Italiane fuori dal Pro12: una tragedia o una palla da prendere al balzo?

Si dice che non tutto il male viene per nuocere. E allora perché non approfittare di questa situazione per “ripensarci”?

COMMENTI DEI LETTORI
  1. mistral 20 Maggio 2015, 08:52

    …tutto condivisibile, in particolare “Serve un piano, un progetto nel quale i meritevoli vengano premiati.”… già, ma quis custodiet ipsos custodes?

    • HECTOR 20 Maggio 2015, 14:10

      Molto semplicemente faccio delle osservazioni : l’investimento economico fatto credo che non abbia dato i risultati sperati, ma in ogni caso, anche se fossero arrivati i risultati, il movimento in generale ne avrebbe beneficiato ben poco. Continuare ad investire nella coppa celtica significherebbe continuare a trattare il rugby nazionale come uno sport biregionale (veneto-emilia-romagna). Invece, come già detto alcuni anni fa, credo che gli stessi soldi debbano essere investiti per far crescere il movimento nazionale declinato in tutto il territorio, dal profondo nord al profondo sud, isole comprese. Bisogna formare gli allenatori, creare le strutture e la cultura di questo sport. Noi siamo Italiani e dovremmo giocare a rugby nell’Italian style. Grazie a tutti

      • mistral 21 Maggio 2015, 08:36

        partendo dal presupposto che l’italia sia “nazione” il tuo ragionamento non fa una grinza…

        • mistral 21 Maggio 2015, 09:03

          l’italia del rugby, naturalmente, sull’altra non ci sono dubbi… 😉

  2. LiukMarc 20 Maggio 2015, 09:03

    Nello sport ma non solo, le parole “piano”, “pluriennale” e “lungo termine” non vanno molto d’accordo in Italia (e lo dico da uno che si occupa di certe cose).
    Io sono sempre stato un forte sostenitore della partecipazione al Pro12 – anche se io sarei partito con una sola franchigia, ma tant’è – ma davvero serve una bella riflessione da parte dei capoccia tutti, per capire che cosa non ha funzionato e perchè, e come fare a ripartire, considerando tutti i milioni spesi (per non dire buttari). Ma adesso, non nel 2020.

  3. tony 20 Maggio 2015, 09:05

    Analisi per molti aspetti condivisibile….però vorrei fare un appunti così come messa sembra che il problema della crescita dell’eccellenza poggi essenzialmente sui finanziamenti e questo non lo condivido…è essenziale che le singole società dentro di un sistema guidato dalla Fir crescano e facciano crescere il movimento sia sotto l’aspetto tecnico che di interesse ecco che allora arriveranno sponsor ,professionalità e quant’altro se invece si pensa che un contributo alle società possa far crescere il movimento sbagliamo…

  4. Emy 20 Maggio 2015, 09:07

    La possibilità di uscirne, alla scadenza del primo quadriennio, c’è stata non più tardi di un anno fa. Non solo non è stata colta, ma è stata trasformata in un teatrino penoso di “sì ci siamo, no non ci siamo” trascinato per mesi, fino a decidere di rimanere, in un momento in cui ormai prendere giocatori e disegnare rose per la stagione successiva sfiorava l’impossibile oltre che il ridicolo.
    Perchè le celtiche non funzionano? Ci si potrebbe scrivere un libro. Sulla carta l’idea non è sbagliata: due “super-squadre” che si confrontano in un torneo internazionale, rappresentando il vertice della piramide del rugby italiano di club. Perfetto, detto così, ma in realtà il problema è che è un vertice che non è un vertice, perchè la piramide non c’è.
    Le celtiche possono essere questo vertice se si costruisce anche la piramide sotto, in funzione e organicamente alle stesse. E questo non vuol certo dire la farsa dei permit players. Si è visto che il sistema Accademia sta probabilmente funzionando fino all’U18, ma la Francescato non va, come testimonia la nazionale U20, quindi perchè non creare due accademie U20 in seno alle franchigie, al posto dell’attuale? Credo che solo da noi le “academy” siano slegate dalle squadre. Potrebbero fungere da squadre cadette delle celtiche e giocare in Eccellenza: ragazzi delle academy e giocatori giovani seppur non più U20 che devono maturare e trovano spazio solo a tratti in prima squadra. Tra l’altro, nel momento in cui crei un qualcosa che somigli ad una giovanile o una cadetta, automaticamente crei anche più attaccamento e pubblico.
    Per il resto della piramide, si potrebbe creare un sistema virtuoso di inserimento dei ragazzi in uscita dalle accademie U18 e che non entrano nelle celtiche nelle squadre di Eccellenza, magari con un sistema di chiamata tipo i draft americani, cioè partendo dal fondo della classifica della stagione precedente. O meglio, partendo dalla neopromossa. I ragazzi crescono, maturano, imparano, non solo dal punto di vista fisico e tecnico, ma anche mentale, di squadra, di gruppo, di rugby. Ci si troverebbe così un’Eccellenza con le due cadette delle celtiche e le altre squadre completate e, perchè no?, rinforzate, dai giovani talenti in uscita dalle accademie U18.
    Senza un vero sistema, le celtiche non hanno senso e di sicuro non valgono quello che costano.

    • tony 20 Maggio 2015, 09:24

      Concordo su molto soprattutto sul fatto di inserire le due accademie under 20 in seno alle franchigie poi dove vanno a giocare sarà un problema perchè mi risulta che ci sia una forte opposizione da parte dei team di eccellenza a farle partecipare al loro campionato.

      • mauro 20 Maggio 2015, 09:36

        forse potrebbe bastare permettere le seconde squadre dove i migliori potrebbero affiancare i giocatori della rosa non utilizzati-bili.
        Avremmo un duplice vantaggio: i ragazzi giovani crescono nell’ambito di una squadra più competitiva e le franchigie avrebbero la possibilità di mantenere in efficienza agostinica tutta la rosa e non solo i 23 della settimana

        • andycri 20 Maggio 2015, 12:03

          Anch’io penso che consentire alle franchigie di avere una seconda squadra sia, forse, la soluzione più valida e tutto sommato piu semplice da attuare.

        • ginomonza 20 Maggio 2015, 17:00

          Cioè farle giocare in eccellenza?

  5. Alberto da Giussano 20 Maggio 2015, 09:20

    Ancor prima di un sistema o quanto meno parallelamente ad un sistema, sarebbe necessario che le squadre celtiche avessero una organizzazione di staff che consentisse loro di misurarsi alla “pari” con i competitors. Allora potrebbe essere possibile fare confronti e misurare crescite o meno di giocatori, squadre e allenatori.
    Oggi, sono ancora in mezzo la guado.

    • tony 20 Maggio 2015, 09:26

      Vero siamo molto sottodimensionati come qualità di staff….

    • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 11:54

      Il problema dello staff esiste ma è relativo. A me pare che il problema più grosso sia proprio quello dell’assenza di una piramide: di un bacino territoriale e di un’academy. Almeno la Benetton ha le giovanili e un paio di giovani (sotto i 19) hanno respirato l’aria. E abbiamo visto come in squadre tipo Connacht la filiera faccia differenza.

      • Alberto da Giussano 20 Maggio 2015, 12:46

        Certo che è come dici, ma il Connacht la squadra ce l’ha strutturata. E l’aveva strutturata anche quando perdeva, con tutti.

  6. Gigi da Dolo – Ve 20 Maggio 2015, 09:27

    Giusta fare il punto della situazione.
    Per capire cosa non funziona, si deve fare autocritica.
    Per le Tebre è stato problematico, il creare dal niente una squadra di buon livello, il passaggio Aironi – Zebre, la scelta degli allenatori non sempre all’altezza;
    Per Treviso tutt’altro discorso, il grosso problema è stato l’anno scorso la mancata programmazione della proroga Celtic, ma anche la scarsa programmazione Fir, il mancato piano B;
    Difficile fare una ex Celtic ed iniziare quasi da zero, con cambio di dirigenza e 20 giocatori.
    Sicuramente con una buona programmazione avrebbero fatto meglio entrambe, si sarebbe ad un livello più alto di gioco e di risultati.
    Questo comporterebbe da parte della Fir tanta lungimiranza.
    Sono d’accordo con Emy che parla della piramide che non c’è.
    Anche questo mi pare responsabilità Fir.
    Devo ringraziare Dondi che si è in Pro 12, ritengo che giocando con i migliori si impara e si cresce.

  7. Gigi da Dolo – Ve 20 Maggio 2015, 09:29

    oops, ho scritto Tebre, è Zebre

  8. Andy_ 20 Maggio 2015, 09:30

    si ma come si fa a programmare 4 anni (ad esempio adesso abbiamo un contratto di 4 vero???!) se poi ogni anno ci son queste voci di uscita ?
    secondo me è solo fuffa estiva, roba per riempire i giornali.
    facciamo 4 anni programmando bene, in cerca di risultati e facendoci rispettare in europa… coi risultati, poi alla fine decidiamo

  9. gian 20 Maggio 2015, 09:34

    come al solito bisonerebbe sapere cosa si vuolle fare da grandi, vogliamo rovare a continuare in questo modo? bene, ma allora cambiamo molto e mettiamo in mano la formazione alle franchigie che siano veramente tali, decidiamo di provare un’alternativa, intanto bisogna pensare che bisogna avere dei pro veri, poveri magaari, ma pro, formazione a queste realtà supportati dalla fed e soldi sui risultati a tutti i livelli con opzioni di equilibrio (tipo draft USA), questo non esclude l’esistenza contemporanea, per un po’ delle celtiche, ma anzi potrrebbe rilanciarle, io insisto per un campionato pro domestico per superclub o franchigie senza retrocessione, iniziialmente, con 8 10 squadre, con le loro “academy” e legate alle celtiche

    • MAUTRE 20 Maggio 2015, 10:02

      Condivido assolutamente. Anche secondo me, oggi ancora più che nel passato, non esiste una “base” e se esiste è parecchio staccata dal vertice (paradossalmente) e non ci vuole un’ingegnere edile per capire che così…crolla tutto.
      Ho constatato che nella accademie U18, si da molta importanza all’ aspetto fisico e molto meno in quello tecnico e ancora meno in quello di DECISION MAKING, il tutto seguando un programma DIDATTICO e FISICO totalmente disgiunto da quello delle Società di appartenenza dei ragazzi, sia nei modi che nei tempi !!!
      Il fatto poi di rientrare in società al venerdi, lascia poco spazio al lavoro con la PROPRIA SQUADRA il che crea dei problemi di affiatamento con il resto dei compagni andando ad influire sulle competenze e sulle strutture di gioco.
      Quindi o si opta per un CAMPIONATO ACCADEMIE ufficiale o altrimenti risulta difficile lavorare in questa maniera.
      Sarebbe untile anche una UNIFORMITA’ della filosofia di gioco tra Nazionale e Accademie e magari Società, almeno sappiamo tutti in che “lingua” parlare. Un codice univoco risulterebbe più facile da capire per tutti. Credo.

  10. mezeena10 20 Maggio 2015, 09:45

    una squadra e bon!
    cosi hanno pure un posto per i transfughi inglesi..
    e vissero etc…

  11. carlo s 20 Maggio 2015, 09:50

    Ma il grillotalpa, chi è?

    • Emy 20 Maggio 2015, 09:54

      Il Grillotalpa, di nome e di persona, è il “papà” di onrugby, il sito da cui onrugby è nato.

  12. Machete 20 Maggio 2015, 09:57

    visto quanto ci costa e visti i mediocri risultati la celtic è sostenibile?…direi di no ma la domanda è esiste un piano B in caso si decidesse o altri decidessero di estrometterci?
    siamo sicuri che i soldi della celtic verrebbero investiti nella base ? (che per la centesima volta non è l’Eccellenza)……
    siamo sicuri che i piani pluriennali verrebbero rispettati da tutti ?
    per mia opinione….dobbiamo al momento scegliere il male minore……finchè non viene fatto seriamente un piano dettagliato per un’eventuale fuoriuscita…si deve rimanere in celtic….cercando di migliorare il migliorabile…..(staff di livello ….accademie legate alle celtic….gestione dei giocatori)

  13. Ricky1966 20 Maggio 2015, 10:02

    Io sarò duro di comprendonio, ma nelle federazioni sportive son di gran lunga peggio di me! Un campionato “all’americana” implica una struttura a franghigia VERA! Aggiungiamo che la Pro12 è in realtà una ciofeca! Allora domandiamoci se oltre agli evitabili errori della FIR non vi siano a monte vizi di forma mentis!
    Il bando mal gestito, una pianificazione impossibile, una mancanza reale di interscambiabilità dei giocatori tra Pro12 e Eccellenza….
    L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!

  14. robikr 20 Maggio 2015, 10:17

    penso sarebbe utile uscire e struttursre un campionato
    di eccellenza con 8 squadre (potrebbero ricevere 1 milione dalla federazione)
    e costurire ottime squadre e far giocare i giovani italiani
    cosi costruremo i Francescato i Cutitta i Bettarello ecc ecc,
    no con franchigie inbottite di stranieri a volte di dubbie capacita
    e con i migliori italiani all’estero
    nel 1979 abbiamo fatto tremare gli all black
    nel 1978 abbiamo battuto l’argentina
    ora con le scelte fatte perdiamo dal giappone
    ma qualcuno si pone queste domande e non ditemi che il mondo e cambiato
    a rugby si gioca lottando

    • Hullalla 20 Maggio 2015, 11:52

      Con le situazioni e le dirigenze che abbiamo, ricevere 1 milione dalla federazione non puo’ permettere di fare rugby professionistico.

    • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 11:58

      78-79? Con tutto il rispetto, non è solo cambiato il mondo, era un altro sport. E con 1 milione l’anno, come dice Hulla, non so cosa si voglia fare.

    • mauro 20 Maggio 2015, 12:39

      con altrettanto rispetto di Rabbi faccio notare che a continuare a guardare indietro si rischia di inciampare…la qualcosa mi sembra la regola nel rugby italiano

    • mezeena10 20 Maggio 2015, 19:07

      ancora ci pensi??? al 78 e 79???

  15. soa 20 Maggio 2015, 10:26

    Totalmente in disaccordo con l’articolo, non tanto per le conclusioni in sè (stare in pro12, tornare all’eccellenza: tutte cose che ci stanno e su cui si può lavorare), ma quanto alla mancata analisi delle cause prima di proporre la soluzione.
    Per quanto mi riguarda, non abbiamo mai partecipato al pro12 strutturandoci in tal senso ed è inevitabile che non si vedano i miglioramenti. E’ come fare un mese di palestra e voler tirar su 100 kg.
    Dire “ragazzi dopo 5 anni non ci sono i risultati, tanto vale uscire” non solo è sbagliato, ma sarebbe pure controproducente. Sinceramente crediamo che i giocatori che militano nelle squadre di celtic tornerebbero a giocare in Eccellenza? No. Continuerebbero ad andarsene proprio come stanno facendo tuttora i nazionali: chi in altre squadre di pro12, chi in Francia e chi in Inghilterra.
    Le celtiche dovevano servire a trattenere i giocatori, ma vanno via ancora. La colpa, però, non è del pro12, ma di come noi lo affrontiamo.
    Dirigenze, in primis: FIR in testa, seguita a ruota da quella delle due squadre sempre pronte a prendere stranieri salvo poi accorgersi piacevolmente che se provi un Zanusso o un Bacchin magari non sono così male.
    Dirigenti FIR di nuovo, poiché mancano (mi limito ai principali):
    – accademie collegate alle celtiche;
    – sistema permit;
    – sistema reclutamento giocatori (bravura, altro che massa e altezza!);
    – ristrutturazione del campionato interno.
    Proprio in merito a quest’ultimo punto, guardiamoci in faccia. E’ inutile continuare con la storia del campionato ristretto, a 6, a 8, per franchigie interne, ecc… Se vogliamo essere competitivi, abbiamo bisogno di giovani forti. Giustamente, si sottolinea nell’articolo, bisogna premiare chi forma al meglio i giocatori. Non dico torniamo al dilettantismo puro, mettiamo un tetto di spesa molto basso e facciamo un campionato interno strutturato all’argentina. Facciamo gironi regionali con solo girone andata: le migliori si affrontano in un torneo nazionale con solo andata e poi playoff. Poi la formula si può perfezionare, rivedere, stravolgere: non è un dogma. L’importante è che si giochi, tanto.
    Soprattutto è importante che ci siano staff competenti, specie nelle celtiche. E poi formazione dei tecnici ad opera della FIR, affidandosi a preparatori stranieri. Soldi, tanti (nei limiti del possibile) a chi forma bene i giocatori.
    Bella l’idea del draft, equilibratrice. Ricordiamoci anche che i ragazzi u18 devono ancora finire le superiori, per cui lascerei la scelta ai singoli di dichiararsi eleggibili per il draft.
    Solo quando ci saremo strutturati per partecipare al pro12 per trarne tutto quello che ci possa dare, solo allora potremo dire che i benefici non sono molti.

    • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 12:00

      D’accordo, infatti noi non siamo strutturati. Però a quel punto i permit non hanno senso, ovvero sono le franchigie che pagano i giocatori che, se non utilizzati, vanno a fare minuti in Eccellenza.

      • soa 20 Maggio 2015, 12:16

        Prevederei comunque un sistema nell’eventualità in cui ci fosse un giocatore non sotto contratto che si rivelasse pronto, in modo che la franchigia potesse andare e prenderselo pagando la squadra. Poi col “sistema permit” intendo anche come regolare il rilascio dei giocatori della franchigia non utilizzati alle singole squadre.

        • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 12:28

          Appunto, perché col sistema permit attuale ti trovi situazioni alla Rae e alla Mahu.

    • Paolo 20 Maggio 2015, 18:10

      Ciao Soa,
      solo per rilevare che nell’articolo non si dice “ragazzi dopo 5 anni non ci sono i risultati, tanto vale uscire” ma “dopo 5 anni pensiamo davvero a quello che vogliamo fare e prepariamo – eventualmente – un’alternativa. Ma pensiamoci, facciamo un’analisi seria”

      • soa 20 Maggio 2015, 19:33

        Ciao Paolo, so bene che nell’articolo non ci sia una presa di posizione chiara e netta, ma mi par di aver colto comunque la tua preferenza per un ritorno al domestic . Che ci può anche stare eh, io stesso non la scarto come ipotesi.
        Il virgolettato non era riferito al pezzo, quanto ad una sintesi del pensiero che a volte leggo nei vari commenti e, cioè, che si spendono un sacco di soldi per non avere risultati. Che è vero ed inoppugnabile. Solamente, prima di tornare al domestic, bisogna fare l’analisi seria di cui parli anche tu e quest’analisi non può prescindere dal fatto che la nostra partecipazione al pro12 è stata monca per le evidenti colpe dirigenziali evidenziate sopra.
        Prima dovremmo fare quest’ analisi (purtroppo prognostica) e, solo allora, potremo tirare le somme e decidere più serenamente.

  16. ugotruffelli 20 Maggio 2015, 10:35

    Personalmente il mio pensiero rimane lo stesso. Il problema è che il nostro movimento non si è mai strutturato PER la partecipazione al PRO12 mantenendo i classici piedi in due scarpe.

    Bisogna si RESTARE in Pro12 ma bisogna strutturare il sistema di conseguenza. Con un vero piano pluriennale e non le solite finte pezze. Questa è la verità. Uscirne sarebbe una decisione estremamente sbagliata.

  17. Antonio9 20 Maggio 2015, 10:51

    Ci stupiamo della mancata crescita del movimento e dei giovani?
    Facciamo un salto indietro giusto di 5 anni al 2009-2010 :

    – Campionati giovanili : U16 a gironi regionali, U18 a gironi regionali, U20 a girone nazionale élite + gironi 2 e 3 meritocratici.

    Non c’erano accademie u18, esisteva la Francescato che però era a TIrrenia, u18 e 16 avevano le selezioni regionali che facevano degli incontri

    Situazione attuale :
    U16 a gironi regionali, U18 a gironi regionali, Accademie u16 e u18 e loro incontri.

    Vogliamo contare non solo quanti giocatori abbiamo perso, ma soprattutto quante occasioni di giocare abbiamo tolto ai giovani?

  18. 6nazioni 20 Maggio 2015, 11:11

    condivido in tutto il discorso questo e’ il vero problema del ns rugby,mettiamoci
    pure che i ns dirigenti/tecnici f.i.r. non sono dei fenomeni, questi sono i risultati.
    Per quanto concerne il pro12 UN SOLO CLUB con la quasi totalità dei ns ragazzi e
    con qualche straniero che faccia la differenza veramente.

  19. Maury7 20 Maggio 2015, 11:38

    Quello che non capisco è che molti hanno criticato la presenza delle italiane per la scarsa competitività e ora vogliono far entrare i London Welsh che non mi sembrano proprio una squadra vincente,boh io la politica del rugby non la capisco e non la capirò mai

    • San Isidro 20 Maggio 2015, 23:01

      pienamente d’accordo, con l’ingresso delle due londinesi il torneo ci rimetterebbere ancora di più dal vista tecnico-qualitativo, è ovvio che al board celtico interessa la piazza di Londra per altri motivi non ovali…

      • San Isidro 20 Maggio 2015, 23:02

        “dal punto di vista”…

      • Maury7 21 Maggio 2015, 22:11

        Quando nel 2012 chiedemmo di poter entrare nella competizione visto che la federazione sudafricana continuava a rifiutarci ci venne detto che non eravamo abbastanza forti e importanti per poter partecipare,ora vedo che vogliono far entrare una squadra che ha perso tutte le sue partite e anche pesantemente.
        Spero che questo esempio,insieme a quello dei Southern Kings in Sud Africa apra gli occhi a tanti tifosi e gli faccia capire quanto clientelismo c’è nel rugby.

  20. fracassosandona 20 Maggio 2015, 11:59

    in italia il rugby ha più giocatori che pubblico…

    dieci anni di super10 non hanno insegnato niente a nessuno: popolo di immemori!
    non è l’eccellenza che va finanziata ma vanno arricchite quelle squadre come (dico quelle che conosco direttamente, ma ce ne sono molte altre sia qui in veneto che altrove) Petrarca Valsugana Tarvisium Mirano San Donà hanno dimostrato di portare i propri virgulti al massimo livello, senza nemmeno bisogno di avere una squadra seniores competitiva…

    Calvisano e Rovigo probabilmente si giocheranno la finale scudetto dell’eccellenza ma sono vent’anni che un loro ragazzo non va in nazionale… Mirano e Tarvisium stanno perennemente tra A e B ed hanno due giocatori a testa nel giro della nazionale…

    se chi ha un vivaio forte avesse anche i fondi per migliorare le proprie strutture potrebbe avere una prima squadra più competitiva… e magari un pubblico interessato a seguirla…

    non sono i soldi del pro12 quelli mal spesi ma quelli per la pletora di accademie che si sovrappone alle strutture dei club esistenti, sottraendo loro i migliori prospetti…
    di accademie ne basterebbero un paio per coprire le lacune del sud…

    due squadre pro è il massimo che ci possiamo permettere allo stato e non c’è altro campionato da far loro disputare a meno che i francesi non accettino di farle iscrivere al proD2 in cui sarebbero in ogni caso a metà classifica…

    una redistribuzione degli atleti delle due franchige in eccellenza porterebbe semplicemente ad avere un torneo a livello della terza serie inglese o francese… e con quel ritmo non si va da nessuna parte…

    spiegare ad 8-10 imprenditori che con le stesse cifre con cui si arranca nella serie B calcistica si potrebbe dominare nel rugby continentale pare essere un’impresa titanica che nessuno vuole sobbarcarsi…

    • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 12:02

      Ma tu hai più sentito niente del doppio tesseramento cui si stava pensando in FIR ecc.? Devono aver perso qualche foglietto tra una scrivania e l’altra e il progetto si è arenato.

    • soa 20 Maggio 2015, 12:09

      La bassa serie A costa circa 10 mln per gli stipendi (netti).

    • San Isidro 20 Maggio 2015, 23:05

      sono d’accordo…

  21. Katmandu 20 Maggio 2015, 12:24

    Ma io son il primo a dire “mandiamo a fanqiurlo i celti!” ma mo chiedo con un investimento di 1 mln di euro a squadra di eccellenza (più o meno è quello il paragone con la Cl) io son convinto che i Club non riuscirebbero a fare e a formare giocatori per un campionato nazionale di altissimo livello (a livello della Cl) i club han dimostrato di non saper formare giocatori di alto livello da soli, tranne qualche raro caso, ma i virgulti in genere fanno farica a prendere il posto di stranieri, e addirittura di portatori di handicap….. Il che è tutto un dire
    Il problema è sempre quello : qual’è il progetto a lungo termine?

  22. malpensante 20 Maggio 2015, 13:03

    Dico niente se non che come la mette il grillotalpa il tacon xe pegio del buso. Mettiamo a posto il resto, tutto quello che viene prima del pro. Bon.

  23. delipe 20 Maggio 2015, 13:15

    Buongiorno,
    Condivisibili alcune analisi del servizio.
    La mia opinione e che non ha senso non avere un campionato italiano (si dice domestic ?) importante, ben strutturato, con risorse, credibilita di strutture, settore giovanile e ch possibilmente copra la stragrande maggioranza del territorio italiano (tra Eccellenza e serie A).
    Cercasi imprenditori del rugby, non avventurieri, che possano portare avanti un piano di svilupppo e consolidamento proposto da Federazione insieme a tutti i soggetti interessati con un processo partecipativo ampio.
    Io ho goduto della Celtic sia a Treviso che a Parma, ma soffro per il ridimensionamento delle nostre realta rugbistiche, vecchie e nuove, che stanno annaspando sotto i nostri occhi a volte indifferenti.
    Cordialità

    • Rabbidaniel 20 Maggio 2015, 13:55

      I miei occhi sono tutt’altro che indifferenti, ma non puoi costringere gli imprenditori a mettere soldi, soprattutto quando c’è tanta gente, tra operai e dipendenti, che resta a casa senza stipendio. Negli anni 80-90 nella mia zona arrivavano in società tanti soldi dal comparto scarpa sportiva, ora quelle stesse aziende fanno fatica a presentare un bilancio decente, e quanto si dà deve bastare per le giovanili, a mio parere.

    • Maury7 20 Maggio 2015, 14:53

      Tranquillo che di imprenditori interessati a investire in uno sport dove la stragrande maggioranza dei dirigenti è incompetente non ne trovi,e te ne parlo per esperienza personale

  24. Giovanni 20 Maggio 2015, 15:47

    Prima di poter dire “celtic si, celtic no” bisognerebbe che chi di dovere si sieda a tavolino conti alla mano e tracci un preciso bilancio tecnico-economico di questi 5 anni di partecipazione. E’ uno studio che andava già preparato mesi fa (o, meglio ancora, un anno fa) e di cui, adesso che sta per sopraggiungere la off-season, dovrebbero già essere disponbili tutti i numeri. Una tale analisi consentirebbe di capire con dati oggettivi, svincolati dagli umori del momento, quale strada sia davvero più conveniente intraprendere per il rugby italiano. Invece a tutt’oggi non conosciamo le voci di spesa dettagliate delle Zebre e non sappiamo ancora la somma precisa che ogni anno viene sborsata dalla FIR per mantenere i due “giocattoli”.
    Tutti gli altri condivisibili discorsi su accademie, piramide, sostegno ai club, formazione giovanile, reclutamento e quant’altro sono validissimi e paralleli all’attività professionistica; diventano subordinati a quell’analisi, nel momento in cui vanno a convergere verso lo sforzo collettivo che li porta ad alimentare la punta dell’iceberg del sistema rugby italiano. Qualora si dovesse eventualmente decidere l’abbandono del torneo celtico, tutti i comparti sopra elencati riceverebbero maggiori risorse (soldi, tecnici, strutture) ed un riassetto che consenta di tenerci comunque al passo con le sfide continue poste dal rugby internazionale. Ma senza avere l’esatta conoscenza, e non la semplice percezione soggettiva, di se e quanto lo sforzo celtico porti benefici al nostro rugby, ogni valutazione su come muoverci per il futuro sarà un continuo navigare a vista.

  25. San Isidro 20 Maggio 2015, 15:58

    Alla fine parliamo sempre delle stesse cose: Celtic si o Celtic no?
    E alla fine constatiamo pure sempre le stesse cose, ovvero che la nostra federazione non è minimamente intenzionata a cambiare il sistema che dovrebbe supportare l’alto livello per cui accademie legate alle franchigie, doppio tesseramento per gli atleti del Pro 12, identità territoriale e filiera restano solo nostre speranze, mentre per chi governa il rugby di casa nostra sono problemi che non interessano, il perchè è oscuro.
    Ma tanto per esprimere un’opinione dico la mia…secondo me, per come si sta evolvendo il rugby, avere almeno un team che partecipa ad un campionato pro vero (come è il torneo celtico) è necessario, avere un gruppo di atleti che si confrontano costantemente ad alto livello è importante anche in ottica nazionale…e, a mio avviso, è importante anche se molti dei nostri big sono all’estero in altre squadre di Pro 12 o in rose di Top 14 e Premiership, ovviamente avere squadre competitive con i migliori fa piacere a tutti, ma quando uno dei nostri emigra cerco di vedere il lato positivo: quel posto lasciato sarà occupato da un altro ragazzo di casa nostra che si formerà ad alto livello…a parte le unions del Sud Pacifico, tutti i grandi Paesi di Ovalia hanno almeno un team pro in un campionato di livello, dal prossimo anno perfino Argentina e Giappone avranno la loro franchigia nel Super Rugby…l’Italia secondo me non può fare un passo indietro in questo senso, ripartire daccapo e uscire dal torneo celtico è una mossa che, secondo me, ci penalizzerà ancora di più…si, qualcuno dirà, ma fino al 2009 la nostra nazionale era composta da gente che giocava nel nostro Super 10 + quelli che erano all’estero eppure i risultati erano più o meno gli stessi di oggi…ok, ma non possiamo sapere come sarà se tornassimo a questo punto, era un altro momento storico, e, mentre noi cercheremo di ripartire, altre unions minori si rafforzeranno e prenderanno consistenza…
    Allora che fare? E’ ovvio che tutto quello che c’è sotto il livello delle nostre franchigie andrebbe risistemato da cima a fondo, ma restare con almeno una squadra in un torneo pro vero per me è necessario…e se due franchigie non riusciamo a sostenerle per i costi e per tanti altri motivi, allora che se ne faccia una sola…come dissi in passato, a me non dispiacerebbe se avessimo un solo team pro a patto che sia una franchigia di sviluppo, ovvero con tutti atleti di formazione italiana…
    Quanto all’ipotesi della nostra uscita, è vero che con l’ingresso di London Welsh e London Scottish ci sarebbe la piazza di Londra che fa gola al board celtico, ma, dal punto di vista tecnico, la competizione ci rimetterebbe…ora, Zebre e Treviso non sono certo corazzate, ma LW e LS lo sono ancora di meno e credo che prenderebbero un sacco di batoste dai vari Leinster, Munter, Ospreys, ecc…come già detto, se si vogliono far entrare gli Exiles londinesi nel torneo celtico a me sta benissimo e mi farebbe pure piacere a patto che restiamo anche noi, un Pro 14 non sarebbe male (anche un Pro 15 convincendo pure i London Irish ad abbandonare la Premiership, magari si potrebbe suddividere il campionato in conference)…

    • luis 20 Maggio 2015, 18:44

      Concordo caro @San nel tuo pensiero, ma purtroppo mister G e gli illuminati del gran coniglio sono affacendati a comprare una nuova sede, a fare le nuove tribune a Galvisano, a sistemare gli amici e i fedelissimi, cosa ca@@o vuoi che pensino a migliorare il movimento ?
      Quello che propio non va è la assoluta mancanza di visione di insieme e di programmazione per farci uscire da questa palude, se dobbiamo spendere dei soldi, di tutti, facciamolo bene e con raziocinio, ma purtroppo se G è la miglior espressione del movimento, poveri noi.

  26. carlo s 20 Maggio 2015, 17:49

    ho l’impressione che si vuole rinvigore e dare interesse al rugby in Italia bisogna tornare ad avere un campionato italiano di livello.
    Altro discorso è invece il livello tecnico, il pro12 consente alle due franchigie di confrontarsi con squadre di livello maggiore e di allenare forse meglio i ns nazionabili, solo che in Italia del pro12 non interessa manco ai tifosi delle due franchigie.
    Poi, mancano gli impianti come si fa a giocare con campi che tengono a stento 5000 persone? E ancora, spesso questi impianti sono semi vuoti. Ma possibile che una società come Treviso, con il bacino di “tifosi” potenziali nel circondario (considerate le sqaudre che ci sono) non riesca a fare nemmeno 5000 persone a partita…
    meglio tornare al domestic…

  27. jazztrain 20 Maggio 2015, 17:53

    OT Il tallonatore della nazionale Andrea Manici, ospite al processo alla tappa del Giro, ha stupito per le sue competenze i tecnici del ciclismo!

    😀

  28. gsp 20 Maggio 2015, 18:24

    https://www.youtube.com/watch?v=XC41q89iqaE

    Ma che parlamme a fà
    Sempe de stesse cose
    Pe’ ce ntussecà
    E nun ce ‘ncuntrà ogne vota
    C’arraggia ‘ncuorpo e chi
    Jesce pazzo tutt’e juorne pe’ capi’

    • Giovanni 20 Maggio 2015, 22:26

      Ah questa è un’evidentissima invasione di campo, caro Lei… 🙂

  29. gsp 20 Maggio 2015, 18:24
  30. San Isidro 20 Maggio 2015, 18:40

    Leggendo diversi dei commenti odierni e passati noto, con piacere, che in molti concordiamo sulle stesse cose proponendo soluzioni utili ed interessanti (accademie legate alle franchigie, squadre cadette, sistema d’inserimento dei giovani u.18 in Eccellenza/franchigie, ecc), ma io mi domando e dico, ma quello che pensiamo noi da una vita in FIR non ci pensano? Come fanno a non pensarci? Come fanno a non studiare a tavolino soluzioni per migliorare il sistema? Ma ci vuole tanto? Altrimenti che fanno? Mah…

    • luis 20 Maggio 2015, 18:49

      @ San siamo in Italia, troppo semplice e troppo facile direi quasi elementare, sono sempre troppi gli italioti.
      O.T.:forza Laziooooooooooo, dajeeee !!

      • San Isidro 20 Maggio 2015, 18:54

        ahahah…vooolaaaa un’aquila nel cielo, vooolaaa…
        che poi, detto tra noi, l’operato della FIR non è dissimile dai governanti di questo blog di Rugby & Laicità…
        luis a Giugno fai la scelta giusta e vota LOV!

        • luis 20 Maggio 2015, 19:04

          Giammai tetro guelfo, solo e sempre rugby & laicità!
          Buona partita ( tanto sono tutte combinate)

  31. Francesco.Strano 20 Maggio 2015, 19:05

    con i soldi che si SPENDONO inutilmente in PRO12…

    investire i soldi in :
    FORMATORI STRANIERI ( che coordino e svolgano i nostri corsi allenatori e preparatori FIR)
    FORMAZIONE ARBITRALE (con l aiuto di federazioni migliori)
    POTENZIAMENTO DELLE STRUTTURE per le società che hanno risultati nelle giovanili
    DIRECTOR OF RUGBY che segua strettamente le accademie

    insomma più maestri…

  32. Iterumruditleo 20 Maggio 2015, 20:10

    Non si torna mai indietro semmai si va avanti. Credetemi tutti i cambiamenti a livello locale si possono fare nel Pro12. Voi credete che uscendone e perdendo un palcoscenico internazionale il nostro rugby ne beneficierà?
    No anzi, saremo meno appetibili per qualche discreto giocatore straniero, avremo meno soldi dalle paytv, nessun giocatore militante nel vecchio campionato italiano giocherà mai al livello delle squadre celtiche e la nazionale ne risentirà a meno di far giocare tutti oriundi. Almeno per 10 anni.
    Non si perde il treno in corsa. E’ come uscire dall’Europa politica pensando di arrangiarci a casa nostra. Cambiamo piuttosto a casa nostra (che si può fare lo stesso e basta una riforma seria e un nuovo Presidente giovane) e contemporaneamente proseguiamo in Pro12.

  33. Darko 20 Maggio 2015, 22:10

    Mi sembra tanto simile al discorso di chi vuole uscire dall’ Euro….
    Poveri ma felici.
    Peccato che sono sempre visioni utopistiche che si scontrano con la dura e semplice realtà dei fatti, che l’autarchia non porta da nessuna parta se non
    avvitandosi nei mali tipici del bel paese. Se non c’è qualcuno che ci da dei parametri, che ci giudica, che ci controlla, andiamo allo scatafascio….
    E I’Italia di Dominguez? Era un rugby di dilettanti e qualcuno aveva messo un sacco di quattrini…. mo Pro12 o no Pro12 soldi non ci sono più.

  34. Amarvudol 21 Maggio 2015, 13:45

    Gli evidenti insuccessi nostrani in Pro12 e in parte della nazionale al 6 Nazioni e, sempre, al mondiale, non sono solo frutto di errori della FIR o di strategie sbagliate. Il punto è semplicemente che il rugby in Italia interessa in modo del tutto marginale anche se agli appassionati piace pensare il contrario. A livello internazionale siamo esattamente dove ci spetta di essere in base a ciò che è il nostro movimento e in base all’interesse che il rugby suscita da noi.
    Più di 10 anni fa assistevo alle partite del Petrarca nell’unico stadio italiano votato specificatamente al rugby. Semifinale del campionato e forse 1.000 spettatori di cui la maggior parte di Calvisano (o forse era Parma, non ricordo). Oggi il Petrarca gioca in un impianto grande un decino e gli spettatori sono paragonabili a quelli di una partita di calcio di Promozione. Il Padova in serie D fa più spettatori di quelli che fanno le squadre di rugby, baseball (IBL), pallanuoto (campione d’Italia femminile pochi giorni fa) e pallavolo della città messe insieme. E questo vale per una città che è da sempre uno dei motori del rugby italiano, che è tradizionalmente tra le più aperte per gli sport “minori”. Anche Padova è cambiata: un posto dove il calcio interessava, in proporzione, in maniera minore rispetto ad altri è oggi totalmente coinvolto con la serie D. Un gigante dell’investimento sportivo come Benetton a Treviso si è defilato: meno soldi, meno investimenti nello sport (via la F1, via la pallavolo, via il basket, si è salvato solo il rugby, ringraziamo la famiglia Benetton). Aver spostato qui 15-20 giocatori italiani di livello in due squadre in Pro12 è stata una opportunità che avrebbe dovuto rendere più forte la nazionale che, tutto sommato, qualche successo mediatico in questi ultimi 10-15 anni l’ha avuto. Però non è bastato a trainare il movimento come si sperava. La nazionale non vince e non cresce perché il movimento professionistico che dovrebbe farle da serbatoio non cresce. Il serbatoio pro non cresce perché il campionato italiano è mediocre. Il campionato italiano è mediocre perché nessuno va a vedere le partite e quindi non arrivano i soldi che fanno crescere movimento, squadre, campionati e nazionale. Guardate il sito web della Gazzetta: il primo sport italiano è il calcio, il secondo è il calcio estero (Liga e Premier e ora anche MLS e Bundesliga); al terzo posto più o meno a parimerito NBA, F1 e tennis (tutta roba che per vederla serve Sky). Rimane un po’ di cilcismo e un po’ di MotoGP finché c’è Valentino, poi sparirà. Il resto è gossip su Balotelli, su Tavecchio, sulle fidanzate di CR7, sulla Vonn e su Tiger Woods. Lo sport italiano è in declino da anni, tutto. Pure il calcio, che decresce nei valori assoluti (risulati, spettatori, telespettatori e quindi soldi), ma che cresce nei valori relativi cannibalizzando qual poco che resta degli sport “minori” un tempo dignitosamente “benestanti” (volley, basket e rugby in particolare). I problemi sono IMHO due: il primo sono i soldi, ma qui c’è poco da fare se non ci sono; il secondo è banalmente drammatico: la scuola. Finché le riforme della scuola sono solo nell’ottica dei diritti sindacali degli insegnanti e la parola “educazione” non viene mai usata non se ne esce. Ovvio che in tal senso lo sport è solo il più piccolo degli ambiti della società che viene danneggiato… Portiamo sul serio lo sport a scuola? Bella idea! Insieme a educazione civica, sessuale, ambientale, stradale, sui diritti gender, a due lingue straniere, all’informatica e chissà cos’altro. Peccato che così non ci sia nemmeno più il tempo per imparare a far di conto e a scrivere due frasi con un congiuntivo messo al posto giusto. In definitiva è meglio se il rugby italiano torna a un onesto dilettantismo e si mette sotto l’ombrello dei gruppi sportivi militari che sono ormai l’unica culla dello sport minore in Italia. Se le Fiamme Gialle si rompono le balle di finaziare gli sport di nicchia sono cavoli amari sul serio…

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