Flop francesi, carte coperte inglesi e la guerra di Dublino: i primi 240 minuti del Sei Nazioni 2016

Irlanda-Galles è un manifesto di tutta la bellezza ma anche di tutti i limiti dell’Emisfero Nord. E questa giovine Italia…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

E’ terminata la prima giornata del Sei Nazioni. Dalle tre sfide sono uscite tante indicazioni, sulle singole formazioni e in generale sul modo di intendere la palla ovale al di sopra dell’Equatore. Partiamo con l’Italia.

 

Italia: gli Azzurri hanno regalato una delle prestazioni più superbe e convincenti della seconda metà di gestione Brunel. Le convocazioni del tecnico francese avevano aperto perplessità e discussioni, ma tra i migliori in campo allo Stade de France c’è proprio Bellini, proveniente dall’Eccellenza e autore di una prestazione brillante palla in  mano. David Odiete non è stato molto chiamato in causa da una Francia che ha cercato spesso e male di risalire il campo alla mano, ma quando è servito sulle prese aree si è fatto trovare pronto. In mezzo al campo Garcia e Campagnaro si sono sacrificati in difesa (20 placcaggi in 2), mentre palla in mano il centro Chiefs è stato il nostro uomo più pericoloso assieme a Leonardo Sarto, ormai una certezza della linea veloce. Nel pack tanto lavoro sporco di Fuser e Van Schalkwyk, e una partita ben al di sopra della media stagionale per Minto, Zanni e Gega, nella speranza che il successivo ritorno al club porti con sé tutti i benefici del caso. E poi c’è stata la partita di Parisse. Enorme. Una meta, 19 corse palla in mano, 91 metri guadagnati, due difensori battuti, una touche rubata, un drop sbagliato (sul tweet di Lo Cicero poco da dire, se non sconveniente e fuori luogo). Cosa non ha funzionato, allora? Ancora una volta abbiamo pagato errori decisivi nell’economia della partita: una disattenzione su una punizione veloce, una touche lanciata male sui 5 metri francesi in un momento di possibile uccisione della partita, alcuni calci dalla base mal calibrati per portare pressione e in generale non aver mai fatto veramente pensare alla Francia che la partita era andata. Su Canna molto si è scritto: ha personalità, testa e la sana dose di coraggio per farsi travolgere da Vakatawa mettendolo a terra. E’ la persona da affiancare a Gori per la mediana del prossimo Mondiale, ma il gli vengano messi a disposizione professionisti che lo formino al meglio (kicking e/o mental coach o chicchessia). Gira che rigira sabato a Parigi abbiamo (ancora una volta) perso anche per colpa di un calcio. E no, non era quello di Parisse…

 

Francia: tanto lavoro da fare per la squadra di Noves, che scende in campo con poche idee e confuse. Allargamenti e contrattacchi non funziono, così come spostare la palla esplorando il campo ma senza verticalizzare e anzi commettendo spesso errori di trasmissione. Per dare avanzamento serve allora iradiddio Vakatawa, unico vero jolly tra i deb in maglia Bleus. Lo salvano da un clamoroso flop una disattenzione difensiva della difesa azzurra e un giudizio arbitrale 50/50 che ha mandato dalla piazzola Plisson a pochi minuti dal termine. Tra pochi giorni la Francia avrà di fronte la difesa irlandese. Urgono correzioni…

 

Inghilterra: vincere all’esordio era importante e farlo a Murrayfield ha un valore particolare. Il tipo di partita non ha permesso di vedere eccessive soluzioni offensive (ma nella meta di Nowell si vede la sapienza di chi mette i campo i giocatori), ma già l’Olimpico potrebbe essere un banco di prova per giocare maggiormente con la palla. Individualmente la squadra può contare su talenti indiscussi e su un triangolo allargato capace sempre di andare oltre nel contrattacco aperto così come sui canali stretti. Le basi comunque ci sono: pochi turnover concessi, 11/12 e 14/15 nelle fasi statiche (rispettivamente touche e mischie), primi cinque uomini ruvidi e una terza linea di grande quantità (22 carries di Billy Vunipola e un Robshaw “alleggerito” dai gradi). Nell’esordio di due nuovi tecnici, rispetto al mappazzone francese tutta un’altra musica.

 

Scozia: disposta a combattere, rognosa sui breakdown e con tanti carrier nel pacchetto…ma anche qualche (solito) giro a vuoto non necessariamente forzato. Avevamo scritto che la squadra di Cotter avrebbe dato filo da torcere a chiunque e la partita di Edimburgo l’ha dimostrato, ma 16 turnover concessi sono un lusso che per vincere nel Sei Nazioni è meglio no concedersi. Prossimo impegno a Cardiff: partita fondamentale per dirci chi è veramente questa Scozia.

 

Galles: assieme all’Irlanda le uniche due squadre che al momento hanno chiaro cosa devono fare e lo eseguono in modo pressoché impeccabile. I primi e gli ultimi dieci minuti all’Aviva Stadium sono un manifesto di tutta la bellezza ma anche di tutti i limiti dell’Emisfero Nord e a firmarlo sono due tecnici neozelandesi. Il lavoro in difesa di Warburton e compagni è stato preparato perfettamente, con due spie larghe a creare l’imbuto vincolando le opzioni da ricevitore dei vari Sexton e Zebo. In un simile sistema di gioco diventa vitale per oltrepassare la difesa il gesto dell’offload, sempre più difficile anche per la tendenza a raddoppiare e triplicare il placcaggio impedendo di fatto qualsiasi riciclo veloce. E l’ultima RWC ha certificato l’importanza di questo gesto per superare linee aggressive che difficilmente nell’uno contro sbagliano: la statistica dice che nella Top 8 delle nazionali che hanno eseguito più offload ai Mondiali sono presenti le quattro del Championship e le tre isolane (l’unica europea è la Francia al sesto posto). Tornando alla squadra di Gatland, da evidenziare l’alternanza di opzioni in touche, il 98% di proprie ruck vinte e la solidità di tutta la squadra (e poi citiamo per dovere i 21 placcaggi (21, lo riscriviamo) di Roberts). Per vincere un Mondiale non basta per un Sei Nazioni potrebbe, anche perché la sensazione è stata che nemmeno l’Irlanda riuscisse a contenere le accelerate dei Dragoni.

 

Irlanda: prime e ultime righe come sopra, con l’aggiunta che giocare 82 minuti del genere richiede una preparazione fisica e mentale che al momento le altre quattro squadre non possono vantare. Bene CJ Stander nel lavoro sporco e di sacrificio, bene Henshaw e Payne in difesa, e pure la prima linea che in certi tratti ha dimostrato crepe ma senza però crollare. Per il molto possesso avuto ma le poche visite in zona rossa vedi sopra. Con i tour e gli incroci Nord-Sud di giugno ma soprattutto novembre vedremo quanto ancora c’è da recuperare.

Di Roberto Avesani

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