Carter, Fitzgerald e quelli che “lo psicologo di squadra è fondamentale”

L’apertura All Blacks nella sua biografia ripercorre i momenti difficili e l’importanza di questa figura. Una voce non certo isolata…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. frank 8 Dicembre 2015, 08:51

    Da noi solo scorte di Salmone e Fernet

  2. bangkok 8 Dicembre 2015, 09:25

    Se penso a certi commenti al vetriolo su questo argomento alcuni mesi addietro quando se ne parlava rapportsndolo alla nostra Nazionale…..
    E, aggiungo io, visti i blackout di tensione nervosa oltre che di mancanze tecniche del Treviso odierno l’arrivo di una figura simile nella Marca sarebbe fondamentale.

    • frank 8 Dicembre 2015, 09:33

      Ma dai ancora con questi discorsi? A Treviso Pavanello appendeva gli scarpini al chiodo e già aveva la scrivania da dirigente pronta.

      Pianificazione, staff, organizzazione……pure chimere in suolo italico.

      Soprattutto quando paga pantalone.

  3. mamo 8 Dicembre 2015, 09:58

    Inizialmente, alcuni anni fa, quando è stata divulgata la figura del Motivatore, l’ho bollata come un’emerita cagata.
    A sopraffarmi era la convinzione che l’unico motivatore nel rugby dovesse essere e rimanere il Capitano.
    Poi, lo dico senza vergogna, mi sono ricreduto perché ho capito quanto sia fondamentale, soprattutto negli sport individuali, una figura che sappia convogliare ogni tipo di energia verso la concentrazione e l’auto stima.
    Del resto già da decenni esiste il training autogeno .
    Dagli sport individuali é poi facile estendere il beneficio a quelli di squadra.
    Però, ovviamente c’è sempre un però: odio termini come Mental Coach o Mental Trainer ma anche Motivatore che mi trasmette un senso di artefatto.
    Li odio e basta, quei termini.
    Perché, allora, non chiamarlo Capitano non Giocatore ? Un giusto compromesso fra voi che siete moderni e io che sono un vetusto col rischio di diventar Macchietta.
    Capitano non Giocatore.

    • Stefo 8 Dicembre 2015, 10:07

      Scusa mamo non mi e’ chiaro ma perche’ uno non dovrebbe andare col nome della sua professione?Nello sport professionsitico questa e’ ormai diventata una figura professionale abbastanza importante perche’ dovrebbe “vergognarsi” della sua qualifica?
      Allora cos’e’ un Nutrizionista si fdovrebe chiamare consigliere del cuoco? 🙂

      • mamo 8 Dicembre 2015, 10:17

        .. lasciami pensare a una risposta che sia più intelligente di quella che ti darei d’impulso … uhm .. uhm … non mi viene, Stefo per cui ti do la prima risposta: perché ho paura che tutto cambi, stravolgendo quelle che erano le mie romantiche certezze. Ecco perché a me piace mascherare (ovviamente nelle cose in cui la vita mi permette di farlo) la realtà .
        Son già una macchietta ? 🙁

        • Stefo 8 Dicembre 2015, 10:54

          Ahah mamo bella risposta

          • mezeena10 8 Dicembre 2015, 15:29

            mamo uno dei migliori acquisti recenti! 😉

        • frank 8 Dicembre 2015, 10:54

          Se parli di squadra di C2 ok. A livello semi-pro o pro è fondamentale

    • Dottoressa Raffaele 8 Dicembre 2015, 20:23

      Ciao Mamo, il termine motivatore ti trasmette senso di artefatto perché è un artefatto…ahahaha! è una figura professionale che non esiste….

      Diverso è per lo Psicologo dello Sport (che non è assolutamente la stessa cosa del Mental Coach).
      Lo Psicologo dello Sport ha due lauree e un Master alle spalle..in tutto sono 10 anni di studio, riconosciuto a livello nazionale e t assicuro che in una squadra fa la differenza 😉

      • frank 8 Dicembre 2015, 21:59

        no ma sai quando c’è il romanticismo lauree e master non contano una emerita pippa!

        • mezeena10 9 Dicembre 2015, 08:47

          “troppo qualificato!”..
          w gli illuministi illuminati!!! 🙂

      • malpensante 9 Dicembre 2015, 09:50

        A me preoccupa che, a forza di spremerli per fare la differenza nello sport, ne esca qualche differenza non positiva nella loro vita. Si dirà che sono professionisti e che sono i rischi del mestiere, ognuno i propri, dai manager alle puttane. Ma continuo a pensare che lo sport, oltre che piacere, dovrebbe essere eventualmente una terapia e non la malattia da curare.

        • mamo 9 Dicembre 2015, 16:20

          Condivido, ed è pericoloso (per te) che io condivida perché potrebbe voler dire che sei velatamente “romantico” con tutte le conseguenze che leggi sopra 🙂

          • malpensante 9 Dicembre 2015, 16:48

            Sono romantico appena meno di Cantoni (mica quello di Colorno)

          • mamo 9 Dicembre 2015, 17:43

            🙂 🙂 .. però quell’A o B è proprio il classico Test Psicoqualcosa …

      • mamo 9 Dicembre 2015, 16:29

        Ciao.
        Mi erano sfuggiti i tuoi post.
        Cosa dire, niente se non prender volentieri atto di quanto hai specificato.

  4. mistral 8 Dicembre 2015, 10:29

    …la testa può essere allenata… io direi quasi che “deve” essere allenata tanto quanto, se non più, del fisico… non solo nel rugby, ma in qualsiasi attività sportiva che preveda un rilevante dispendio di energie psico-fisiche (ciclismo, pugilato, alpinismo, nuoto di altura, immersione…) si presenta un momento in cui le energie mentali sono quelle che fanno la differenza, saperle gestire può costituire il sottile divario tra “uscire” o meno da una via di arrampicata (ad esempio)… ma è giocoforza che la conoscenza dei propri limiti fisici influisca su quelli mentali, e viceversa… il ruolo dello psicologo è utile, in definitiva è quello che ai tuoi dubbi o domande risponde con altre domande che ti fanno sorgere ulteriori dubbi, ma in ogni caso ti stimola ad approfondire la conoscenza con te stesso e con i tuoi limiti… forse in italia, paese cattolico, è un ruolo minore, nei secoli sostituito da quello molto più a buon mercato del confessore, ma sembrerebbe strano portarsi il cappellano in spogliatoio… o no? 😉

    • malpensante 8 Dicembre 2015, 13:43

      Nel grande Petrarca, c’era. 🙂

    • Dottoressa Raffaele 8 Dicembre 2015, 20:13

      Lo psicologo non risponde con ulteriori domande alle domande…ma con tecniche e strumenti precisi della psicologia dello sport 😉
      D’accordissimo con te Mistral che la testa deve essere allenata perché sono le energie mentali che fanno la differenza!

      • mistral 8 Dicembre 2015, 20:22

        non volevo assolutamente sminuire l’operato di tutta una serie di iscritti ad una seria professione ordinistica… mi limitavo a brevi esperienze personali… cordialmente! 🙂

        • Dottoressa Raffaele 8 Dicembre 2015, 20:28

          Figurati! Era solo per dire che ci sono tecniche precise per allenare la sfera mentale e che si possono fornire agli atleti..
          Per fortuna ci sono persone che riconoscono il valore degli aspetti mentali, non è sempre così scontato purtroppo

  5. carpediem 8 Dicembre 2015, 12:15

    nel mio mio piccolo vissuto, una psicologo infantile mi ha aiutato moltissimo con un paio di ragazzi difficili del mini rugby,
    in una società che porta i livelli sempre più in alto e spesso tende a massacrare chui non ce la fa, mi sembra una figura di non poco conto.

    • mamo 8 Dicembre 2015, 12:30

      Questa é un’iniziativa interessante se finalizzata, parlando di bimbi, ad aiutarli a inserirsi nel gruppo, ma nulla di più .
      Il limite ci deve essere, a mio avviso (romanticismo o no) ed é quello di adottarlo (lo psicologo) solo per il professionismo o, se proprio vogliamo, il semi.
      Non sarebbe sano, sempre per me, prendersi il mental coach per il Rugby di Marciapiede (cfr. Malpensante) che è quello (serie A) che frequento più volentieri.

      • umberto 8 Dicembre 2015, 13:04

        E perchè mai dovrebbe essere limitato al professionismo?
        Noi (altro sport) abbiamo avuto diverse collaborazioni con psicologi sportivi sia con atleti professionisti (olimpiadi) sia con atleti di livello nazionale sia con adolescenti che allenavamo. Ovviamente in base al livello differente l’intervento dello psicologo aveva finalità e scopi differenti. Stesso dicasi con i nutrizionisti (all’atleta che fa olimpiadi prepari il piano alimentare, all’adolescente spieghi che le merendine e le bibite gasate fanno male).
        Non capisco la dicotomia romanticismo-professionalità

        • mamo 8 Dicembre 2015, 13:35

          Perché trovo sia pericolosissimo, soprattutto per i bambino o adolescenti. Ciò per una serie di motivi, che prescindono ovviamente dal romanticismo, non ultimo quello della professionalità di chi opera con i soggetti deboli.
          Lascerei questa parte di educazione a chi ne può e ne deve rispondere.
          Questo parlando degli psicologi infantili.
          Quanto all’utilizzo di un mentalist trainer nelle squadre minori, se per minori intendiamo quelle dalla A in giù , ritengo sia, anche lì , sproporzionato al fine proprio di quel livello che è certo quello di vincere ma radicati alla mentalità di “marciapiede”: studenti, ex eccellenti o non in grado di esserlo diventati. Buoni giocatori che vivono la loro quotidianità a prescindere dal rugby (al contrario dei professionisti).
          Poi, per carità , ognuno è libero di fare quello che vuole ma sui bimbi no, quella libertà non deve esistere perché troppo insidiosa se non rimessa a un percorso serio e programmato ma soprattutto condiviso con famiglia e scuola.
          Questo penso.

          • Eva P. 8 Dicembre 2015, 19:10

            Il discorso per i bambini è delicato, e avendo un figlio in U10 ci penso spesso.
            Gli allenatori, in realtà nel minirugby sono detti “educatori”. A mio avviso, non possono avere solo competenze tecniche e puramente “motivazionali”, quando si ha a che fare con 18 ragazzini ognuno diversissimo dall’altro, per vissuto, inclinazione, competenze, carattere e aspettative.
            Sarebbe assurdo che l’allenatore non fosse anche un po’ “psicologo” (chiedo scusa ai professionisti del campo, uso questa parola nel senso più largo possibile), a meno che non si voglia identificare già una figura specifica da affiancare al preparatore atletico… ma allora anche il tattico… boh, a 10 anni mi sembra esagerato… Sono bambini che giocano, fondamentalmente, ma sono anche una minicomunità che deve gestire dinamiche di gruppo complesse: le partite, lo spogliatoio, e così via. Probabilmente la chiave è nella preparazione adeguata degli allenatori del minirugby, anche sul fronte “mente”… però chi poi debba fornire questa preparazione adeguata è difficile dirlo…

          • malpensante 9 Dicembre 2015, 11:52

            ” Il gioco ha pieno diritto di accesso a tutti i mondi possibili e impossibili, naturalmente, spontaneamente. Nessun bambino gioca per forza. Perché il gioco è espressione pura della sua piccola identità in crescita. E’ forza. E’ coraggio di addentrarsi nelle incognite della fantasia.” (Cit. http://www.zebrerugby.eu/presentato-il-calendario-2016-di-giocamico-con-i-giocatori-delle-zebre-rugby/ )

  6. carpediem 8 Dicembre 2015, 12:48

    professionismo,semi, pane e salame, radicio e fasoi o quello che desideri, ma una
    mentalist trainer(sic) come quella che era in forza al Petrarca, la auguro a tutti.

    p,s, 6 Nazioni; che fine ha fatto quel splendore?

    • berton gianni 8 Dicembre 2015, 14:11

      …sia mai che a causa del…transfert…sia rimasta incinta ??

  7. sentenza 8 Dicembre 2015, 13:59

    “Il lavoro fisico ormai è molto simile a quello dei tuoi avversari”. A leggere quello che hanno detto Appiah e Campagnaro questa sembra un’affermazione azzardata, almeno per l’itaglia…
    Dovrebbe essere così, ma a quanto pare non per noi.

  8. Katmandu 8 Dicembre 2015, 14:11

    “Non sempre è solo il corpo ad essere coinvolto, centra anche la testa” serve aggiungere altro?

  9. Appassionato_ma_ignorante 8 Dicembre 2015, 18:28

    Rimango persuaso di alcune cose. La prima è che la psicologia è un coacervo di opinioni con poco fondamento e quindi una disciplina intrinsecamente ascientifica. La seconda è che un “bravo psicologo” è tale non per quello che ha studiato, ma per naturale inclinazione. Così come ci sono bravi sacerdoti che sono bravi a prescindere dalla confessione abbracciata e dagli studi fatti. Pertanto basarsi sull’etichetta “psicologo” vuol dire affidarsi a una mina vagante. Se il problema è – come pare – l’incapacità di motivare un gruppo o una squadra, mi pare *ovvio* che sia necessario porvi rimedio in chi *per ruolo* è il leader di quella squadra, cioè l’allenatore e/o il capitano. Tutti i grandi condottieri non solo sapevano fare il proprio mestiere (aspetto tecnico) ma erano anche dei motivatori bestiali. I discorsi alle truppe, i vari Alessandri, Cesari e Napoleoni li *facevano di persona*. Chiamavano mica il “motivatore” per tenere manina ai 10mila o 50mila soldati che avevano davanti. Pertanto il problema è veramente malposto. Tutt’al più è chi è leader che deve essere mandato a scuola di leadership (che è qualcosa che se non si ha, si impara). Con buona pace degli psicologi (che trovo un’etichetta onnicomprensiva e generalizzante).

    • mamo 8 Dicembre 2015, 20:31

      Post che mi piace proprio, Appassionato. Condivido.

    • frank 8 Dicembre 2015, 22:01

      bella sequela di banalità

    • San Isidro 9 Dicembre 2015, 03:30

      Io invece rimango persuaso dal tuo commento…
      Lasciando da parte il discorso sullo “psicologo di squadra” (che nello specifico sarebbe il “mental skill coach” e per me nelle grandi realtà sportive professionistiche è una figura utile), mi soffermo invece sul tuo attacco (superficiale aggiungo) che fai nei confronti della Psicologia…
      C’è l’idea abbastanza comune che lo psicologo sia quella figura che ti ascolta mentre tu stai sdraiato sul lettino e che, di conseguenza, il laureato in Psicologia sia destinato a quel mestiere…caro @Appasionato, ti sbagli di grosso, la Psicologia è una disciplina vastissima con numerosi campi di ricerca e ci sono branche di essa che tutt’altro che “ascientifiche” come banalmente ritieni tu, la Psicologia Cognitiva (con tutte le sue sottocategorie come la Psicologia della Percezione, la Psicologia del Linguaggio, ecc), la Psicobiologia, la Psicofisiologia, la Psicofarmacologia, la Neuropsicologia sono tutte discipline scientifiche che lavorono a stretto contatto con le Scienze Cognitive, le Neuroscienze, l’Intelligenza Artificiale, la Computer Science, ecc…la figura del neuropsicologo ad es. è determinante nella riabilitazione cognitiva e nelle specifiche terapie per i pazienti con lesioni cerebrali e il neuropsicologo non è una figura prettamente medica, ma è un laureato in Psicologia che poi prende la specializzazione in Neuropsicologia…c’è un consideravole numero di psicologi quindi che lavora in ambito strettamente scientifico e soprattutto a contatto con le Neuroscienze, sia in ambito accademico e di ricerca che in ambito pratico e clinico (come i neuropsicologi)…inoltre tutte le ricerche che si fanno sugli studi del cervello sono fatte da ricercatori che hanno o una formazione di Biologia, o di Medicina (Neurologia quindi) o di Psicologia (tutte le discipline che ho elencato sopra)…chi prende poi un determinato ramo delle psicologia deve sostenere esami di Neuroscienze Cognitive, Neurofisologia, ecc, altro che “ascintifiche”…
      Lasciando da parte tutto questo filone della Psicologia, per nulla “ascientifico”, ci sono numerose altre figure dello psicologo che sono utili in altri settori come lo psicologo che lavora nel campo del marketing e della pubblicità e che quindi fa consulenza nelle aziende, lo psicologo che fa ricerca nel campo del sociale (Psicologia Sociale, disciplina a stretto contatto con la Sociologia) ma anche lo psicologo che da un reale supporto alle persone in difficoltà, come lo psicologo che lavora nelle carceri, lo psicologo clinico delle ASL, lo psicologo dell’infanzia che può essere d’aiuto ai bambini con disagi, ecc…
      Poi c’è anche chi ha il suo studio da psicologo e si occupa magari di psicoterapia, e lì ognuno è libero di andare e dargli i soldi se vuole oppure di non andare, ma prima di applicare certe “etichette” alla Psicologia si dovrebbe avere una visione più ampia della materia…
      ps: a proposito il nostro Quintino ha una laurea in Psicologia con indirizzo in “Psicologia dello Sport”, prova a dirgli che si è preso una laurea inutile a quel bestione?

      • mamo 9 Dicembre 2015, 07:08

        Mi permetto una replica.
        Personalmente, per professione, incrocio molto spesso gli psicologi infantili. Certamente una professione a tale punto delicata da essere persino pericolosa.
        I giudizi che posso dare sui singoli professionisti che ho avuto modo di conoscere preferisco censurarla perché sono abituato, nella vita, a rispondere di quello che dico mentre qui, nell’anonimato del mio nikname, rimarrei protetto dalla riservatezza di Redazione (che immagino conosca il mio nome).
        Dalla pappardella della ma premessa, capisci che il giudizio, il mio, non é certo lusinghiero ma per fortuna esistono anche gli psichiatri infantili a rimediare le malefatte di quelli che ben si guardano dal chiamare “colleghi”.
        Quanto al resto, all’applicazione specifica della psicologia in vari settori, ho spesso incrociato professionisti di livello, nello specifico conosco la realtà delle carceri, però sempre supportati dallo psichiatra .
        Sport: ci sta, con gli stessi limiti che hai indicato tu …. non dimenticando quanto possa essere persuasivo il tuo ultimo capoverso.
        Buona giornata.

        • mezeena10 9 Dicembre 2015, 08:58

          ciao mamo..
          penso, come in tutti i campi, settori, professioni etc della vita, ci siano persone più preparate di altre, altre più capre di altre..generalizzare è sempre un errore..
          magari tu sei stato sfortunato a beccarne sempre di mediocri..
          per mia esperienza personale ti dico che quelli bravi esistono (intendendo per bravi quelli che ottengono risultati tangibili coi propri pazienti, nella vita come nello sport per restare in tema)..
          poi come ha precisato molto bene San vi sono distinzioni fra le varie “branche” della psicologia..penso il 99% si riferisca ai psicoterapeuti (alla Jennifer Melfi 🙂 )..
          tornando agli ABs, la NZRU si è rivolta a una società privata di una dottoressa sudafricana, se non ricordo male, che organizza queste sedute con gli atleti..ora faccio una breve ricerca, ne abbiamo parlato proprio qui un po di tempo fa..

          • mamo 9 Dicembre 2015, 09:14

            Certo Mez, è ovvio che come dappertutto anche fra quei professionisti c’è il genio e la capra.
            Mi sono soffermato sull’aspetto dell’infanzia dove qualsiasi Psicologo “onesto” (cerca di intendere l’aggettivo), fatti i test e iniziato il percorso terapeutico, si confronta con lo psichiatra infantile. Non sto parlando di patologie mentali, ma di ordinari stati di disagio o malessere del bimbo.
            Nella mia esperienza, con l’aggiunta di quelle vissute da colleghi sparsi un po ovunque, questo spesso non accade.
            Ho generalizzato, lo so, ed è sempre un errore farlo ma l’argomento è a tal punto delicato che preferisco esser tacciato di qualunquista che tacere (anche se in questo Blog per fortuna parliamo d’altro) i rischi cui si può andare incontro.

          • mezeena10 9 Dicembre 2015, 10:14

            sai per me quale sarebbe la miglior medicina? il gioco!
            ma non quello “elettronico”, da “mediano da divano”, il giocare all’ aria aperta! torniamo al solito discorso degli schemi motori di base!
            io mi ritengo fortunato ad appartenere ad una generazione di poco precedente all’ avvento dell’ “era tecnologica spinta” (ho 41 anni), questi ragazzi di oggi a malapena san correre..
            costruissero campi e strutture coi 23 milioni di euro della nuova reggia di gavazzi!

          • mamo 9 Dicembre 2015, 10:29

            Ohhh là. Quoto tutto.

      • Appassionato_ma_ignorante 9 Dicembre 2015, 08:56

        @San, ti ho letto e ti capisco e ti assicuro che non ho dello psicologo l’idea del tizio che sta ad ascoltare un paziente adagiato sul lettino per poi dirgli che cosa c’è che non va in lui (questo, peraltro e purtroppo, succede già e continua a succedere: è la principale merce spacciata dalla psicologia e, soprattutto, dalla psichiatria). Il mio post verteva su altri punti: 1) la psicologia (e anche la psichiatria, che non è comunque oggetto di discussione qui) è – per ammissione degli stessi psicologi – ascientifica poiché *non possiede protocolli definiti che producono invariabilmente risultati prevedibili* (per certi versi anche la medicina ha parecchi buchi simili, ma dedicandosi ai “corpi” che sono sostanzialmente “macchine” ha una percentuale di riuscita superiore). 2) Colui che passa per “bravo psicologo” è uno che ci sa fare e che ha abbastanza bene osservato le persone per saperle come prenderle: l’etichetta “psicologo” e gli studi fatti sono fuorvianti perché di “bravi” in questo senso ce ne sono a bizzeffe. Sono insegnanti, educatori, allenatori, religiosi, musicisti, ufficiali o anche soltanto la vicina che ti ascolta e sa dirti quella parola o farti vedere quell’aspetto di una questione che non avevi mai considerato e che ti aiuta a inquadrarla in modo che tu sappia gestirla. 3) Il problema della “motivazione” – perché di questo si parla – non si risolve dandolo in mano a uno psicologo, mental coach o comediavolovogliamochiamarlo. Il *motivatore* per eccellenza deve essere il leader. E per me il leader di una squadra è l’allenatore (e in seconda battuta il capitano) che non può e *non deve* limitarsi a dire “Oggi giochiamo così: tu vai di qua e tu vai di là”. L’allenatore colui che “a egregie cose il forte animo sa accendere, o Pindemonte”. Un allenatore non smette di essere educatore con le U10 o U12. Quindi, tutt’al più, una figura tipo “psicologo”o “mental coach” (ma vai a beccare quello bravo che sa districarsi anche in assenza di protocolli e che sa *invariabilmente* produrre risultati) dovrebbe lavorarsi il leader. Il quale, a cascata, prenderebbe in mano la squadra.

        • San Isidro 9 Dicembre 2015, 14:28

          Appassionato (e la risposta vale anche per @mamo), continui ad affermare che “la psicologia è – per ammissione degli stessi psicologi – ascientifica”…non puoi generalizzare su questo punto, perchè un conto è lo psicoterapeuta o lo psicologo che lavora nelle comunità di recupero, un conto è lo psicologo che opera, e che magari fa anche ricerca in ambito accademico, nei campi della Psicologia che ti ho elencato sopra che sono aree di ricerca scientifiche per definizione…il neuropsicologo, lo psicofisiologo, lo psicobiologo, lo psicologo cognitivo, ecc, sono figure che hanno a che fare con la ricerca scientifica, gli psicologi che studiano il funzionamento del cervello sono “neuroscienziati” a tutti gli effetti così come quelli che, al fianco degli ingegneri informatici, si occupano di intelligenza artificiale, robotica, ecc, sono studiosi nel campo delle scienze della cognizione…il neuropsicologo poi, come detto su, ha un ruolo fondamentale per la riabilitazione clinica per i pazienti con deficit o lesioni cerebrali…
          Certamente altre discipline della Psicologia non possono essere considerate scientifiche nè la psicoterapia è una scienza, ma gli psicologi che operano in questi altri campi sicuramente sono figure di sostegno (come lo psicologo dell’infanzia) o di supporto per altri scopi (come gli psicologi che lavorano nelle aziende che si occupano di leadership o strategie di mercato, magari in campo pubblicitario)…
          Tornando al tema dell’articolo, sono senza dubbio d’accordo che l’allenatore in primis, ma anche il capitano, debbano essere i leader e i motivatori di una squadra (e su questo aspetto ho criticato molto Brunel in questi ultimi due anni per non aver saputo dare un carattere alla nostra nazionale), ma nelle realtà sportive professionistiche negli staff allargati un mental skill coach ormai è necessario, a certi livelli una figura che lavori su leadership e motivazioni della squadra è importante…

  10. delipe 9 Dicembre 2015, 00:36

    Buonasera,
    Personalmente non considero la figura del “mental coach” (l inglese domina…) necessario o cosi determinante come afferma Dan Carter che non fa altro che raccontare la sua storia, importante ma circoscritta.
    Anzi per dirla tutta in carenza di soldi, investimenti, strutture, tecnici ecc..nella nostra Nazionale ma in qualsiasi altrasquadra di club lo considero uno spreco di risorse economiche.
    Cordialità

    • mezeena10 9 Dicembre 2015, 09:00

      infatti..è solo il mediano di apertura più forte di tutti i tempi, bicampione del mondo, miglior marcatore di tutti i tempi, giocatore più pagato al mondo..
      praticamente l’ ultimo dei fessi..
      cordialità

  11. San Isidro 9 Dicembre 2015, 03:42

    Chi non ritiene necessaria, o utile, la figura di un “mental skill coach” mi sa che non ha ben chiaro come lavorano alcune realtà del rugby pro, non solo nazionali, ma anche di club (parliamo di livelli seri ovviamente, ovvio che una figura del genere in una squadra italiana di Serie B sarebbe sprecata), poi però ci lamentiamo se l’Italrugby non ha mai una staff all’altezza delle altre squadre internazionali…

    • San Isidro 9 Dicembre 2015, 03:45

      ecco, in proposito “Chiunque abbia giocato uno sport ad alto livello capisce che la vera differenza tra gli atleti è a livello mentale”…non serve aggiungere altro…

      • Appassionato_ma_ignorante 9 Dicembre 2015, 08:58

        L’aspetto mentale è fondamentale, ma datelo in mano al LEADER. E se non c’è un leader, si crea.

        • mezeena10 9 Dicembre 2015, 09:02

          leader si nasce o si diventa?
          è nato prima l’ uovo o la gallina?
          meglio un uovo oggi che una gallina domani???
          la risposta è dentro di te, epperò è sbagliata! 🙂

          • malpensante 9 Dicembre 2015, 10:07

            Sulle origini non saprei, ma propongo una frittatona con le rigaglie di pollo e non se ne parli più. L’uovo di Colombo.

          • mezeena10 9 Dicembre 2015, 13:23

            quella di emilio cosi è contento pure vcn 🙂

        • Appassionato_ma_ignorante 9 Dicembre 2015, 10:02

          Massì, buttiamola in vacca.

          • mezeena10 9 Dicembre 2015, 10:16

            beh hai iniziato tu col “pensiero” su psicologi, psichiatri e tutto il miscuglio che hai fatto! 😉

          • mezeena10 9 Dicembre 2015, 10:17

            comunque la domanda di fondo rimane: leader si nasce o si diventa? per te è ovvio che si può costruire un leader, per me no, per essere leader devi avere doti innate che non si possono allenare o comprare alla lidl..

          • mamo 9 Dicembre 2015, 10:27

            Doti innate, esatto.
            Faccio un esempio che è quello di Zanni che stimo moltissimo se non di più. Non credo sia un vero Leader perché è il suo carattere che gli impedisce di esserlo: moderato, composto e persin timido e confrontiamolo con Gori (che mi piace 1000 volte meno di Zanni) che ha qualità a mio avviso inferiori ma leadership in abbondanza.
            Forse (ah, ste robe moderne !) un leader può affinare l’arguzia nella comunicazione ma di certo non può imparare ad esserlo di più.
            Di qui, il mio concetto di Capitano che non può e non deve esser scelto da altri se non dai suoi compagni.

  12. Gino 9 Dicembre 2015, 09:48

    Quando si parla di psicologia mi viene sempre in mente quella bellissima battuta di Stefano Chiodaroli (il fornaio di Zelig, ricordate?) il quale diceva ” mia moglie è ipocondriaca e quindi la porto dallo psicologo. Perché ? Perché una che si crede malata la porto da uno che si crede un dottore.”

    • mezeena10 9 Dicembre 2015, 10:20

      uno che crede di essere un comico..
      ridere zero!

Lascia un commento

item-thumbnail

Owen Farrell pronto a sfidare la Francia il prossimo giugno

L'apertura dei Saracens sfiderà i rivali transalpini con la maglia del World XV

item-thumbnail

All Blacks: i 7 giocatori che Scott Robertson potrebbe lanciare nel 2024

Il neo-tecnico della Nuova Zelanda ha intenzione di mischiare un po' le carte: ecco i talenti da tenere d'occhio

item-thumbnail

Il test tra Galles e Georgia potrebbe giocarsi… ma più in la

Saltate le possibilità di vedere uno "spareggio" nel 2024, le due formazioni potrebbero comunque affrontarsi

item-thumbnail

E se il prossimo “10” del Sudafrica fosse… Cheslin Kolbe?

Tra la contemporaneità con l'URC e la data fuori dalle finestre internazionali (22 giugno) gli Springboks saranno costretti a sfidare il Galles con ta...

item-thumbnail

Autumn Nations Series: niente Test Match tra Galles e Georgia

Nel calendario non trova spazio l'atteso incontro tra l'ultima del Sei Nazioni e la prima del Rugby Europe Championship

item-thumbnail

Autumn Nations Series 2024: il calendario completo con date e orari dei Test Match di novembre

Si inizia il 2 novembre con il test tra Inghilterra e Nuova Zelanda per chiudere il 30 con Irlanda-Australia