L’Italia sognata da Lo Cicero, con i club al centro e più sud

L’ex pilone rilascia una intervista e come sempre fa discutere. Ma dalle sue parole si intuisce un amore viscerale per l’azzurro

ph. Sebastiano Pessina

Andrea Lo Cicero quando parla fa rumore. Perché da bravo pilone non ha mai sentito sua l’arte della diplomazia, non si è mai nascosto dietro un dito o cercato scuse. O smentito, ritrattato. E ha sempre pagato in prima persona le sue prese di posizioni.
Non è un personaggio “paludato” insomma. Quando sente la necessità di dire qualcosa la dice e basta. E ora ha parlato con Massimo Calandri per repubblica.it. Le critiche piovute oggi sulla nazionale dopo un Sei Nazioni davvero negativo non lo fanno felice, anche se lui le aveva già fatte a fine novembre sollevando un polverone: “Però alla fine mi danno ragione. Come quando ho criticato il Parisse capitano e certi atteggiamenti presuntuosi. O quando ho detto che era una vergogna continuare a cercare all’estero atleti cui affidare la maglia azzurra. In questi anni troppa gente ha pensato a riempirsi le tasche, dimenticandosi del nostro movimento”.

 

E dopo aver “difeso” uno dei dirigenti federali da sempre nell’occhio del ciclone (“Non gettate la croce addosso solo ad Ascione. Che magari avrà sbagliato, però tutti quelli che gli erano intorno?”) arriva a chiedere una maggiore presenza del sud: “Perché tutto deve essere gestito sempre e solo al nord? Ci sono realtà e uomini straordinari anche lontano dal Veneto, da Parma o Calvisano. Bisogna investire di più nei club, meno nelle Accademie”.
Infine la richiesta di coinvolgere maggiormente ex giocatori: “Questi giovani facciamoli crescere usando le competenze di atleti come Bortolami, Cuttitta, Arancio, Properzi, Moscardi, Lo Cicero. All’estero fanno così. Da noi prevalgono altre logiche”.

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