Bye bye 2014: ecco perché noi rugbisti ci ricorderemo di te

I nuovi format di Heieneken e Super Rugby, la prima volta Pumas, i ritiri eccellenti, WhatsApp e altro ancora…

ph. Action Images/Sebastiano Pessina/Pino Fama/Ottavia Da re

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Un altro anno di palla ovale va verso la conclusione. Ecco alcune cose che ricorderemo di questo 2014. E a voi cosa è rimasto maggiormente di questi 360 giorni di rugby dentro e fuori dal campo?

 

I marziani sbarcano in America: risultato e dato sportivo a parte, la prima volta degli All Blacks in uno stadio a stelle e strisce ha un elevato valore simbolico. La risposta del pubblico da casa non è stata male, a Chicago l’evento è stato presentato e comunicato con il dovuto rispetto, e tutto ciò non ha confermato altro che il progressivo allargamento dei confini e dei rapporti di forza di Ovalia oltre oceano. Poi certo, gli ottanta minuti sono serviti per capire che essere competitivi è un’altra cosa, ma intano tra giovani e collegiali la versione genuina della palla ovale sta prendendo sempre di più.

 

Giappone e Pumas sbarcano tra i marziani: stesso valore simbolico, ma significato accresciuto, per la nuova formula del Super Rugby. Il 20 novembre diventa ufficiale la partecipazione di una squadra argentina e una giapponese a partire dal partire dal 2016. Un passo importante per i singoli paesi e per il rugby in generale, che si allarga ad un mercato, quello asiatico, in fortissima espansione, e da cui potrà trarre notevoli benefici.

 

Federazione e Benetton: il 18 febbraio, al termine della partita del Sei Nazioni tra Francia e Italia, la Benetton pubblica un durissimo comunicato nel quale si pone fine all’avventura celtica, stanti le condizioni in cui si era arrivati. Gioco delle parti e strategie, certo, ma anche l’endemico problema della mancanza di garanzie e programmazione. Il conto, dal punto di vista sportivo, si sta pagando con gli interessi.

 

Con la testa non si scherza: l’impegno del Board per lo studio e la prevenzione delle degenerazioni neurologiche conseguenti alla pratiaca del rugby è sempre più serio e forte. Nuovi protocolli, nuovi studi, e un solo imperativo categorico: sensibilizzare tutti, più o meno giovani e più o meno forti, sul delicato tema della concussion. Un regalo per il 2015: mai più scene alla Fritz che rientra in campo visibilmente scosso.

 

Galeotto fu WhatsApp: quanto sapete usare uno smartphone in una scala che va da dieci a Kurtney Beale? L’ennesimo pasticcio in casa Wallabies, ma più ancora l’ennesima dimostrazione di non saper pulire i panni sporchi in casa propria, hanno portato alle dimissioni della Di Patston prima (con ricaduta fisica) e di McKenzie poi. La cosa peggiore è pensare a quanto potenziale non stanno sfruttando al meglio: quando ti ricapiterà di trovarti con Beale, O’Connor, Cooper, Kuridrani, Ashley-Cooper, Genia, Pocock, Hooper, Folau, Foley, Phipps e via dicendo tutti insieme nello stesso spogliatoio con la stessa maglia?

 

La prima volta Pumas: dopo le prime batoste, dopo aver lavorato tantissimo imparando a limitare gli errori e ad essere cinici, e dopo aver accarezzato il sogno più e più volte, finalmente l’Argentina ha centrato la prima vittoria nel Championship. E il match di Mendoza contro l’Australia vendica i tanti successi sfiorati, su tutti quello di poche settimane prima nel 33-31 con cui gli Springboks hanno incredibilmente espugnato Salta. Merito di giocatori che non mollano mai, e di una Federazione che sta lavorando benissimo, lanciando dal domestic atleti di altissimo livello.

 

Addio vecchie coppe: il 10 aprile 2014 arriva la fumata bianca sulle nuove coppe europee. Cambiano i criteri di qualificazioni, per rendere più competitivo e meritocratico il torneo. Le modifiche ci interessano da vicino: solo la meglio qualificata tra le due italiane del Pro12 vi potranno accedere. Spareggio invece per le due finaliste di Eccellenza per accedere alla Challenge.

 

Scarpe al chiodo: chiudiamo con un elenco, non certo esaustivo, di alcuni giocatori che hanno detto basta nel corso degli ultimi dodici mesi. Impossibile non partire con Jonny Wilkinson, che ha lasciato dopo le due finali con Tolone. E poi le seconde linee Lionel Nallet e Danie Rossouw, l’orco Sebastien Chabal, i centri inglesi Cueto e Tindall, l’ala Simpson-Daniel e il pilone Andrew Sheridan, il cecchino Dan Parks, e infine quello (ma sarà vero?) di Shane Williams. Chiudiamo, sperando sia benaugurante per la città e la società,  con quello di Maurizio Zaffiri.

 

 Di Roberto Avesani

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