Nuova Zelanda all’attacco: un altro calendario internazionale dal 2019

Il CEO Steve Tew lancia un chiaro segnale a World Rugby e punta il dito contro il sistema attuale

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Dura presa di posizione da parte della Nuova Zelanda. Attraverso il Ceo della NZRU Steve Tew, la Federazione ha fatto sapere di aver rifiutato di programmare qualsiasi test match oltre il 2019, a causa dei mancati cambiamenti apportati al calendario internazionale negli ultimi anni. Il messaggio lanciato dalla terra dei kiwi è piuttosto chiaro: World Rugby dovrà al più presto elaborare un nuovo piano d’azione per quanto riguarda l’organizzazione dei test, oltre a creare un modello finanziario equo per i ricavi delle partite.

 

Tew, nell’occasione, ha annunciato anche una perdita nell’ultimo bilancio pari a 463mila dollari neozelandsi, una cifra più bassa rispetto alle previsioni e che sarebbe comunque collegata a doppio filo con un calendario ormai ritenuto antiquato e delle entrate provenienti dalla vendita dei biglietti (la nazionale di casa riceve tutto l’incasso). I cui difetti, si legge sull’NZ Herald, verrebbero amplificati soprattutto durante l’annata della Coppa del Mondo, quando gli stessi All Blacks hanno potuto ospitare ad esempio soltanto due test in patria. La finestra di giugno, oltretutto, faticherebbe a decollare poiché le nazionali dell’Emisfero Nord vi arrivano dopo una lunga e dispendiosa stagione, per cui non si presentano nelle migliori condizioni possibili. Il numero uno della NZRU, inoltre, ha posto l’accento anche sulla mancanza di adeguati riconoscimenti agli All Blacks per il loro impatto commerciale e per la loro influenza sui test match giocati nei vari Twickenham e Millennium Stadium: “Se qualcosa non dovesse cambiare – ha dichiarato Tew – negozieremo in maniera individuale delle partite per il 2020. Non sarebbe una soluzione così negativa per un breve periodo di tempo”.

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