L’ultimo passaggio di Javier, uno dei sopravvissuti del “miracolo delle Ande”

Era uno del 16 uomini trovati vivi 73 giorni dopo un incidente aereo tra Cile e Argentina, se n’è andato un paio di settimane fa

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 28 Giugno 2015, 14:32

    Come notizia di rugby, è un po’ misera, direi.

    • Gino Raschi 28 Giugno 2015, 14:42

      E no! Questa volta caro Alberto, come si suol dire, l’hai proprio fatta fuori dal vaso. Ti leggo sempre con interesse e so quanto sagace sei nei tuoi ragionamenti anche quando non si è della tua opinione. Questo tuo commento fa torto alla tua intelligenza. Con affetto. Gino

    • Appassionato_ma_ignorante 28 Giugno 2015, 15:40

      @AdG: un bel tacer non fu mai scritto.

    • ginomonza 28 Giugno 2015, 17:24

      Provocatore! 🙁

    • andrease 29 Giugno 2015, 00:08

      sei un beretta!
      scegli tu se insaccato o arma….

  2. Sergio Martin 28 Giugno 2015, 14:43

    @Paolo, nun ve famo passa’ un cacchio… 🙂

  3. jock 28 Giugno 2015, 15:51

    Ho letto e riletto due, tre volte quel libro, forse di più, non lo conoscevo, me lo suggerì mia moglie, appena sposati, tanti anni fa, sapendo quale era il mio sport. Lo aveva in biblioteca in casa al Lido; mi ha sempre lasciato impressioni fortissime, l’ aereo caduto, i giocatori morti, il cannibalismo per sopravvivere, protrattosi così a lungo a quattromila metri di quota, circa. Da leggere. Requiescat in pace.

  4. Maury7 28 Giugno 2015, 15:57

    Fecero anche un film su questa storia,lo vidi parecchi anni fa

    • jock 28 Giugno 2015, 16:01

      Esattissimo, @maury, l’ ho visto anche io; se posso permettermi, ti vorrei suggerire il libro, molto, molto migliore, come sempre succede, secondo me, nelle trasposizioni da testo a schermo e “forte”, purtroppo. Non ricordo il titolo, ma in rete salta fuori in un secondo. Buona giornata a te.

      • Maury7 28 Giugno 2015, 16:06

        Il film si chiamava Alive (Sopravvissuti) è del 1993,io l’avrò visto qualche anno più tardi,98 o 99 più o meno

        • jock 28 Giugno 2015, 16:11

          @Maury, grazie non lo ricordavo; mi permetto di insistere: se ti interessa, cerca il libro. Adesso vado in rete e te lo scrivo, qualora ti interessi.

          • jock 28 Giugno 2015, 16:15

            Il titolo è “TABU'” di Piers Paul READ, SPERLING & KUPFER, 1974. Da Wikipedia, ovviamente.

          • Maury7 28 Giugno 2015, 16:17

            Vedo che ne hanno scritti diversi di libri,sarebbe bello poterli leggere tutti per vedere il punto di vista delle varie persone coinvolte

        • jock 28 Giugno 2015, 16:21

          Quello che cito, però, è tratto dalle testimonianze orali dei sopravvissuti e delle famiglie, nonchè dalle deposizioni rilasciati a PP. UU, con diverse foto da loro stessi scattate.

          • Maury7 28 Giugno 2015, 16:52

            Provo a vedere in giro

      • Caraibi 28 Giugno 2015, 22:58
  5. jock 28 Giugno 2015, 15:58

    L’ argomento del libro, che racconta quella storia, è particolarmente crudo, è evidente, a mio parere, che la @Redazione, non ha ritenuto, per comprensibile delicatezza, rivolta a chi non conosce l’ argomento descritto e non ha letto il testo, di non approfondire la notizia, oltre un anodino lancio della stessa.

    • Caraibi 28 Giugno 2015, 22:59

      esiste anche un bel servizio sulla triste vicenda realizzato da National Geographic

  6. jock 28 Giugno 2015, 16:16

    E, se non ricordo male, hanno fatto una o due partite a distanza di anni, come commemorazione per tutti loro, sopravvissuti e non.

    • Maury7 28 Giugno 2015, 16:51

      Ancora adesso dopo tanti anni ci sono ancora eventi per ricordare le persone morte nell’incidente

      • jock 28 Giugno 2015, 16:55
        • parega 28 Giugno 2015, 19:40

          e hanno anche fatto dei trekking nel luogo del disastro i sopravvissuti …quasi ogni anno…i loro valori cristiani hanno fatto si’ che non sapevano staccarsi mentalmente da quella esperienza…troppo difficile

  7. MegaDiegh 28 Giugno 2015, 17:48

    Avevo letto questa notizia alcune settimane fa da siti uruguaiani, la moglie che si cita era sopravvissuta all’ impatto ma perse la vita a seguito di una valanga che li colse mentre dormivano.
    Ho letto il libro “72 giorni: la vera storia dei sopravvissuti delle Ande e la mia lotta per tornare” (pressochè introvabile) scritto da Nando Parrado, uno dei protagonisti di questa sventura, libro molto intenso e carico di significati, come dico spesso ritengo questo libro/storia la mia bibbia per il suo carico di insegnamenti, inno alla vita e perseveranza.
    Nando Parrado spiega come i religiosi del collegio “Stella Maris” avessero optato per far praticare il rugby e non il calcio perchè pensavano che lo sport della palla ovale fosse più adatto a trasmettere certi valori scolastici-religiosi-educativi.

    • San Isidro 28 Giugno 2015, 21:50

      mi piacerebbe leggere questo libro…
      comunque le istituzioni religiose non sono nuove alla diffusione del rugby, si pensi alla grande tradizione del rugby marista…i Fratelli Maristi hanno portato il rugby un pò ovunque, alle Samoa il primo ovale è arrivato grazie ad una loro missione…non a caso diversi club sparsi per il mondo si chiamano Marist…in Argentina ad es. la tradizione marista è molto solida, soltanto nell’URBA ci sono tre club maristi, che sono nati a partire da alunni, o ex alunni, di scuole mariste, come il Champagnat, il Manuel Belgrano (la squadra dove è cresciuto Albacete) e i platensi del San Luis (la squadra di Creevy, ma anche dei nostri azzurri Dellapè e Nieto, anche di Leibson)…altri club maristi argentini sono lo Sporting Mar del Plata (la squadra di Trompis Sbaraglini) e il Marista Mendoza (il club di Gonzalo Garcia)…anche altre squadre di Buenos Aires, seppur fuori dalla tradizione marista, hanno una solida tradizione cattolica come il Newman dei Contepomi, club legato allo storico collegio Cardenal Newman di San Isidro, ma anche il Don Bosco…

      • Sergio Martin 29 Giugno 2015, 01:28

        Quando ti leggo mi fa venire voglia di partire per l’Argentina…

  8. parega 28 Giugno 2015, 19:45

    nel 74 una mia amica aveva comprato il libro tabu’….se ne parlava tanto della loro tragedia….e soprattutto del loro tour per spiegare bene il perche’ e il per come di certe loro azioni
    nn mi scordero’ mai quella lettura…che per l’eta’ era molto tosta…che emozioni

    • San Isidro 28 Giugno 2015, 19:48

      parega, ma quando ti decidi di votare???

      • parega 28 Giugno 2015, 20:29

        scusa dimmi dove devo…oggi sono stato impegnato

        • parega 28 Giugno 2015, 20:30

          ieri anche peggio

        • San Isidro 28 Giugno 2015, 20:31

          vai nel post della FIR di ieri…

          • parega 28 Giugno 2015, 20:31

            ok

          • parega 28 Giugno 2015, 20:34

            fatto

          • mezeena10 29 Giugno 2015, 08:57

            parega vota NUOS..si dice..

  9. San Isidro 28 Giugno 2015, 21:37

    Solo per precisare, la squadra che fu vittima dell’incidente fu il prestigioso Old Christians de Montevideo, uno dei club più rappresentativi del rugby uruguayano (al pari del Carrasco Polo) che, non a caso, si fondò da alcuni ex allunni del collegio Stella Maris…

  10. try 29 Giugno 2015, 00:27

    Ora su due piedi anzi tra due cuscini, dato che sono a letto, non ricordo il titolo del libro che ho letto. Fatto sta che il film se pur fatto discretamente non può minimamente rendere l’idea di quel incidente. La sofferenza, la fede, il coraggio, la crudeltà, la vergogna che il libro ti trasmette è una cosa nessun film può darti.
    Ho sentito parlare del libro scritto da Parrado, ma non sono riuscito a trovarlo.
    Anche io vi consiglio di leggere il libro, qualunque essi sia.
    Che emozione!

  11. Alberto da Giussano 29 Giugno 2015, 06:48

    Ho aspettato per tutto il giorno qualche commento che andasse un po’ oltre la banalità della saccenza.
    Javier Methol, intanto era uruguagio, e poco importa. Su quel volo viaggiavano anche altri rugbisti uruguagi.
    Ciò detto, in tutto ciò che successe a seguito di quell’atterraggio di fortuna, con il rugby non c’entra assolutamete nulla. Ben altri sono temi di carattre antropologico che sollevarono i fatti accaduti, discussi studiati in ogni scuola di ordine e grado e che sollevaronono molti quesiti di carattere etico filosofico.
    Ciò detto il fatto che uno dei sopravvisuti giocasse a rugby , mi pare assolutamene marginale rispetto alla portata dei fatta accaduti.
    Ai bempensanti, vorrei invece ricordare che l’ipocrisia è una gran brutta bestia, peggio dell’ignoranza. Basti pensare che gli stessi che hanno commentato in maniera stizzita il mio commento di apertura, non hanno speso una parola sul post dedicato alla sepoltura di Mandela, il quale, mi pare, con il rugby ha avuto trascorsi un poco più rilevanti di Javier Methol.

    • mezeena10 29 Giugno 2015, 08:05

      albe non ragioniamo tutti alla stessa maniera, direi per fortuna, capisco quello che vuoi dire e oltretutto hai pure ragione..
      li si parla di sopravvivenza, cannibalismo, morte..che alcuni fossero rugbysti è un dettaglio, ma non irrilevante! tenacia, voglia di combattere, superare le avversita e vincere (la morte in questo caso) alcuni dei “mezzi” messi in campo pure in un campo da rugby..
      magari un po forzato come paragone, ma direi che ci puo stare..
      se posso non reagire cosi..poi normale che vengano a stuzzicarti..

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