Il club neroverde ha smentito le voci di possibili avvicendamenti societari
L’Aquila: Mauro Zaffiri saldo alla guida dei neroverdi
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Dev’essereci un casino micidiale, all’Aquila. È un peccato, avrebbe potuto essere la cittá che ospiti la terza franchigia e ev. l’accademia del Sud.
ma de che
Un casino?????? di più…..
io non vedo nessun casino
semmai ho assistito al casino vero qualche tempo fa
poi soltanto coraggiosi e/o scellerati tentativi di mantenere in vita quello che restava dell’aquila rugby (non si accettano parentesi storiche sulla polisportiva perché tutti le conosciamo ma in vent’anni NESSUNO ha concretamente fatto nulla per cambiare lo stato dei fatti.
quindi tutti hanno ragione e tutti hanno torto
se c’è qualcuno che ritiene di avere gli strumenti e la finanza per cambiare la complicata situazione della nostra amata società io ne sarei felicissimo ma l’idealizzazione di una gestione societaria perfetta non coincide ad oggi con la realtà culturale ed economica di questo nostro territorio fracassato da uomini (e terremoto).
avanti finché si resiste
oggi proprio durante un incontro professionale connesso alla ricostruzione si è aperta una divertentissima parentesi di rugby vissuto (a l’aquila è sempre così):
durante un match: A (arbitro) – B (tallonatore)
A fischia un tenuto ritenuto da B inesistente
B: arbitro vaff….u
A: come ha detto?
B: lo sa lo sa quello che te so jttu
A: vada fuori! espulso!
B: lo vidi che l’eri capitu quello che t’ero ittu
(se qualcuno fosse interessato alla traduzione basta chiedere)
🙂
si dice ” vaffanculu” a L’ Aquila ?
sempre che io abbia inteso bene la prima affermazione.
eventualmente chiedo scusa a chiunque si senta offeso dalle mie parole.
abbiamo tentato la famosa deriva rumena tanto cara alla “Corolu” ….
licenza poetica ah ah
Al l’aquila se ice
Vatteneaffangulo
Quasi italiano insomma
ora so chi sei !!!!!!!!!!!!!
ti sei tradito …
a l’aquila soltanto uno ha studiato a Oxford
Io, da fuori, vedo solo una società/squadra che ha un grande passato ma che da alcuni anni fa una gran fatica, e non è certo la sola. La differenza con altre “piccole”, che si barcamenano meglio che possono nella loro categoria e cercano di mettere insieme 4 spiccioli e tanti giovani fatti in casa, è che sembra sempre che L’Aquila debba essere diversa. Solo che non è il primo anno che fa fatica, non è che l’anno scorso ha vinto l’Eccellenza e quest’anno è retrocessa: 2 anni fa era retrocessa e stava in A, è tornata in Eccellenza ed è scesa di nuovo. Sembra sempre, per retaggio del passato e per simpatia anche, che L’Aquila debba essere vista come una “grande”, quando invece è da diversi anni ormai una “piccola”, ma non certo in senso dispregiativo, ma solo realistico. Se L’Aquila arriva ultima, sembra sempre quasi una vergogna, ma non lo è: il tempo passa, le cose cambiano, e secondo me questa sorta di eterna “delusione aggravata” fa anche male all’ambiente stesso della squadra e della società, che mi restano come aggrappate a qualcosa che non è più invece di adattarsi ed essere costruttivi e positivi verso quello che è e che può essere, coinvolgendo anche di conseguenza, in questo modo di pensare, pubblico, giovanili, etc etc.
Sono lontanissima dalla realtà aquilana, quindi può sicuramente essere che la mia interpretazione sia sbagliata, ma questa è la mia percezione, ormai da diverse stagioni.
lo è anche la mia di percezione, d’accordissimo su tutta la linea…
cara Emy
io non leggo da nessuna parte che pensiamo di essere una “grande”
semmai il contrario
abbiamo la consapevolezza di essere una piccola ma questo non può coincidere con l’accettazione della nuova miseria sportiva attuale
anzi
più è alto e lontano il giorno che fu sublime più è feroce la certezza di quello che siamo diventati.
Mai mi troverai schierato tra coloro che come san ci chiede di prendere atto con leggerezza del presente.
certo cos’altro potremmo fare
si è tra i soccombenti ma più siamo protesi alla idea di tornare non “dove” ma “come” si era e più la sofferenza (sportiva) ci divora
siamo dove siamo per colpa e circostanza
non c’entra la percezione, ha più a che fare con l’identità e l’appartenenza
ma forse non è questo il momento né il luogo adatto
Non sarai aquilana ma ……….hai capito perfettamente come stanno le cose nel capoluogo abruzzese.Forse è. Più facile recepire le cose senza essere coinvolti emotivamente. A l’Aquila il lento declino e’ iniziato dopo la sconfitta della finale del 2000
Sbagli roger
Il declino è’ iniziato nel 1995 quando qualcuno, con dietro un partito, si impossesso” della polisportiva, già’ peraltro in difficolta’ per l’avvento del professionismo
Dopo 20 anni quel qualcuno è’ ancora li’
Ma prima della storia sara’ soppiantato da cento nuovo di Rugby experience e dallo spirito del rugby, che troverà’ prima o poi la voglia di manifestarsi e di veicolare capacita’ personali e danaro (poco sarebbe già’ molto) per dare un futuro al movimento aquilano, che purtroppo ora è’ più’ in basso di molte realtà’ emergenti.
Ben venga quindi la retrocessione, scontata da settembre, e ben venga chi ha volgkia, tempo e danaro, o capacita’ di trovarlo
http://www.ilmessaggero.it/abruzzo/aquila_sport_tramonto-1680453.html
UNA CITTA’ NEL PALLONE
L’Aquila, la crisi di calcio e rugby:
lo sport sul viale del tramonto?
Pallone in bilico (Foto Vitturini)
di Stefano Dascoli
L’AQUILA – Il paradosso è evidentissimo: mai prima d’ora L’Aquila ha potuto beneficiare di così tanti impianti sportivi, molti dei quali di eccelsa qualità; mai prima d’ora ha visto transitare sul proprio territorio risorse finanziarie così ingenti. Poche volte prima d’ora, però, si è trovata alle prese con una crisi così profonda delle massime espressioni sportive. Sono giorni molto bui, questi. Il rugby dei cinque scudetti è a un passo dalla retrocessione dal più importante campionato nazionale, l’Eccellenza, alla serie A; il calcio sta lottando per evitare di tornare nei dilettanti; una società modello come l’Amiternina è con un piede in Eccellenza. E così la città con il più alto Pil pro capite d’Abruzzo (dato 2014, 22.178 euro), il famigerato e molto enfatizzato cantiere più grande d’Europa, quello da sei miliardi di euro di lavori, sembra infischiarsene dei suoi simboli, quelli che dopo il sisma erano riusciti a riaggregare la popolazione. L’Aquila calcio ha una media di 1.052 spettatori (fonte stadiapostcards.com), ma in realtà nel girone di ritorno non si sono mai visti più di 7-800 sugli spalti. Un tracollo vero e proprio che origina dall’inchiesta sul calcioscommesse e dal pessimo girone di ritorno della stagione scorsa. Stessi numeri, più o meno, per la pallaovale che invece ha fatto registrare un lieve aumento.
LA CLASSE DIRIGENTE
Il sindaco Massimo Cialente è più che rammaricato: «Sono molto preoccupato. All’Aquila ho visto poca gente affiancare le realtà sportive. In tanti stanno guadagnando tantissimi soldi: parlo spesso con le banche, tante categorie stanno avendo notevoli profitti. Qui siamo stati molto generosi a far entrare imprese da tutta Italia. Ma in generale il ruolo sociale di questo tessuto è mancato completamente. Basta vedere le sole 13 adesioni al fondo etico promosso dall’Ance. E poi il rugby, ad esempio: con soli 200 mila euro in più si sarebbe fatto un campionato di media classifica. La politica? Ha fatto tutto ciò che poteva nei limiti di norme e leggi. Il fondo etico l’ho inventato io. Quando la ricostruzione sarà finita si sapranno nomi e cifre incassata da ognuno».
IL SIMBOLO
Salvo miracoli L’Aquila abbandonerà la massima serie del rugby. La città dovrebbe davvero fare il mea culpa: il budget di questa gloriosa società è stato di appena 500 mila euro, a cui vanno sottratti i contributi federali. Possibile che non si è riusciti a fare di più? «Serve una riflessione seria – dice il presidente Mauro Zaffiri -. Noi abbiamo provato a fare una programmazione diversa, con un bel gruppo di giovani e seguiteremo a lavorare su quello. Per ora il risultato è negativo, ma la valutazione finale la faremo tra due anni». Anche per Zaffiri il problema è tutto lì: scarse risorse. «L’economia locale non poteva reggere l’impatto del terremoto – dice -. Sono entrate aziende da fuori che hanno altri interessi. La politica, intesa complessivamente, si è trovata impreparata a gestire questa situazione. Le risorse sono arrivate poche e male, forse quando non servivano. Io ringrazio gli imprenditori, maggiormente aquilani, che comunque ci hanno supportato. Ma non sono sufficienti. I presupposti per un rugby di alto livello ci sono, mancano i soldi». La domanda è fin troppo scontata: possibile che un territorio che muove un miliardo di euro l’anno di lavori non trovi un milione di euro per il suo sport simbolo?
LA SOCIETA’ MODELLO
Un altro caso simbolico è quello dell’Amiternina. Società modello, conti in ordine, grande attenzione ai giovani, un territorio, Scoppito, molto ricco. Potrebbe non bastare. «Sono mancati 3-4 giocatori di qualità – dice il presidente Antonio Papponetti – che costano 20-30 mila euro l’uno. Come fare se domenica, abbiamo staccato 22 biglietti per 220 euro d’incasso? Nel territorio ci sarebbero risorse economiche, ma evidentemente la mente degli aquilani pensa ad altro rispetto alla crescita e allo sport. Ognuno si sta ritagliando spazi di vita e un modo diverso di andare avanti. Scoppito è un territorio vasto, bastavano mille euro per ognuno degli operatori economici per fare dell’Amiternina una grande realtà. Invece abbiamo un budget di 300 mila euro su cui il territorio incide per meno del dieci cento».
E che dire del caso dei casi? L’Aquila calcio dei costruttori, dei grandi appalti, dei budget milionari, del nuovo stadio senza barriere? A più riprese il presidente Chiodi e il suo vice Mancini hanno cercato di coinvolgere maggiormente la città. Senza grossi esiti. Tanto che quest’anno la società ha dovuto operare una sforbiciata ai costi. E ora è alle prese con una lotta salvezza che non riguarda solo il piano strettamente sportivo. Perdere il calcio professionistico sarebbe una sciagura per tutti.
Il calcio a l’aquila non è mai stato considerato alfiere della città’
Il rugby si
Ci vuole tempo, ma lo spirito è’ vivo, anche se umiliato da 20 anni di penoso declino