Serie A: I Medicei e Tarvisium, una campagna acquisti per puntare in alto

Impeccabile la riflessione di @malpensante:
“E’ il downgrade del domestico che avanza in modo fisiologico e nella indifferenza di chi dovrebbe guidarlo. Per quello che può offrire economicamente l’Eccellenza (Fiamme escluse), si torna a giocare a casa e a pensare al futuro. Fanno eccezione i ragazzi che sperano in una carriera da pro, la nazionale e il superenalotto, che sanno quale sia il percorso obbligato (a due euro di stipendio).”
Per stranieri e/o giocatori di Eccellenza magari non più giovanissimi vale un discorso simile: a parità di soldi o poco meno se ne stanno più tranquilli, meno pressione, meno ore sul campo, se si ambientano bene e sono ancora in forma possono facilmente diventare fondamentali nelle nuove squadre e avere magari la possibilità di avviare un po’ alla volta anche una nuova carriera come allenatori.
In A mediamente i soldi sono sempre pochi, salvo eccezioni più o meno estemporanee (beati loro), e si è imparato a gestirli, a volte a fare vere nozze con i fichi secchi: questo, inevitabilmente, porta a dover scegliere i giocatori e le politiche di gestione degli stessi con estrema attenzione, perchè non si può più rischiare, come magari succedeva una volta, quando le squadre erano invase di stranieri, di portarsi a casa dei pesanti bidoni. Oggi la serie A è probabilmente un ottimo modello di gestione, tra la ricerca oculata di acquisti buoni al giusto prezzo, l’impiego e la crescita di una valanga di giovani e giovanissimi e l’imparare a contare i centesimi.
Non è il Top14 certo, ma neanche le viene richiesto. Quello che amerei vedere sarebbe una maggior considerazione per l’aspetto formativo che questo campionato sta avendo sempre di più: qualche soldo per fare dei raduni per gli U20 e U21 che giocano in A io ce lo spenderei se fossi chi di dovere, perchè potrebbero uscire fuori delle belle sorprese.