Una intervista al nuovo presidente dei club della pallacanestro italiana apre scenari e dibattiti. E sottolinea una mancanza tutta ovale
Diritti tv e debiti dei club, la Lega Basket indica una via al rugby?
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Lancio un sasso ? Perhe non trovare il modo di collegarre le partite di Rugby e Basket ? Come ? con la stessa Tv ? Ognuno si sbizzarisca le idee creative ci cono !
Ci vorrebbe uno spot con Meneghin che fa canestro con l’ovale 😀
Paolo, stai chiedendo di istituire una organizzazione (lega) che qualche anno fa si è tentato di creare….ti ricorderai anche chi la affossò. Perciò…….
Il fatto che la Lega abbia avuto una storia travagliata (uso un eufemismo) non vuol dire che non farebbe un gran bene al nostro movimento
Intanto non avremmo un presidente di club pro o semipro a capo della federazione ma, eventualmente, di una lega. E rispetto alla situazione assurda attuale, sarebbe già un bel passo.
Maddai, non me lo ricordavo mica questo spot!
grande jazz! sempre originale!
anch’io non me lo ricordavo onestamente…
Si può fare, il problema sono per me oltre ai costi fissi anche la produzione delle partite che immagino siano piu alto rispetto al tennis.
Consideralo anche un investimento tecnico per introdurre il TMO.
Come idee da basket prenderei l’obbligatorietà a inserire un tot numero di under 18/20 a referto (più bassa la categoria, più alto il numero di under). Voi che ne dite?
Il basket e il rugby in Italia hanno storie differenti. La pallacanestro ha avuto squadre che hanno dominato l’eurolega nei tempi d’oro, per cui il seguito è nettamente maggiore. Senza dimenticare l’influsso mediatico dell’nba, che indirettamente dà molta visibilità allo sport in questione.
Nel rugby non abbiamo mai vinto niente (anzi) e i grandi campionati esteri sono sconosciuti al di fuori della cerchia degli appassionati.
Insomma per il basket è un progetto fattibile ed a minor rischio, mentre produrre tutte le partite dell’eccellenza potrebbe essere un salto nel vuoto. Certo che per mettere due telecamere e mandarla in streaming non è che servano i milioni, per cui un tentativo su scala ridotta trasmettendone la metà per iniziare non sarebbe male.
Ve la do io una proposta. Basta con sta storia dei terzi tempi e della sportività. Vogliamo gli stadi pieni? Ebbene studi antropologici, nonché la comune esperienza, dimostrano che il maschio si accalca dove c’è un’alta concentrazione di esemplari del sesso opposto. In sostanza, ci serve la mona. Obbligo di giocatori in canottiera, spalti pieni di mona, spalti pieni di maschi assatanati, stadio pieno. Semplice ed efficace.
ahahah…condivido dalla prima all’ultima riga…
In effetti con la nuova generazione (1990-2000) i terzi tempi saranno formali cioè si mangia e tutti a casa senza festa o addirittura spariranno. Sul Mona project condivido in pieno e aggiungo che sarebbe meglio smetterla con la storia della sportività e a volte senza raggiungere livelli calcistici qualche sfottò ci potrebbe stare tipo il solito chi non salta è ecc.
Concordo sugli stadi pieni di mona, nel senso di organo femminile. Per quanto di stadi pieni di mona, nel senso di stupido, siamo già sulla buona strada.
Concordo anche che produrre tutte le partite potrebbe essere un salto nel vuoto; si potrebbe però iniziare con un sito ben fatto, una partita “di cartello” prodotta e in diretta streaming e le altre partite seguite con foto e highlights. Cronache brevi ma fatte bene, e non i soliti noiosi comunicati stampa. Ad esempio il sito di ESPN del top 14 argentino http://www.scrumtop14.com.ar/
@San Isidro
CASI che perde in casa di un punto dopo un grande vantaggio… ahiahiahi!!!
Sì sì, chiaramente mona nel senso di organo femminile. Devo dire che il sito è molto ben fatto, averne uno simile potrebbe essere un ottimo punto di partenza!
Hola @Nicola!
purtroppo è andata così…ironia della sorte, CASI e La Plata s’incontrarono alla prima giornata dell’URBA Top 14 dell’anno scorso a campi invertiti…ebbene il CASI espugnò la cancha del Canario esattamente per 23-22…quest’anno alla primera fecha CASI-La Plata 22-23…incredibile! Comunque il risultato che ha fatto più scalpore è stata l’ennessima vittoria del Pucarà che schianta 20-0 un SIC ormai sempre più senza bussola…già nella prima fase il Pucarà aveva stravinto sul campo del SIC…e pensare che l’equipo rojo de Burzaco l’anno scorso mancò persino la qualificazione al Top 14…
ps: solo per precisare, non è il Top 14 argentino, ma è solo la massima fase del campionato di Buenos Aires…
se vuoi sapere di più di questo Top 14 ho scritto un commento su Italia-Pumas di sabato scorso…
Allora il concetto che sto cercando di spiegare da mo è che per stare in eccelelnza si deve avere garanzie economiche, societarie e di strutture, ora non credo costi l’impossibile mettere 8 pali con altrettante telecamere fisse e demandare alle società l’obbligo della regia e di mettere in rete la partita e inoltre far postare contenuti multimediali e la società più attiva e che meglio realizza i filmati un premio in danaro.
Lo sport di un certo livello deve essere uno strumento di pubblicità, in modo che privati investano nell’eccellenza altrimenti con 200 spettatori cosa si vuol fare
Sono tante le differenze tra basket e rugby in Italia e, francamente, mi viene da sorridere un po’ quando si sostiene che basterebbe copiare da loro: intanto la lega dei club di rugby non esiste e, coi campanilismi e le enormi differenze territoriali che ci sono, dubito che sarebbe fattibile. Poi il basket ha conosciuto ben due boom: il primo negli anni 70, quando giunsero i primi grandi stranieri (Raga, Morse, Yelverton, Cosic, Haywood, Dalipagic, Driscoll, ecc.) e nel contempo si svilupparono alcuni ottimi giocatori italiani (Meneghin e Marzorati su tutti, ma anche Masini, Della Fiori, Villalta, Bariviera, Tombolato, ecc.). Fu il decennio delle 10 finali consecutive di Varese in Coppa Campioni (sic!). Il secondo boom fu negli anni 80, quando da fenomeno del nord-ovest più Bologna, divenne fenomeno nazionale: i palazzetti si riempirono ovunque, alcuni storici proprietari-mecenati (Scavolini e Benetton) si fecero prendere dalla passione, sponsor prestigiosi, come Philips, Ford e Banco di Roma, ci misero il nome, le squadre erano spesso in finale nelle coppe, la Nazionale era presente alle olimpiadi (2°nel 1980) ed ai mondiali, oltre a laurearsi campione d’Europa nel 83. Poi, già dalla prima metà degli anni 90 cominciarono gli scricchiolii: prima tangentopoli, poi l’esplosione del volley che erose spazio a livello di praticanti. Oggi il basket si dibatte in una crisi che dura da quasi 15 anni, a dispetto dei 4 che giocano nella NBA. Come si vede, una storia molto differente da quella del rugby che ha conosciuto un decennio di crescita negli anni 90, con i successi che hanno portato all’approdo al 6N. Una crescita neanche minimamente paragonabile alle due consecutive che ebbe il basket, ma su cui si sarebbe potuto costruire una base di praticanti, delle competenze e delle strutture superiori a ciò che ci ritroviamo oggi. Quello che nel basket si è fatto in questi ultimi anni è aver preso coscienza dello stato di crisi ed aver cercato, con mezzi ed obiettivi differenti rispetto a 30-35 anni fa, di sostenere l’attività nazionale a tutti i livelli. A chi però propone il minibasket come esempio, faccio osservare che è più facile tirar fuori 5 talenti che 15. Inoltre ogni playground occupa circa 1/6 dello spazio richiesto da un qualsiasi campo di rugby: molto più facile trovarne di primi che non di secondi, in giro per la penisola. Poi son d’accordo che su tutto il resto (formatori, reclutamento nelle scuole, ecc.) si può lavorare meglio.
Analisi corretta. Da aggiungere: le crisi e le risalite lasciano sempre qualcosa che forma lo zoccolo duro. Il basket ha il “minibasket” e un bel po’ di impianti adatti alla pallacanestro di vertice.