Test di novembre e Mondiale, capitano mio capitano. Già, ma chi?

Parisse ha guidato la squadra in 14 delle ultime 19 uscite. Ecco chi potrebbe prenderne il posto (e se avesse veramente senso)

ph. Sebastiano Pessina

Lo staff azzurro ancora non ha comunicato chi sarà il capitano dell’Italrugby nei tre Test che vedranno impegnata la Banda Brunel contro Samoa, Argentina e Sudafrica. La decisione verrà comunicata nella conferenza stampa di mercoledì, e le cose non sembrano proprio scontate. Dalle pagine digitali della Gazzetta dello Sport, Roberto Parretta ha scritto che” il silenzio dello staff (che) alimenta fatalmente i dubbi”. Di fronte alla non comunicazione della decisione è lecito domandarsi se si sia scelto di percorrere una strada diversa da quella fin qui seguita e se davvero Parisse sia l’unica possibile soluzione. Certe domande sono poste inevitabilmente, o meglio ancora “fatalmente”.

Nelle ultime diciannove partite giocate dall’Italia, il numero otto dello Stade ha guidato la squadra quattordici volte. Negli altri casi non era in campo, e la scelta è andata su Castrogiovanni (Sei Nazioni 2013 contro il Galles), Bortolami (Sei Nazioni 2014 contro l’Irlanda) e Geldenhuys, ultimo in ordine di tempo e capitano del tour nel Pacifico di giugno. In tutte e tre i casi la scelta è stata quella di puntare sulla continuità: giocatori con esperienza e che giocassero tra i primi otto, ovvero nel reparto tradizionalmente più forte della squadra azzurra.

 

Ma senza considerare il tour nel Pacifico in quanto Parisse non era presente in nessuna partita, sono cambiati gli scenari rispetto al Sei Nazioni di quest’anno? Nel corso del pranzo offerto alla stampa dopo il torneo, Gavazzi aveva parlato, anche se non chiaramente, di una certa mancanza di lucidità di Parisse in certe situazioni (a questo link, paragrafo “leadership” in fondo). Vedremo un nuovo capitano contro Samoa, Argentina e Sudafrica? Possibile. Forse per lo staff è venuto il momento di liberarlo da questa responsabilità. Ci sono sportivi che giocano meglio quando sono capitani, e altri che sentono il peso della responsabilità e ciò va a discapito della prestazione in campo. A nostro avviso Parisse potrebbe benissimo rientrare nel primo gruppo, ma pronti ad essere smentiti. E qui arriva la seconda, fatidica, domanda. Chi al suo posto? Procediamo per deduzione.   Difficile che ad un anno dal Mondiale e con una Nazionale ultimamente al centro di critiche si diano i gradi ad un giocatore “giovane” e non abituato a certa pressione: esclusi quindi i vari Furno, Gori, Barbieri, Favaro, ecc. Difficile pure che si cambi reparto: esclusi McLean e Masi (che avrebbe lo spessore, il vissuto e il rispetto sportivo per guidare qualunque squadra). Tolti i giovanissimi e quelli con pochi caps, nella rosa rimangono cinque nomi: Ghiraldini, Zanni, Castrogiovanni, Geldenhuys e Bortolami.

 

Tra questi, ci sentiamo di escludere Bortolami e Castrogiovanni. Non dovesse essere Parisse, la scelta potrebbe essere tra il tallonatore dei Tigers e la terza linea di Treviso. Due esempi in campo, due persone inattaccabili per sacrificio ed etica del lavoro, due autentici leader silenziosi. Ecco, questo potrebbe essere l’unico ostacolo. C’è chi parla a parole, alla stampa, all’arbitro e ai compagni, il capitano, e chi parla quasi solo ai compagni con sguardi e pacche sulle spalle, il leader silenzioso. Non che il capitano non faccia queste cose, ci mancherebbe, ma le due cose sono in parte diverse, e forse tale differenza è difficile da spiegare a parole. Proprio per questo motivo, Ghiraldini potrebbe forse essere più indicato di Zanni.

Intanto, una cosa è certa: ai Mondiali manca sempre meno, e verosimilmente chi guiderà la squadra tra poche settimane sarà lo stesso del 2015. E a questo punto continuare con Parisse  sembrerebbe la scelta più naturale e logica, anche in ragione di ciò che ha dato, fatto e rappresentato per l’Italia. Per gli esperimenti, anche quelli di spogliatoio, è forse troppo tardi.

 

Di Roberto Avesani

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