Movimento Italia verso la stagione 2016/17. Parola d’ordine “fare sistema”

Permit Player, nazionali né convocati né liberati e Accademie celtiche. Un anno cruciale per far dialogare le franchigie

ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

Il tema dei permit player e in generale quello del dialogo tra le franchigie e ciò che sta sotto (Eccellenza) e ciò che sta sopra (Nazionale) è uno dei temi cruciali per lo sviluppo dei giocatori italiani di alto livello e una questione che si è posta in tutta la sua importanza sin dall’ingresso nel torneo celtico. Sul tema e in vista della prossima stagione è tornato il coach delle Zebre Gianluca Guidi nel corso della conferenza stampa al termine della sfida vinta contro Newport. Ad una precisa domanda sul funzionamento del sistema dei permit player, il tecnico ha dichiarato: “Il Permit Player è una grande risorsa e parla il campo. Noi abbiamo avuto Bellini, Castello, Di Giulio e Mbandà che il prossimo anno saranno qua e hanno performato benissimo. E’ un buon modo di implementare la rosa perché non dimentichiamoci che squadre come Glasgow e Scarlets hanno rose a 52 giocatori: di questi, 42/44 sono full professional player e gli altri sono Academy Contract“. Ciò permette di avere una rosa allargata e, soprattutto, di avere un gruppo di giocatori giovani che stabilmente si allenano con il gruppo della Prima Squadra e che all’occorrenza vanno in campo con questa, soprattutto in periodo finestre internazionali e Sei Nazioni: “Possiamo farlo anche noi, dobbiamo interagire – si auspica il tecnico livornese – Dobbiamo capire che più alterniamo e più questi giocatori performano. E’ un discorso sulla cultura del progetto che dobbiamo portare avanti“. Certo, poi resta il fatto che questi giocatori devono scendere in campo e giocare in partita, momento fondamentale per la crescita di un’atleta, e da questo punto di vista qualcosa bisogna inventarsi: in Francia hanno gli Espoirs, in Inghilterra l’A-League, ma non mancano anche interessantissimi esempi di partnership come quella tra Exeter Chiefs e Cornish Pirates di cui abbiamo parlato la scorsa estate.

 

Quest’ultimo caso risulta particolarmente significativo se letto non in chiave permit player ma doppio tesseramento, dando la possibilità di gestire un determinato numero di giocatori sul doppio binario Pro12-Eccellenza: certo, non i giocatori già di livello internazionale e con più minutaggio, ma piuttosto i giovani che già con il sistema dei permit gravitano nel corso della stagione gravitano attorno a Monigo e al Lanfranchi, a cui potrebbe essere data la possibilità di allenarsi con più tempo e continuità assieme alla rosa celtica per arrivare poi più pronti e meglio inseriti al momento della chiamata in causa. Ma anche per alzare il livello tutte quelle volte che il giocatore fa ritorno alla società satellite. Certo, resterebbero alcuni nodi da risolvere (come per esempio la distribuzione tra le società di Eccellenza dei giocatori con libertà di movimento), ma con un maggiore dialogo e perché no, con l’arrivo di un tecnico della Nazionale proveniente da un paese in cui il dialogo tra i piani della piramide ovale è fondamentale, le cose possono cambiare in meglio. E proprio in tema Nazionale, Guidi ha anche lamentato che durante gli impegni della Nazionale diversi giocatori delle Zebre convocati non sono stati né utilizzati né liberati per fare ritorno al club.

Ma anche da questo punto di vista, e in generale per quel che riguarda il dialogo tra tutte le parti in gioco, l’arrivo di O’Shea potrebbe davvero portare nuova linfa e inaugurare una nuova stagione nei rapporti delle franchigie con Nazionale, Eccellenza e Accademie. Un primo indizio sia il fatto che Guidi e Goosen seguiranno in prima persona il tour delle Americhe.

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