Tbilisi Cup: l’Italia Emergenti batte l’Uruguay 23-13

Spero anch’io che avrai modo di ripensarci. E’ sempre stato interessante leggere i tuoi interventi. Questo blog, pur con i suoi aspetti discutibili come tutte le cose umane, trovo sia uno dei migliori siti italiani di rugby e ci ha dato tante possibilità di confronto.
Sulla Georgia del torneo di Tbilisi, non ho mai detto di essere un esperto della loro realtà, ho anzi scritto in questa stessa pagina di aver solo confrontato gli schieramenti, panchine comprese, della partita di oggi con quelli di due partite che mi sembrano scelte in modo discutibile ma non privo di basi logiche. Si puo’ dire che il primo dei due match con la Romania sia ormai un po’ lontano nel tempo essendo di oltre un anno fa ma mi è parso di vedere che con il match dell’anno dopo l’ossatura non sia sostanzialmente cambiata. Ebbene, ho riscontrato che 10 giocatori presenti l’altro ieri contro i nostri erano in rosa anche in quelle occasioni importantissime per la qualificazione alla RWc e per la vittoria in coppa Europa risultati per nulla scontati contro i rumeni. Ne ho quindi tratto che, pur rendendomi conto che molte assenze erano tra gli avanti molto importanti per la Georgia non si potesse parlare di rappresentativa di secondo livello ma comunque di maggiore, seppur con lacune e conseguenti esperimenti. Stimolato dal tuo intervento ho appena fatto lo stesso confronto tra Tbilisi contro l’Italia e Dublino e mi sono risultati 8-9 giocatori presenti in entrambe le occasioni anche se molti erano partiti dalla panchina in Irlanda. Sarebbe da fare un confronto ora tra Dublino e le formazioni contro la Romania perché se anche in occasioni così importanti non fossero disponibili, magari per contratto di club, dei giocatori fondamentali allora il discorso si complicherebbe un po’.
Quando qualcuno si scandalizza per il 15esimo posto nel ranking dell’Italia io dio che non è così lontano da ciò che veramente esprime il nostro movimento, penso anche al fatto che, a mio parere, l’Italia, anche adesso con tutti i limiti organizzativi, le negatività del progetto Accademie il fallimento di vari altri progetti, e tanto altro, anche così io penso che l’Italia sia in grado di mettere in campo 3 rappresentative in grado di difendere una posizione grosso modo tra la 10-12esima e la 15-16esima. Se invece una nazione arriva al 14esimo posto ma deve giocare sempre con gli stessi 18-20 e se deve cambiarne 6-7 diventa 20esima e se deve cambiare tutti, diventa 25esima, allora significa che non è la 14esima del mondo ma che un piccolo gruppo di giocatori che in un periodo magari breve, sono sono stati eccelsi in misura grandissima rispetto a tutti gli altri espressi da quel movimento. A quel punto non è che la tua nazionale se hai 2 infortunati e 5 che non possono giocare per contratto, diventi la tua seconda nazionale, ma sei tu movimento x, della nazione x, che non sei riuscito a creare una rosa di giocatori coerente con la forza dei tuoi migliori., in modo tale che la tua rappresentativa anche con parecchie assenze, potrà comunque con logica, essere definita la tua Maggiore perché esprimerà un valore non molto distante da quando tutti sono presenti. E’ un po’ quello che sempre detto a molti parlando dell’Argentina: se quelli hanno molti dei giocatori migliori impegnati in Europa e che diventano disponibili solo poche volte all’anno per me questa diventa una caratteristica che va considerata una caratteristica integrante di quel movimento rugbystico nazionale. E un po’ come se un pugile fosse il più bravo ma solo facendo un combattimento all’anno mentre tutti gli altri ne fanno 4-5 all’anno. Se hai i migliori in Francia e sono i migliori anche perché hanno progredito in Francia, il fatto che i francesi te li facciano usare solo 2 volte all’anno (ipotesi), è semplicemente l’altra faccia della medaglia. Quando non te li mettono a disposizione non sei, né eticamente ma direi neanche per logica, autorizzato a dire che hai in campo la seconda squadra poiché quelle assenze sono proprio la condizione sine qua non che ha fatto diventare la “prima” così più forte della “seconda”. Ecco che allora anche la “seconda” con le sue assenze che sono però indispensabili al tuo movimento, diventa espressione piena di ciò che è il tuo movimento.