Permit Player, nazionali né convocati né liberati e Accademie celtiche. Un anno cruciale per far dialogare le franchigie
Movimento Italia verso la stagione 2016/17. Parola d’ordine “fare sistema”
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ma magari gli Scarlets avessero avuto 52 giocatori….scherzi a parte discorso più che valido, si aspetta solo l applicazione pratica.
Dopo sei anni (quasi sempre di schiaffi) ancora ne stiamo parlando…
Sistema permit da rivedere, Accademie legate alle celtiche, doppio tesseramento, staff nelle franchigie troppo corti…ad ogni fine stagione (ma anche durante) le stesse cose dall’inizio dell’avventura celtica…
Forse le sistemeranno dopo che la nostra avventura celtica sara’ conclusa (probabilmente non manca molto).
Treviso lo aveva chiesto al primo anno.
Ma evidentemente qualcuno non lo vuole attuare. E quel qualcuno a mio avviso è in primis la nostra cara fir. Anche se poi mi immagino le lotte tra le squadre dell’eccellenza: io si, lui no, ecc. ecc.
Cose già parzialmente sentite tra l’altro…
Al primissimo anno c’era il fatto che Melegari disse chiaramente che lui i soldi per una seconda squadra in Eccellenza non li avrebbe messi.
La soluzione quando è semplice non viene mai presa in considerazione: Zebre e Benetton devono avere una seconda squadra in Eccellenza con precisi parametri.
Ideale che sia una U20 con in lista gara 5-7 fuori quota e non più di 2 stranieri.
Le Zebre e Accademia Francescato si allenano già nella stessa struttura ma in campi diversi. Iniziassero magari ad allenarsi sempre insieme, in fase di convocazioni per il sabato, quei 5-7 celtici disponibili e non convocati per il Pro12, giocherebbero in Eccellenza.
Stesso discorso per Treviso con la differenza, non da poco, che la squadra in Eccellenza deve essere creata dal nulla (peccato che fino al 2010 Benetton aveva la sua seconda squadra in Serie A…).
In questo modo pur giocando ad un livello meno competitivo, si avranno molti più giocatori con partite sulle gambe.
Ma l’aspetto più importante è che si passerà da avere un’Italia U20 fatta oggi da 1/3 di giocatori di Serie A (Accademia) e 2/3 di giocatori poco utilizzati in Eccellenza/Estero a un’Italia U20 basata su 2 squadre di Eccellenza con non meno di 35 giocatori U20 ogni domenica in campo.
Tutto molto sensato e da attuare quanto prima , speriamo non ci siano società che si oppongono.
Sarebbe ottimo già cosi come descritto da te! Certo che creare 2 squadre per eccellenza non so cosa costerebbe in toto però magari se due di quelle attuali si sacrificassero per questo scopo forse sarebbe più fattibile..
Occhio che qualcuno dei due dovrà fare un passo indietro, perchè Zebre e Treviso hanno retroscena completamente diversi. Le Zebre sono una franchigia vera e propria, con l’unica esistenza vissuta in Pro12 e con struttura definita all’origine dalla FIR: avrebbe senso che fossero il “piano alto” di riferimento di una zona (Nord-Ovest e Centro-Sud?) e nessuna squadra di Serie A o Eccellenza se ne avrebbe a male. Benetton Treviso è invece un club storico evoluto in organizzazione di Pro12: non so se si possa farlo passare come il faro di riferimento di Petrarca, Rovigo, San Dona’ senza insultare qualcuno, chiedendo tra l’altro uno schema organizzativo che non è mai esistito (diverso sarebbe il caso dei Dogi). Ergo, una delle due squadre dovrà adattarsi e rinnegare, almeno un po’, la propria natura.
tutto giusto e condivisibile, vediamo se finalmente si riesce a “fare squadra”, non la vedo così facile però
La mia idea é che Brunello avendo pochi giocatori buoni non li rilasciava perché temeva infortuni!
Speriamo che finalmente si muovano verso questa benedetta razionale organizzazione del movimento di elite del Rugby italiano, temo però che le resistenze del partitito del provincialismo reazionario dei clubs e di teme per i propri interessi leverà gli scudi a difesa del proprio orticello!!!
Fra poche ore avrai una brutta notizia (sportiva…… 🙂 )
Max, già me la immagino, scommetto che riguarda il trasferimento, di chi sappiamo noi, dalla prima realtà rugbystica italiana alla…seconda!!!!
No.
Il problema vero è che per te è proprio pessima, ma tanti dovrebbero essere contenti 😉
Munari alle Zebre 🙂
sarebbe l occasione per chiudere definitivamente col rugby italiano….non tanto per le qualità tecniche del professionista, quanto per tutte le menate che si sono scritte negli ultimi anni..
Aaaaaargggghhhhhhhh!
A parte gli scherzi…… voi 2 avete già capito,siete vecchi del blog.
Aspettate fino alle 15 almeno…….
è dall’anno scorso che treviso cerca di portarsi a casa Biagi…
furno torna a parma (no buono per falcons, direbbero i maliziosi) come benvenuti torna a treviso (no buono nemmeno per bristol)…
da quando siamo stati in celtic l’ultimo posto è sempre stato nostro…
il penultimo? nostro negli ultimi tre anni consecutivi…
nei primi tre anni due terzultimi ed un mirabolante settimo che ancora stiamo a parlarne…
ma ora con lo scambio biagi lucchese ed il ritorno in patria di tebaldi e benvenuti spezzeremo le reni ai dublinesi…
din don dan…
Hor dai e’ vero, ha ragione Maxwell forse e’ meglio che te lo diciamo noi amici di blog.
Ok, hro, versati un bel whiskey con affianco un bel bicchiere d’acqua fredda, prendi il fazzoletto piu’ efficente o il pacchetto di fazzoletti di carta, chiudi finestre e forse spara musica a tutto olume che quello che stai per leggere ti causera’ una reazione da possibile scomunica.
Ok, ci siamo.
Privatizzazione totale delle Zebre rilevate da una cordata delle Insulse, con conseguente spostamento della franchigia a Lucca…boom!
Max, se fosse quella la notizia non mi disturberebbe affatto, magari porterebbe la sua esperienza organizzativa in una realtà dove è ancora carente, l’ importante sarebbe che si calasse nel ruolo rinunciando all’ indifendibile partigianeria che dimostrava quando era alla corte dei magliettari (è una cosa che ha me da fastidio da qualunqe parte stia) e senza troppi discorsi, lavorare in silenzio è uno dei segreti per far bene, in tutti i campi!! 😉
Stefo, a Lucca gli unici equini che ci “fanno” sono i…”MICCI”!!! 😀
Furno ha avuto molti infortuni ad inizio anno, Tebaldi ha giocato con i Quins, non come prima scelta, ovvio, ma per me è una buona notizia il suo ritorno (che poi si possa discutere se meglio alle Zebre o a TV questo è un altro discorso). Benvenuti si è perso, ma uno con le capacità fisiche che ha lui non c’è in Italia ora, se è migliorato in difesa e di testa è un buon acquisto. Ma non ci si lamentava sempre che TV non aveva ali? Ora ci sarà scelta: Esposito, Odiete, Buondonno, Benvenuti…
Anch’io sono un vecchio del forum ma non so na sega. C’é un transgender in squadra? 🙂
il bargeo a treviso
western-province, sembra il titolo di un film degli anni ’60, tipo….”Un americano a Roma”!! 🙂
Quando si stava trattando il secondo quadriennio di nuovo Zatta propose una seconda squadra Under 22 (non voleva usare la parola Accademia ma di fatto di quello si trattava) da schierare in Eccellenza e dall’altra parte (federazione non quei cattivoni provincialotti dei clubs) neanche presero la cosa in considerazione.
PS: anche all’inizio dell’avventura celtica Treviso propose la seconda sqaudra ma si blocco’ subito la cosa perche’ Melegari disse che lui i soldi per una seconda squadra in eccellenza non li avrebbe messi.
Stefo, perchè la federazione di chi è espressione se non dei clubs?!?!
Chi è che vota il presidente? ….Io e…te? No, i rappresentanti dei clubs!!!
Ma per piacere hro che sai benissimo che le scelte fatte dala federazione in questo senso non hanno nulla a che fare coi clubs…n u l l a!!!!!!
Dai Stefo, lo sai meglio di me che la federazione in Italia è gestita da chi vince lo scontro di potere tra le due correnti, espressione dei clubs, cui interessa garantire i propri interessi particolari, su, per cortesia, un po’ di onestà intellettuale.
Hro i clubs in queste scelte c’entrano nulla…la centralizzazione in mano alla Fir di Accademie e tutto cio’ annesso e’ chiaro…che poi piazzino l’accademia a Canicatti’ come pagamento di debiti politici e’ altro discorso.
pongo un problema: se Hro sa benissimo e Stefo sa meglio di Hro, quanto sa Hro e quanto sa Stefo? 🙂
mauro, per cortesia, non andiamo su questioni che non si sa se appartengono alla matematica od alla filosofia, che già abbiamo dei problemi ad uscirne così come stanno le cose!!! 😀
@mauro: siamo a livelli di:
La frase che segue è vera.
La frase precedente è falsa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_mentitore
Giova non ti ci mettere anche te, che viene fuori un casino gigantesco!!! 🙂
Se ho capito quello che dice hro, un po’ l’appoggio. nel senso che c’e’ un elemento per cui sono i club d’eccellenza a non volere un ulteriore depauperamento del parco giocatori dell’eccellenza, concentrati sulle seconde squadre celtiche.
Ovviamente la fed potrebbe farlo e basta, anche perche’ e’ la cosa giusta da fare. pero’, e concordo con hro, che per certi versi e su certi argomenti sono i club d’eccellenza che guidano la FIR e si vede. e non parlo solo di G.
Detto questo, secondo me il famoso “pezzo per la moto” di questo weekend era un frase in codice. secondo me anche l’insulsa bona aveva un “pezzo per la mini” che arrivava, guardacaso, proprio questo fine settimana.
gsp, non mettiamo in giro notizie false e tendenziose, che poi, quando diventano incontrollate, fiscono per assurgere a…verità!!! 🙂
Io la vedo come Peppe: la fir non vuole aggiustare la questione seconde squadre/accademie/permit per 2 motivi: 1° incapacità e mancanza di visione, 2° non disturbare i club di eccellenza (per paura di una non ri-elezione?)
Buon giorno Hrot,
il provincialismo dei club si può superare se viene riconosciuto il merito di ciò che fanno anche per le franchigie e non parlo di una pacca sulla spalla ne di un selfie con qualche dirigente federale di turno.
Buon giorno mamo, hai ragione che il ruolo dei clubs come supporto delle franchigie vada riconosciuto meglio, ma per poterlo fare meglio, secondo me, sarebbe il caso di ridimensionare i clubs ed il torneo domestico italiano, da semipro a dilettantistico “spinto”.
Non so quale sia la differenza fra semi pro e dilettantismo spinto ma credo che per poter salire come permit si debba avere una preparazione che mal si concilia con atleti part time (così è, ahimè).
Ogni passo indietro è una perdita di competitività . Qui leggo parole di elogio per la serie A, ma la realtà del campo ci dice che L’Aquila è stata promossa vincendo TUTTE le partite , in eccellenza ne ha vinto 3 in due anni?
I due gironi fanno risparmiare, ma il livello si è abbassato a quello A2 non il contrario purtroppo.
La differenza tra il semi pro ed il dilettantismo spinto sta tutta nei costi di gestione, è chiaro che se io devo approntare una struttura professionistica o semi professionistica ho bisogno di più soldi, per pagare stipendi, contributi previdenziali, etc., etc. a giocatori, tecnici, membri dello staff e dirigenti vari, con il fatto che, siccome di sponsors in giro non ce ne sono più, e soldi da incassi e diritti tv sono bazzecole, c’ è uno spreco di risorse in contributi federali, che potrebbero essere usati per formazione, Rugby di base e vero alto livello, con una impostazione dilettantistica (spinta vuol dire che non deve essere fatta alla..viva il parroco) invece puoi razionalizzare il movimento e destinare quelle risorse la dove servono veramente.
OK.
Il livello dell’attuale A equivale in tutto e per tutto alla vecchia B (prima che entrassero in scena le differenze A1 e A2) quando quelle fisse in A erano le attuali Eccellenti, anche allora semi professionistiche.
Poi è arrivato in Nababbo e, non che ce ne fosse bisogno, ha dimostrato come spendendo cifrone per la I^ Squadra si potesse far saltare il banco; da lì è iniziata più o meno la rincorsa al cattivo esempio.
Per alcuni anni i Club, ma erano tempi di vacche grasse, hanno assoldato i campioni approfittando del fatto che la Francia e il Regno Unito rimanevano autarchici.
Ecco quello che per me è stato il vero spartiacque del rugby italiano.
Allora era spettacolare andare allo stadio, ancor più di prima quando ci si andava comunque.
Fare di meglio era pressoché impossibile ma se quel meglio fosse di livello internazionale non lo sapremo mai visto che non c’erano le varie coppe per confrontarci.
Quando queste sono arrivate ci siamo accorti che ci credevamo fortissimi ma non lo eravamo.
Poi gli stranieri, quelli forti, hanno incominciato ad andare altrove dove il rugby, per tradizione ma anche per il fatto d’esser rimasto autarchico, aveva creato già strutture che non solo lo autoalimentavano ma eran state capaci di mantenere un interesse capillare.
Quando ce ne siamo accorti abbiamo cercato di adeguarci con le celtiche ma nel frattempo avevamo completamente perso il legame fra Club e Territorio e venuto meno questo legame si è perso il pubblico, si son perse (non troppe, per fortuna) generazioni di giovani.
Adesso è difficile rimediare, ci vuole – credo – pazienza ma è inevitabile che tutto debba ripartire dai Club e se ora i danari ci sono è lì che devono essere investiti.
Le Accademie sono un discorso a parte. Quella di Mogliano è gestita da Tecnici bravi e competenti e gli atleti che ci arrivano passano attraverso una concorrenza (territoriale) spietata. Di Mogliano non credo si possa parlar male ancor meno se si legherà a una Celtica elevando il tetto d’età da 18 a 20 anni.
Che le Celtiche diventino una Nazionale del territorio dove i loro eventuali successi sono i successi di tutti i Club.
Noioso, prolisso e forse inconcludente.
al momento non mi sembra che la priorita sia la NAZIONALE e le FRANCHIGE , nel qual caso andrebbero inseriti i ragazzi con qualità (ma non solo 30 e’ inutile) in squadre minimo di serie A dove un barlume di proff si comincia vedere , per portarli crescendo in eccellenza e franchigie e in fine in nazionale , oppure si continua la mungitura della FIR da parte di società e dirigenti poco lungimiranti e attenti solo ai propri interessi.
Pazienza….. ci hai messo almeno 7 mesi a nascere. …. la maggior parte 9…… pazienza.
Ho letto di Munari alle Zebre come notizia bomba? Non so se succederà, mi stavo domandando dov’era andato a finire, ma sarebbe un bel acquisto per le Zebre. Il campionato è troppo sbilanciato. Io farei nove squadre comprese le celtiche con le seconde squadre, così una riposa tipo Super18. E ogni squadra la sua accademmia sponsorizzate dalla FIR logicamente i soldi li tira fuori lo stesso. O ho scritto cazzate?
Uno dei problemi che da sempre vedo, da profano, riguarda il dualismo tra club e sistema federale con franchigie/nazionale/accademie. Non si può mescolare capra e cavoli. O il sistema italiano di reclutamento e formazione dei giocatori si basa sui club tradizionali, e questo è più o meno quello che succede da sempre da noi in quasi tutti gli sport di squadra, e che succedeva nel rugby fino a prima dell’era celtica, oppure si punta sul sistema piramidale federale formato da nazionale/franchigie/accademie. Mezzo e mezzo com’è ora mi sembra non funzioni. Perché un club, supponiamo sano e formato da gente appassionata e competente il giusto, con uno sponsor che ci mette del suo, dovrebbe formare e pagare per giocatori che poi verranno risucchiati al livello più alto oppure deve accontentarsi delle briciole che le franchigie gli lasciano (giocatori magari spompati e mezzi rotti)? Funziona solo se i club si riducano a società dilettantistiche con giocatori dilettanti e allora si può capire che un giocatore forte possa fare il salto. Ma se vogliamo club professionistici, cioè organizzati abbastanza per essere competitivi al di fuori dell’orticello dell’Eccellenza e della Serie A, è evidente che c’è un conflitto. Il sistema attuale ha impoverito i club riducendoli a semplici e non professionali ASD. E tutto ciò è successo in piena crisi economica, quando cioè gli sponsor sono spariti, il pubblico è calato e gli unici denari arrivano dalla cima della piramide. Invece da noi si è voluto scopiazzare quello che fanno in alcuni paesi rugbysticamente avanzati mantenendo la base dei club che a questo punto servono solo come bacino elettorale per la FIR, quindi solo per scopi di basso profilo politico.
Non si può continuare un giorno a dire “diamo più forza al sistema dei club” (sistema privato) e il giorno dopo “migliorariamo il sistema franchigie/accademie” (sistema “pubblico”). Soprattutto se poi a vedere le partite ci vanno quattro gatti.
Il rugby italiano è cresciuto col sistema tradizionale: società di club moderatamente benestanti e poi l’innesto di un paio di ricconi che hanno messo soldi e trainato per un po’ il movimento verso un abbozzo di professionismo. A qui tempi da noi giocavano campioni del mondo non bolliti a fine carriera, ma nel pieno della loro parabola agonistica. La nazionale che ci ha portato a sfondare la porta del 5N per farlo diventare 6N è stata forgiata in quel periodo e con giocatori formati con quel sistema. Non è più ripetibile, semplicemente non ci sono i soldi per farlo, non c’è più un Berlusca o un Benetton che contribuisce. Milano si è trasferita a Calvisano (con tutto il rispetto), Treviso è metà della metà di quel che era, Il Petrarca non gioca più al Plebiscito, ma in un campetto di periferia (per quanto grazioso e funzionale). Il sistema attuale deperisce ancor di più i club riducendo il massimo campionato italiano a una cosa che non è né carne né pesce e che non forma a sufficienza i giocatori per il livello che a livello internazionale vorremmo raggiungere, le accademie non ho ancora capito come fanno a formare i giocatori se non giocano in vere competizioni, le franchigie, bho, hanno una visione che non supera qualche mese: iniziare il Pro12 e poi vedere come vanno i due derby, poi si naviga a vista prendendo sberloni. A che pro?
E poi dobbiamo deciderci una volta per tutte. Vogliamo essere tier 1 o ci basta il tier 2? Perché è da quindici anni che siamo in mezzo, tier 1,5 (in discesa), troppo deboli per confrontarci con i forti, troppo forti per confrontarci con i deboli.
Non dobbiamo IMHO copiare l’Irlanda, il Galles o la Scozia (realtà un pelino diverse da noi). Dobbiamo, ad esempio, guardare il volley, sistema che in Italia si è dovuto ridimensionare rispetto a gli anni d’oro (che guarda caso erano più o meno coincidenti con quelli del rugby), ma che oggi, timidamente, è tornato a un buon equilibrio, precario come sempre quando mancano i denari, ma abbastanza sano. Non siamo più la nazione guida nel volley, ma almeno ce la giochiamo in termini di risultati internazionali e di valore del campionato, pur in un periodo di vacche magre.
Faccio una precisazione. Sono di Padova, ho frequentato il campo del Petrarca per anni. Quest’anno non sono mai andato a vedere una partita. Mi coglie la tristezza. Lo spettacolo è scarso, l’ambiente è gioviale e divertente (com’è da sempre nel rugby), ma non vado allo stadio solo per bermi una birra e sparare quattro scemenze con un gruppo di reduci. Mi piacerebbe vedere partite divertenti e di livello, non spalti vuoti. Avevo cominciato a frequentare Monigo, ma dopo aver visto, non ricordo nemmeno quando, 7 o 8 mete del Leinster (o chissà quale altra irlandese, bho) mi son detto: bello poter vedere dal vivo O’Driscol, Sexton e, ai suoi tempi, O’Gara, ma che senso ha?
Bisogna trovare il modo di riempire gli stadi, altrimenti che senso ha avere un movimento rugbystico? Solo per metter su un costoso baraccone autoreferenziale a uso e consumo di quattro burocrati federali e quattro ex-giocatori che si ritrovano a rimembrare i bei tempi andati quando si rotolavano allegramente nel fango? O si vuole una roba che la gente va a vedere e di cui si appassiona?
Io mi sono messo a guardare il SR in streaming.
Per fortuna che sei andato alla Guizza, chè il migliaio di spettatori c’è sempre … pensa se andavi all’acqua acetosa a vedere la Lazio insieme ad altri 57 appassionati…
Scusa Giorgio,
ma vuoi umiliare San ?…
E’ oltre san! 🙂
Devo preoccuparmi? 🙂
@Antonio, fai pure tutte le battutine che ti pare, intanto all’Acquacetosa più di 1000 persone c’erano per il derby di Serie A tra Primavera e Capitolina e, per fortuna, che gli appassionati che vanno a vedere la Lazio sono molti di più di 57…
scusa giorgio…
io sono uno di quelli che “vado allo stadio solo per bermi una birra e sparare quattro scemenze con un gruppo di reduci”.
Se stiamo a casa pure noi ‘sti ragazzi giocheranno solamente davanti alle morose che li aspettano dopo la fine della partita.
Che poi mi si dica che non è il caso di spendere 12 -15 euro come li chiedono certi club d’eccellenza per questo tipo di spettacolo sono d’accordo…
per meno soldi vado a vedermi le otto mete del leinster a treviso…
Il mio problema è che non sono un reduce, mai giocato a rugby e faccio fatica a seguire i racconti in tribuna e non ho trofei da mostrare (ossa rotte, setto nasale, orecchio pesto, ecc.) 🙂 Sono solo lo spettatore medio, quello che quando si vince tifa e quando si perde si stufa. Limite mio, ovvio, ma siamo in parecchi 🙂
Sul costo dei biglietti in eccellenza ti quoto…
Giorgio, sono daccordo con Frac. Premetto che tu, come tutti, sei liberissimo di spendere e vedere quello che ti piace.
Se pero’ il metro per giudicare ogni sport e’ compararlo al vertice tecnico assoluto ed al numero di pubblico, allora le serie inferiori, lo sport amatoriale e giovanile non hanno piu’ senso. non ha neanche piu’ senso praticare proprio, soprattutto se ci togli anche l’elemento dello stare insieme.
Tutto giusto, sia chiaro. Io se posso e ho voglia vado a vedermi anche il CUS, il Valsugana bimbi e il Valsugana “ho 40 anni, ma non li dimostro e perciò ogni lunedì torno in ufficio viola di botte” in cui gioca un mio amico. Mi mancano solo le donne. Rimedierò presto, spero. Ma questo articolo di Onrugby non parla di sport amatoriale, parla del rugby pro o comunque di vertice.
Io dico solo che se devo andare a vedere il Petrarca (massima serie italiana) o la Benetton (Pro12) mi aspetto, oltre allo stare insieme che è una delle componenti fondamentali del rugby, uno spettacolo di livello adeguato. Spettacolo sportivo si intende, non WWF, ma agonismo, tecnica ai massimi livelli, tattica, imprevedibilità, suspance, emozioni e, ciliegina sulla torta, un po’ di sano tifo. Ecco, vorrei vedere uno spettacolo come un Padova-Trento 3-2 di volley di qualche mese fa. Palazzetto pieno e gente impazzita il giusto. O la finale Conegliano-Piacenza donne. Biglietti finiti e l’ho vista in TV (rabbia!). Non mi aspetto di rivedere Campese che pascola in centro a braccetto con Munari, quei tempi sono finiti e probabilmente non torneranno, ma qualcosa di più di un 14 che fa le rimesse (come domenica alla Guizza).
Qui si parla di uno sport che riesce 3 o 4 volte all’anno a riempire l’Olimpico o San Siro, ma non riesce a fare il passetto che tutti ci si attende da 15 anni e più.
Gli spettatori prototipi:
1) ex giocatori del Tipo A che, come dici tu, vanno alla partita perché tanto hanno comunque qualcosa da dirsi, spesso ripetono le stesse cose, da anni. Si riuniscono in gruppetti a volte in conflitto fra di loro.
2) ex giocatori del tipo B; più attenti al gioco, meno critici, generalmente accompagnati anche dalle mogli, spesso bersaglio di critiche sussurrate dagli ex del Tipo A.
3) Giocatori in attività ma in altre categorie o serie: i migliori.
4) Appassionati da sempre del Tipo A, generalmente genitori di rugbisti ormai quarantenni. Fanno fatica ma incominciano a capirci qualcosa.
5) Appassionati da sempre del Tipo B; non si sa come ma si sono avvicinati al rugby, forse qualche vecchio compagno di classe. Educati, a forza di dai e dai pure competenti.
6) Fidanzate e amiche delle fidanzate; le prime appassionate comunque le seconde fanno colore.
7) Genitori di giovani atleti, mai visto il rugby prima, grazie ai loro figli, si sono ritagliati uno spazio nella vita. Generalmente diventano Dirigenti, spostano i figli da un Club all’altro, si sentono espertissimi e sostengono di aver giocato in un campionato dell’est europa quando esisteva ancora l’URSS (così nessuno può sapere se è vero o meno).
Si siedono al centro della Tribuna e salutano i loro pari con ghigno compiacente.
Concludendo: Giorgio è meglio il Volley dove a fianco a te siede sempre uno qualsiasi che vuol solo divertirsi e tifare.
A scanso di equivoci: sarcastico ma non troppo 😉
@mamo. StraLOL 🙂 Questa la salvo e se mi dai il permesso la riuso 🙂
Riusalo, certo .. servisse a qualcosa ! 😉
“Il ballo del permit”:
Permit: vuol placcare con me?
Zebre, preferisco di no:
non amo il fango col placchè
perciò…
grazie.
Celtic, grazie, scusi…
forse espatrierò.
Espatriero’ ?
Vai a Benevento ?
Magari: liquore Strega a volontà. Cordialità. 🙂
E tutti gli anni il solito discorso
Che palle, nessuno ha voglia e risorse per fare formazione
solo classiche parole di fine stagione( puntualmente insufficiente ),per una programmazione radicalmente diversa per la prossima stagione ormai è già tardi,semmai tutte queste cose andavano fatte prima…ovviamente oltre agli slogan prima di ste benedette elezioni federali nessuno farà nulla
Ma la notizia qual’è? Il solito articolo di ipotesi campate in aria di OnRugby per generare commenti? In effetti ne sentivamo proprio il bisogno. Come se ormai non fosse arcinoto che tutte queste belle e inutili analisi vanno a scontrarsi con un unico problema: Tafazzi. E l’alternativa manco si vede dato che Innoceni & C sono troppo occupati a stracciarsi le vesti ai cospetti del sibdaco fascioleghista di Rovigo per l’ultima trovata elettorale. Ma continuiamo a prenderci in giro. Continuiamo a credere che O’Shea sia il salvatore della patria, quello che può dare la scossa. Kirwan, Berbizier, Mallet e Brunel lo attendono nella Hall of fame tra 4 anni.
Credo che la vera parola chiave sia “sistema”. Non collaborazione o dialogo, che sono comunque molto importanti. Sistema è un concetto diverso dove non si cerca una soluzione per la nazionale, una per le celtiche, una per l’eccellenza è così via sperando che insieme funzionino. Sistema vuol dire immaginare un unico mondo del rugby che funzioni armonicamente dalla base alla nazionale.
Facile a dirsi. Meno a farsi ovviamente.
Qualche idea:
_ 2 celtiche con una rosa di 45/46 giocatori di cui 30 a contratto esclusivo e 15 a dual-contract con le squadre di eccellenza. Questi 15 giocatori possono essere liberati ogni settimana per giocare nell’eccellenza per alzarne il livello.
_ le 2 celtiche possono far giocare solo giocatori italiani, di origine italiana (oriundi nazionalizzabili) o stranieri che possano essere naturalizzati. A questi, di concerto con il DOR è la Fir si possono aggiungere altri top player stranieri.
_ campionato di eccellenza a 8 squadre, 4 legate ad una celtica e 4 all’altra. Le squadre di eccellenza possono ricevere in prestito giocatori non impegnati in partita dalle celtiche.
_ le squadre di eccellenza possono ingaggiare stranieri ma che non abbiano cap con le loro nazionali.
_ alle 8 squadre di eccellenza sono legate 8 accademie nazionali e 8 squadre U20
Avrei altre idee ma il concetto credo sia quello di creare un sistema piramidale dove la base sostiene la vetta ma sopratutto dove la vetta sa che deve rinforzare la base se vuole rimanere in piedi e crescere.
Con sistemi di salita e discesa dei giocatori italiani è più facile far emergere i migliori e non disperdere eventuali giocatori di interesse nazionale.
Siamo ancora a parlare di queste ovvietà.
Fate una seconda squadra, un’accademia, un’ascensore, qualcosa. Fate QUALCOSA!!! Cribbio!
Hanno comprato una bella sede nuova nuova e l’ascensore ce l’hanno messo li.. una cosa alla volta.. 😉
Nel frattempo l’alternativa ci ha messo 9 mesi a partorire uno stemma azzurro con due palle ovali..
che tristezza 🙁
a me dava piu’ l’idea del “triangolo”…
Tutto questo caos e’ Derivato da un fatto molto semplice ,
chi ha votato e appoggia Alfredacio a dirigere la FIR :
E’ come Mettere POLIFEMO a fare uncinetto .
Quando ALFI se ne ritornera’ a casa , auguro che vista la sfortuna di aver un dirigenza cosi’cosi’ , arrivi qualcuno che dia una linea guida quantomeno normale .
Del resto anche per Blatter hanno faticato a toglierlo .
Ciò che dice Guidi e i temi che si riportano nell’articolo sono tutti altamente condivisibili, vediamo però se riusciamo a mettere in pratica il tutto…trovo comunque veramente assurdo che se ne continui a parlare alla fine del SESTO anno celtico!