramite. Siamo ovviamente rammaricati per la situazione che si è venuta a creare e ci scusiamo con Luigi Fusaro.
Nel rispetto della par condicio, principio al quale ci rifacciamo e al quale ci siamo sempre attenuti, ancora tramite il suo legale, abbiamo invitato il dottor Fusaro a rispondere alle domande; l’avvocato ci ha fatto pervenire una nota che siamo autorizzati a divulgare nella quale si legge: “Luigi Fusaro, al momento, rimane dell’opinione di dover conoscere i dati di bilancio prima di poter seriamente dare risposte sul suo programma.
Lo Statuto FIR, come è noto, lo obbligherebbe a presentare un preventivo di spesa del prossimo quadriennio, quale atto su cui l’assemblea elettiva dovrebbe poter valutare il candidato e la candidatura.
Ad una settimana dalle elezioni, egli non dispone del consuntivo del 2015, alla pari di tutti i tesserati FIR aventi diritto al voto.
Comprenderete come la decisone di non rispondere alle Vostre domande, se non previa conoscenza dei dati di bilancio e non prima del loro studio approfondito, non costituisca una mancanza di rispetto per la Vostra testata, ma un atto di coerenza e serietà”.

 

 

8) Il Progetto Scuola fatica a decollare e ha dato un esito inferiore alle aspettative. Come intervenire per migliorarlo?

Alfredo Gavazzi: Rispondo con una domanda: quali sono i numeri che vi inducono a considerare “inferiore alle aspettative” l’esito di un Progetto che ogni anno raggiunge oltre 2000 istituti e decine di migliaia di studenti?
In ogni caso, se saremo rieletti, la centralità dei Club nel Progetto Scuola aumenterà e potrà contare su maggiori incentivi. E’ tutto nel nostro programma, ed abbiamo già iniziato, con il Progetto “Rugby per tutti”, a riportare al centro del percorso di reclutamento l’operato dei nostri Club.

Marzio Innocenti: Con una seria rivalutazione dell’intero progetto, che ha dato ampi segnali di non essere assolutamente la formula giusta per ottenere i risultati prefissati. Pronti al Cambiamento prevede l’istituzione di un Ufficio Federale preposto a costruire un solido, imprescindibile, prioritario rapporto con il MIUR, quindi lo sviluppo di attività più soft propedeutiche al primo contatto con il rugby, quali il rugby touch, il Tag e il Seven, con l’obiettivo di rendere questo mondo più inclusivo e fruibile da parte soprattutto dei responsabili scolastici e dei genitori, che ovviamente sono gli “argini” da valicare ed i primi alleati da conquistare per avvicinare gli alunni delle scuole al nostro meraviglioso sport.

 

 

9) Il movimento italiano si muove tra un professionismo di fatto, ma senza tutte le tutele esistenti altrove, e un dilettantismo diffuso che arriva a fare la sua apparizione anche in Eccellenza. L’attuale struttura giuridica è consona alla situazione?

Alfredo Gavazzi: Anche se i miei avversari sembrano ricordarlo solo quando fa comodo a loro, sono un uomo di Club, un dirigente che ha sempre trattato in prima persona con gli atleti: le tutele, oggi, non sono adeguate ma cambiare lo status quo prevede una profonda revisione statutaria. L’ultima Assemblea Straordinaria convocata per tali modifiche è andata deserta: è tutto il movimento a doversi interrogare su questo tema. Oggi siamo una Federazione dilettantistica, ma quanto abbiamo fatto in questi quattro anni in termini di tutela degli atleti – l’aumento dei contributi ai grandi infortunati e la collaborazione con AIR in primis – evidenzia la nostra attenzione alla tutela dei giocatori dove sono presenti margini di intervento.

Marzio Innocenti: Occorre avere chiaro che la FIR deve sottostare alle regole CONI, e che il Rugby non è riconosciuto come sport professionistico. Di conseguenza si dovrà lavorare per avere una netta distinzione tra Rugby non professionistico, che rappresenta l’assoluta maggioranza, e Rugby professionistico.
Per i non-professionisti la Federazione deve predisporre un sistema di controllo delle coperture assicurative proposte dalle società sportive, e laddove queste risultino inadeguate la FIR stessa deve individuare dei prodotti integrativi, creando eventualmente appositi fondi. Per i professionisti le tutele non potranno che essere quelle ordinarie dei lavoratori.
La Federazione si impegnerà per un programma di formazione dei professionisti per il post-rugby, analogamente ai nostri competitor. E’ evidente infine che chi non rispetta i propri impegni dovrà subire anche una sanzione sportiva, analogamente alle prassi virtuose utilizzate da altri sport in Italia.

 

 

10) Calendario internazionale ed eleggibilità internazionale dei giocatori sono i due principali temi che il Board di World Rugby affronterà nei prossimi mesi. Quale dovrebbe essere la posizione italiana?

Alfredo Gavazzi: Se parliamo di modificare il calendario del Sei Nazioni, trovo la posizione inglese estremamente ragionevole: è un prodotto che funziona da oltre un secolo, ha senso pensare di modificarlo quando, peraltro, la finestra attuale è quella più appetibile per il panorama televisivo globale e garantisce i migliori profitti dalla cessione dei diritti televisivi?

Marzio Innocenti: La risposta è inglobata a quella successiva.

 

 

11) Tema Sei Nazioni. Il contratto che ci lega al Torneo scade nel 2024. L’eventuale allargamento a Georgia/Romania e l’introduzione di un sistema di promozione/retrocessione finora è stato poco più di una boutade giornalistica, ma è innegabile che i risultati negativi dell’Italia abbiano contribuito a dare una certa consistenza che senza una inversione di tendenza potrebbe rendere concreta questa possibilità. Il prossimo quadriennio sarà in questo senso determinante: cosa dobbiamo aspettarci?

Alfredo Gavazzi: Durante la mia presidenza hanno chiuso all’ultimo posto anche Francia e Scozia. E se capitasse anche all’Inghilterra? Li vedete gli inglesi giocare il 6 Nazioni B? E’ un fatto, comunque, che la Georgia stia ottenendo risultati di spicco, e forse anche altre realtà si affacceranno a breve sul Torneo. Ma oggi vedo difficile un cambio di formula: pensate solo all’insostenibilità, per le Federazioni, di creare o smantellare da un anno all’altro le proprie strutture organizzative. Lo scenario che potrebbe cambiare con il mancato raggiungimento di un accordo con l’Emisfero Sud per la stagione globale: andata del 6 Nazioni a febbraio/marzo e ritorno a novembre. Sono certo che genererebbe redditi maggiori rispetto ai test-match autunnali.

Marzio Innocenti: Indubbiamente la normativa attuale ci ha permesso sino ad ora di integrare la nostra Nazionale con numerosi giocatori non italiani, ma è anche vero che questa possibilità dopo 20 anni di professionismo si sta esaurendo, potendo attingere da un bacino giocoforza di qualità via via inferiore. La proposta del Vicepresidente di Word Rugby Agustin Pichot è sostanzialmente giusta e punta alla qualità del lavoro con i giocatori domestici, cosa che è in piena sintonia con i nostri progetti. Per quanto riguarda i calendari, è evidente che uno spostamento interessa particolarmente la Union  neozelandese e noi italiani, che non siamo certamente una nazione guida dell’Emisfero Nord, non potremo che seguire la posizione di Federazioni e Union del nostro Emisfero.

 

 

12) Il Seven ha avuto un impulso enorme negli ultimi anni, la presenza alle Olimpiadi è uno step che darà nuovo vigore a un format che piace molto agli sponsor e anche al pubblico meno “ovalizzato”. L’Italia arranca, superata anche da movimenti con meno tradizione e risorse, con un approccio che sembra poco convinto e più trascinato dagli eventi e dagli impulsi che arrivano dall’estero che non per propria volontà. Come cambiare le cose?

Alfredo Gavazzi: E’ uno dei punti del nostro programma per il 2016-2020: identificheremo, insieme alle Fiamme Oro, un gruppo di atleti e di atlete da dedicare stabilmente a questa disciplina partecipando ai principali circuiti europei e mondiali. Con un obiettivo: la qualificazione a Tokyo 2020.

Marzio Innocenti: Intanto affidando un settore così cruciale e strategico ad un manager di indiscussa capacità e competenza, e non a chi in quattro anni non è  riuscito a sviluppare nulla. Il nostro programma rispetto al suo sviluppo si articola in più punti, che partono dalla considerazione ovvia che il rugby a 7 non è una variante del rugby a 15, ma un altro sport vero e proprio. Occorre quindi prevedere la strutturazione di un organigramma di tecnici specializzati, formati su competenze atletico‐tecniche specifiche. Di qui la creazione dei “Centri di Sviluppo” del Seven, da finanziare con il supporto del Coni e di altri organi statali. Un bacino particolarmente strategico è quello dei CUS, che potrebbero essere il perno di un sistema di ricerca, di selezione e di formazione di giocatori provenienti dall’atletica. Occorre poi procedere all’organizzazione di un circuito Seven, obbligatorio per i Club di Eccellenza, da pianificare in pre-season o in alternativa all’attuale Trofeo Eccellenza.

 

 

13) Il Mondiale 2023 arriva dopo l’edizione del 2019 in Giappone, la prima organizzata fuori dai confini più tradizionali della palla ovale. Quante possibilità ha effettivamente l’Italia di essere investita dell’organizzazione? World Rugby accetterà due consecutive edizioni “rischiose”?

Alfredo Gavazzi: Un Paese da sessanta milioni di abitanti, capace di unire turismo e sport in modo unico al mondo: sicuri che Italia 2023 sarebbe così rischiosa? Come FIR, abbiamo dimostrato le nostre competenze organizzative tanto nel 6 Nazioni che con i test autunnali ed i due Mondiali U20. Unendo tutti i fattori, credo che ci siano le condizioni ideali per attirare ancor più pubblico che “Inghilterra 2015”.

Marzio Innocenti: Proprio perché World Rugby non accetterà due edizioni con questo potenziale tasso di rischio, francamente ritengo praticamente nulla la possibilità che l’Italia vinca il bid per la Coppa del Mondo del 2023.

 

 

14) Marketing e sponsor sono uno dei temi più discussi. Un movimento che non sembra essere ancora in grado di sfruttare al meglio le proprie potenzialità, che ha grande difficoltà ad attrarre aziende e marchi su base pluriennale. Solo per la nazionale si potrebbe fare un discorso diverso ma già a livello di Pro12 le difficoltà sono molte. Quali le vostre proposte?

Alfredo Gavazzi: Il traino del “prodotto rugby” in Italia, oggi, è costituito dalla Nazionale Maggiore che è locomotiva del movimento: creare continuità tra questa e le squadre di PRO12 ed Eccellenza a livello di marketing e comunicazione deve essere il primo passo, tenendo comunque in considerazione come le congiunture economiche, oggi, non siano favorevoli non solo al rugby, ma allo sport in generale quando si parla di investimenti da parte delle aziende. Fornire alle Società le competenze per sviluppare questi ambiti costituisce un altro fronte sul quale ci siamo impegnati e continueremo ad impegnarci tramite i corsi dedicati ai dirigenti.

Marzio Innocenti: Competenza, passione onestà. Se sono ammalato mi rivolgo ad un medico, non ad un architetto come invece ha fatto sinora la FIR. Si devono incaricare professionisti capaci e competenti, e i risultati, anche in termini economici, verranno, sia per la FIR che per le Franchigie. Nel nostro progetto, la Federazione coordinerà un programma strutturato per la creazione di percorsi formativi indirizzati ad aiutare i Club a formare dirigenti capaci e competenti, da impegnare in questa funzione così cruciale.

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