Accademie sì, accademie no: l’Italia ovale si divide. E perde un’occasione

Un tema troppo spesso dibattituto con l’approccio degli ultras, ma due interviste potrebbero aiutare a raddrizzare le cose

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 08:13

    L’intervento “federale” a sostegno della formazione dei ragazzi di per sè, non può che essere positivo. Soprattutto laddove il tessuto di base delle società è a maglia larga. Certosi tratta di vederne i costi, ma questo è un’altro discorso, secondario rispetto al primo.
    Il fatto politico discutibile di questi interveventi è quando l’intervento “federale” è totalizzante, e si sotituisce alla formazione anche dove il tessuto di base è a maglie più strette. Quando tende cioè a modificare l’impostazione di base : socetà-reclutamento-campionati giovanili fino all’under 20-prima squadra.
    Le società dovrebbero invece essere incentivate a migliorare la loro presenza sul territorio e a stringere accordi fra loro. C’è un bellissimo intervento di @mal di ieri a tal proposito.
    Se una società non raggiunge il n°di 30 per fare gli under 18, non deve sbaraccare e consegnare i ragazzi all’accademia, ma deve fare accordi con le società limitrofe che gestiscono per un anno o più i loro ragazzi e continuare nel reclutamento lavorando per poter fare il campionato l’anno successivo.
    Se si deroga da questo schema , il pericolo di limitare la crescita è enorme.
    Vero è che consegnare i ragazzi alla Federazione è più comodo che fare accordi sul territorio con altre società.
    E questo è l’altro problema: molte società per obbiettiva comodità sotengono lo schema ” accademiale”. Ma il pericolo e reale.

    • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 08:31

      Dal punto di vista economico, forse , costa meno concentrare i ragazzi in un punto e allenarli lì, invece di far girare i tecnici a supporto delle società. Ma dal punto di vista della crescita e della promozione sarebbe molto meglio il contrario.

    • Thunderstruck 30 Gennaio 2015, 08:54

      Malpensante, ieri: “Tutte le grandi piazze di tradizione hanno sempre raccolto da bacini, a volte anche vastissimi se dotate di organizzazione societaria e condizioni logistiche (collegi, scuole, sponsor, associazioni, ecc.) nonché in città di livello (università, trasporti, attività economica, tenore di vita, ecc). Dal minirugby fino ai seniores (e con l’allungamento odierno dell’età ggiovane fino ai 40 anni anche di più) la formazione è una filiera che una volta passava dalla struttura dei club che ho descritto e selezionava sulla base dei campionati. Magari non si chiamavano franchigie, ma erano comunque territoriali quanto e più di qualsiasi Centro Federale. La geografia conta fino lì, per capirci: ad esempio c’era storicamente un legame strettissimo tra Sassari e alcune facoltà scientifiche di Parma, per cui un ragazzo con un chiaro percorso in testa (suo e di famiglia) si spostava molto più facilmente da là a qua piuttosto che a Roma. Padova era il Petrarca, ma il Petrarca era i Gesuiti, l’università prestigiosa, la banca, le occasioni professionali, e così via. Ora che devi per forza passare dalle accademie, Mogliano ha avuto la sua occasione e meno male che sono bravi a coglierla.”
      Mi scuserà se l’ho riportato io tale e quale, ma meritava ed è x completezza d’informazione.

      • Stefo 30 Gennaio 2015, 09:12

        Grazie Thunder non l’avevo letto ieri, ottimo intervento quello di malpensante.

      • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 09:59

        Bravo @Thunder

    • federico66 30 Gennaio 2015, 10:13

      ciao Alberto, come vedi l’intervento “federale” a favore dei bimbi? e cioè al minirugby e quindi , secondo me, alla formazione dei suoi allenatori/preparatori/educatori. secondo me se si migliora la qualità di base nel minirugby si potrebbe anche ovviare alla scarna adesione al rugby nel complesso; ed avere ragazzi con migliori abilità individuali da far entrare nel giro dei centri di formazione/accademie.
      migliorare poi il coinvolgimento di base sarebbe il top…

      • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 10:46

        Sfondi una porta aperta. Oggi il minirugby ha una duplice funzione: propaganda e iniziazione alle skill di base.
        Ogni intervento a favore vale oro.

  2. Joest 30 Gennaio 2015, 08:29

    gli incendiari cercano di fare i pompieri… apparentemente…. articolo che non dice nulla.. ma era troppo tempo che non si parlava di Gavazzi ?

    • mezeena10 30 Gennaio 2015, 13:02

      parliamo un po di “pizzo” e di Scozia dai..
      “ma la Scozia cosa porta?”..

      • Joest 31 Gennaio 2015, 11:43

        sei proprio fissato… ripeti costantemente le stesse cose…. dobiamo chiamare la neuro ?

  3. mezeena10 30 Gennaio 2015, 08:39

    collegio degli avvocati gia battagliero e di buon’ ora..buongiorno..
    #nonsilascianullaalcaso

  4. berton gianni 30 Gennaio 2015, 08:54

    Da giovane i miei volevano mandarmi in accademia, alla Nunziatella…
    Sarà per questo che al solo nominarla mi si gonfia subito Silvestro ( quello destro…).
    Mi parebbe scontato, da quanto lapalissiano sia, il razionalizzarne i costi, aprendone soprattutto dove c’è il nulla.
    E smetterla, poi, con questa FIR che vuol sempre mettersi in “confronto” con le società meglio strutturate.
    Ah, ma perché nell’intervista a BigHouse han messo la foto del padre di Sabina e Corrado Guzzanti ??

    • Giovanni 30 Gennaio 2015, 10:50

      Ti sei scansato un gran mattone, non andando alla Nunziatella.

      • berton gianni 30 Gennaio 2015, 11:09

        A quei tempi, poi, era peggio. Molto peggio.
        Ma cosa vuoi : subito bocciato in prima superiore…tre anni in terza ( sic ! ). Mio padre mi ci avrebbe portato in spalla !!

        • Giovanni 30 Gennaio 2015, 11:26

          Qualcosa mi dice che gli unici testi al cui studio eri interessato fossero quelli di anatomia… 😉

    • San Isidro 30 Gennaio 2015, 13:41

      Ciao @gianni, e pensare che io, al contrario tuo, a 15 anni volevo proprio entrare alla Nunziatella, ma furono i miei a farmi desistere…decisi allora di tentare la vita militare più tardi, infatti dopo la maturità feci due concorsi per l’Accademia Militare di Modena, ma niente, anche se il primo ci ero arrivato quasi vicino…poi dopo averle indossate veramente le stellette (da misero volontario di truppa), ho cambiato rotta e adesso cazzeggio nel parchetto di Lettere e Filosofia della Sapienza facendo finta di studiare…chissà se avessi fatto la Nunziatella non dando retta ai miei, ma alla fine meglio così…

  5. kinky 30 Gennaio 2015, 08:57

    Sono troppo di fretta ed ho letto solo l’articolo e poi farò tutta con calma, però volevo esporre un mio concetto in pochissime parole: Si alle Accademie ma pochissime, con super tecnici preparati (quindi inizialmente obbligatoriamente stranieri) che possano insegnare i fondamentali alla perfezione!!
    Buona giornata a tutti

    • Francesco.Strano 30 Gennaio 2015, 08:59

      Quotone. ….

    • federico66 30 Gennaio 2015, 10:16

      .. e se prepariamo i ragazzi del minirugby meglio?? aggiornando gli allenatori con nuove e migliori metodiche, forse , allarghiamo la qualità 😉

    • vecchiopilone 30 Gennaio 2015, 12:13

      Cofermo in todo …e aggiungerei di formare per ogni stagione sportiva un gruppo di SUPER ELITE (U18) di 5/6 ragazzi, meritevoli per qualità e per ruolo senza trascurare lo studio, da inviare in Francia e Inghilterra.
      Una sorta di Wild Card Federale, tutto a carico della Federazione, per una stagione + una seconda da confermare.
      Nel giro di 3/4 anni sicuramente si potranno avere una decina di ragazzi di Ottimo Livello, con esperienza all’estero per la mentalità – per i skills e per la velocità di esecuzione.
      A condizione che il tutto debba essere MERITOCRATICO!

      • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 13:01

        E, aggiungo io, che ci siano i talenti adeguati.

      • borghy 30 Gennaio 2015, 16:05

        I giocatori delle accademie alla domenica giocano in campionati “qualificati? e tecnicamente formativi?” Il lavoro nelle accademie serve ai giocatori partecipanti ma non alle società e non alzano il livello di gioco. ho visto partite tra accademie……..poca roba
        Valter Borghetto

        • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 17:50

          confermo tutto.
          esempio:
          (*) di roma – (*) di benevento quanti di questi ragazzi
          la domenica giocano nel torneo elitè u18 vedere x credere
          e non stare dietro una tastiera e santificare le (*).

    • burger 30 Gennaio 2015, 14:22

      i tecnici stranieri in Italia non hanno avuto molta fortuna….
      prima di iniziare devono rendersi conto del livello tecnico, solitamente partono come allenassero una under inglese, neozelandese o altro
      i ns giovani hanno poca comprensione del gioco, insegnare i fondamentali senza saper quando eseguirli è solo far scena per impressionare molti

      • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 17:45

        @burger
        nei settori giovanili del SAN DONA,COLORNO,VIADANA, ci sono
        tecnici stranieri e sicuramente anche in altri.
        e dai risultati mi sembra che siano di livello molto buono.
        Tecnici buoni ci sono anche nelle capitolina e benetton
        non credo stranieri.

        • burger 31 Gennaio 2015, 10:01

          Beh Colorno e viadana sono famose per aver formato grandi giocatori per la nazionale italiana vincendo titoli a ripetizione grazie all’apporto di grandi tecnici stranieri

  6. WinstonSmith 30 Gennaio 2015, 08:59

    la centralizzazione dell’insegnamento credo sia un errore, ritengo che i ragazzi debbano crescere – e bene – nelle loro società di appartenenza che dovrebbero essere incoraggiate a formare dei buoni giocatori e non limitarsi a tesserare ragazzi che poi, il più delle volte per le sole doti fisiche, vengono “assunti” quali accademici. Prima di formare giocatori l’impegno della Federazione dovrebbe essere quello di formare i formatori, diversamente – a mio modesto pare – il miglioramento qualitativo dei praticanti sarà impercettibile

  7. Maxwell 30 Gennaio 2015, 08:59

    Io invece pensavo che la sola Milano ”contasse” più dell’intera Sardegna….. E che un CDF per Milano e provincia costasse meno e rendesse di più che non nella sopracitata isola.
    Quello che si continua ( a far finta ) di non capire è che mancano gli …… autobus e pulmini per portare i bambini nelle scuole di minirugby.
    ( poi mancano persone capaci di insegnare ).
    P.S.
    GdS nelle risposte di Franco Arturo mi pare di parli della EDISON che entra col rugby in 2.300 scuole…. AdG fai il solito favore? 🙂

    • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 10:16

      Oggi sono fuori sede. Ho comunque letto anch’io stamattina, velocemente e parla dell’intervento della fondazione Cannavo’, gli interventi scolastici multidisciplinari sono della fondazione “Candido Cannavò” sostenuta da Edison.

  8. fracassosandona 30 Gennaio 2015, 09:02

    Io sono per ricostituire con urgenza un campionato nazionale u20 con forti premi in denaro. Le accademie dovrebbero essere al massimo quattro e presidiare le regioni a bassa densità rugbistica, mentre le attuali si sovrappongono perniciosamente al tessuto dei club anche dove questo è fitto, indebolendolo e privando le società dei frutti migliori del proprio vivaio, il che è demotivante.

    • Thetruth 30 Gennaio 2015, 09:42

      Io non capisco perchè tu e molti altri affermiate che l’accademia “indebolisce e priva dei frutti migliori” i vivai delle varie società.. è un’esperienza di un anno (poi il ragazzo torna a casa non è che lo rapiscono) durante la quale si arricchisce dal punto di vista rugbystico, quindi torna al club migliorandolo in piccola parte.. qualche tempo fa c’è stato proprio qui su Onrugby un articolo che parlava di un’accademia di un club neozelandese che apriva le porte ai giovani italiani per fare un esperienza all’estero, e li mi sembravano tutti molto positivi e propensi a mandare i migliori frutti del vivaio.. ora certo non dico che fare un anno di accademia in nuova zelanda equivale a farla a parma, ma è comunque un’esperienza.. poi laggiù ti chiedono 4/5 mila euro al mese, qui in italia ti pagano per mandare il ragazzo da loro..

      • Giovanni 30 Gennaio 2015, 10:57

        Se ricordo bene come funziona il meccanismo, non è automatico il rientro al club d’origine: la FIR stabilisce dove il giovane giocatore DOVRA’ giocare per le successive due stagioni (e c’è la proposta per aumentarle a tre). Se così fosse, il meccanismo suona come un “ti garantisco un percorso privilegiato di carriera, ma per 2/3 stagioni sei mia proprietà privata”. Il che, tra l’altro, non è esattamente in linea con i dettami della sentenza-Bosman.

        • mezeena10 30 Gennaio 2015, 13:40

          non hai idea allora di come funzionano i CdF e le accademie..
          secondo quali criteri siano state distribuite e quanto costino singolarmente non è dato saperlo..
          in Sardegna il CdF è a Capoterra, estremo sud dell’ isola, dal nord per fare andata e ritorno sono 600km, una volta a settimana per 2 ore d’ allenamento (immagina quanto arricchiscano i compagni dopo)..scelta discutibile quantomeno, considerato che la maggior parte dei giocatori sono al nord..
          giocano 3 4 volte l’ anno con gli altri CdF della zona d’ appartenenza (Sicilia e Lazio mi pare)..

          • Giovanni 30 Gennaio 2015, 13:54

            @mez: dal contenuto del tuo intervento mi sa che volevi rispondere @Thetruth. E’ così?

          • mezeena10 30 Gennaio 2015, 16:22

            si giovanni esatto 😉

      • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 11:03

        La relazione è indiretta. Si tratta di stabilire chi deve avere il presidio territoriale. E qui converrai che altri non può essere che la società sportiva di base.
        Come lo attui il presidio territoriale?
        Attraverso reclutamento e campionati giovanili che, generando a loro volta interesse, tengono accesa la fiamma della crescita.
        Se poi pensi, come penso io, che fino a che non andremo, almeno, al raddoppio dei praticanti non avremo una base piramidale abbastanza larga per generare atleti di alto livello,capisci quanto sia importante avere le società fortemente ancorate e in grado di offrire ai potenziali utenti un’immagine forte e accattivante.
        Le accademie possono esserci, per l’alta specializzazione, ma non possono sostituire il lavoro delle società.

  9. Stefo 30 Gennaio 2015, 09:11

    La posizione di Onrugby che e’ anche espressa da Innocenti sul discorso che le Accademie possano essere la soluzione in quelle regioni o aree a bassa densita’ di club la ritengo personalmente la piu’ logica, cosi’ come ritengo logico che laddove invece c’e’ una tradizione di club, forte e radicata in grado di poter fare il lavoro di formazione e sviluppo se giustamente stimolata ma anche obbligata sarebbe altrettanto logico.
    Inutile poi continuare a parlare di CdF ed Accademie come centri d’eccellenza nella formazione quando per bocca dello stesso Presidente Federale si son create le scuole non avendo gli insgenanti…e qui e’ uno dei grossi problemi, come si fa a pensare che un modello in cui manca il materiale umano per farlo funzionare propriamente possa essere utile me lo dovranno spiegare…e non mi si dica imparano strada facendo…i formatori dovrebbero essere gia’ formati.

    • giomarch 30 Gennaio 2015, 22:05

      ..Forse in fir sperano che siano i ragazzi a formare i formatori..
      bisognerebbe controllare nel manuale scritto da ascione ..

  10. Stefo 30 Gennaio 2015, 09:19

    Comunque ben vengano esposizioni delle reciproche posizioni riguardo ad argomenti come questo da parte degli attori della politica rugbystica italiana, queste sono interviste che fanno bene, che spiegano le posizioni da cui si aprte nell’idea di come si vuole impostare il movimento senza attacchi reciprochi di basso livello che nons ervono a nessuno se non a togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
    Complimenti sia a Casagrande che Innocenti per l’esposizione delle loro idee al riguardo e complimenti a Lucchese per aver impostato l’intervista in questo senso senza stuzzicare alla ricerca della frecciatina verso la controparte i due intervistati.
    Se in campagna politica bisogna vivere questo anno e’ mezzo che lo si faccia espondendo i pensieri in questa maniera, ed auspico che in un futuro chi vuole cambiare un modello esistente in queste interviste illustri in maniera piu’ completa la strada che lui vorrebbe proporre.

    • berton gianni 30 Gennaio 2015, 09:27

      Giustissimo.
      Si cominci dando un chiaro segno di lungimiranza :
      Magalli Presidente della Repubblica e Ambrogino Presidente FIR.

  11. barry 30 Gennaio 2015, 09:30

    Siamo sicuri che i tecnici stranieri siano poi tutti bravi solo perchè parlano inglese???
    Non è che manca la materia prima delle nazionali più forti?
    Secondo me qualche tecnico di qualità c’è (Guidi, Casellato,Brunello) altri discreti ci sono. Quello che vedo meno è la qualità di atleti che entrano nel mondo del rugby e senza atleti di qualità neanche il tecnico più qualificato può fare miracoli.
    Io credo che per il nostro movimento i miracoli li facciamo veramente basta guardare i praticanti,i campionati,il pubblico e sponsor, delle altre nazionali e chiedersi come facciamo a giocare e spesso essere competitivi contro di loro.

    • Thunderstruck 30 Gennaio 2015, 09:39

      Ma che dici, barry?!? Guarda i mirabolanti risultati dell’Italrugby post-Mascioletti!! La mano straniera è palese. Certo, il cucchiaio di legno nella mano qualcuno ce l’avrà messo, ma queste so’ quisquilie… 😀 Mo’ ce fàmo la polenta…

    • giomarch 30 Gennaio 2015, 11:03

      Bah,
      Ritengo Casellato e Brunello degli ottimi allenatori.
      Fare l’allenatore ed allenare le skill sono pero’ due cose COMPLETAMENTE diverse. Es: Casellato allenatore non potrebbe fare il lavoro di Ferrari e/o Van zyl con gli stessi risultati.
      Molto diverso allenare una squadra e/o un reparto come avanti e/o trequarti che allenare l’abilita’ specifica.
      Che il nostro movimento faccia miracoli ne dubito, visto che con il tanto ventilato aumento dei tesserati i risultati sono gli stessi.
      Accademie a parte penso anchio come #jesuisfracasso che eliminare il campionato under sia stata la piu’ colossale vaccata dell’ultimo ventennio…
      Altra pecca enorme la chiusura della LIRE, manca un organismo che si contrapponga alla fir negli interessi del rugby di club, che ricordiamoci ha altre dimensioni rispetto a quello filofederale…
      quante sono le accademie…?…200? (fra qualche anno ci arriveremo..) moltiplicate per 50giocatori fanno 10000 teste su quanti tesserati/praticanti? Innegabile che si sta ammazzando il rugby di base..

  12. Mr Ian 30 Gennaio 2015, 09:43

    Accademie si se di conseguenza verranno legate, direttamente o indirettamente a qualche club sul territorio, tipo modello Mogliano, dove i giovani possono continuare il percorso di crescita, magari concedendo ad altri maggior tempo per poter maturare…una cosa simile si sta cercando di impostare anche in Sicilia…
    Accademie no se invece risultano essere solo degli imbuti per giocatori dove dopo non esiste un chiaro sbocco sportivo, se a 18 anni mi giochi in accademia e poi vai a finire in serie B, magari in una squadra con problemi economici, allora il sistema serve a poco se non a dissanguare le casse federali.
    Mi piace che sull argomento se ne discuti in maniera approfondita…

  13. Zinzan 30 Gennaio 2015, 09:56

    Ma come fa Innocenti a dire che le società venete farebbero lo stesso lavoro delle accademie… evidentemente in un’accademia non ci ha messo mai piede.. e forse neanche nelle società visto che la metà di quelle che ha citato hanno squadre giovanili di livello bassissimo, alcune senza palestra, in campi di patate dove la sera si allenano tre categorie sullo stesso terreno di gioco… e poi i tecnici.. come fa a valutarli se nemmeno li conosce?? mi sembra proprio politica spiccia invece che critica costruttiva…

    In mia opinione è fondamentale aiutare i club.. ma non accollandogli la responsabilità di fare l’alto livello con i pochi atleti interessanti che hanno ma supportando con il miglioramento delle strutture, la formazione dei tecnici e un supporto massiccio nella propaganda e nello sviluppo.. il problema del nostro rugby nasce nel minirugby, dove i ragazzi sviluppano gli schemi motori di base e acquisiscono le nozioni di base del nostro sport.. è lì che il club deve fare la differenza…

    • giomarch 30 Gennaio 2015, 11:12

      visto che il minirugby si fa nelle accademie e non nei club, non ha piu’ senso donare ai club la possibilita’ di avere tecnici preparati e di non allenarsi nei campi di patate?
      Ovvio che l’accademia deve esistere per elevare il livello dei prospetti, ma non ha senso secondo te dare la possibilita’ al club di affitare una palestra e/o di dotarsi di attrezzature?
      ..e’ l’unico modo di intercettare i castrogiovanni che iniziano tardi e non avrebbero modo di entrare nelle dinamiche federali senza un club……..
      …e’ lo sperpero di risorse il problema, il club comunque continuera’ a fare il suo lavoro, sarebbe meglio avesse la possibilita’ di non farlo sul campo di patate..

      • Zinzan 30 Gennaio 2015, 11:15

        Il minirugby non si fa nelle accademie.. si fa nei club

        • giomarch 30 Gennaio 2015, 11:23

          appunto…
          era ironico…
          dai club si pesca…
          non mi vedo ascione e checchinato fare il porta a porta come rappresentanti della folletto..
          le accademie pescano dai club..
          che senso ha tagliarsi le gambe…
          o far fare a decine di accademie o cdf un lavoro che il club potrebbe iniziare e portare avanti senza un raddoppio dei costi… (un club per essere tale comunque deve strutturarsi)
          8 accademie sarebbero forse troppe nel mio modo di vedere..

  14. william 30 Gennaio 2015, 09:57

    Io una mia idea sulle accadamie non riesco a farmela fino in fondo. È vero che da un lato può sembrare eccessivo, ma dall’altro se penso al livello del rugby espresso dai club fra i 16 e i 20 anni quando giocavo io mi viene da dire che si siano fatti passi da gigante. Non parlo tanto di qualità, ma anche di intensità e quantità. A Milano al massimo ci si allenava 6 ore a settimana, che è pochissimo. Si giocava un rugby molto scolastico e c’erano al massimo due allenatori, uno per i 3/4 e uno per la mischia, ma era già un lusso.
    Ho visto spezzoni della nazionale u18 dell’altro giorno e onestamente è un altro livello, sia per gli skills individuali (calci nel box, breackdown, finte,…), che collettivi sulle linee di corsa che nella capacità di organizzare un gioco multifase. Quando giocavamo noi fare 4 fasi di fila era già pazzesco.
    Ora forse anche una volta c’erano centri più preparati, come in Emilia, in veneto, a Roma e a L’Aquila. Però a livello giovanile anche le squadre milanesi si sono tolte qualche soddisfazioni quindi il livello non poteva essere troppo diverso.

    • william 30 Gennaio 2015, 10:00

      Ah, altra cosa. Di per sé come sono strutturate le accademie u18 non sino male. I ragazzi si allenano in accademia, preparandosi tecnicamente e mentalmente per l’alto livello. Però il venerdì tornano nei loro club. Quindi non sono centri completamente staccati dalle realtà del territorio.
      Poi, come sempre, bisogna vedere i piani di lavoro e la bravura dei tecnici, ma quello è un altro capitolo

  15. federico66 30 Gennaio 2015, 10:04

    certamente la questione non è accademie si o accademie no. il sistema accademie è importante per arrivare a livelli ottimali di preparazione per l’alto livello. esistono, e li vivo in questo periodo come genitore, problemi di impegno per i più giovani che vanno ai centri di formazione per il tempo assorbito alla loro settimana, che non è solo sportiva… , ma sicuramente le ambizioni ad imparare meglio e a crescere possono essere superati dalla determinazione e dalla dedizione dei ragazzi, che spesso poi si ritrovano ad allenarsi con gli avversari di campionato cosa che aiuta la loro reciproca conoscenza/amicizia e il reciproco rispetto ma che confligge un po’ con le giuste ambizioni societarie (ad esempio vincere il campionato territoriale e passare alla fase nazionale…).
    la cosa che sicuramente manca in questo sistema è la formazione dei tecnici, e soprattuto dei tecnici del minirugby: dove un costante aggiornamento su preparazione di base di motricità e skills porterebbe la base ad un livello qualitativo decisamente più alto, anche con la quantità di reclutamento attuale (figurarsi se poi ci si impegna ad aumentare la base dei ragazzi…). la Federazione e i comitati regionali dovrebbero impegnarsi molto più sotto quest’aspetto; attingendo da tutto quel mondo di aiuto della preparazione atletico/sportiva dove esistono sviluppi di nuove metodologie per il miglioramento di quelle abilità di coordinamento motorio necessario poi al miglioramento delle prestazioni delle abilità specifiche del rugby. insomma insegnargli subito i buoni passaggi, calci ecc..
    l’aggiornamento per i tecnici/preparatori per me è fondamentale e credo anche molto meno oneroso di quel che si pensa.

  16. luis 30 Gennaio 2015, 10:07

    Accademie si ma in numero ridotto e soprattutto dove esiste il “nulla”, tecnici per le stesse preparati e aiuto economico ai club che fanno già il lavoro.
    Due accademie legate tassativamente alle due franchigie e di sicuro ripristino del campionato nazionale U 20 come dic il buon @fracasso.

  17. Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 10:27

    Il tema che nessuno tocca nelle due interviste, che apparentemente non c’entra , ma che è fondamentale è quello dello sviluppo e crescita.
    Qual’è l’ultimo talento internazionale vero che siamo stati capaci di generare?
    Nei 3/4 Paolo Vaccari e negli 8 davanti Sergio Parisse e Alessandro Zanni. ( Castro non l’abbiamo generato noi e Sergio è un italiano di ritorno) Per talento internazionale intendo giocatori che avrebbero potuto giocare in qualunque nazionale escluso gli AB.
    Questo perchè la selezione dei ragazzi avviene su un numero ancora troppo ristretto, lontanissimo dalla massa critica.
    Questa discussione sulla funzione delle accademie non può limitarsi a razionalizzare l’esistente senza inserirsi in un programma più vasto di stimolo e crescita ,che si ottiene solo migliorando le performances territoriali delle società.

    • william 30 Gennaio 2015, 10:45

      Dai sei un po’ ingeneroso con tanti ragazzi, soprattutto quelli davanti. Cosi’ su due piedi: ghiraldini, il miglior bortolami, lo cicero, mauro bergamasco; ma ci metterei anche masi fra i 3/4 e forse anche il miglior mirco bergamasco avrebbe ricevuto una chiamata da qualche altra nazionale. Il problema e’ probabilmente che fra i 3/4 abbiamo buoni giocatori ma non fenomeni.

      • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 10:49

        Quando fai un’analisi devi essere rigoroso. Non prendiamo l’Inghilterra, ma quanti ragazzi italiani avrebbero potuto giocare in Scozia, Irlanda e Galles?

        • william 30 Gennaio 2015, 11:04

          Pochi, sono daccordo. Ma non cosi’ pochi come dici tu, soprattutto per quello che riguarda i primi 8. Per dire, Mauro dei bei tempi sarebbe stato convocato anche dalla NZ, imho.
          Poi il discorso generale resta, sono comunque pochi

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 11:07

            william Bergamauro tempi d’oro?Un 2007?Nella NZ?Alposto di McCaw che ne era gia’ capitano?O di Jerry Collins?O di Masoe?

          • william 30 Gennaio 2015, 11:26

            Dai Stefo non ne sto facendo un discorso di uomini perché si entra nel fantafiction. Ci sono troppe variabili che vanno dal gusto personale dell’allenatore, allo stato di forma dei singoli in quel periodo all’avere più o meno concorrenza. E’ come dire: O’Gara avrebbe giocato nell’Inghilterra di Wilko?
            Quello che intendevo era che secondo me MAuro in quegli anni era un giocatore di livello altissimo che avrebbe avuto le sue chanche per entrare nel giro di qualsiasi nazionale.

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 12:56

            Willian mauri come altri erano o sono gicoatori di livello alto…ma non sono come possono essere considerati un Parisse, o il Castro di qualche anno fa…siamo su due livelli diversi.

        • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 11:04

          Intendo le nazionali di ……..

          • william 30 Gennaio 2015, 11:11

            Rimane un punto importante, in ogni caso. Che questi giocatori speciali sono stati comuqnue formati all’interno di una filiera di club, ma con un organizzazione da accademia del rugby. Come dicevo nell’intervento sopra questo manca tantissimo in giro per l’Italia. A 19 anni oramai devono incominciare ad essere atleti, questo vuol dire fare delle scelte di sacrificio in un età difficile. Per dire, nel calcio non ci sono accademie, ma i ragazzi delle giovanili di inter, milan, roma stanno all’interno di strutture che sono delle vere accademie, dove si allenano tutti i giorni, vanno a scuola e sono seguiti da educatori che suppliscono alla lontanza della famiglia. Quanti club privati in Italia hanno le risorse economiche per farlo?

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 11:16

            willian vero questo ma allora non serve un sistema di CdF ed Accademie che parta da 16 anni, devi concentrarti su delle Accademie di alto livello…e non te ne servono 20 te ne bastano di meno e le devi legare ad un sistema di alto livello vero…quale?Le due celtiche…e si torna a quello che alcuni di noi dicono da 5 anni, bastavano due Accademie di alto livello vero legate a Treviso e Aironi/Zebre il resto investito nella base e nello sviluppo in maniera razionale ed intelligente e premiando chi lavora bene…e non investimenti a pioggia.

          • william 30 Gennaio 2015, 11:22

            Stefo ma infatti come dicevo sopra non so cosa pensare delle accademie. Nono trovo la formula. Di sicuro mi viene da dire che due sono poche come numero oggettivo di giocatori che produce ogni anno. E’ un discorso complesso. Le mie erano solo considerazioni in ordine sparso.
            Comunque quello che secondo me funziona delle accademie è proprio il far lavorare molto i giovani dai 16 anni in su. Come scrivevo sopra in tantissimi posti d’Italia non c’è la possibilità a 16 di entrare in un sistema che ti faccia crescere, perché i club hanno a fatica le risosorse per trovare un campo tre volte a settimana.
            Dopodiché forse la scelta delle accademie federali non è quella giusta. Forse lo è ma bisogna cambiare il modo in cui si insegna il rugby e si reclutano i ragazzi (non solo quelli grossi, grazie).

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 11:36

            William mi sono espresso male o meglio sottointendevo quanto avevo scritto questa mattina presto, che in quelle zone in cui la presenza di club e’ assente o non valida i CdF e le Accademie possono essere una soluzione questo resta…laddove c’e’ un sistema di club quello puo’ ritornare a funzionare se stimolato propriamente e puo’ tornare a fornire alle Accademie di alto lviello gli atleti da sviluppare…oggi come oggi coi numeri del rugby italiano fidati che due bastano, inutile avere Accademie che non siano legate poi al vero alto livello ma lavorino nel vuoto schierando una squadra in serie A…o anche Eccellenza. Aggiungo che i club hanno lavorato bene anche negli ultimi anni e l’esempio verrebbe proprio da quello che per me e’ un autogol di Casagrande, rsipetto le sue idee anche se non le condivido, ne apprezzo l’esposizione tranquilla e senza eccessi o personalismi come detto sopra, ma provare a spacciare Campagnaro e favaro come prodotti del sistema accademie mi sembra una bella forzatura per esempio.

          • william 30 Gennaio 2015, 12:38

            Si’ Stefo capisco. Pero’ devi mettere i Club in condizione di far giocare i ragazzini. In NZ giocano tutti i giorni a rugby a scuola. A Milano ci sono 4 societa’ solo in citta’ che fanno fare ai ragazzi due allenamenti a settimana su meta’ campo, perche’ nell’altra meta’ c’e’ l’altra categoria. Ci vogliono risorse, ovviamente

          • william 30 Gennaio 2015, 12:51

            Poi se ogni tanto mi ricordassi di quel fantastico strumento linguistico che sono le virgole…..
            🙂

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 12:53

            william ed il problema e’ proprio quelle, ma e’ ovvio che i club locali soffriranno se spendi 10-12 milioni in CL, 6 nelle Accademie ed ai progetti base destini le briciole…e le accademie quel problema della base non lo risolvono, non sono una risposta ai problemi della base le Accademie e’ questo per me quello che si fraintende, sono una risposta (parziale) ai problemi dell’alto livello…siam semrpe la’ c’e’ una malattia ma si prende una medicina per curare un sintomo non l’origine della malattia…

      • tony 30 Gennaio 2015, 12:11

        @william nessuno di questi avrebbe giocato titolare….

    • San Isidro 31 Gennaio 2015, 02:50

      Sergio Parisse veramente l’ha formato l’Universitario de La Plata prima che la Benetton…

  18. Stefo 30 Gennaio 2015, 10:35

    @federico66 il minirugby e’ dove si doverebbe iniziare a lavorare per migliorare la situazione il problema pero’ e’ che l’impostazione del sistema dei CdF ed Accademie va proprio nel verso opposto, quello che persegue come modello attuale e’ spiegato perfettamente e senza giri di parole da Casagrande all’inizio della sua intervista:

    “«Il rugby italiano ha bisogno di essere competitivo a livello di Nazionale, perché è dalla Nazionale che deriva la sua ricchezza, e per formare atleti di alto livello la gestione federale è l’unica soluzione”

    Ed e’ l’errore su cui la Fir sbatte da due decenni, la nazionale e l’alto livello come principio e fine dell’intero movimento, il partire la costruzione da li’ e non dal basso come invece dovrebbe essere e come giustamente sottolinei…ed e’ l’accusa principale che Innocenti nella sua intervista fa, la iduzione dei club a semplici reclutatori, lo svilimento dell’attivita’ dei club dall’espansione del sistema Accademico degli utlimi anni.

    Come era nato il sistema italiano?Un’Accademia unica, poi pero’ riscontrando i problemi di formazione che partono come dici tu dal minirugby invece che andare a rielaborare la formazione e lo sviluppo partendo dal basso aiutando i club in questo, migliorando la formazione dei formatori ed i programmi di insegnamento hanno preferito incominciare l’attivita’ federale a fasce d’eta’ sempre piu’ basse ed in maniera sempre piu’ massiccia…il messaggio qual’e’?Non importa come li formate fino a 16 anni perche’ ci pensiamo noi poi voi recluatateli…ed e’ il vero rischio della questione, rischio esposto da AdG qualche settimana fa che i club facciano loro il messaggio che non e’ loro compito formare.

    • federico66 30 Gennaio 2015, 12:28

      @stefo, comunque anche le società sono abbastanza sorde alle innovazioni…. lo dico purtroppo per esperienza personale. sono anni che mi offro (volontario, e a gratis per capirci) per sviluppare qualche idea nuova per i più piccoli nella società dove gioca il mio U16, ma la risposta è spesso un bel lungo silenzio….
      comunque mi pare che siamo in molti d’accordo che non si fa abbastanza per lo sviluppo di base. e io, a differenza di AdG sono convinto che anche senza aumento numerico della base si potrebbe crescere molto, certo aumentando anche la base saremmo quasi tutti AB…. 😉

  19. 6nazioni 30 Gennaio 2015, 10:45

    (*) si (*) no, i due interventi letti politicamente portano l’acqua al proprio mulino.
    Le accademie cosi’ strutturate non servono a nulla visti i risultati delle ns
    nazionali giovanili in questi 10 anni.(Una rondine non fa’ primavera……)
    Il mio modestissimo parere e’ il seguente:
    Aprire le (*) dove il rugby e’ zona di frontiera (Sardegna,Sicilia,Marche,Umbria)
    dove la pratica del rugby non e’ una tradizione.
    E’ un controsenso aprire (*) in Veneto,Lombardia,li gia’ ci sono presidi con tecnici preparati visti i risultati delle varie giovanili in questi anni.
    Ci vogliono tecnici stranieri alla guida delle (*),che preparino anche in ns tecnici .
    Ripristinare un campionato u.20 tipo elite’ u.18, quanti ragazzi si perdono
    x strada finiti i campionati giovanili?
    Aprire una Coverciano del rugby con tecnici stranieri.
    La ns FIR deve aiutare il ns rugby di base, con finanziamenti mirati e non
    con la pioggia.
    La cosa importante lasciare la politica fuori dal rugby.
    PRATICAMENTE TUTTO IL CONTRARIO DI OGGI.

    adios

    • Zinzan 30 Gennaio 2015, 11:22

      eh si.. un bel campionato u20 elite è quello che ci vuole… ma vaaaaaaaaa… a quell’età i ragazzi di livello devono giocare almeno in serie A o in eccellenza non in giovanile… con un movimento poi che non sarebbe in grado di esprimere un campionato giovanile neanche lontanamente vicino al livello internazionale… e poi anche in veneto ci sono società di frontiera.. ci sono ragazzi che vengono da realtà veramente povere dove come ho già detto il club non ha ne palestra ne campi decenti.. e sto parlando di veneto non di sardegna…

      • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 12:41

        @zinzan
        se in veneto ci sono societa’ di frontiera tutti i discorsi sono
        fumo senza arrosto.
        Per quanto riguarda il discorso u.20 mi spieghi dove giocano
        i ragazzi del 1996/97 che adesso anno 18 anni e che finiscono il settore giovanile?
        Quanti del 1995 giocano in serie A, in Eccelenza ?

        • Zinzan 30 Gennaio 2015, 14:05

          @6nazioni
          1 – i ragazzi del 97 sono under 18 e ovviamente giocano in giovanile

          2 – i 96 e 95 che sono under 20 giocano in serie a con l’accademia nazionale o in altri club dio eccellenza o celtic(guarda quanti 95 ha mogliano e lazzaroni che gioca a treviso)

          ovviamente sto parlando di giocatori buoni per il livello internazionale… tutti gli altri trovano spazio come fuoriquota nei campionati giovanili o a rinforzare le varie serie c e serie b di cui siamo pieni…

          • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 14:23

            riassumendo dei 95 solo lazzaroni e’ buono +
            i 23 convocati da Tonky.????????
            Ti sembra un sistema che funzioni?

          • mezeena10 31 Gennaio 2015, 17:17

            questo sistema serve solo ed esclusivamente per farsi rieleggere tra 2 anni..

  20. mistral 30 Gennaio 2015, 11:33

    metto a confronto le interviste estrapolando alcuni punti (con qualche libertà di riedizione):
    SULLE ACCADEMIE:
    M.I.: … ha senso un’Accademia a livello under 20 per riunire i migliori a conclusione del percorso nelle squadre giovanili…
    T.C: …guardando all’Italia under 20, scopriamo che la squadra non è composta solamente di atleti usciti dalle Accademie…
    sul punto necessità/utilità/validità di una Accademia U20 c’è comunanza di vedute, è sul percorso prima che c’è divergenza culturale non da poco
    SULLA FORMAZIONE:
    M.I: …si tratta di quel “formare i formatori” che in realtà non è mai stato fatto seriamente: una colpa del nostro rugby…
    T.C.: …come è noto, paghiamo il fatto che nella scuola italiana lo sport non sia ritenuto fondamentale…
    una domanda mi sorge spontanea: quali risorse ha allocato la FIR in un progetto serio di interazione con le scuole (dalla elementare in avanti) e quante risose destinano i club a “formare i formatori” (in luogo delle feste della birra?); e su questo punto il bue da del cornuto all’asino…
    SULLA PRODUTTIVITA’ ACCADEMICA:
    M.I.: …il sistema delle Accademie assorbe 5,4 milioni a stagione… fermo restando che ad una decina di anni dalla sua istituzione, l’Accademia non ha ancora prodotto un vero fuoriclasse…
    T.C.: …Campagnaro e Favaro. Vi sembra che non siano dei buoni giocatori?…
    se le cifre sono corrette, a fronte di oltre 50 MILIONI di euro di investimento il ritorno, ad oggi, è valutabile da tutti…
    SULLA APPARTENENZA:
    M.I.: …e sono uno di quelli che crede ancora, fermamente, nel senso di appartenenza…
    T.C.: …quanto all’appartenenza, o alla pseudo-appartenenza, è un sentimento che ormai si fa fatica comunque a riconoscere…
    su quest’ultimo punto forse si gioca tutto… territorio, valori, appartenenza, cultura, nazione… evidentemente c’è chi ci crede e chi no… lascio un link interessante sul tema:
    http://www.rugbyrama.fr/rugby/6-nations/2015/andre-boniface-l-equipe-de-france-doit-appartenir-aux-joueurs-qui-font-partie-du-terroir_sto4578968/story.shtml

    • gian 30 Gennaio 2015, 12:12

      il tuo commento sul punto “produttività”? 🙂

    • giomarch 30 Gennaio 2015, 14:25

      beh, a campagnaro e favaro si puo’ proprio dire che il piu’ lo hanno dato i club..
      Campagnaro in particolare a parte doti fisiche della madonna, come sarto dovrebbe anche andare a letto con tecnici delle skill per diventare un campione, e qui si vede che l’accademia ha selezionato un potenziale campione dal club veneto non raffinandolo come doveva.
      Vedo piu’ qui il fallimento dell’accademia che in altri esempi..
      pensiamo campagnaro e sarto cresciuti non con il metodo ascione…abbiamo solo da morderci le mani..

  21. gian 30 Gennaio 2015, 12:09

    c’è del buonsenso in entrambe le visioni (ho avuto a che fare personalmente con entrambi e li stimo in egual misura, quindi la mia critica non è assolutamente condizionata da simpatie personali), chiaramente ne uno ne l’altro vedono i limiti del loro ragionamento; da parte di casagrande la visione pro, che giustamente giustifica il sistema centralizzato, si scontra con la realtà di ghettizzare le società ed allontanare la federazione dalla base, oltre al fatto che sì noi siamo partiti dopo e quindi dobbiamo recuperare, ma è anche vero che ormai qualche campione (statisticamente) dovremmo cominciare a vederlo, mentre siamo ancora a sperare al salvatore della patria (tra l’altro non ho capito cosa intendano per velocità, ai miei tempi di belle schegge ce ne erano e non poche, adesso, improvvisamente sono tutti dei bufalotti imbolsiti, a meno che non si creda di poter trovare facilmente in natura un ragazzone di 190cm per 90kg che corra come uno di 175cm per 75kg), quindi qualcosina che non funziona a dovere c’è, senza invocare tanti alibi che siamo gli sfigati dello sport italiano quindi a noi arrivano solo gli scarti; innocenti, al contrario, banalizza la questione pro pensando che un club possa gestire i ragazzi come un centro accademico, vero, però, che pur spiegando tutti i limiti di tale sistema, non esclude l’idea accademica in toto, ma limitandola moltissimo ad alcuni passaggi fondamentali
    personalmente sarei per poche accademie (4/6) che servissero tutto il territorio di competenza prima di tutto dal punto di vista tecnico insegnando e dando supporto ai tecnici dei club della zona, che gestiscano le selezioni e degli stages zonali con più ragazzi possibili e che magari abbiano, solo alla fine, una selezione U20 (non serve tutta una squadra) collegata direttamente alle celtiche per la trasformazione dei più promettenti in giocatori pro, il resto demandato ai club supportati economicamente, secondo criteri oggettivi di risultato, che sviluppino il settore giovanile (quindi qui più innocentista);
    sicuramente anche i club dovrebbero ristrutturarsi e la fed dovrebbe dettare delle regole ben precise su questi termini, dopo averne discusso con i club stessi (banalmente: uno staff tecnico di un certo tipo con certe competenze, che potrebbero dare l’accademia, dalla U16 in poi per poter iscriversi al campionato, un certo numero di iscritti/reclutati per ottenere dei fondi, regole certe di ricompensa per chi fa solo reclutamento ed avvio all’attività, ma non è in grado di gestire una società complessa, come potrebbe essere una scuola elementare/media, alcune garanzie didattiche per i ragazzi oltre una certa età, etc etc) e qui sono più casagrandista; questo comporterebbe un serio investimento per la crescita di TUTTO il movimento, dall’ultima squadretta di quartiere gestita da amatori che vogliono solo avvicinare ragazzini al rugby, ragazzini che poi sono indirizzati ai club più strutturati, alla nazionale

  22. Giovanni 30 Gennaio 2015, 12:27

    Alcuni passaggi delle esternazioni di Casagrande mi lasciano perplesso:
    – “per formare atleti di alto livello la gestione federale è l’unica soluzione”, “di fatto non vedo alcun modello alternativo” e “non possiamo perdere un solo minuto in vuote polemiche”. Curioso approccio verso le opinioni/proposte altrui, specie da chi si preoccupa di precisare “lo dico da insegnante”. Dà l’impressione di voler difendere lo status-quo, a prescindere da qualsiasi possibile analisi.
    – “Non ho sotto mano il budget della Federazione”. Ed è proprio ciò che, da più parti, si leva come critica verso la FIR: la mancanza di un attento studio costi/benefici.
    – “va ricordato che riceviamo ad hoc fondi per lo sviluppo da parte dell’International Board”, ma la WR non impone vincoli sul come investirli.
    – “Il rugby italiano ha bisogno di essere competitivo a livello di Nazionale, perché è dalla Nazionale che deriva la sua ricchezza”. Leggasi intervento di @Stefo delle 10:35 che sottoscrivo in toto.
    Sull’intervista a Innocenti, mi lascia perplesso che, in certi passaggi, sembra voglia fare un po’ il bastian contrario per motivi politici. Inoltre sembra molto ben informato sulla realtà del Veneto, ma meno sul resto d’Italia, specie il sud.

  23. Appassionato_ma_ignorante 30 Gennaio 2015, 12:30

    Da un punto di vista organizzativo GENERALE, senza entrare nei dettagli, i motivi per cui il sistema centralizzato delle Accademie così com’è ora concepito non funziona, sono diversi.
    1) Nelle aree ad alta concentrazione rugbistica scavalca/si sovrappone a una realtà/tessuto esistente minandone l’esistenza (per intenderci, è un po’ come le autolinee che offrono un “servizio” uguale a quello di una tratta ferroviaria che viene poi dichiarata “ramo secco” e tagliata).
    2) La forza di QUALSIASI movimento o gruppo viene DAL BASSO ovvero da una spinta DAL BASSO. Realtà minori che si aggregano e creano realtà maggiori, più forti e più efficienti. Nessuna organizzazione centralizzata (“dall’alto”) ha mai prodotto alcunché, se non con sforzi immani e, alla fine, crollando. Un sistema stile Mussolini o Putin dove ogni decisione deve passare per Roma o Mosca è palesemente ingestibile. E fallimentare.
    Il sistema Accademie mi sa molto di socialismo o fascismo o comunismo sportivo. Come alcuni fanno notare, può essere utile dove c’è il deserto. Ma anche lì, una volta gettato il seme e una volta che a livello locale è nato un movimento in grado di muovere i propri passi e autosostenersi, dovrebbe fare un passo indietro.

  24. Katmandu 30 Gennaio 2015, 13:02

    Siamo sempre al solito punto
    I club han sempre “prodortto giocatori buoni” il problema é che oggi non riescono più a forlo, i problemi son multipli, ma la fir non brilla certo per linearità
    Spiego meglio, all’epoca in cui siamo entrati nel sei nazioni, in cui Il vecchio cuore neroverde era un giovane cuore neroerde, i club avevan i soldi per permettersi allenatori e giocatori stranieri forti e capaci. Oggi forse riescono a chiudere l’annata in pari, questo meccanismo aggiunto al fatto che gli altri si son messi a investire pesante nel rugby stanno raccogliendo i frutti dei loro investimenti, noi siam rimasti al palo, se a questo aggiungiamo il fatto che lamfir ci ha messo del suo aprendo un centro di formazione senza formare i formatori, e altre panzanate assurde, il gioco é fatto
    Speriamo che i geni che han fatto saltare fuori Zanusso sian già in produzione, almeno un paio di fenomeni l’anno basterebbero

    • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 13:07

      Ricorda poi, che qualche pilone e qualche terza di riffete o di raffete li tiriamo fuori. Ma i 3/4, dove handling, velocità e linee di corsa sono fondamentali e ormai vanno allenate fin dagli 8/10 anni almeno, è notte fonda.

  25. faduc 30 Gennaio 2015, 13:34

    1) Non per far polemica, ma paragoni con il Galles fanno sorridere; 2) Il problema è posto in modo sbagliato. Si deve pensare ad un mondo del rugby che abbia un suo equilibrio interno, tra giovanili, massimo campionato interno e pro12.. E’ uno spreco di soldi puntare tutto sulla formazione, per poi vedere i giovani abbandonare il rugby, quelli forse non immediatamente pronti, e qualcuno vivacchiare tra pro 12 e semiprofessionismo dell’eccellenza. Qualcuno in un altro post ha messo la formazione under 20 di alcuni anni fa che bene aveva fatto con l’Inghilterra. Bene, di quelli quanti sono diventati professionisti e giocatori di qualità? Pochi, solo alcuni vivacchiano nel pro12 senza grandi lodi. Quindi: investire non a pioggia, ma con progetti veri e gente che ha curriculum, nelle giovanili dei club e nel massimo campionato. Corsi di formazione con docenti che hanno curricula veri. Integrare gli stipendi dei giocatori italiani dell’eccellenza per poter farli sopravvivere di rugby, con in cambio una maggiore professionalità

  26. San Isidro 30 Gennaio 2015, 13:48

    “E’ uno dei dibattiti più accesi e duraturi ormai del movimento italiano, capace di dividere in fazioni manco stessimo parlando di guelfi e ghibellini”…ecco da questa frase si capisce chiaramente che il governo del sito segue appassionatamente le vicende politiche di questo blog…
    Da capo dell’opposizione vorrei sottolineare l’assenza del Presidente @Rabbidaniel al Meet & Beer di Roma della prossima settimana, assurdo che chi è stato democraticamente eletto a rappresentare il pensiero di maggioranza degli utenti non sia presente tra i suoi elettori, noi della LOV ne chiediamo le dimissioni…palesemente!

    • Giovanni 30 Gennaio 2015, 14:00

      @San: questa polemica mostra come tu sia poco “scafato” sulle strategie della politica. Invece di biasimare il tuo avversario, dovresti approfittare della sua assenza per fare opera di proselitismo al Meet&Beer 😉 Mi aspetto che tu arrivi con un sacco in spalla pieno di pacchi dono per noi potenziali elettori. Alla Lauro di antica memoria: lo scarpino sinistro prima delle elezioni, quello destro dopo l’esito del voto. 😀

      • San Isidro 30 Gennaio 2015, 14:24

        ahah…consiglio poi detto da uno di R&L, occhio che Stefo ti spedisce in Siberia…

        • Stefo 30 Gennaio 2015, 14:28

          Com’e’ simpatico lei San Isidro, il presidente Rabbidaniel che aveva pianificato di venire non ci sara’ perche’ l’evento e’ stato ritenuto potenzialmente pericoloso della sua incolumita’ dopo alcune intercettazioni ambientali e casualmente Lei attacca perche’ non ci sara’…guarda che casualita’ eh?!
          Ma gli elettori non son scemi!

          Giovanni tu dovresti fare da protavoce di R&L all’incotrno non so fai te se e’ opportuno mettersi sul mercato come hai fatto…

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 14:36

            Guardi Stefo che io ci sarò…avrei avuto piacere a confrontarmi di persona, viso a viso, con il Presidente sui temi scottanti della politica del blog, ma se Rabbi preferisce l’isolamento sul Montello anzichè mostrarsi al pubblico che lo ha votato mi dica lei che premier è…lo avrei fatto anche andare a prendere in stazione da una mia guardia svizzera…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 14:39

            Allora lei se voleva il confronto spieghi le sua impronte digitali sulle lettere di minaccia recapitate al PResidente, Lei spieghi le intercettazione sui progetti dei sui scagnozzi di Militia Christi!
            Si vergogni!

          • Giovanni 30 Gennaio 2015, 14:41

            @Stefo: c’è sempre quel pied-a-terre zona Cola di Rienzo che @San mi fa balenare… 😉

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 14:43

            ma quali impronte digitali? non sono nemmeno schedato, non so di cosa state parlando, ennesima messa in scena montata da questo governo ladro (si ladro, perchè se la tariffa oraria sul blog è aumentata di 10 centesimi è colpa vostra!)…

          • Giovanni 30 Gennaio 2015, 14:46

            La tariffa oraria non mi tange: come da consolidata tradizione delle mie zone, parcheggio il mio username in sosta vietata. 🙂

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 14:50

            Lei mente sapendo di mentire San Isidro…le sue impronte le ha comunque dovute dare quando ha fatto il militare (ai iei tempi le prendevano gia’ alla visita dei 3 giuorni per inciso) e sa anche di che minacce parliamo, sa anche dei progetti di Militia Christi…ma gli elettori non sono scemi!

            @ Giovanni: scelga se credere nei nostri valori di incorruttibilita’…se poi per un appartamentino vuole stare con un’estremista pronto a tutto come San non e’ un problema!

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 15:02

            veramente la cosiddetta “visita dei tre giorni” era per quelli di leva, avendo fatto il volontario ho seguito un altro iter selettivo e le impronte non me la hanno prese…comunque voi potete sostenere ciò che volete, avete le mie impronte? Bene, qui a CdV la nostra Intelligence (guidata con zelo dal nostro @parega) sa tutto di voi…ad es. Stefo ci risulta che lei è nato ad Alessandria 52 anni fa e sappiamo che oltre al Leinster la sua grande fede è l’Inter…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 15:12

            Alessandria…l’Inter?Il calcio?
            Vabbeh la vostra intelligence ha bisogno dell’insgenante di sostegno…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 15:35

            San a parte le battute tu mi stai dicendo che hai fatto il militare e ti hanno insegnato as usare un arma da fuoco senza prenderti le impronte digitali?Te ne sei dimenticato di avcerle date forse perche’ se fosse cosi’ ci sarebbe seriamente da preoccuparsi!

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 15:56

            @Stefo, giuro che le impronte a me ed altri non le hanno prese…le selezioni per i volontari (almeno per l’Esercito, non so per le altre forze) sono diverse, dopo aver passato due graduatorie per titoli di merito si passano due giorni al distretto militare dove si fanno tutte le visite mediche e psico-attitudinali con il colloquio finale con un ufficiale selezionatore…nei controlli scrupolosi che mi/ci hanno fatto nessuno ci ha mai parlato di impronte digitali (adesso dopo qualche anno potrebbero essere anche cambiate le cose, non so)…quanto alle armi di fuoco, almeno quando si fanno i poligoni se commetti qualche irregolarità durante le esercitazioni ne rispondi al tuo istruttore di tiro che ti osserva…c’è da dire che chi prende un’arma dall’armeria (e avendo fatto l’armiere ne so qualcosa) è responsabile della stessa, per cui se parte un colpo accidentale durante un servizio di guardia o in una situazione operativa ne risponde direttamente chi ha firmato il ritiro dell’arma sul registro dell’armeria…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 16:10

            San ripeto se le forze dell’ordine italiane insegnano a delle persone ad usare armi da fuoco senza prenderne impronte digitali e tenendole c’e’ da preoccuparsi e seriamente…e non e’ per quello che fai al poligono sotto la supervisione di un istruttore il problema…tu hai imparato per il resto della tua vita ad usare un’arma da fuoco…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 16:27

            Comuqnue tra le altre cose San da qualche anno le impronte digitali vengono prese anche per i nuovi passaporti dotati di microchip.

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 16:40

            @Stefo, su questo posso essere d’accordo però, almeno nell’Esercito (ma anche in Marina e Aeronautica), si viene addestrati all’utilizzo di armi propriamente militari ed in dotazione alla forza armata (il fucile e la mitragliatrice leggera), non all’impiego di armi “comuni” come la pistola (l’insegnamento dell’uso della pistola si fa soltanto a partire da un determinato grado e noi volontari di truppa ne eravamo eslcusi) a differenza di chi entra nei Carabinieri, GdF, Polizia, Polizia Penitenziaria e CFS in cui si viene da subito addestrati all’impiego della pistola Beretta che è l’arma individuale per gli appartenenti a questi corpi…Esercito, MM e AM sono escluse dalla categoria “forze dell’ordine”…questo solo per precisare, ma in linea di principio posso concordare con quanto dici, però a questo punto le impronte digitali andrebbero presi a tutti, anche a semplici civili con il porto d’armi (non so adesso se chi si fa il porto d’armi e si segna ad un poligono di tiro debba, oltre ad avere il permesso della Questura, anche rilasciare le proprie impronte digitali)…

          • mistral 30 Gennaio 2015, 16:40

            stefo e san, mi inserisco nel Vs dibattito improntesi/ impronteno con due considerazioni: le forze armate (esercito/marina/aviazione) non sono forze dell’ordine, (in questo stefo sei approssimativo, non è da te…) per cui non esci a fine leva/servizio con un porto d’armi (per il quale le impronte sono dovute); ed ha ragione san, il militare (ex di leva, oggi volontario) “sposa” la propria arma, la prende in consegna e la restituisce in armeria, e la responsabilità dell’uso dell’arma ricade sempre su di lui, che l’abbia usata un altro non costituisce attenuante… ed al militare (ex di leva) le impronte non sono mai state prese

          • mistral 30 Gennaio 2015, 16:42

            san, è la seconda volta che siamo in simultanea?… la cosa mi preoccupa 😉

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 16:47

            @mistral, per precisare ancora, anche i Carabinieri rientrano nelle Forze Armate a differenza della GdF, nonostante entrambe le forze abbiano lo status di polizia militare (contrariamente alla PdS), però l’Arma ha uno status diverso dalle altre FF.AA…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 16:54

            mistral e San non avete capito il mio discorso, a me che l’arma venga presa in armeria o meno importa sega nel momento in cui si innsegna a sparare ad una persona che impara una cosa potenzialmente pericolosa (per gli altri) per il resto della sua vita…non me ne frega nulla di quando e’ in poligono o in servizio, mi frega quando non lo e’ e magari puo’ usare un’arma che si e’ procurato per i fatti suoi.
            Aggiungo San pistola o fucile cambia nulla, tu sei in grado di usare un fucile e sparare?Te l’hanno insegnato quello? Se si le tue impronte dovrebbero essere registrate senza se e senza ma.

            Comunque ripeto se ti sei rinnovato il passaporto negli ultimi 3-4 anni el impronte dovrebbero avertele comunque prese…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 16:56

            Aggiungo forze armate e forze dell’ordine come distinzione anche e’ ininfluente per quello che e’ il mio discorso…

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 17:01

            @Stefo, ed infatti ho detto che in linea di principio posso concordare con te, ho solo precisato…una pistola è un’arma più comune da utilizzare, differentemente da un fucile o una mitragliatrice…se per questo mi hanno fatto anche lanciare due volte la bomba a mano e sparare (solo con il simulacro) con il sistema d’arma Milan (missili anticarro)…però ci tengo a precisare che non sono un soggetto pericoloso, almeno credo…
            Scherzi a parte, il passaporto negli ultimi anni non l’ho rinnovato, per cui non so…

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 17:08

            San non sei pericoloso ma intanto il Presidente Rabbidaniel riceve email “anonime” (se vuoi restare anonimo magari non usare la tua email della LOV) di minaccia…

          • mistral 30 Gennaio 2015, 17:09

            san, è vero, i caramba sono la polizia militare, am come ben saprai da qualche anno a questa parte sono inquadrate (come funzione di forza dell’ordine) in joint sia Ministero Difesa sia Ministero dell’Interno…
            stefo, stai pur tranquillo, al di la delle impronte sui passaporti o porto d’armi e altre seghe mentali, in italia siamo tutti schedati, buoni e meno buoni!… 🙂

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 17:17

            Mah chiama seghe mentali insgenare a delle persone a sparare e non prnederne le impronte digitali…

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 17:24

            si, si, @mistral lo so, avevo solo specificato che sono la quarta forza armata…e lo sono, al di là dello status di polizia militare, soprattutto perchè si sono staccati dall’Esercito nel 2000, ma anche perchè hanno alcuni reparti che poco hanno a che vedere con le funzioni dell’Arma, ma sono unità propriamente militari (penso al Tuscania, ma anche i due reggimenti mobili che vanno spesso nelle missioni all’estero per il mantenimento dell’ordine pubblico che per anni hanno rappresentato il fulcro delle unità MSU)…e proprio per la caratteristica di polizia militare ai carabinieri non è consentita la piena gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni, infatti, facci caso, a comandare le unità di carabinieri in assetto antisommossa sono sempre i dirigenti della PdS in borghese…

          • mistral 30 Gennaio 2015, 17:29

            ben lo so, san, ben lo so 😉
            @stefo, imparare ad usare un’arma da fuoco è una competenza come un’altra, usarla con cognizione è analogo a controllare la propria aggressività su un terreno di gioco, tanto chi le usa per scopi impropri (dalla P38 in avanti) non ha bisogno del porto d’armi!

          • Stefo 30 Gennaio 2015, 17:35

            Se intanto registri quelli a cui insegni direttamente a sparare male non fai…e che cazzo!
            E non entro nello stargismo di Stato che di esempi ne abbiamo che meta’ basta…e che cazzo di nuovo!

          • mistral 30 Gennaio 2015, 17:39

            stefo, come vuoi tu, hai ragione…

    • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 14:04

      presidente tu che sai quasi tutto del rugby nostrano quanti ragazzi del 1995
      giocano in serie A o in Eccellenza?
      Escludi dal conteggio gli (*)
      grazie

      • Zinzan 30 Gennaio 2015, 14:11

        beh ma se pensi che i (*) rappresentano la maggior parte dei giocatori di livello che abbiamo nel nostro movimento non ti resta molto.. quelli che non hanno fatto l’accademia e che hanno comunque talento sono davvero pochi.. e se non giocano in a o eccellenza di sicuro la causa non è della federazione…

        Se tu hai qualche nome che mi contraddice dimmi pure…

        • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 14:27

          Il problema è proprio questo, la caratura media dei talenti è bassa.

        • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 14:34

          tu credi che la media dei ragazzi sia bassa?
          Io penso il contrario, sono i preparatori che sono
          scarsi.
          Il sistema e’ sbagliato, non e’ possibile che in un’anno
          esempio 1995 solo Lazzaroni e’ idoneo x alto livello
          qualcosa nel sistema non funziona.

          • Alberto da Giussano 30 Gennaio 2015, 14:56

            La mia opinione l’ho già espressa. Non è un problema del 2014 è un problema che dura da molto, da prima e dopo le accademie. Ciò significa che è il sistema di reclutamento complessivo che fa acqua. Che poi quelli che ci sono vadano allenati al meglio, è altrettanto vero e potrebbe essere che allenatori stranieri potrebbero fare ancora meglio. Ma se parliamo di talenti di valore internazionale, questi li vede anche un’orbo e costoro a 20 giocano in nazionale.
            E questi è un bel po’ che non ne vediamo. Quindi la causa non può essere che di natura strutturale.

          • Zinzan 30 Gennaio 2015, 15:01

            eh si perche il top 14 è pieno di 95…. non credo proprio.. non deve sempre esserci qualcosa che non va in quello che viene fatto.. ad un certo punto dobbiamo anche guardare oggettivamente al nostro movimento, sia in termini di numeri che di contenuti.. si ok si può fare meglio tutto.. ma fino a quando non avremo dei bambini che crescono con un educazione motoria adeguata e continueremo a dover utilizzare gli scarti degli altri sport non possiamo pretendere di vincere il 6nazioni.. poi se per partito preso o per una vita insoddisfacente vogliamo dire che la federazione è il nemico del rugby italiano va bene… ma è il primo passo per continuare a non crescere….

          • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 15:59

            @zinzan adesso mi spieghi cosa centra il top14
            con il ns sistema (*) ?
            E’ IL SISTEMA SBAGLIATO SENZA MERITOCRAZIA E
            SENZA TECNICI PREPARATI (affermato anche dal
            presidente della F.I.R.)
            4/5 (*) che sono nelle liste dell’eccellenza quanti
            sono? come vengono pagati? e da chi?
            tolte le F.O, prato,L’aquila,Lazio,chi rimane?
            E’ UN SISTEMA REFERENZIALE punto.
            adios

      • San Isidro 30 Gennaio 2015, 14:25

        @6n, ti sbagli, su questo punto sei più ferrato te, a memoria non saprei risponderti…ci vorrebbe un’accurata ricerca…

        • Giovanni 30 Gennaio 2015, 14:44

          @San: hai letto @6N che scrive “presidente” e ti sei sentito chiamare in causa? 😀 Guarda che le nuove elezioni del blog ancora devono tenersi. 😉

          • San Isidro 30 Gennaio 2015, 14:48

            beh, sono pur sempre un presidente di lista e @6n è il mio braccio destro, sempre fedele alla linea…

    • fabiogenova 30 Gennaio 2015, 16:38

      @San: non hai ancora detto niente sulla WELTANSCHAAUNG…

      • San Isidro 30 Gennaio 2015, 16:50

        ahah…fabio dammi una mano te, è da ieri che sono alle prese con la benedetta suddivisione kantiana delle tre forme del giudizio sintetico…

  27. neurone bruciato 30 Gennaio 2015, 15:09

    Quantifichiamo quanti del 96 e 95 sono di livello (eccellenza e pro12) e poi giustificami la spesa milionaria per tale risultato.

    Se lo stesso Titta dice che il patrimonio atletico su cui attingere è desolatamente povero qualcuno mi spieghi ancora una volta il senso di 50 e passa cdf e 9 U18.

    se poi scopro che ci sono ragazzi del 96 che giocano stabilmente in serie A e vengono fuori dai campi di patate e dai villaggi di frontiera o che hanno le giovanili che militano in campionati di livello assolutamente basso, posso avere qualche perplessità sulla filiera accademica?

    • Zinzan 30 Gennaio 2015, 15:12

      e quale sarebbe il numero che giustificherebbe la spesa??? Di quanti giocatori stiamo parlando per placare queste sterili polemiche?? Soprattutto tenendo conto che buona parte di questi soldi li da proprio “World Rugby” per le accademie…

      • neurone bruciato 30 Gennaio 2015, 15:23

        se la base su cui attingere è debole (x stessa ammissione della federazione) allora si giustifica la bontà del sistema accademico SOLO xkè i soldi ce li dà “world Rugby”?

      • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 16:07

        un ragazzo x annata ottima come numero x giustificare la
        spesa ….. x piacere.
        2 (*) BASTANO E AVANZANO come filiera (benetto/zebre)
        I PICCIOLI DEVONO SPENDERLI X LA BASE CHE LAVORA SERIAMENTE
        X I SETTORI GIOvANILi SENZA REFERENZA O VOTI.
        MERITOCRAZIA,TECNICI STRANIERI BRAVI.
        adios

  28. Zinzan 30 Gennaio 2015, 15:17

    e guarda le rose delle squadre di eccellenza… ogni squadra ha “almeno 4/5 giocatori che hanno frequentato le accademie e non è una media…

    • neurone bruciato 30 Gennaio 2015, 15:25

      io dico che giocatori che giocano in eccellenza e che non sono stati formati dalle accademie, li formano anche i club.

      • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 16:04

        straquotone altro che le (*)…..
        San dona’ tecnici stranieri
        Viadana tecnici stranieri
        Capitolina ottimo staf tecnico
        Benetton ottimo staf tecnico
        Colorno tecnici stranieri
        Petrarca politicamente fatta fuori x la Valsugana….

        • giomarch 30 Gennaio 2015, 16:15

          beh dai, prima di far fuori noi “onti” ce ne vuole..
          Diciamo che lavoriamo con piu’ difficolta’..
          ..poi i nostri favaro, rossi ecc li buttiamo sempre fuori..

    • giomarch 30 Gennaio 2015, 16:13

      una rosa di eccellenza ha un po piu’ di 4/5elementi…
      Prato ne ha 22…
      l’altra trentina di elementi formati dal club sono cosi’ inferiori agli accademici?
      i zanusso e i bacchin non accademici valgono veramente meno di lovotti/bisegni?

      • fracassosandona 30 Gennaio 2015, 19:47

        zanusso è stato formato dal san donà ma è passato anche lui in accademia insieme a vian… ne sarei abbastanza certo…

  29. ross 30 Gennaio 2015, 17:47

    Considerazioni (simulate*) di un ragazzo che ha deciso di dar corso alla sua passione.
    *ogni riferimento a persone e fatti è puramente casuale

    “Tutta la settimana, sono impegnato tra la scuola e gli allenamenti.
    Cinque giorni scanditi da cinque ore di scuola, due ore di allenamento, palestra, studio e faccende varie. I risultati scolastici non sono più come prima, pur essendo seguito è duro organizzare il tutto nel poco tempo a disposizione.
    La cosa più pesante è che sono a 70 km da casa e mi manca tanto il suppirto della famiglia che comunque mi sostiene anche economicamente.
    Torno a casa il sabato e la domenica gioco con i miei compagni di società.
    Oggi gli avversari non sono un gran che e non dovrebbero esserci storie.
    Alla prima azione il mediano mi passa la palla lenta e all’altezza delle caviglie. Ricevo la palla e una tranvata. L’azione successiva il passaggio del mm va meglio e dopo aver fissato l’uomo passo al primo centro che fa cadere la palla. Francesco, in accademia, non l’avrebbe mai persa e Michele mm dell’accademia mi fa sempre passaggi tesi e precisi. Non mi diverto e vedo che non sto giocando bene. Questi sono i miei compagni di squadra da quando ero nel mini ma non li riconosco più, non ci mettono lo stesso mio impegno, in spogliatoio parlano solo di ragazze e non si focalizzano sulla partita.
    No il prossimo anno voglio giocare con il Rogliano, voglio giocare dove gicano gran parte dei miei compagni di accademia. Se non faccio così tutti i miei sacrifici saranno inutili e non potrò più inseguire il mio sogno.”

    Prima delle Accademie succedeva che le società più quotate attraevano (legge di Laplace – la bolla più grande attrae la bolla più piccola) i ragazzi più dotati.
    Ora succede la stessa cosa e le accademie accelerano e accentuano il processo.
    Il tutto dovrebbe essere governato con una struttura territoriale a franchigia dove sia più equilibrato il dare e l’avere. Le società che chiudono le porte alle aspirazioni dei nostri ragazzi sbagliano, il processo è inarrestabile (come la globalizzazione) e si può solo cercare di governarlo al meglio.

    • fracassosandona 30 Gennaio 2015, 19:07

      grande ross…

      ci vorrebbero più testimonianze dirette come quella che tu hai appena “simulato” per far capire cosa passate… passano i ragazzi in accademia e anche tutti quelli che ne restano fuori…

      sono mai stati realizzati dei questionari per avere dei feedback dall’utenza delle accademie?

  30. nando1981 30 Gennaio 2015, 18:38

    Buonasera
    Scrivo dalla Campania, una regione che apparte alcune piccole oasi rugbistiche, non è fortemente improntata su questo sport per tanti aspetti sociali o di mentalità. Se parli di rugby con qualcuno, rischi di essere deriso, poichè il calcio fa da padrone soprattutto nelle scuole ed anche fuori con campi di calcio di varie dimensioni che escono come funghi. Devo essere onesto, io non ho mai visto una partita di Rugby dal vivo anche se seguo questo sport dal primo anno di sei nazioni e ho imparato quasi tutte le regole davanti ad uno schermo. Purtroppo la Nazionale maggiore non si è mai spostata a sud di Roma, non si è fatta conoscere bene da vicino, parlando con appassionati, scuole, studenti, organi politici e non. credo che ci dovrebbero essere accademie regionali meridionali (apparte catania già esistente) ove i migliori vanno a quella nazionale. Queste accademie dovrebbero essere come dei licei militari dove si studia, si gioca e dove ti forgi fisicamente e mentalmente. L’Italia ha milioni di abitanti e il sud è un bel bacino che potrebbe produrre molti futuri campioni, ma la federezione deve scendere, mi deve far vedere dei campi di rugby e deve portare i test mach della nazionale maggiore nelle città meridionali. Il mio sogno è di vedere un campionato all’altezza da far paura al calcio, da attirare tanti sponsor e tanti giovani che al posto del pallone vogliono la palla ovale. siamo ancora in tempo…siete in tempo.
    chiedo scusa se mi sono dilungato…saluti.
    Ferdinando da Cava dè tirreni (salerno)
    PS: forse alcune cose sono state fatte o sono in programma, il mio è soltanto un pensiero personale.

    • 6nazioni 30 Gennaio 2015, 18:46

      in campania siete messi benino x quanto concerne il settore giovanile.
      (*) benevento
      under 18 elitè napoli, benevento
      under 16 elite’ afragola,benevento, IV circolo benevento.
      poi c’e’ il prof. ascione che e’ di benevento……..

    • faduc 30 Gennaio 2015, 19:13

      Oh, guarda che in Italia abbiamo il Galles, non lo sapevi? Scherzi a parte, le dinamiche sono decise da chi conta, e nel rugby conta il nord. Punto. Lo faremmo anche noi del sud se le cose fossero invertite…no, forse no, siamo troppo fessi per capirlo. 🙂
      Poi potremmo anche dire che, visti i risultati degli ultimi anni, e i rapporti di forza nella geografia italiana del rugby, invece di Italia potremmo chiamarla nazionale Padana, così da poter avere il piacerebbe di dare ragione ai verdi; ma quando si tratta di perdere, meglio diluire gli schiaffi a tutto lo stivale. 🙂 🙂
      Poi, noi siamo l’unica nazione del 6n con la capitale assente nel rugby che conta, vedi un po’ tu…e non credo che la cosa dispiaccia ai romani, mi sembra. Comunque, a prescindere, come avrebbe detto il grande Totò, io tiferò e mi dannerò il fegato per l’Italia, nella speranza di vedere giocare Bacchin e Barbini come se fossero isolani di Messina

  31. Sergio Martin 31 Gennaio 2015, 10:57

    Siccome sull’argomento dell’articolo avete giá detto tutto ed arrivo tardi, mi limito ad inserirmi sul dibattito tra @San, @Stefo ecc. sulle armi…
    http://youtu.be/u-0m-Lf9N9c

    • San Isidro 31 Gennaio 2015, 12:52

      ahahah…beh, il sergente nostro era salentino “mena! col quel fucile, ce sta a facere, mena! mena! li muort”…

      • Sergio Martin 31 Gennaio 2015, 15:54

        Ahah! Pure io sotto le armi ho incontrato una marea di salentini…tra cui il mio caporale istruttore al CAR ed il mio Maresciallo Capo Furiere…

      • mezeena10 31 Gennaio 2015, 17:25

        mena mè, sangu de l’ ostia..

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