Tre campionati e due mondi lontani: come competere con Premiership e Top 14?

Mentre Francia e Inghilterra strappano contratti monstre, il Board celtico si interroga su come ridurre la forbice

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

E’ dei giorni scorsi la notizia, giunta per bocca del presidente della federazione irlandese Philip Browne, che il Pro 12 starebbe valutando l’ipotesi un’espansione sportiva Oltreoceano con l’obiettivo di allargare il proprio bacino commerciale trovando così nuova linfa vitale (leggi economica) per poter competere con i ricchi club di Premiership e Top 14, il cui recente dominio in Europa è testimoniato anche dall’assenza di club celtici nella fase finale della Champions Cup 2015/16. Una situazione che penalizza le squadre coinvolte, costrette a fare i conti dentro e fuori dal campo con avversarie dal potere economico maggiore: il che significa rose e staff superiori per quantità e qualità e, in ultima analisi, maggiore competitività sul terreno di gioco.

 

Le cifre parlano chiaro. Le previsioni pubblicate ad agosto 2015 dalla National Rugby League e relative alla stagione da poco conclusa del Top 14 dicono che il budget medio del Top 14 è di 21,5 milioni di Euro, in una classifica in cui guidano Tolosa (30,6), Clermont (29,2) e Stade Francais (27,6). E ancora più impressionante, ma altrettanto se non più significativo sul piano del potere del rugby professionistico francese, è il dato medio delle squadre del ProD2, torneo cadetto (7,2). Dall’altra parte della Manica ci sono club che propongono sistemi di mini-obbligazioni societarie (Harlequins), altri che in una sola stagione vedono il proprio budget crescere da 14 a 17.3 milioni di Euro (Bath dal 2015 al 2016, fonte BBC) e una lega che aumenta il salary cap e ne modifica il sistema di calcolo alzando così il tetto ingaggi.

 

Dove è particolarmente evidente la differenza tra le leghe francese e inglese e quella celtica è nei profitti generati dalla vendita dei diritti televisivi. L’attuale accordo monstre di Canal+ con la LNR per il periodo Top 14 2015-2019 è di 73 milioni di Euro l’anno, cifra più alta mai staccata in Francia in tema di diritti televisivi sportivi e destinata a salire a 97 milioni di Euro a stagione per il periodo 2019-2023. Quello della Premiership (anche ma certamente non solo per la presenza di 12 e non 14 squadre) si ferma a 51 milioni di Euro, mentre il Pro 12, che deve fare i conti anche con i quattro diversi paesi coinvolti e tutte le difficoltà che ciò comporta in fase di negoziazione, è di appena 14 milioni di Euro (cifre queste ultime due fornite da Browne nella già citata intervista). Una cifra notevolmente inferiore e che in fase di ridistribuzione incide in misura scarsa (non in assoluto ma rispetto a quanto versano LNR e Premiership) sulle casse delle federazioni coinvolte. Le quali di fronte allo strapotere dei rivali, alla differenza di competitività che genera e all’attrazione che esercita sui giocatori, corrono al riparo con finanziamenti extra alle proprie province o Regions, che appaiono comunque poca cosa di fronte a quei numeri.

 

Sembra davvero difficile trovare una soluzione in grado di cambiare lo status quo, nei confronti del quale cercano un rimedio non solo il Pro 12, ma anche il SANZAAR che vede sempre più giocatori dell’Emisfero Sud accettare le sirene europee. E il Super Rugby allargando i propri confini potrebbe aver provato una sua medicina, a cui anche la lega celtica guarda con interesse non escludendo nessuna opzione, anche se francamente è difficile/impossibile immaginare un team della East Cost in un ipotetico Pro 13 e non si capisce come ciò potrebbe aumentare i ricavi (soprattutto televisivi) del Board celtico. La sensazione è che per l’evoluzione globale che il rugby ha intrapreso, per le diverse situazioni economiche dei paesi stessi che partecipano al campionato celtico rispetto a Francia e Inghilterra, e per la natura del torneo (chiuso ad invito, rispetto alle promozioni/retrocessioni di Top 14 e Premiership con tutto ciò che questo comporta in termini di ricerca di sponsorizzazioni, negoziazione dei diritti televisivi e quant’altro), la forbice andrà via via aumentando. Dove tutto ciò può essere un vantaggio? Nella formazione e nella valorizzazione dei talenti nazionali (per informazioni non chiedere alla federazione francese…)

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